IL sussurro delle vergini vilipese che scansano il moscerino e ingoiano il cammello. Il rabbino israeliano Rasson Arousi accusa il Sommo Pontefice di avere pronunciato frasi dispregiative sulla Torah

—  Attualità ecclesiale —

IL SUSSURRO DELLE VERGINI VILIPESE CHE SCANSANO IL MOSCERINO E INGOIANO IL CAMMELLO. IL RABBINO ISRAELIANO RASSON AROUSI ACCUSA IL SOMMO PONTEFICE DI AVERE PRONUNCIATO FRASI DISPREGIATIVE SULLA TORAH

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Questa garbata nota di protesta del Rabbino Rasson Arousi ci riporta ai tempi e alle situazioni nelle quali Cristo Dio tuonava: «Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!» (Mt 23, 24). Mentre sui testi talmudici si rivendica il “sacro” diritto a oltraggiare nei peggiori modi Gesù Cristo, la Vergine Maria e la Cristianità.

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l’opera di Ariel S. Levi di Gualdo, Erbe Amare – Il secolo del Sionismo, Iª edizione Roma 2006, ristampa Roma 2021 a cura delle Edizioni L’Isola di Patmos

Su certe tematiche ho scritto un corposo saggio nel 2006 che mi impegnò per cinque anni di ricerche meticolose e approfondite. Mi riferisco al mio libro Erbe Amare – Il secolo del Sionismo, edito in ristampa dalle Edizioni L’Isola di Patmos nel 2021.

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Veniamo al fatto di attualità: alcune autorità religiose ebraiche del divin-sionistico e paradisiaco Stato d’Israele hanno lamentato che il Sommo Pontefice, nella meditazione durante l’udienza dell’11 agosto, avrebbe espresso un invito a superare la Legge ebraica giudicandola obsoleta. Si tratta di una interpretazione ardita delle vergini vilipese che ha quasi il sapore del processo alle intenzioni.

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Il comitato verginale ebraico ha scritto al Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani e responsabile della Commissione per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo. Nella sua lettera, il Rabbino Rasson Arousi, Presidente della Commissione del Gran Rabbinato d’Israele per il Dialogo con la Commissione cattolica preposta al dialogo con l’Ebraismo, esprime preoccupazione per le parole del Sommo Pontefice, che a suo dire avrebbe presentato la fede cristiana come un superamento della Torah, sostenendo che quest’ultima «non dà più vita, e ciò implica che la pratica religiosa ebraica nell’era attuale è obsoleta».

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Cosa ha espresso veramente il Sommo Pontefice? Di fatto sarebbe “colpevole” d’aver commentato in questi termini la Lettera ai Galati del Beato Apostolo Paolo:

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«[…] l’Apostolo spiega ai Galati che, in realtà, l’Alleanza con Dio e la Legge mosaica non sono legate in maniera indissolubile e la Legge non è alla base dell’Alleanza perché è giunta successivamente, era necessaria e giusta ma prima c’era la promessa, l’Alleanza. Sono fuori gioco quanti sostengono che la Legge mosaica sia parte costitutiva dell’Alleanza. No, l’Alleanza è prima, è la chiamata ad Abramo. La Torah, La legge in effetti, non è inclusa nella promessa fatta ad Abramo. Non si deve però pensare che san Paolo fosse contrario alla Legge mosaica. No, la osservava. Più volte, nelle sue Lettere, ne difende l’origine divina e sostiene che essa possiede un ruolo ben preciso nella storia della salvezza. La Legge però non dà la vita, non offre il compimento della promessa, perché non è nella condizione di poterla realizzare. È un cammino che ti porta avanti verso l’incontro» [Testo integrale della catechesi].

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Se sulle parole di questa esegesi impeccabile le vergini si sono sentite violate, è solo perché non conoscono i Santi Vangeli e non intendono conoscerli e studiarli, bensì solo usarli nelle loro yeshivot ortodosse (scuole rabbiniche) per rivolgere ogni genere di insolenza al Cristianesimo e a quel grande ממזר (mamazer, bastardo) di Gesù di Nazareth, nato da una prostituta che se l’era spassata con un soldato romano. Perché questo è ciò che insegnano le vergini vilipese nelle scuole rabbiniche della rigida ortodossia, in particolare in quelle delle comunità dei Kassidim (cfr. Kallah, 1b-18b, Sanhedrin 67a, Chagigah 4b, Beth Jacobh, fol 127, Sanhedrin 103a, Sanhedrin 107b.).

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Come spiego nel mio saggio, l’Ebraismo, come l’Islam, non sono dei fenomeni unitari ma estremamente frammentati, composti da comunità e scuole di pensiero in perenne lotta tra di loro. Basti dire che alcune comunità ortodosse non consumano i cibi dichiarati כַּשְׁר (kasher, consentiti, puri) dai rabbini ortodossi di altre comunità, o le carni degli animali macellati secondo la שחיטה (Shecḥitah) la macellazione degli animali le cui carni sono consentite.

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Quando certi soloni romantici della Santa Sede mi hanno detto «abbiamo dialogato con l’Ebraismo». Per tutta risposta ho sempre chiesto: «Con quale tra i tanti ebraismi del mondo pensate di avere dialogato? Perché si va dagli ortodossi divisi in sette agli ultra-ortodossi più divisi ancora al loro interno; dalle comunità conservative a quelle riformate, dagli ebrei liberal agli ebrei ultra-liberal che hanno rabbine lesbiche che uniscono in matrimonio coppie gay. Quindi, con quale Ebraismo pensate di avere dialogato?». Perché questo è il punto: certi cattolici, soprattutto ecclesiastici e biblisti onorici, ormai ubriachi di non meglio precisati dialoghi, pronti a dialogare con tutto fuorché con ciò che è cattolico, perdono da sempre di vista che l’Ebraismo non ha una autorità centrale e una interpretazione univoca della Torah e del Talmud.

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Chiarito il tutto è presto detto: i giornali che oggi titolano che il mondo ebraico ha sollevato una protesta, forse pensano che il papato ebraico con sede nel divin-sionistico e paradisiaco Stato d’Israele abbia fatto sentire la propria voce? In verità si è levata solo la voce di un rabbino che rappresenta la propria setta facente parte della variegata galassia del frammentato e litigioso mondo ebraico. Volete una prova di tutto questo, legata proprio al divin-sionistico e paradisiaco Stato d’Israele? Presto detto: ci sono sette ebraiche legate perlopiù all’ortodossia più rigida che questo Stato non lo riconoscono, ma considerano la sua fondazione una autentica blasfemia. Tra i diversi di questi gruppi cassidici noti come haredim, i più accaniti sono i נטורי קרתא (Neturei Karta), che pur vivendo al suo interno e beneficiando di tutte le prebende che la legislazione di quel Paese riconosce ai religiosi, inclusa l’esenzione dal servizio militare obbligatorio, non ne riconoscono in alcun modo la legittimità e l’esistenza.

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Speriamo che il Cardinale Kurt Koch non sortisca fuori, per tutta risposta, con un messaggio improntato sulle scuse, perché se lo facesse offenderebbe i cattolici, quindi noi presbiteri e studiosi che abbiamo dedicata la nostra esistenza allo studio per istruire, formare e illuminare il Popolo di Dio sempre più allo sbando.

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La garbata nota di protesta del Rabbino Rasson Arousi ci riporta ai tempi e alle situazioni nelle quali Cristo Dio tuonava:

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«Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!» (Mt 23, 24).

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Proviamo adesso ad accennare a qualche cammello, perché, a parte Gesù Cristo presentato nel libello delle Toledot Yeshu come un bastardo nato dall’atto impuro di una prostituta, la figura del nostro Divino Redentore è variamente vilipesa in vari passi del Talmud Babilonese, con le vergini illibate vilipese che certe pagine le insegnano nelle Scuole rabbiniche ortodosse a sommo spregio della Cristianità. Ma c’è di più: dopo che nei secoli passati il Talmud fu dato varie volte alle fiamme per certi suoi contenuti blasfemi, i Rabbini purgarono nelle successive edizioni certe espressioni rendendole vaghe e rimandando le spiegazioni dettagliate all’insegnamento dato a voce. Poco dopo la nascita del divin-sionistico e paradisiaco Stato d’Israele, quelle espressioni blasfeme furono tutte ripristinate nella forma originaria e tutt’oggi sono fonte di insegnamento e trasmissione da parte delle principali scuole dell’ortodossia ebraica. A tal proposito, il Rabbino Rasson Arousi ha da dirci e spiegarci niente, mentre è intento a gemere per l’oltraggio alla verginità?

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Le vergini vilipese romane ― per passare a un altro cammello, tutto nostro, nostrano ― che tra la fine degli anni Novanta e gli inizi del Duemila dirigevano il mensile ebraico Shalom della Comunità Ebraica di Roma, hanno massacrato in modo metodico e continuato nel tempo la figura del Sommo Pontefice Pio XII (cfr. Erbe Amare – Il secolo del Sionismo, cit. pag. 279-365), pubblicando e diffondendo falsi storici a tal punto grotteschi che diversi storici ebrei di chiara fama e reputazione scientifica intervennero da varie parti del mondo, per prendere le distanze da certe notizie nate da pura e umorale invenzione, o meglio: da palese odio verso la Cristianità. In Italia, tra i vari ebrei che intervennero a difesa della figura di Pio XII, basti menzionare Paolo Mieli, che senza esitare dichiarò: «I miei morti non li metto in conto a un non colpevole» (cfr. «In difesa di Pio XII – Le ragioni della storia», L’Osservatore Romano, edizione del 14 giugno 2009).

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Passiamo a un altro cammello partorito e poi ingoiato dalle vergini vilipese: nel 2007, S.E. Mons. Antonio Franco, Nunzio Apostolico nello Stato d’Israele, annunciò con un comunicato ufficiale che «non avrebbe partecipato a una celebrazione sulla Shoah presso il Museo Yad Vashem dove si trova collocata una foto di Pio XII con una didascalia che lo colloca tra i principali Capi di Stato razzisti» (Cfr. Erbe Amare – Il secolo del Sionismo, cit. pag. 359).

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In conclusione affermo, in scienza e coscienza, che il Rabbino Rasson Arousi è semplicemente un ignorante nel senso etimologico del termine, vale a dire: ignora e, forse, intende anche ignorare l’intera letteratura evangelica, tanto pare impegnato a filtrare il moscerino e ingoiare il cammello. La risposta alle sue risibili proteste è infatti racchiusa nel passo del Santo Vangelo dove Cristo Dio afferma:

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«Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento» (Mt 5, 17).

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Questo è esattamente ciò che il Sommo Pontefice ha ricordato facendo l’esegesi di un’epistola paolina.

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Solo un ignorante arrogante può vergare note di protesta considerandoci colpevoli di credere per fede che Cristo verbo di Dio incarnato nel ventre della Beata Vergine Maria, morto e risorto il terzo giorno, asceso al cielo e assiso oggi alla destra del Padre, sia per noi il compimento, sia per noi l’inizio, il centro e il fine ultimo escatologico del nostro intero umanesimo. La nostra fede in Cristo non può costituire un insulto per gli ebrei permalosi, specie per coloro che nella loro letteratura e nei loro insegnamenti dissacrano la Cristianità in ogni modo e in ogni forma.

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A chiunque voglia approfondire questo complesso discorso rimando alla mia opera Erbe Amare – Il secolo del Sionismo.

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dall’Isola di Patmos, 27 agosto 2021

 

 

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