Antiche e nuove menzogne sulla risurrezione: l’impronta del Volto di Cristo nel velo della Veronica

— Settimana Santa —

ANTICHE E NUOVE MENZOGNE SULLA RISURREZIONE: L’IMPRONTA DEL VOLTO DI CRISTO NEL VELO DELLA VERONICA

 

Veronica non appare nelle cronache evangeliche e la sua figura fa parte da molti secoli della pietà e della tradizione popolare. Indicazioni su questa figura femminile le troviamo invece in alcuni dei numerosi Vangeli apocrifi, per l’esattezza al VII° capitolo degli Atti di Pilato. Ma quali problemi possono derivare da certi testi, come per esempio i Vangeli apocrifi, se messi in mano a taluni studiosi o presunti tali, più o meno intellettualmente onesti?

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Autore Padre Ariel

Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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Veronica

Veronica nel pio esercizio della Via Crucis

Asciugare il volto del Signore che si offre per la nostra redenzione vuol dire “fare nostro” quel suo sangue prezioso, dietro al quale e sul quale c’è il mistero della nostra salvezza di creature create a immagine e somiglianza di Dio, chiamate a contemplare in eterno e per sempre la gloria del suo volto [Sal 27-29].

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Anne Bancroft

la grande e indimenticabile Anna Maria Italiano, in arte Anne Bancroft [1931-2005], nel ruolo filmico di Maria Maddalena

Tra le varie figure femminili che hanno vissuto a contatto col Verbo di Dio fatto Uomo, emerge la figura della Veronica, che si offre nei secoli come profondo spunto di riflessione. Questa pia donna è nota come colei che lungo la via dolorosa, nel vedere Gesù trasportare la croce col volto sporco di sangue a causa della corona di spine, lo asciugò con un panno di lino sopra il quale sarebbe rimasta impressa l’impronta del volto del Signore, il cosiddetto velo della Veronica.

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Vangelo apocrifo 3

frammento di Vangelo apocrifo

Veronica non appare nelle cronache evangeliche e la sua figura fa parte da molti secoli della pietà e della tradizione popolare. Indicazioni su questa figura femminile le troviamo invece in alcuni dei numerosi Vangeli apocrifi, per l’esattezza al VII° capitolo degli Atti di Pilato.

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Vangelo apocrifo 1

testo di un Vangelo apocrifo

È bene precisare che i Vangeli apocrifi, che pure contengono interessanti notizie storiche e di costume dell’epoca, non sono riconosciuti dalla Chiesa e spesso non hanno neppure alcun legame col Mistero della Rivelazione; anche se alcuni biblisti vogliono dare ad essi un riconoscimento di carattere storico che però non può reggersi in piedi, con libera pace di ciò che insegnano certi docenti al Pontificio Istituto Biblico ed alla Pontificia Università Lateranense, mentre sulla Gregoriana non stendiamo neppure il classico “velo pietoso”, ma direttamente una trapunta di lana pesante. Separare infatti il vero dal verosimile e l’autentico dal falso nei testi dei Vangeli apocrifi, è come cercare un ago in un pagliaio; nobile impresa che non può né deve essere impedita, purché chi procede in certe ricerche sia di ciò pienamente consapevole, quindi agisca e soprattutto insegni con prudente conseguenza.

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Vangelo apocrifo 2

Vangelo apocrifo

Diverso ma simile discorso vale per certi studiosi laicisti come Umberto Eco, che è stato un vero studioso; o come Corrado Augias, che invece è uno studioso fasullo. Per non parlare di un romanziere da infima ma ricchissima cassetta come Dan Brown, che nei suoi best-seller tradotti in venti lingue e venduti per milioni di copie offre “rivelazioni sensazionali” su notizie “tenute nascoste dalla Chiesa”, per esempio le teorie peregrine sul Signore Gesù e la Maddalena, per le quali sono offerte come fonti di autentica prova scritti spuri non riconosciuti proprio perché non attendibili. Questo il motivo per il quale i Vangeli apocrifi non sono accettati, non perché dicano o contengano “verità scomode”, ma perché raccolgono notizie palesemente inesatte e spesso studiatamente false.

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corrado augias inchiesta su gesù

uno dei testi di Corrado Augias al quale segue il libro Inchiesta su Maria

Chi poi come Corrado Augias presume invece di conoscere ciò che di fatto non conosce, nel rivolgersi a milioni di telespettatori col potente mezzo televisivo per propinare la fandonia dei quattro Vangeli canonici «scelti al Concilio di Nicea per ordine dell’Imperatore Costantino che aveva bisogno di dare una religione unitaria all’Impero», dovrebbe essere per lo meno a conoscenza ― lui che si picca peraltro di essere pure un conoscitore di Ebraismo ― che esistono persino Vangeli apocrifi ideati da ambienti giudaici profondamente ostili al Cristianesimo. E proprio prendendo spunto da certe notizie false gli stessi Vangeli canonici affermano: «Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi» [Mt 28, 15]. Dicerie messe prima per scritto e poi diffuse, tanto che tra il IV e il VI secolo principieranno a circolare in ambito ebraico le תולדות ישו [Toledot Yeshu], una raccolta satirica e dissacrante sulla vita e la morte di Gesù di Nazareth, indicato tra l’altro come ממזר [alla lettera bastardo] figlio illegittimo nato dall’unione proibita di sua madre con un soldato romano; tutte notizie poi riportate nel Talmud babilonese tra il VII e l’VIII secolo qual “prova” della grande menzogna cristiana, ed oggetto tutt’oggi d’insegnamento nelle scuole rabbiniche degli ultra ortodossi e non solo, come spiegherò più avanti. Ma su tutto questo Corrado Augias sorvola, essendo in parte un epico ignorante nelle complesse materie storiche e teologiche che presumerebbe trattare ed in parte perché intellettualmente disonesto.

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Lubavitch

la sètta ebraica di matrice gnostico-esoterica dei Chassidim di Lubavitch, una tra le più potenti e affermate all’interno del mondo ebraico, in particolare negli Stati Uniti d’America

Non parliamo poi del dialogo interreligioso fatto non secondo verità ma secondo correttezza politica, al quale da parte nostra, vari eminenti e illustri studiosi del mondo cattolico, non esitano a sacrificare da mezzo secolo persino alcuni fondamenti della nostra fede. E costoro sorvolano “prudentemente” su un dato storico accertato e palese: diversi cosiddetti Vangeli apocrifi nascono nel mondo giudaico durante la prima epoca apostolica e sono dei clamorosi falsi studiati a tavolino — o meglio ai tavoli delle Sinagoghe —, quindi diffusi allo scopo di mettere in pessima luce il primo movimento giudaico-cristiano ed il Cristo stesso, sul quale sono offerte cronache e racconti a dir poco imbarazzanti. E più la figura del Cristo, in alcuni di questi testi, è presentata come quella di un soggetto iracondo, violento e persino immorale, più è evidente e scontata la matrice di certe scuole rabbiniche dell’epoca. Purtroppo però, nel dialogo alla “volemose bene“, questi argomenti di studio non sono affrontati. Anzi, ci si guarda dal far presente che questi testi falsi sono tutt’oggi presentati come verità incontrovertibili in molti ambienti dell’ortodossia ebraica, in particolare all’interno delle ישיבות [scuole rabbiniche] di varie sètte cosiddette ultra-ortodosse appartenenti al mondo dei vari movimenti cassidici. E dall’ambiente ebraico, queste falsità sono appresso passate al venefico mondo dell’esoterismo massonico, ed i massoni hanno data gran diffusione ad esse suonando le trombe a tutto fiato. Come però ho indicato poco sopra, nei Vangeli autentici che narrano il mistero della risurrezione del Cristo, a chiarimento del tutto sta scritto :

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« alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: “Dite così: I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione”. Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino ad oggi » [cf. Mt 28, 11-15].

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Ciò con buona pace del dialogo interreligioso, almeno fino a quando la Chiesa seguiterà a insegnare che i Santi Vangeli contengono sia verità di fede sia fatti e verità storiche, al di là delle ben poco edificanti acrobazie bultmaniane del Cardinale Gianfranco Ravasi che nel tempo ha ripetuto più volte il loro elemento non storico ma bensì allegorico da interpretare quindi con le categorie della teologia …

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flores arcais

Gesù. L’invenzione del Dio cristiano

La teoria che la Chiesa avrebbe paura delle “scomode verità” contenute in questi testi non attendibili e spesso falsi, o che certi insulti dissacranti vadano invece presi come “fonti storiche” inoppugnabili, la lasciamo affermare e scrivere a Paolo Flores d’Arcais che nel suo libro Gesù. L’invenzione del Dio cristiano [Add Editore, 2011] propina al pubblico tesi e teorie smentite già prima dell’anno Mille dagli studi dei più grandi Padri della Chiesa, per poi essere smentite appresso da antropologi e storici tutt’altro che cristiani o lungi comunque dall’essere cattolici praticanti. Queste tesi e teorie, frutto di dicerie spesso calunniose messe in piedi dopo essere state studiate a tavolino, caddero infine per molti secoli in oblio; un oblio dal quale furono riesumate nel Settecento dagli illuministi, appresso a inizi Ottocento dalle agguerrite correnti massoniche anti-cattoliche, infine rispolverate nel primo decennio del nuovo Millennio dal vetero comunista Paolo Flores d’Arcais, che non avendo ancora elaborato in appropriata sede psicanalitica il trauma del lutto derivante dalla caduta del muro di Berlino, attraverso una vera e propria traslazione sfoga il proprio insuperabile disagio derivante della dissoluzione del suo Credo Marxista pigliandosela coi Padri della Chiesa riuniti nel primo grande concilio ecumenico a Nicea nell’anno 325, dove a suo dire avrebbero inventato il dio cristiano e abbozzato il Simbolo di Fede, il Credo della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, poi perfezionato in seguito nell’assise del Concilio di Costantinopoli.

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flores arcais retro copertina

risvolto di copertina: “Non si è mai proclamato messia. Era un profeta ebreo apocalittico itinerante che annunciava nei villaggi della Galilea la prossima fine del mondo

Paolo Flores d’Arcais è libero di scrivere ciò che vuole, come io lo sono di smentirlo. Avrei invece parecchio da discutere sul diritto alla libertà di certi nostri teologi ed esegeti — molto solidali con la sinistra radical chic — di citarlo in certi nostri ambiti accademici ecclesiastici, sino a suggerire persino nelle case dove si formano i futuri preti la lettura di certi “interessanti” testi pubblicati sulla rivista Micromega. E detto questo reputo necessario porgere i più vivi complimenti alla Congregazione per il Clero oggi responsabile della vigilanza sui seminari, alla Congregazione per l’Educazione Cattolica responsabile dei nostri centri di formazione accademica, ed infine all’episcopato italiano; tutti costoro meritano infatti i più sentiti ringraziamenti per il lodevole modo nel quale non esercitano il loro apostolico obbligo di controllo sulle nostre case di formazione e su quegli studi teologici nei quali pare a volte entrare di tutto, fuorché ciò ch’è cattolico.

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veronica paul de la roche

Veronica, in un dipinto del XIX sec. di Paul de la Roche

Il nome Veronica deriva dal greco Φερενικη [pherenike] ed è composto da φερω [phero, che porta] e νικη [nike, vittoria], che vuol dire: colei che porta vittoria. Questo nome, trasposto poi in latino – Veronica – assume il significato di passaggio con vera icon, che significa “vera icona”, “vera immagine”, prestandosi in tal modo come immagine iconografica nel quadro complessivo della passione, che a partire dal secondo medioevo cominciò a illustrare questa pia donna che asciuga il volto del Signore. Figura, quella di Veronica, prudentemente estrapolata dalle storie spesso confuse, spesso altrettanto non veritiere e non coerenti con la storia che emergono numerose dai Vangeli apocrifi, alcune delle quali cariche d’indubbio interesse, se prese con tutta la debita scienza e prudenza con la quale si deve cercare di trarre fuori uno spillo di vero da un pagliaio di falso.

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veronica icona bizantina

Veronica nella iconografia bizantina

Dal XV secolo Veronica è venerata come una delle pie donne che seguirono lungo la Via Dolorosa fino al Calvario la crocifissione di Gesù, ed è menzionata nella VI° stazione del pio esercizio della Via Crucis. Secondo alcune tradizioni Santa Veronica sarebbe la stessa donna che avrebbe asciugato il volto di Cristo, ma su questo non c’è alcun riscontro storico e documentale. Sempre secondo queste antiche tradizioni Veronica consacrò la propria vita nella diffusione del Vangelo, viaggiando per varie città d’Europa, lasciando a Roma il prezioso lino con il quale asciugò il volto del Signore e da lì proseguendo verso la Gallia, la attuale Francia, dove morì dedicandosi alla conversione dei galli al Cristianesimo.

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Cristo pantocratore cattedrale di cefalù

il Cristo Pantocratore nella cattedrale di Cefalù

Nel Mistero della Santa Passione del Signore Veronica ci invita a meditare sul volto di Cristo, un volto che va molto al di là del reale volto fisico in sé e di per sé, per giungere alla contemplazione del quale ci è di grande utilità uno dei Salmi di Davide: «Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi. Di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”; il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza» [Sal 26].

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volto di cristo piacenza

Cristian Pastorelli. Volto di Cristo, 2007. Collezione Privata. Caritas di Piacenza

Il vero volto del Signore che noi cerchiamo e che dobbiamo cercare è il mistero della sua costante presenza nella storia dell’uomo e dell’intera umanità; quel Christus Totus, come ebbe a definirlo Sant’Agostino, che è l’inizio, il centro e il fine ultimo del nostro intero umanesimo. La storia del mondo è infatti storia della presenza di Dio, dal giardino di Eden nel quale il “volto di Dio” crea l’uomo a propria immagine e somiglianza, sino alla pietra rovesciata del sepolcro del Cristo Risorto, dove il “volto di Dio”, dopo essersi offerto come agnello immolato, risplende nella gloria e nella pienezza della sua divinità, portando sempre nel proprio corpo glorioso i segni indelebili della passione [Lc 24,40; Gv 20,20.27].

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veronica bresciano

Scuola veneta del XVIII secolo, La Veronica asciuga il volto di Gesù

Asciugare il volto del Signore che si offre per la nostra redenzione, vuol dire “fare nostro” quel suo sangue prezioso, dietro al quale e sopra al quale è impresso il mistero della nostra salvezza di creature create a immagine e somiglianza di Dio, chiamate a contemplare in eterno e per sempre la gloria del suo volto; il volto di quel Risorto che è mistero della nostra fede indicata dall’Autore della Lettera agli Ebrei come «fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono» [Eb 11,1]. Come infatti dice l’Apostolo Paolo: … se Cristo non fosse veramente risorto, vana sarebbe la nostra fede, vana la nostra speranza [I Cor 15, 14]. Una speranza che assieme al salmista deve stimolarci a cercare quel Volto che s’è impresso coi segni della sua passione nella nostra storia e nel mistero della salvezza dell’uomo che lo cerca con fede e con cuore sincero.

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Cattedrale dell’Urbe, esecuzione dell’inno Anima Christi al termine di un pontificale del Sommo Pontefice Francesco

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