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Il sito di questa Rivista e le Edizioni prendono nome dall’isola dell’Egeo nella quale il Beato Apostolo Giovanni scrisse il Libro dell’Apocalisse, isola anche nota come «il luogo dell’ultima rivelazione»
«ALTIUS CÆTERIS DEI PATEFECIT ARCANA»
(in modo più alto degli altri, Giovanni ha trasmesso alla Chiesa, gli arcani misteri di Dio)
La lunetta usata come copertina della nostra home-page è un affresco del Correggio del XVI sec. conservato nella Chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma
Creatrice e curatrice del sito di questa rivista:
MANUELA LUZZARDI
Reverendo p. Ariel,
non conoscevo il suo testo “Erbe Amare” e cercando su internet ho visto che l’aveva già pubblicato alcuni anni fa e mi sembra anzi di aver letto che lei si era convertito all’ebraismo prima di farsi prete. E’ vero? Come ha potuto convertirsi all’ebraismo dati i presupposti di cui ci parla nel suo articolo?
Grazie,
Nicola
Caro Nicola,
la mia biografia è questa QUI
non posso purtroppo rispondere di quello che alcuni hanno scritto su di me, diversi dei quali, tra l’altro, anonimi.
Reverendo p. Ariel,
grazie per il suo riscontro. Le porgo le mie scuse se per caso l’ho infastidita [N.d.R. ecc … ecc … segue il messaggio del Lettore che rivolge altre domande]
_____________________________
Caro Nicola,
lei non mi ha assolutamente e in alcun modo infastidito, per questo le avevo risposto in privato con una email, visto che le sue domande vertevano un po’ sul personale. Nella mia risposta le ho quindi precisato che certe notizie non erano corrispondenti a vero.
Purtroppo lei manda i commenti da una email … farlocca, creata presumibilmente per rivolgere in pubblico domande personali che non mi turbano ad alcun titolo, non avendo scheletri da nascondere. Di conseguenza, la email di risposta che io le ho inviato è tornata indietro, semplicemente perché l’indirizzo da lei indicato non esiste proprio, come lei stesso può verificare:
nicolad@yahoo.it (nicolad@yahoo.it)
Non è stato possibile recapitare il messaggio. Quando Office 365 ha tentato di inviare il messaggio, il server di posta elettronica esterno ha restituito l’errore riportato di seguito.
Credo di averle detto tutto.
La saluto con molta cordialità,
Ariel S. Levi di Gualdo
Sarebbe più interessante capire di che “legge” parli di volta in volta Paolo piuttosto che appioppare tutto sulla Torah, e cercare di comprendere le ragioni per cui rispettava i precetti della stessa, circoncise Timoteo, e fece voto di nazireato su pressione di Giacomo e perché ulteriormente distingueva proprio se si riferiva alla legge ebraica e non ad altre leggi, le opere della legge rispetto la legge. Perché che la legge non salvi né giustifichi siamo d’accordo, ma che non sia necessaria un po’ meno. D’altronde il dibattito più comico che può susseguire il discorso giusto ma banale del Papa, è: “e allora i comandamenti?” D’altronde dice l’apostolo che “Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso” che dunque la legge non sia necessaria, essendo essa attuabile solo nella Carità del Tripersonale Unico Uno? Tanto vale dire che la Grazia non serve…oppure il sugo del discorso era presto detto”Infatti neanche gli stessi circoncisi osservano la legge, ma vogliono la vostra circoncisione per trarre vanto dalla vostra carne”.
Ah.
Fors eun po’ come quando per certi peccati fu prescritta penitenza e poi nulla, oppure riduzione allo stato laicale od addirittura scomunica ed invece nulla. Ecco perché abbiamo preti che non dovrebbero essere chierici anche negli alti gradi che non dovrebbero rimanere tali o non sarebbero mai dovuti divenire tali e non si fa nulla, come ugualmente abbiamo laici che cianciano invece di venire scacciati ed anatemizzati e non si fa nulla. La legge non è necessaria…è…
Le risposte ai suoi quesiti riguardo la Legge e il rapporto tra Cristo e la Legge e viceversa sono date dal Beato Apostolo Paolo in:
II Lettera ai Corinzi
Lettera ai Romani 7, 1-6
Ma soprattutto, il concetto «Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso» che lei cita, è una estrapolazione fatta da un testo molto complesso e articolato, tal è la Lettera ai Galati, nella quale il Beato Apostolo spiega anzitutto la dimensione cristologica e cristocentrica, come in altre sue epistole (in Fil 2, 6-11 e in Ef 1, 3-12), mutando il precetto del Libro del Levitico da “desiderio” in “amore cristologico”. Infatti, negli antichi testi biblici, non si parlava di “amore per il prossimo” ma di “desiderio/rispetto” e la fedele traduzione dall’ebraico sarebbe: «Desidererai/desidera per il tuo prossimo ciò che desideri per te stesso» (Lv 19, 18).
E chi lo spiega adesso all’evangelista Matteo che ha sbagliato a mettere in bocca a Gesù, quando risponde al dottore della legge, il verbo “ἀγαπάω”
Ah, facciamo a non capirci?
Ringrazio per la traduzione di quei passi del Primo Patto che spiegherebbe molte cose, ma spero vivamente anche la LXX greca si esprima allo stesso modo visto che il testo masoretico oltre ad essere inaffidabile è alquanto recente.
Proprio alla lettera ai romani mi riferivo, che è la lettera peggio intepretata di Paolo appunto.
La cosa triste è invece che non si smascherino i giudei. Almeno il tipo su cui fa la reprimenda si è esposto, e fa parte di una scuola riconoscibile. Dovremmo tutti sapere che nell’ebraismo, da cui siamo nati noi, la matrilinearità se mai avesse avuto senso, non la ha mai avuta in senso biologico ( in realtà la matrilinearietà ha valevolezza solo in quanto la nascita da un’ebrea di Fede è nel fattoche il figlio non sia un bastardo ed il padre un’apostata ).
Perché questa soggezione contro chi si appella ebreo e neppure segue la sua religione rabbinica che è più giovane del cristianesimo?
Carnali? Torniamo all’origine, siamo circondati da edomiti, e non credo solo fra i giudei.
Chiedo scusa e cerco di spiegarmi meglio.
– Nella risposta al dottore della legge, Gesù usa un un termine che significa “volere bene/amare profondamente”.
– Se l’interpretazione corretta di quel termine della Legge fosse stata “desiderio/rispetto”, il dottore della legge lo avrebbe certamente fatto notare a Gesù.
– E’ assai probabile che, essendo giunta la “pienezza del tempo”, talune correnti dottorali e rabbiniche, già fossero giunte ad interpretare quel termine nel modi indicato dal Cristo.
Caro Orenzo,
ci siamo intesi, mi spiego meglio anch’io.
Le scuole bibliche rabbiniche hanno sempre avuto problemi a tradurre il passo del Levitico in questione facendo uso della parola “amore”.
Due esempi riportati nei dettagli nel mio libro Erbe Amare che qui le riproduco:
________________
DA “ERBE AMARE” pag. 372-373 – Gli ebrei conoscono tutt’oggi ulcerazioni prodotte da rabbini che non esitano a sostituire la parola amare con dei verbi meno pericolosi. Anche se l’amore percorre la letteratura religiosa ebraica non manca qualche mente beata che lo teme. L’amore costituisce da due millenni il cavallo di battaglia che si sono appropriati i cristiani, meglio dunque non confondere le idee a quegli ebrei che devono mantenere spiegato al vento il vessillo dalla loro suprema diversità.
Nei primi anni del XX secolo un Gran Rabbino italiano della scuola tardo ottocentesca traduce così il celebre passo del Levitico: “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Rav. Dante Lattes: Apologia dell’Ebraismo [Formiggini Editore. Modena, 1923]). Trascorsi alcuni decenni un maestro della scuola novecentesca traduce così lo stesso passo: “Desidera per il tuo prossimo come per te stesso” (Rav. Elia Artom: La Vita di Israele [Roma, 4ª edizione riveduta e aggiornata nel 1993]).
Nel corso del tempo diversi rabbini hanno silenziosamente sostituito il verbo amare…
Nei testi della Bibbia in lingua francese, inglese, italiana, spagnola e tedesca in uso nella Chiesa Cattolica, nella Chiesa Cristiana Ortodossa, nella Comunità Anglicana e nella Comunità Luterana, il passo in questione (Lv 19, 18) fa riferimento all’amore verso il prossimo, senza alcuna incertezza.
Nella Bibbia adottata dalla Conferenza Episcopale Italiana , come nella Bibbia concordata e nei testi biblici usati dalle varie Comunità protestanti, incluse le Comunità cristiane di più recente nascita, dai mormoni ai Testimoni di Geova, senza pena d’equivoco si parla d’amore per il prossimo. Anche nella versione araba del Pentateuco in uso nelle Scuole religiose musulmane si parla d’amore. Proprio perché tutti gli altri parlano d’amore, nella Torah in uso da quasi mezzo secolo nelle Comunità Ebraiche d’Italia l’amore s’è mutato in un desiderio alquanto oscuro:
«Non vendicarti e non conservar rancore verso i figli del tuo popolo, e desidera per il tuo prossimo quello che desideri per te» (La Bibbia Ebraica, a cura di Rav. Dario Di Segni. Levitico: 19, 18. [Ed. La Giuntina, 1995]).
Amare il prossimo è un precetto che vincola tra loro solo gli israeliti? Nient’affatto. Poche righe avanti compare un chiaro riferimento al goy, allo straniero, il non ebreo:
«[…] il forestiero che dimorerà tra voi, deve essere come uno dei vostri nativi, e tu lo amerai come te stesso» (Dai testi biblici in lingua francese, inglese, italiana, spagnola e tedesca, in uso nella Chiesa Cattolica, nella Chiesa Cristiana Ortodossa, nella Comunità Anglicana e nella Comunità Luterana. Con riferimento al Libro del Levitico, 19: 33-34).
Per la Torah il prossimo da amare è dunque il non ebreo quanto l’ebreo, quindi questo secondo verso può apparire più pericoloso del primo. Ecco dunque com’è stato mitigato:
«Il forestiero dimorante con voi dev’essere per voi uguale a un vostro indigeno, ed amerai per lui quel che ami per te» (La Bibbia Ebraica, a cura di Rav. Dario Di Segni. Levitico: 19: 33-34 [Ed. La Giuntina, ristampa 1995]).
Sfogliando l’edizione in uso sin da metà Ottocento nelle Comunità d’Italia si scopre che nello stesso passo il verbo amare era bellamente usato:
«Non far vendetta né serbar odio alle genti del tuo popolo; anzi, ama il tuo prossimo come te stesso» (Torah con testo italiano a fronte. Data di stampa: Roma, 1872 [Ital. & Hebr. Pent.]. L’antica copia del testo reca il bollo di proprietà del Tempio Ebraico di Roma. Si trat-ta del testo ufficiale approvato dall’Autorità rabbinica e adottato dal popolo per segui-re le liturgie sinagogali).
Nel versetto successivo, quello più pericoloso in cui si esorta ad accogliere e amare lo straniero, il testo ottocentesco non invita ad amare blandamente per lui quel che si ama per noi stessi, al contrario recita:
«Sìavi lo forestiere, che dimorerà con voi, come uno di voi che sia natìo del paese, dunque amalo come te stesso» .
Il Gran Rabbino della tarda scuola ottocentesca poc’anzi citato, non traduce invitando a desiderare per gli altri quel che si desidera per sé e neppure invita ambiguamente ad amare per gli altri quel che generalmente si ama per noi stessi:
«E quando emigrasse presso di te uno straniero nella tua terra, non gli fare ingiustizia. Lo straniero che dimori con voi, sarà per voi come un cittadino dei vostri, e tu lo amerai come te stesso» (Supra).
Lei è persona intelligente, caro Orenzo, pertanto, con questo copia/incolla tratto da un mio libro che le suggerirei di leggere, ha capito benissimo che cosa intendo dire tra le righe.
Sapendo che la “Septuaginta”, datata a circa la metà del II° secolo a.C., era utilizzata dai cristiani per testimoniare che Gesù era il Messia atteso, gli Ebrei, dopo la caduta del Tempio, iniziarono a mettere per iscritto il testo Masoretico, lavoro ultimato nel X° secolo d.C..
Detto questo, ho trovato molto istruttiva la seguente lettura, anche perché chiarisce bene il rapporto tra San Paolo e la Legge: https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/pcb_documents/rc_con_cfaith_doc_20020212_popolo-ebraico_it.html
Mah. La catechesi del Papa l’ho letta integralmente e l’ho trovata davvero edificante. Quale sarebbe lo scandalo nel dire che la legge funge da pedagogo, e che da sola non basta per la salvezza, per l’incontro con Dio? Quale scandalo nel dire che Cristo è il compimento della Legge e dei Profeti? Bo. Gran parte delle lettere paoline sono incentrate su tale questione, passare “dalla legge alla grazia”, che la legge dà soltanto la conoscenza del peccato, ma non salva. In pratica secondo tale rabbino dovremmo buttare al secchio buona parte delle lettere di San Paolo? Bo. Il Papa ha detto delle ovvietà così ovvie.. Mah
… e se il taciuto e non facilmente esprimibile problema di fondo, fosse in verità la nostra sgradita esistenza come cristiani?
Chi ha orecchi da intendere, intenda:
– Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre». (Mc 10.17-19)
– “Ma, padre, una cosa: questo vuol dire che se io prego il Credo non devo osservare i Comandamenti?”. No, i Comandamenti hanno attualità nel senso che sono dei “pedagoghi” che ti portano all’incontro con Gesù. (UG 11-08-2021)
Però il rabbino di turno dovrebbe prendersela più che con il Papà con il profeta Geremia che affermava in nome di D. : ” gli esperti della Torah non mi hanno mai conosciuto”(cap 2).
VEDERE QUI la citazione del nostro Lettore
Aggiungo:
se è per questo, gli antichi israeliti, dopo essere stati sfamati nel deserto con la manna, si lamentarono del fatto che Dio gli facesse piovere solo la manna dal cielo.
Tali padri, tali figli …
VEDERE QUI
Identificare la Torah, con la Legge e la Legge con il Decalogo, significa non aver capito nulla della Torah, che potrebbe meglio essere tradotta con: istruzione, insegnamento, guida, dottrina, istruzione, via sapienziale, tradizione…
Mi domando inoltre quale cattolico, che abbia almeno una minima infarinatura del cattolicesimo ed un briciolo di razionalità, possa chiedersi: “se io prego il Credo non devo osservare i Comandamenti?”
Esimio p. Ariel,
se la prende col Talmud e non con Celso che queste cose le ha scritte prima di tutti?
GG
Grazie per l’istruttivo articolo caro Padre.
Solo due riflessioni. Il primo: i poveri tradi protestanti sono sempre pronti a dare contro al Santo Padre per ogni cosa, ma quando dice bene tacciono. Eppure il cattolicesimo ci insegna che a chiunque dica bene vada dato sempre plauso…macché invece loro zitti. Dimostrazione della loro orrida malafede.
Secondo: agli ebrei convinti sarebbe bastato negare l’esistenza di Cristo come fanno tanti atei e tanti nemici della Chiesa, invece no…seppur insultandolo lo confermano storicamente. Gesù è esistito, e se lo dicono loro con la loro lunga storia biblica, allora la sua veracità è certa. Che dire allora?
DEO GRATIAS. Grazie Gesù che ti fai confermare dai “fratelli maggiori” in continuità della vera storia dell’uomo e della sua salvezza.
Padre. È la seconda volta che non mi trovo d’accordo in merito a ciò che lei scrive in un articolo. E questo mi preoccupa. Come fa a non vedere che Bergoglio passo dopo passo sta rendendo la chiesa Cattolico-cristiana a livello di quella protestante? È così abile nei suoi discorsi astrusi che temo che non sia lui a partorire ciò che dice nelle sue catechesi. Secondo me qualcuno lo guida… Mamma mia, adesso anche in questo caso qualcuno mi darà del complottista ?
Non possiamo fare a meno di Pietro, chiunque esso sia.
Il protestantesimo è nato da Lutero che ha ritenuto si potesse fare a meno di Pietro.
Noi, di Pietro, non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo fare a meno, chiunque esso sia.
Però padre mi consenta, questa sua risposta è generica. Ho capito che non si può fare a meno di un Papa ma in merito a quello che lei ha scritto in questo articolo, non trova d’accordo nemmeno [CENSURATO]
Si tolga serenamente dalla testa di poter usare gli spazi de L’Isola di Patmos , che vanta peraltro una media di 20 milioni di visite all’anno, per pubblicizzare complottisti, anti-papisti e video pubblicati su YouTube da fuori di testa vari nascosti dietro l’anonimato, ma se lo tolga proprio di testa.
Caro Giovanni,
il complottismo di per sé è nulla rispetto alla sua matrice: l’ignoranza. E non lo dico per offenderla, ma perché molte volte si segue “la voce di popolo”, senza in realtà studiare o approfondire le varie tematiche.
Ebbene, se lei avesse all’incirca 2000 anni, saprebbe che la Sacra Tradizione “immutabile” ed “eterna”, che tanto viene difesa dai cosiddetti “tradizionalisti”, non esiste nei termini in cui viene presentata, se non per quanto riguarda il magistero infallibile e certo, cioè i dogmi di fede. Tutto il resto può essere soggetto alla riflessione teologica, con prudenza e pazienza, sempre sulla base delle Sacre Scritture e della Tradizione.
Per farle un esempio, mi aiuti a credere, se può (con fonti certe ed attendibili), che l’apostolo Pietro ed i suoi immediati successori (per tutto il primo millennio) fossero i monarchi assoluti di tutta la Chiesa Cattolica (in occidente ed oriente). Chiaramente, come la Chiesa mi propone di fare, io credo al primato del Papa, ma perché me lo chiede di fare la Chiesa in comunione con il successore di san Pietro, tralasciando quello che presumo di sapere e cercando di essere il più docile possibile. Per accogliere il Vangelo bisogna farsi ignoranti. In fondo, quanto grandi possono essere anche le più gravi preoccupazioni, se il centro e la nostra guida è il Signore Gesù? Ti saluto.
Caro Vincenzo,
mi unisco alla sua risposta data al caro Giovanni aggiungendo semplicemente questo: il Concilio di Nicea dell’anno 325 fu sotto molti aspetti il più importante Concilio della Chiesa, assieme al successivo Concilio di Costantinopoli. In questo concilio furono solennemente definiti i fondamentali dogmi cristologici e da questi due concili nacque il Simbolo di Fede, detto Niceno-Costantinopolitano, ossia il Credo che tutt’oggi recitiamo nelle chiese.
Eppure, certi tradizionali de noartri, parlano come se la Chiesa, nel III/IV secolo fosse stata tal quale a quella di Pio VII agli inizi del 1800. Con rara ignoranza – intesa come totale mancanza di conoscenza – ignorano purtroppo che a questi due grandi e fondamentali concili il Sommo Pontefice non era neppure presente. Tra l’altro, all’epoca, non si chiamava ancora Sommo Pontefice, titolo che entrerà in uso attorno al VI secolo.
La Chiesa d’inizi IV secolo non era certo quella del Sommo Pontefice Paolo III che nel 1545 convocò il Concilio di Trento, né quella del Sommo Pontefice Pio IX che nel 1869 convocò il Concilio Vaticano I, né quella del Sommo Pontefice Giovanni XXIII che nel 1962 convocò il Concilio Vaticano II. Lo dimostra il fatto che il Concilio di Nicea e quelli successivi, fino al IX secolo, furono convocati e formalmente presieduti dall’imperatore d’Oriente, l’ultimo in ordine di serie dall’imperatrice Irene l’Ateniana. A Nicea e Costantinopoli, quello che all’epoca era noto e indicato come il Vescovo di Roma, non fu neppure presente a questi due concili che definirono i dogmi fondamentali della fede, fu rappresentato, narrano le cronache, da due presbiteri, ma molto più probabilmente da due diaconi, nemmeno fu rappresentato da due vescovi.
Bisognerà giungere a Leone I (440-461) e a Gregorio Magno (590-604), affinchè il Vescovo di Roma assumesse un ruolo di guida della cristianità d’Occidente, colmando con le loro iniziative anche politiche il vuoto creato dalla crisi e poi dalla scomparsa dell’Impero romano d’Occidente.
Le confesso la mia profonda frustrazione, che cerco spesso di rifuggire attraverso l’ironia e la presa di culo di certi soggetti. Sono anni che cerco di trasmettere, assieme ai fondamenti della fede e alla sana dottrina della Chiesa, anche chiari e comprensibili elementi di storia della Chiesa e di storia del dogma, per far capire chi siamo e da dove veniamo, per far comprendere come si è evoluta la Chiesa in cammino sin dalla prima epoca apostolica. Purtroppo però, immancabilmente, sortisce fuori la pia donna reduce da una chiacchierata con la sciampista nel salone del parrucchiere, oppure l’analfabeta digitale di turno che pensa d’aver capito tutto della Chiesa leggendo gli sproloqui in bilico tra politica e gossip pubblicati sui blog di certi giornalisti-vaticanisti in pensione, che dall’alto della sua cattedra eretta su internet agita il ditino e dice … “io non sono d’accordo … no, non è così, perché la Madonna di Medjugorje, i messaggi di Garabandal, della Madonna di Anguera, dicono che …”.
Alcuni mi accusano di dire parolacce, ebbene le dico che oggi, per fare i preti e per fare i teologi non basta avere tanto fegato, occorrono dei coglioni oltre ogni misura, perché il prete e il teologo si deve misurare giornalmente con l’ignoranza e l’arroganza di tanti presunti cattolici che versano in condizioni di analfabetismo digitale e che a volte risulta impossibile guidare e formare, perché sono chiusi a ogni genere di richiamo e di corretto insegnamento.
Ho usato il paradigma del fegato e dei coglioni semplicemente per dire che oggi, per fare il prete e il teologo, occorre una profonda fede, molto solida e motivata, che non era richiesta invece nel XIX secolo, quando dinanzi alle parole espresse anche dall’ultimo dei curati di campagna, nessun fedele avrebbe osato sospirare. Oggi invece, persone che non conoscono i fondamenti della dottrina cattolica, al termine della Messa ti arrivano in sacrestia, ti puntano il dito e ti contestano l’omelia dicendo: “… io non sono d’accordo, perché secondo me … io penso che …”. E se gli fai una domanda sul più semplice rudimento del Catechismo della Chiesa Cattolica non sanno che cosa rispondere.
Verrebbe da dire: dovreste provare a mettervi per un mese al posto nostro e vedere poi l’aria che tira.
La ringrazio per il suo commento intelligente e cattolico.
Caro padre Ariel, se questa è la Fede Cattolica, interpretabile, e se questa è una risposta intelligente e Cattolica appunto, allora ciò che dicono altri sacerdoti nel merito della questione posta nel suo articolo, come don Curzio Nitoglia che non è l’ultimo arrivato, il quale dice il contrario di quanto dice lei e Vincenzo, allora non essendoci una Verità certa ma interpretabile per molte delle questioni Cattoliche, bè allora mi faccio Buddista. Grazie.
Condivido tutto. Grazie, padre Ariel.
Il Signore è accanto a lei. Coraggio e avanti.
Grazie Vincenzo. Allora è tutta una barzelletta questa Fede Cattolica poiché molto, molto interpretabile. Padre Ariel dice una cosa, don Curzio Nitoglia un altra, che bello, sembra un gioco. Ma se voglio giocare gioco a Dadi. Meglio diventare Buddisti.
Lei ha appena confermato la sua decisa, totale e assoluta determinazione a non ascoltare tutto ciò che in breve, di storicamente e teologicamente ineccepibile le è stato appena spiegato nello scambio intelligente e cattolico tra Vincenzo e me.
Portare come esempio e modello il presbitero Curzio Nitoglia è come pretendere che la Congregazione delle cause dei Santi accetti di portare avanti il processo di beatificazione di Moana Pozzi.
Il Reverendo Curzio Nitoglia ricevette l’ordinazione sacerdotale, in modo valido ma illecito, dal Vescovo scismatico Marcel Lefebvre, poi abbandonò la Fraternità Sacerdotale di San Pio X per forti dissidi con i superiori della stessa.
Allo stato attuale è un “chierico vagante” non appartenente ad alcuna diocesi e non incardinato in alcun Ordine, Congregazione religiosa, Fraternità sacerdotale. Non ha quindi un vescovo, né un superiore religioso, insomma è ciò che in linguaggio secolare si è soliti definire “mina vagante”.
Provi a domandarsi come mai, nessun vescovo del mondo, ha accettato di accoglierlo nel suo presbiterio.
Diversamente io sono un presbitero incardinato in una diocesi, sottoposto all’autorità di un vescovo e in piena comunione e obbedienza con il mio vescovo, il quale mi concede di svolgere i diversi ministeri che svolgo a servizio della Chiesa, compresa l’attività pubblicistica e la pubblicazione di libri.
Il suo paragone tra me, presbitero in “perfetta regola” e un “presbitero totalmente irregolare” potrebbe suonare quasi offensiva nei miei riguardi, se non fosse che lei si esprime per crassa ignoranza.
Se poi desidera diventare buddista e liberare in tal modo della sua presenza la Chiesa Cattolica, sappia che farà cosa gradita a tutti i credenti che vivono la fede e le prove che la fede comporta, ora con profonda gioia ora con profonda sofferenza, non certo facendo puerili e sciocchi capricci come lei.
La benedico di cuore.
Spiacente ma non libererò la Chiesa dalla mia presenza, anche se a lei farebbe piacere e già questo presupposto è sbagliato per un Prete e la dice lunga, rivelandolo per quello che è, forse lei ha dimenticato che un sacerdote non deve parlare in questo modo. Alla faccia della evangelizzazione che fa, complimenti. Lei fa proprio tutto il contrario, chi non è d’accordo con lei lo butta fuori. Ma certamente sarò io a liberarmi della sua presenza seguendo soltanto sacerdoti riconosciuti dalla chiesa (non scomunicati) ma che non oserebbero mai fare le sue affermazioni. La saluto.
Se così stanno le cose, ha il dovere morale di prendere anzitutto quel che lei ha scritto pubblicamente, quindi ciò che io le ho risposto e presentare una nota di protesta all’Autorità Ecclesiastica, alla quale però dovrà spiegare se è stato lei a paventare provocatoriamente la sua eventuale conversione al buddismo, oppure se sono stato io – a suo dire prete indegno – a suggerirle in modo improvvido di diventare buddista.
E’ lei che ha lanciato una provocazione, io ho solo risposto a tono alla sua provocazione. O vuole forse affermare, pur dinanzi alla prova provata dei fatti, che sono stato io a provocarla di punto in bianco senza motivo?
Si accomodi, ha il dovere morale di fare ciò che le ho detto, visto e considerato che un prete indegno come me potrebbe recare danni gravissimi alla Chiesa e al Popolo di Dio.
Caro Giovanni,
basta andare alle fonti (a tutte, e non solo a quelle degli ultimi secoli) per comprendere chi abbia ragione, se don C. Nitoglia o la Chiesa Cattolica.
Lei sta affermando che la Chiesa, mater et magistra, sbaglia grossolanamente in materia di dottrina e di fede?
Ma lei è un cattolico, o un appartenente a qualche setta che si infiltra tra i discorsi spacciandosi per cattolico?
Comunque, grazie per le risate che ci dona.
Prendi in mano i Vangeli e leggili alla luce del retto Magistero, cioè del Catechismo della Chiesa Cattolica (usa la vecchia edizione), e non lasciarti sviare da chi insegna ideologie in contrasto col CCC.
Complimenti per l’articolo!
Sono un sacerdote francescano e ho scoperto delle discendenze ebraiche nella mia famiglia. Leggo l’ebraico e lo parlo abbastanza bene, ma il dialogo con i tanti ebraismi che ho incontrato lungo il mio percorso è stato quasi sempre una passeggiata di notte, da ubriaco, in un campo minato.
Caro Confratello,
tu sai e tu m’insegni, proprio come presbitero di un glorioso Ordine mendicante, che noi cattolici abbiamo al nostro interno molte espressioni diverse che costituiscono preziosi carismi, dono di grazia dello Spirito Santo. Per esempio: Domenicani e Francescani costituiscono i due grandi Ordini mendicanti, eppure nel corso dei secoli, tra di loro, sono emerse nette differenze e modi diversi di intendere e affrontare certe questioni teologiche, ma gli uni e gli altri, caratterizzati da impostazioni di vita religiosa diversa, concorrono a formare la preziosità della unità cattolica.
Abbiamo anche scuole di pensiero diverse che affrontano in modo a volte persino opposto le grandi tematiche teologiche, ma queste correnti e pensieri, anche quando tra di loro sono in contrasto, costituiscono il prezioso patrimonio della sola e unica Chiesa Cattolica.
Con questo nostro vissuto, con questa nostra impostazione, quelli che tra di noi non hanno avuto modo di approfondire veramente la storia e la realtà dell’Ebraismo, tendono nella massima buona fede ad affrontarlo nel modo più sbagliato, biblisti d’alto rango in testa a tutti. Perché, come giustamente tu dici, si finisce per dialogare con tanti ebraismi che non portano all’unità ma alla più dispersiva frammentarietà, quindi «il mio percorso è stato quasi sempre una passeggiata di notte, da ubriaco, in un campo minato».
Concludo con un esempio: per estrarre dalla Haron-ha Kodesh (per chi ci legge: il grande tabernacolo della sinagoga) il Sefer Torah (per chi ci legge: il rotolo, la grande pergamena della Torah) occorre un cosiddetto minian di 10 maschi adulti, ossia 10 post puberi. Ci sono però sette ebraiche che non accettano di includere nel conteggio degli ebrei, a tutti gli effetti tali per la Halakah (per chi ci legge: la legge rabbinica ortodossa) perché non appartengono alla loro aggregazione. Cose queste che molti nostri cattolici appassionati di dialogo con l’Ebraismo non conoscono, assieme a molte altre cose a loro del tutto ignote.
E’ presto detto: sarebbe pensabile che io, trovandomi di passaggio in un vostro convento francescano, non sia ammesso alla concelebrazione eucaristica, o peggio ancora alla celebrazione eucaristica, perché membro del clero secolare, quindi non riconosciuto, come presbitero, dai presbiteri della Famiglia Francescana? Ovvio, che per noi una cosa del genere, oltre a essere impensabile, nel caso accadesse scatenerebbe le ire immediate dei vescovi diocesani e dei superiori maggiori dell’Ordine Francescano.
Invece, all’interno dei vari “ebraismi” frammentati e litigiosi, dove le comunità si sconfessano le une con le altre e dove i rabbini non riconoscono di prassi l’autorità dei rabbini di altre comunità, questa è la normale amministrazione.
E certi nostri cattolici romantici pensano che avendo parlato e fatto un incontro con un Gran Rabbino, hanno dialogato “con” l’Ebraismo.
Con poche e sapienti parole hai dipinto in modo chirurgico quella realtà che certi nostri romantici ed entusiastici maestri cattolici del dialogo a tutti i costi e costi quel che costi, purtroppo non sono proprio in grado di cogliere.
Con profonda fraternità sacerdotale,
Ariel
Quanta e quale conoscenza ci ha donato anche questa volta, padre.! Ho ascoltato l’audio e sono certa che solo un sordo possa “non percepire” l’essenzialita’ delle Sue riflessioni, perfetto frutto di una fede austera ed inattaccabile. Certezza da molti smarrita o confusa con bizzarre e spicciole verità di questo ns infausto tempo.
è da un paio di giorni che mi chiedo : ma cosa ha detto di così grave papa Francesco? ma ormai ogni occasione è buona per regalarsi un po’ di notorietà….
Caro padre mi deve scusare ma io non sto più tanto seguendo a queste questioni di chiesa. Ma comunque spinto dalla curiosità dopo avere visto un video che ne parlava, andai a sentire che cosa aveva detto il Papa all’udienza del giorno 11 di questo mese. Io ho capito bene ciò che dice Bergoglio però chiude male. In effetti Bergoglio conclude dicendo che l’incontro con Gesù è più importante di tutta la legge e che la legge mosaica, è semplicemente un mezzo per arrivare a Gesù, per conoscerlo, poiché l’alleanza del popolo di Dio, la promessa fatta da Dio è in base alla Fede e non alla legge mosaica che è venuta 450 anni dopo Abramo e che invece fu colpa dei missionari infiltrati tra i Galati sostenere la inviolabilità della Legge Mosaica, perché per combattere il paganesimo e la idrolatria di quel tempo, sostennero che la Legge Mosaica fosse costitutiva dell’ alleanza con Dio. Insomma loro fecero capire che senza osservare la Legge Nosaica non ci si salvava… Alla fine di questa spiegazione, Bergoglio mette sempre in risalto la parola Amore. In questa udienza generale mi è sembrato meno criptico delle altre volte il caro Padre, ma però io direi a Bergoglio: ” ma scusi Santità, ma perché oggi non siamo forse in un’epoca di Idrolatria e di Paganesimo?” Ma certo che sì!!! E allora???
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