Il pene di Rocco Siffredi, la inaffidabilità della Enciclopedia Libera Wikipedia, la sofferenza per la dismorfofobia peniena dell’uomo fallocentrico del Terzo Millennio

IL PENE DI ROCCO SIFFREDI, LA INAFFIDABILITÀ DELLA ENCICLOPEDIA LIBERA DI WIKIPEDIA, LA SOFFERENZA PER LA DISMORFOFOBIA PENIENA DELL’UOMO FALLOCENTRICO DEL TERZO MILLENNIO

 

La pseudo liberazione sessuale ha generato ogni immoralità fuorché libertà. Il sesso tutto e subito, anche nelle forme più sregolate ed estreme consumato a partire dalla giovane età, nei decenni a seguire ha prodotto generazioni di smidollati incapaci a sviluppare il valore dell’attesa, della lotta interiore e della capacità a resistere, strutturando il proprio carattere su personalità sorrette anche su quella auto-disciplina che guida alla conquista dell’auto-controllo e della vera libertà interiore.

— Attualità —

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ciò che è scritto dagli scienziati di Wikipedia è tutto vero?

Dinanzi alla frase: «… ma l’ho letto su Wikipedia!», se di fronte ho una persona semplice, mi ammanto di buon umore e rispondo con una battuta ironica, se con la stessa frase sono investito da una persona che si dà arie da studioso e intellettuale, in quel caso potrei reagire anche male.

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Wikipedia parte dal presupposto errato che storia e conoscenza scientifica nei vari ambiti del sapere possano essere democratici e soggetti alle discussioni e ai giudizi di non meglio precisati wikipediani, tra i quali pullulano anche intellettuali falliti e ricercatori universitari frustrati. Sul piano storico Wikipedia è una miscellanea di imprecisioni. E siccome tutti possono offrire il proprio democratico contributo, quando qualcuno ha osato correggere grossolane inesattezze è spesso accaduto che il democratico comitato dei vari wikipediani, di prassi rigorosamente anonimi, abbia celermente cancellato il dato esatto e lasciato quello palesemente errato, o più semplicemente ideologico.

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Vi narro una esperienza: anni fa decisi di inserire una voce nella pagina italiana di Wikipedia, si trattava di un insigne teologo, figura di notevole spicco che partecipò come perito al Concilio Vaticano II e che fu stretto collaboratore di tre Sommi Pontefici. Poco dopo il wikipediano di turno dispose la cancellazione della pagina motivando che «mancava di enciclopedicità» e che la persona sulla quale era stata costruita quella biografia non era «figura di valenza enciclopedica». Non pago di questo mi accusò di voler «pubblicizzare uno sconosciuto». Provai a discutere con questo democratico anonimo basandomi sui principi della razionalità e del rigore dettato dai dati di fatto. Presi così le pagine di Wikipedia in lingua tedesca e in lingua inglese dimostrando che non solo su questa persona risultavano due rispettive biografie, ma che quella scritta da me sulla pagina in lingua italiana riportava gli stessi identici dati. Fatto questo chiesi sulla base di quali criteri un teologo italiano potesse essere enciclopedico sulle pagine di Wikipedia in Germania e nei Paesi anglofoni, non però in Italia, dove peraltro ha sempre vissuto e operato. Nella discussione intervennero altri scienziati wikipediani, forse degli assistenti di cattedra da anni in attesa del concorso a titoli che erano stati maltrattati dal professore ordinario per tutta la giornata e per questo bisognosi di sfogo, i quali dettero man forte al loro sodale, sostenendo la «non enciclopedicità» contro ogni palese e dimostrata evidenza.

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Dinanzi a persone che negano i fatti, due sono le soluzioni: o si chiude la discussione o si prendono in giro. In quella circostanza optai per la seconda scelta dimostrando a quella insolita “corte giudicante” che cosa Wikipedia intende di fatto per “verità enciclopedica”. Su questa libera enciclopedia che ha assoggettato i fatti storici e il sapere al sindacato democratico di personaggi anonimi senza volto e identità, c’è la voce rigorosamente enciclopedica del celebre porno attore italiano Rocco Siffredi, a cui riguardo fu scritto nel 2015 con ineccepibile enciclopedicità, quindi come dato inconfutabile: «misura del pene 23 centimetri». Presi questo dato enciclopedico e invitai gli anonimi giudici della corte wikipediana a prendere un metro e a misurare una lunghezza di 23 centimetri. Poi, previo consulto con i migliori specialisti in urologia, domandarsi se un pene di quelle dimensioni può rimanere in stato di parziale erezione solo per pochi minuti. A seguire li invitai a porsi una seconda domanda: un Signore che con il suo pene ci lavora come porno attore, può permettersi problemi erettili? O meglio: può permettersi una erezione di durata molto breve? Perché la cosa equivarrebbe a un atleta con problemi di asma cronica e di fiato corto che dovesse fare una corsa in velocità con il salto a ostacoli.

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Proseguii spiegando ai democratici scienziati wikipediani che un pene di quelle dimensioni renderebbe patologicamente malato il pover’uomo che per disgrazia se lo ritrovasse tra le gambe. Questa patologia affatto augurabile ad alcun maschio è indicata nell’ambito clinico come macrofalosomia. Un pene che supera i 20 centimetri di lunghezza è un pene problematico per l’uomo e per la donna che dovrebbe esserne penetrata nel corso del rapporto sessuale. La macrofalosomia può pregiudicare una vita sessuale sana, generando i relativi disagi psicologici individuali e di coppia. A tutto ciò si aggiunge il problema fisiologico di erezioni molto parziali, una tenuta limitata dello stato erettile e la inevitabile propensione alla eiaculazione precoce. I tessuti cavernosi penieni necessitano del necessario afflusso di sangue sia per raggiungere lo stato erettile sia per mantenerlo. Un pene enorme significa più tessuto da gonfiare, quindi un afflusso di sangue molto maggiore nell’area genitale. Nessun corpo maschile può sostenere un simile sforzo. Di conseguenza le erezioni di un macro pene non sono soddisfacenti, con tutti i problemi che ne derivano.

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Anziché rispondermi nel merito circa la enciclopedicità riguardo l’organo genitale del Signor Rocco Siffredi, la Suprema Corte di Cassazione Wikipediana chiuse il discorso definendomi un disturbatore. Trascorsi alcuni anni sono tornato ad aprire la pagina Wikipedia del celebre porno attore mentre stavo scrivendo questo articolo, scoprendo un aggiornamento enciclopedico che mi ha lasciato sbalordito: tra il 2015 e il 2022 la lunghezza del membro del Signor Rocco Siffredi è infatti passata da 23 a 24 centimetri. Il tutto frutto di indiscutibile e democratica enciclopedicità, beninteso! Passare dai 23 centimetri del 2015 quando il porno attore aveva 50 anni d’età, alla misura di 24 centimetri nel 2022 quando di anni ne ha 58, come miracolo enciclopedico è straordinario. Con altrettanto indiscutibile rigore enciclopedico è stata aumentata anche la sua altezza, indicata pari a un metro e 85 centimetri, benché il Signor Rocco Siffredi sia alto un metro e 75 centimetri. Questioni di democratica enciclopedicità, che in quanto democratica è indiscutibile.

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Vorrei che questo racconto servisse a coloro che a partire dalle scuole medie sino alle ricerche per la redazione delle tesi di laurea prendono come fonte attendibile tutte le approssimazioni, le inesattezze e le notizie storiche parziali e viziate da ideologia presentate da Wikipedia, usandole come fonti sicure per redigere i propri lavori, facendo spesso dei veri e propri copia e incolla. Purtroppo, la Libera Enciclopedia Wikipedia, nei concreti fatti è il trionfo dell’analfabetismo digitale ammantato di sapere e di non meglio precisata democrazia, nella totale incuranza che il sapere e le scienze non sono democratiche ma oggettive.     

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La dismorfofobia peniena è un disturbo psicologico maschile che reca spesso problemi seri ad alcuni uomini. Coloro che ne sono affetti ritengono il proprio pene di dimensioni piccole, con il relativo disagio che ne consegue, soprattutto a livello psicologico e comportamentale. Nella gran parte dei casi il tutto è solo frutto della errata percezione del loro sesso, non dovuto alla patologia del micropene congenito. E così, molto a torto e per niente a ragione, un giovane mi disse: «Ho un grosso problema». Poi cercò di sdrammatizzare aggiungendo: «Un problema che riguarda qualche cosa di piccolo». E mi parlò del suo dramma interiore, legato a un pene a suo dire di dimensioni non soddisfacenti. Un altro mi narrò che al termine di un diverbio la sua partner lo aveva irriso facendo riferimento alle dimensioni del suo pene, cosa per la quale si era sentito a tal punto umiliato che aveva cominciato a soffrire di depressione. Anni fa ho avuto in direzione spirituale un giovane di bell’aspetto, di ottimo carattere, brillante nell’intelligenza e dotato negli studi, ma molto insicuro nel temperamento. Un giorno prese coraggio e decise di confidarmi che sin da quand’era adolescente aveva incominciato a soffrire perché riteneva di avere un pene di piccole dimensioni. Dopo il suo sfogo compresi da dove derivava la sua insicurezza, aiutandolo in tal senso con risultati rivelatisi poi ottimi, grazie a Dio. Potrei proseguire con altri esempi più o meno simili, ma qui mi fermo.

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La bellezza del ministero sacerdotale del confessore o del direttore spirituale è data dal fatto che quando gli uomini ― ma anche le donne ― instaurano un rapporto di autentica e profonda fiducia non esitano ad aprire le sfere più intime e delicate del proprio essere al sacerdote scelto come segreto confidente, superando il disagio e il senso di vergogna che certe cose possono comportare. Coloro che pensano di intendersi di Chiesa, oltre che di dottrina cattolica e di teologia, o che dall’alto delle loro cattedre erette sui social media presumono di poterci non solo criticare ― cosa sempre legittima entro i limiti del lecito ― ma persino insegnare come fare i pastori in cura d’anime, non possono neppure immaginare in quali sfere dell’intimo umano ci dobbiamo muovere e con quali problemi esistenziali veniamo a contatto nella segretezza totale del foro interno e del foro esterno. La sessualità, o ciò che attiene alla sessualità umana, è una di queste sfere, sotto certi aspetti la più delicata da trattare, perché investe aspetti del corpo e della psiche umana che sono tutti quanti uno più complesso dell’altro.

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La sessualità dell’uomo è esterna, contrariamente a quella della donna che è interna. Per questo l’uomo tende a esteriorizzare la sessualità, mentre la donna tende a interiorizzarla. Potremmo dire che l’uomo è sessualmente estroverso e la donna sessualmente introversa. Inevitabilmente l’uomo tende ad avere con il proprio pene un rapporto esteriore che mai una donna si sognerebbe di avere con la propria vagina. Del tutto diverso anche il modo in cui uomo e donna raggiungono l’orgasmo. Più volte diverse donne mi hanno espresso disagi in tal senso, accusando ingiustamente sé stesse di frigidità, perché in questo la donna tende a colpevolizzarsi, mentre spesso è tutta colpa dell’uomo che non sa trattare e rapportarsi con il corpo della donna. Se la donna accoglie quando vuole accogliere e ciò che vuole accogliere, l’uomo è preso invece dal bisogno di esibire, afflitto da un indomabile spirito di competizione sessuale, indicata solitamente come “ansia da prestazione” o più semplicemente come narcisismo. Tutto questo si sviluppa da una ben precisa e triste radice: una oggettiva mancanza di conoscenza della donna e della sessualità femminile. Se una donna desidera un uomo e ne è profondamente innamorata, non è neppure minimamente sfiorata dalle dimensioni del suo pene. A una donna in generale, a una innamorata in particolare, per raggiungere l’orgasmo è sufficiente mezzo dito mignolo. Non solo: un cosiddetto arnese eccessivo può darle solo fastidio, oltre che recare male, provocando tutto fuorché piacere.

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L’espressione idiomatica più o meno volgare, però molto realistica, riferita alle varie tipologie di uomini che «ragionano col cazzo», ha un suo senso molto profondo. Spesso l’uomo tende ad agire e interagire usando come metro di misura il pene anziché la ragione, la logica e il senso speculativo. Più volte mi è capitato di ricordarlo a diversi uomini, facendogli presente quanto fossero affetti da fallocentrismo cronico. Il tutto può essere legato al relativo tasso di quell’ormone maschile noto come testosterone, l’eccesso o la carenza del quale può produrre problemi di varia natura. Non è detto che un tasso alto di testosterone sia un toccasana. Un testosterone eccessivo può rendere l’uomo non solo iperattivo e sessualmente efficiente ma anche molto aggressivo e non sempre capace a controllare la sua aggressività. Più volte è accaduto che nel corso di certi processi penali legati a varie forme di violenza il difensore dell’imputato abbia presentato perizie ed esami clinici che attestavano la produzione eccessiva di testosterone. Qualche volta è anche capitato che il giudice ne tenesse conto riducendo la colpa legata a volontà o premeditato dolo. Per inverso, un testosterone basso, può originare insicurezza, ansia e stati depressivi.

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Il ragionare e l’agire fallocentrico dell’uomo altro non è che quella dimensione speculare alla donna che agisce e interagisce in modo uterocentrico, presa più o meno da isteria. Non a caso il termine deriva dalla radice greca di ύστερα (ystera) che significa utero, da cui deriva il termine ysterikòs. Il corpo dell’uomo e della donna sono delle macchine molto complesse, mentre la mente dell’uno e dell’altra rimane per gran parte un mistero da conoscere ed esplorare. Il sacerdote che vive a contatto con il materiale umano deve confrontarsi anche con certe complesse realtà, dalle quali spesso emergono problemi che non si risolvono prescrivendo la recita terapeutica di una Ave Maria in attesa del «definitivo trionfo del suo cuore immacolato», come pensano quei simpatici cattolici magico-onirici sempre pronti a insegnarci come svolgere correttamente il nostro sacro ministero, pur non avendo mai toccato con mano, ma neppure sfiorato a distanza, certi complessi drammi delle esistenze umane. Sorvoliamo poi sullo spirito rigoroso e impietoso col quale questi stessi cattolici magico-onirici trattano il sesso e la sessualità umana, concentrandovi sopra l’essenza dell’intero mistero del male, come se il sesso fosse il peccato dei peccati. Argomenti questi sui quali ho scritto più volte e in modo dettagliato.

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Viviamo in una società malata di sessuomania, siamo invasi da una pornografia che veicola modelli sessuali e modalità di rapporti sessuali che sono a dir poco surreali, presentati in parte come realtà in parte come traguardi da raggiungere. Questo mercato pornografico ha sortito come effetto quello di dare ai giovanissimi un’idea distorta del sesso, delle relazioni e dei rapporti sessuali. Mai come oggi urologi e andrologi si erano ritrovati dinanzi a pazienti giovanissimi con problematiche che sono tutte psicologiche e non fisiche, meno che mai clinico-patologiche. I problemi dei giovani cresciuti a pane e pornografia possono variare da una visione completamente alterata della sessualità umana, dei rapporti sessuali e delle loro dinamiche, con relative carenze di erezione e problemi di eiaculazione precoce come mai si erano visti prima e che per questo hanno costituito oggetto di numerosi convegni internazionali da parte della Società degli urologi e degli andrologi.

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Il Signor Ventiquattro Centimetri rigorosamente enciclopedico-wikipediani vanta e si attribuisce il merito di avere sdoganato il sesso con i suoi film e le sue accademie del porno, mentre in verità lo ha reso surreale e violento, inducendo alcune generazioni di giovani e giovanissimi ad averne una visione del tutto alterata, con quello che di pericoloso ne consegue a livello singolo e sociale. Insomma, lasciatemi andare giù pari, perché se giochiamo di pudorosi eufemismi e latinismi scientifici non ci intenderemo e soprattutto non potremmo focalizzare il problema. La pazzia collettiva — come la indicava in modo profetico il Servo di Dio Enrico Medi negli anni Settanta del Novecento — è giunta ormai a questi livelli: se un tifoso goliardico molla una pacca sul culo a una telecronista che sta conducendo una diretta televisiva fuori dallo stadio, si leva un coro di scandalizzati che urlano alla violenza sessuale e che invocano persino la condanna per stupro dell’improvvido e inopportuno ragazzaccio, che non doveva fare quel che ha fatto, ma che di certo non ha violentato una ragazza, le ha mancato di rispetto in modo scherzoso come in ogni caso non si deve fare. Però, lo stesso coro di squinternati scandalizzati, tace e non proferisce gemito se in uno dei tanti film porno una donna circondata da una gang di quattro uomini viene penetrata da due per volta nella vagina e nell’orifizio anale, schiaffeggiata sulle natiche e tirata per i capelli in modo violento durante un coito orale. Immagini simili e altre peggiori sono reperibili e visibili da qualsiasi adolescente che abbia in mano uno smartphone. Dinanzi a queste descrizioni, adesso si leverà il solito coretto stonato, noioso e immancabile, dei puritani cattolici per caso pronti a sentenziare «un prete non si esprime così: vergogna!». Invece, rifiutarsi di vedere i problemi in tutta la loro gravità, descriverli e sbatterli in faccia a chi non li vuole vedere perché deciso a vivere nel suo mondo di madonnine languide e cristi androgini photoshoppati, è il modo sicuramente migliore per risolverli, soprattutto per cercare di tutelare i nostri giovanissimi dalle insidie del Demonio. Pertanto domandatevi: è da considerare equilibrata una società che invoca la condanna per stupro di un emerito coglione dalla goliardia inopportuna, ma che tace dinanzi a un’imperante pornografia violenta e aggressiva nella quale i rapporti sessuali di coppia o di gruppo simulano molto spesso lo stupro? Questo intendeva il Servo di Dio Enrico Medi quando irriso da tutti gli intellettuali chic affermava di non temere l’inquinamento e neppure la possibilità di una guerra nucleare, bensì di temere la follia collettiva verso la quale l’umanità stava precipitando. E nella quale infine, l’umanità, oggi è precipitata.

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Se osiamo parlare ai giovani di purezza e di castità, finiamo accusati all’istante di spirito retrogrado e sessuofobico, come pochi giorni fa è accaduto al Sommo Pontefice, prontamente cannoneggiato da tutta la stampa della sinistra radical chic. A parlare infatti di purezza e castità, il minimo che può capitarci è di essere guardati dai diretti interessati come degli extraterrestri atterrati sul pianeta Terra. A seguire, mammine in testa, semmai persino cattoliche adulte e impegnate, variamente catto-comuniste se non addirittura catechiste, si premureranno di dire ai figli di non prestare ascolto a un ridicolo prete che vive in chissà quale iperuranio e che non si rende conto che i tempi sono cambiati. Dopodiché, la mammina amorosa, a sapiente suggello aggiungerà: «Quel che solo conta è l’amore», senza però spiegare ai figli cosa sia l’amore e che cosa comporti, soprattutto in sacrifici e rinunce. Siamo sicuri che dei genitori premurosi e amorosi possano risolvere il problema della corretta educazione sessuale dei figli raccomandando a degli adolescenti l’uso dei preservativi e facendo prescrivere la pillola anticoncezionale alla figlia appena quattordicenne? Io che sono un signore in procinto di compiere a breve 59 anni posso testimoniare che mio padre e mia madre non si sono sottratti all’obbligo delicato e gravoso di educarmi alla sessualità, insegnandomi la prudenza e la continenza, spiegandomi che non si può avere tutto e subito e che l’esercizio della sessualità comporta anche dei rischi e delle responsabilità che poi, a danno fatto, non si possono certo risolvere con l’abominio dell’aborto. E le loro gravose responsabilità di educatori i miei genitori non le hanno mai demandate né scaricate su un preservativo e su una pillola, come fanno invece numerose mammine amorose cattoliche adulte impegnate e militanti, talora persino catechiste, quando irridendoci dinanzi ai figli e alle figlie li invitano a non prestare ascolto alle fesserie che a loro dire sarebbero frutto delle menti fuori dal tempo e dal mondo di noi preti.

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La pseudo liberazione sessuale ha generato ogni immoralità fuorché libertà. Il sesso tutto e subito, anche nelle forme più sregolate ed estreme consumato a partire dalla giovane età, nei decenni a seguire ha prodotto generazioni di smidollati incapaci a sviluppare il valore dell’attesa, della lotta interiore e della capacità a resistere, strutturando il proprio carattere su personalità sorrette anche su quella auto-disciplina che guida alla conquista dell’auto-controllo e della vera libertà interiore. Se dei genitori hanno delle figlie adolescenti che si muovono per le strade mezze nude e che si comportano come delle autentiche cagnette in calore, il grave problema non si risolve dicendo «oggi è così», oppure «così vestono in televisione», o peggio «i tempi sono cambiati», perché un genitore degno di questo nome, oltre a essere un attento educatore deve saper tutelare le figlie adolescenti da tutte le tendenze sbagliate e altamente immorali che sono propagate ai giovanissimi, in modo deciso e all’occorrenza anche severo. A dimostrare ciò che dico è che giovani e giovanissimi non sono più in grado di reggere un no, di superare una sconfitta. Se qualcuno osa dir loro che non è vero che tutto sia dovuto e che al contrario tutto va meritato e conquistato a caro prezzo, che non esistono i successi immediati frutto di esiti magici, eccoli cadere in stati depressivi. A quel punto sono colti da istinti di suicidio, diventano violenti, spesso si raggruppano in branchi nei quali la violenza è sfogata in gruppo, esercitando violenza gratuita in danno di deboli, fragili e disabili sino alla violenza sessuale sulle donne.

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Nei confessionali sempre più deserti, in alcune chiese persino tolti da sotto le navate per lasciare spazio a colloqui socio-psicologici tra confessore e penitente seduti sulle panche come due amici sulla panchina del parco pubblico, oggi nessuno si accusa più di avere rapporti sessuali con l’amichetto o l’amichetta conosciuta il mese prima alla tenera età di 14 anni, nessun giovane chiede perdono a Dio perché convive con una donna o un uomo senza essere sposato, nessuna donna confessa di avere fatto sino all’incredibile per convincere il suo amante ad abbandonare la moglie e i figli e andare a vivere con lei, perché ciò che solo conta è l’amore. Un amore del tutto falso e falsante al quale è stato tolto ogni elemento sorretto anzitutto sulla capacità di rinunciare a ciò che non si può e che non si deve avere. Purtroppo può capitare, come più volte ho spiegato a diverse donne, di innamorarsi anche di un uomo sposato che ha moglie e figli. Però l’essere umano è dotato di ragione e senso critico, non è vero che l’amore è cieco e che comanda lui, siamo noi che comandiamo e scegliamo. Ma soprattutto, l’amore, non si può celare dietro falsi pretesti di puro egoismo. Pertanto, se tu fossi veramente innamorata di quell’uomo che non è libero e che ha una moglie e dei figli, proprio per l’amore che nutri per lui dovresti allontanarti, anziché pretendere per un non meglio precisato amore che lui lasci la famiglia per venire a vivere con te, perché questo non è amore, ma egoismo distruttivo. E se parliamo di quell’egoismo che si spinge sino alla distruzione di matrimoni e famiglie, bisogna ammettere che nessun uomo riesce a esercitare la malizia di cui è capace una donna intestardita decisa ad avere un uomo a tutti i costi e costi quel che costi. Per quanto riguarda la mia personale esperienza posso dire che le innamorate in questione non hanno mai ascoltato le mie parole, semmai hanno ascoltato quelle delle amiche e soprattutto delle esperte madri che si sono premurate persino di istruirle su come indurre il loro amante a lasciare la moglie e i figli. Però lo chiamano amore.

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Cos’altro potremmo aspettarci da una società in cui, con rigorosa e indiscutibile “enciclopedicità”, è presentato come aspirazione e come modello un pene di 24 centimetri, nella inconsapevolezza e nella totale ignoranza che un uomo con un membro del genere non sarebbe affatto un meraviglioso stallone, ma solo un povero malato?

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dall’Isola di Patmos, 29 giugno 2022

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