Padre Ariel S. Levi di Gualdo sarà ospite domani sera negli studi di Mediaset al programma Zona Bianca

PADRE ARIEL S. LEVI di GUALDO SARÀ OSPITE DOMANI SERA NEGLI STUDI DI MEDIASET AL PROGRAMMA ZONA BIANCA 

La redazione del programma Zona Bianca condotto da Giuseppe Brindisi ha invitato Padre Ariel S. Levi di Gualdo alla puntata di mercoledì 19 maggio. 

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Autore
Redazione de L’Isola di Patmos

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Nel corso di questa puntata Padre Ariel parteciperà all’ultimo blocco in onda alle ore 23,15 circa, dedicato al disegno di Legge Zan. Su questo tema ha già dibattuto interloquendo anche con l’On. Alessandro Zan nella puntata dell’8 ottobre di Dritto e Rovescio, programma condotto da Paolo Del Debbio.

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La solennità dell’ascensione di Cristo Dio, la corsa a staffetta e Nelson Mandela

—  omiletica —

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

 LA SOLENNITÀ DELL’ASCENSIONE DI CRISTO DIO, LA CORSA A STAFFETTA E NELSON MANDELA 

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«Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi […] Se ci libereremo dalla nostra paura, la nostra testimonianza automaticamente libererà gli altri»

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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PDF  articolo formato stampa
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L’audio-lettura dell’articolo sarà disponibile oggi pomeriggio 

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Cari fratelli e sorelle,

Nelson Mandela (1918 – 2013 )

La solennità dell’Ascensione è il ritorno di Gesù al Padre che ascendendo al cielo, porta con sé tutta l’umanità, e dunque tutti noi. In questa solennità il Signore spalanca le porte del Paradiso a ogni uomo e noi lo raggiungeremo alla fine della nostra vita, se accoglieremo la grazia del Padre e saremo suoi testimoni. Proviamo allora a comprendere il tutto.

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In una gara di atletica leggera, in particolare una corsa a staffetta quattro per cento metri troviamo quattro atleti devono arrivare al traguardo. Mentre corrono si passano un oggetto a forma di bastone chiamato testimone. Il primo atleta inizia così la corsa, dopo un po’ di metri lo cede al secondo, che lo attende fermo e che comincia a correre quando riceve il testimone, dopo altri metri lo cede al terzo, anche lui corre per un po’ e infine lo cede al quarto corridore che con il testimone taglia il traguardo.

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Questo esempio spiega che l’Ascensione è il giorno in cui oggi c’è il passaggio di consegne definitivo fra la missione di Gesù e quella degli Apostoli. E dunque anche il passaggio di testimone fra gli Apostoli, i loro Successori, i Successori dei Successori e infine anche noi, che entriamo in questa trasmissione.

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Negli Atti degli Apostoli, all’inizio della sua seconda opera l’Evangelista Luca ricorda le parole di Gesù poco prima di ascendere al cielo:

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«Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra» [At 1, 1-18]

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Nella testimonianza di Luca, sappiamo che nell’Ascensione gli Apostoli hanno ricevuto lo Spirito Santo e il mandato di essere testimoni fino ai confini della terra, che nel mondo a loro conosciuto indicava i territori d’Israele e l’intero Impero Romano. Perciò, lo Spirito Santo sarà davvero quel vento impetuoso che condurrà le vele degli Apostoli fino territori lontanissimi rispetto ai piccoli villaggi giudaici che essi conoscevano e che abitavano.

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Anche per noi, sull’esempio degli Apostoli, la testimonianza che siamo chiamati a portare, dall’Ascensione in poi, è un invito ad aderire a un progetto più grande e inaspettato. È dunque affermare la bellezza della nostra fede in circostanze e luoghi che forse non avremo amai pensato. Quando lo Spirito ci accompagna, ci fa scoprire nuovi sentieri e strade di verità e bellezza.

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La testimonianza della fede, porta allora a generare, con l’aiuto di Dio, degli altri credenti come noi. Questa fede nascente, ci insegna Gesù secondo la testimonianza di Marco, ha dei segni ben precisi:

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«Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno» [Mc 16,15-20].

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Invocare il nome del Signore è il modo in cui si compie l’opera missionaria degli apostoli: tutto è fatto nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Da questa fonte, sgorgano come una cascata dei segni miracolosi e dei segni della guarigione di Dio per l’uomo. Questo è un incoraggiamento per noi: Gesù ci rassicura che la fede testimoniata dà sempre dei buoni frutti di carità. Non sempre opereremo dei miracoli strictu sensu, anzi plausibilmente quasi mai. Forse l’unico miracolo che davvero possiamo fare cooperando con Dio, è sconfiggere i demoni, i serpenti e veleni dell’odio e dell’indifferenza generati dal materialismo della società attuale post moderna; questo sarà possibile se uniti al Signore porteremo la sua guarigione verso tutti coloro che non hanno né i beni materiali né i beni spirituali, abbandonati dal mondo che li priva sia il nutrimento per la vita quotidiana, sia il nutrimento per la vita eterna, cioè Dio.

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Diceva Nelson Mandela nel suo discorso inaugurale tenuto a Pretoria nel maggio del 1994 per il suo insediamento alla presidenza del Sudafrica:  

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«Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi […] Se ci libereremo dalla nostra paura, la nostra testimonianza automaticamente libererà gli altri» [vedere QUI]

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Chiediamo al Signore di essere buoni testimoni e portatori di un messaggio di vita eterna, con l’intercessione di Maria nostra madre, e in tal modo di unire tuti gli uomini all’orizzonte di vita eterna inaugurato nell’Ascensione.

Così sia.

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Roma, 16 maggio 2021

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Nell’Antico e nel Nuovo Patto, sappiamo che solo l’amore di Gesù Cristo è credibile

—  omiletica —

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

NELL’ANTICO E NEL NUOVO PATTO, SAPPIAMO CHE SOLO L’AMORE DI GESÙ CRISTO È CREDIBILE

 

Scriveva il teologo Hans Urs von Balthasar: Solo l’amore è credibile, consapevole della lezione di Dante nella Commedia: l’Amor che move il sole e le altre stelle.

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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PDF  articolo formato stampa
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Cari amici e lettori de L’Isola di Patmos,

il futuro presbitero e teologo Hans Urs von Balthasar (Lucerna, 12 agosto 1905 – Basilea, 26 giugno 1988), foto giovanile del 1929, all’epoca in cui era studente universitario

il tempo di Pasqua lo trascorriamo assieme attraverso la narrazione in cui facciamo memoria delle parole di Gesù Risorto. Queste parole ci rendono consapevoli che la vita eterna non è una semplice teoria, o un sistema di idee, ma è una promessa di qualcosa di enorme: la promessa della resurrezione in anima e corpo. Perciò la nostra vita è vocazione ad un progetto di eternità.

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Uno dei temi che torna oggi nelle letture è il tema dell’Amore. Infatti l’Amore di Dio è eterno e non cessa mai di amare e di rendersi vivo e forte nella nostra vita: proprio per la sua eternità non cesserà di donarsi a noi neanche dopo la nostra morte. Gesù stesso è testimone di questo grande amore, che riceve dall’Eterno Padre per poi trasmetterlo a noi, come ci narra in questa Liturgia della Parola l’Apostolo Giovanni:

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«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» [cfr. 15, 9-17]

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L’osservanza dei comandamenti permette di rimanere nell’amore del Padre e del Figlio. Questa osservanza di Gesù non è un comando di tipo militare, né tanto meno un ricatto di natura morale. Il Signore semplicemente chiarisce ai suoi Apostoli e a tutti coloro a cui verrà trasmesso il messaggio gesuano, che tale messaggio non abolisce i Dieci Comandamenti, che costituiscono parte integrante e fondamentale della nostra fede. In secondo luogo, Gesù ci sta dicendo che l’Amore non è puro sentimentalismo, fatto di quei sentimentalismi aridi, sterili e melensi, oggi tanto ben rappresentato dalle varie serie televisive o dalla cinematografia contemporanea. Amare il prossimo osservando i comandamenti vuol dire amarlo concretamente, con una scelta determinata di accompagnare il nostro prossimo al Bene più grande: l’amicizia con Dio.

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L’amicizia con Dio è dunque la relazione che sorge nella prospettiva della fede e dell’amore annunciato da Cristo. Una prospettiva che promette una gioia vera, autentica, profonda: la gioia dell’Incontro con Colui che ci ha donato la vita sulla croce. Proprio per questo il dono di sé diviene il comandamento dell’amore, il comandamento per eccellenza. Prosegue infatti il Santo Evangelista Giovanni in un’altra pericope di questo Vangelo:

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«Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» [cfr. 15, 9-17].

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Ecco il comandamento della Legge Nuova. Il Nuovo Patto di Gesù il quale integra, completa e massimizza l’Antico Patto della Torah. Il Nuovo Patto dell’Amore è il dono di sé fino alle estreme conseguenze per chi si ama, e in particolare per i propri amici. Questo ricevimento dell’Amore Trinitario per poi donarlo agli altri, si esplicita nelle nostre vite e nelle nostre vocazioni concrete. Nel matrimonio, gli sposi si donano l’un l’altro l’amore fecondo, indissolubile e fedele di Gesù, lo Sposo, e la Chiesa, la Sposa; nell’ordine Sacro, i tre diversi gradi che lo compongono diaconato, presbiterato ed episcopato, rendono realmente presente l’Amore di Gesù nei Sacramenti, nella Sua Parola e nel governo della parrocchia o della diocesi; la vita consacrata infine, è espressione del perfetto Amore di Gesù, specialmente nell’esercizio dei tre voti e nella missione specifica a cui ogni consacrato è inviato.

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Entrare nell’amore di Dio dunque è essere coinvolti in una progettualità di Carità e Verità. Nulla in Dio è lasciato all’improvvisazione, tutto anzi è orientato a generare una profonda e intima relazione con Dio. Dal dono ricevuto da Dio per sé stessi, al dono di sé stessi per gli altri, tutto il movimento dell’Amore Trinitario nell’uomo è ciò che rende attuale e credibile la presenza di Gesù nelle nostre vite.

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Scriveva il teologo Hans Urs von Balthasar: Solo l’amore è credibile, consapevole della lezione di Dante nella Commedia: l’Amor che move il sole e le altre stelle.

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Sull’esempio di Maria ancella dell’amore trinitario, chiediamo al Signore che ci doni la grazia essere sempre più messaggeri e portatori di un amore più grande, una Carità che supera i confini delle nazioni e del distanziamento sociale, e doni un orizzonte di senso di eternità.

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Roma, 9 maggio 2021

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