Sinodo sulla famiglia: “dunque le cose sono cambiate”? No, ce lo spiega l’Arcivescovo Luigi Negri

SINODO SULLA FAMIGLIA: «DUNQUE LE COSE SONO CAMBIATE»? NO, CE LO SPIEGA L’ARCIVESCOVO LUIGI NEGRI.

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[…] l’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio Luigi Negri, ha espresso in poche righe, in modo breve ma chiaro, quella che è la situazione attuale e la linea che tutti i Vescovi ed i loro Sacerdoti sono tenuti per adesso a seguire.

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Autore Redazione dell'Isola di Patmos

Autore
Redazione
dell’Isola di Patmos

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Cari Lettori.

Luigi Negri 3

l’Arcivescovo Luigi Negri durante una celebrazione con il suo presbiterio

Dopo le ultime discussioni portate avanti dai Padri dell‘Isola di Patmos inerenti tematiche legate al Sinodo sulla famiglia, discussioni fatte anche di ipotesi e opinioni, scopo delle quali è rafforzare il deposito della fede, non certo indebolirlo, i Padri hanno dovuto rispondere a molte domande, notando anzitutto che non poche persone pongono quesiti ai quali essi hanno già risposto nei loro articoli in modo anche dettagliato. Ora, nessuno pretende che chicchessia legga scritti talvolta anche molto articolati, certo però sarebbe bene evitare di sollevare questioni basandosi su un titolo e un sottotitolo, specie quando si tratta di tematiche dottrinali parecchio complesse …

In questi giorni i Padri, nell’esercizio del loro sacro ministero sacerdotale, si sono ritrovati a dover ribadire a certi divorziati risposati che non potevano accedere alla Santa Comunione. Qualcuno ha replicato: «… ma i giornali hanno scritto»! E variamente essi hanno replicato che la Chiesa non ha mai scritto, tanto meno sancito ciò che invece hanno scritto e “sancito” certi giornali che non sono l’Autorità della Chiesa, né sono investiti dell’Autorità di cui è investito solo il Sommo Pontefice, al quale compete la stesura della Esortazione Apostolica post sinodale, nella quale potrà tenere o non tenere conto di quanto espresso dall’assemblea dei Padri Sinodali, dettando nuove norme e discipline, oppure lasciando inalterate quelle in vigore.

Luigi Negri 4

S.E. Mons. Luigi Negri durante la festa per i suoi 10 anni di episcopato

Mentre i Padri stavano per rispondere in proposito, la redazione dell’Isola di Patmos si è imbattuta in una lettera scritta dall’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio Luigi Negri, che ha espresso in poche righe, in modo breve e chiaro, quella che è la situazione attuale e la linea che tutti i Vescovi ed i loro Sacerdoti sono tenuti per adesso a seguire, posto che — come afferma il Presule ferrarese —, certe facoltà esulano al momento non solo dal potere suo ma da quello di qualsiasi vescovo.

Come risposta ai quesiti di vari lettori, i Padri dell’Isola di Patmos hanno scelto di usare il messaggio inviato dall’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio al suo Clero, al cui interno è racchiuso quello che avrebbero risposto ai numerosi quesiti a loro rivolti in tal senso.

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stemma Luigi Negri

 Luigi Negri
Arcivescovo di Ferrara-Comacchio
Abate di Pomposa

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Carissimi sacerdoti e fedeli della Diocesi di Ferrara-Comacchio.

per non farci condizionare da letture affrettate e spesso infondate circa gli esiti del recente Sinodo sulla famiglia, mi sento in dovere di intervenire per chiarire che il Sinodo è un organo esclusivamente consultivo, i cui lavori si sono conclusi con la presentazione a Papa Francesco di un documento che raccoglie le posizioni emerse e condivise dai padri sinodali.
Soltanto il Papa può, e in modo assolutamente autonomo, decidere se ad una o ad alcune di queste posizioni, potranno seguire indicazioni operative e normative. Restiamo quindi fiduciosamente in attesa delle decisioni che il Santo Padre vorrà o dovrà prendere.
In quel momento — e solo in esso, attraverso i modi opportuni — le decisioni del Papa in merito ai vari problemi che sono contenuti nel documento diventeranno operative; e la nostra Chiesa, abituata ad obbedire, obbedirà senza alcun problema, ed in modo assolutamente incondizionato, come abbiamo sempre fatto fino all’ultima richiesta del Santo Padre sull’ospitalità ai rifugiati.
Fino ad allora, perciò, non muta nulla ed in particolare è fatto divieto di concedere la comunione ai divorziati risposati [tranne i casi già ammessi dalla prassi cattolica*], con i quali certamente si deve intrattenere un cammino di dialogo e di recupero della propria identità; cammino che, al momento, non può avere come esito l’ammissione alla comunione eucaristica perché è una responsabilità che eccede quella dell’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio.
Ogni iniziativa presa in disaccordo con questa mia disposizione sarebbe chiaramente illegittima e dunque illecita, e non potrebbe non essere sanzionata.
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+ Luigi Negri
Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa
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Testo ufficiale con le note di richiamo QUI

 

2 commenti
  1. nonsonobigotto dice:

    Le decisioni sono gia’ state prese, la Chiesa sta per abbracciare il mondo ma in un abbraccio falso e ingannevole, non e’ questo il modo di gestire “l’ospedale da campo”, il malato va curato e l’unico dottore che puo’ farlo e Gesu’ Cristo con l’unica medicina, i Suoi insegnamenti! La Sua Parola non è soggetta al liberalismo di ogni generazione, la Sua Parola è concreta, una, reale, vera e non è soggetta a interpretazioni. Il male va sdradicato e in riferimento all’articolo precedente oggi non e’ il Papa che stanno buggerando ma Gesu’, e’ Lui che deve essere difeso da chi si crede di essere piu’ misericordioso di Lui e si crede addirittura all’altezza di poter mettere in discussione cio’ che Cristo stesso e’ venuto a dirci. Fa davvero male leggere di sacerdoti che perdono tempo a controllarsi la prostata non hanno capito che cio’ che succede è Sua Volontà, a che serve avere una prostata sana quando magari il Signore ci chiama subito dopo averlo appreso? Bisogna che i sacerdoti tornino a parlare della vita eterna e del peccato dal quale bisogna stare lontani, l’idea di una Chiesa fatta su misura che ti accetta per quello che sei senza mai ammonirti e’ UNA FALSA CHIESA. Credo che oggi piu’ che mai sia giunto il momento di cominciare a prendere in considerazione qualche profezia che sembri riguardare ahime proprio i nostri tempi.

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Lettore,

      io non metto in dubbio la sua fede, anche perché ciò vorrebbe dire in un certo senso presumere di leggere la sua coscienza, che Dio solo può leggere. Devo però prendere atto – e glielo segnalo e indico – che il suo modo di esprimersi, ma soprattutto di ragionare, non è cattolico. Pertanto la sua, qualunque essa sia, non è una fede cattolica, perché non corrisponde agli articoli contenuti nel Simbolo di fede niceno-costantinopolitano.
      E oggi, purtroppo, abbondando opinionisti, anche molto blasonati, che presumono di difendere una loro idea tutta quanta soggettiva di fede e di Chiesa attraverso la manifestazione di sentimenti e spiriti non cattolici.

      Le spiego i motivi di questa mia affermazione fatta tutt’altro che a cuor leggero:

      1. Lei comincia lanciando un giudizio lapidario sulla Chiesa – che le ricordo essere il Corpo Mistico di Cristo – usando la verve aggressiva tipica degli adepti o dei predicatori delle sette integraliste protestanti.

      2. Lei separa Gesù dalla Chiesa e viceversa, dimenticando che il Verbo di Dio, i malati da curare, li ha affidati alla Chiesa, da Lui fornita di tutte le necessarie medicine, i Sacramenti di grazia, per procedere alle cure di quei malati per i quali il Verbo si è fatto carne.

      3. Lei afferma: «La Sua Parola non è soggetta al liberalismo di ogni generazione, la Sua Parola è concreta, una, reale, vera e non è soggetta a interpretazioni». Affermazione gravissima, perché queste sono le ragioni portate avanti dai Testimoni di Geova. Gesù parla principalmente in parabole proprio per indurci all’esercizio della fede e della ragione, perché dietro alla lettura e all’interpretazione di quei suoi messaggi figurati noi siamo chiamati a coglierne il profondo senso. O pensa forse che le parabole vanno prese alla lettera, anziché interpretate per cogliere il messaggio in esse racchiuso? Perché seguendo la sua logica il precetto biblico “non ti ciberai del sangue di tuo fratello”, i Testimoni di Geova lo trasformano nella proibizione di ricorrere a trasfusioni di sangue.

      4. Affermare che il Sommo Pontefice si senta legittimato a mettere in discussione quello che Gesù ha detto, è una palese eresia; sono le stesse identiche accuse che in modo più articolato sollevava Lutero, sino a chiamare il Successore di Pietro: Satana.

      5. Enunciare tutta una serie di presunti errori e difetti giungendo infine ad affermare che quella attuale è una falsa Chiesa, è una espressione di vera e propria empietà.

      Io non so, lei, in che cosa abbia fede, una cosa è certa: lei non è cattolico, ed il suo parlare, argomentare ed esprimersi, ricalca in tutto e per tutto i motivi, le ragioni e le accuse da sempre rivolte alla Chiesa Cattolica dalle frange più integraliste delle sètte evangeliche e pentecostali.

      Odiare il Sommo Pontefice e la Chiesa, in nome della “vera fede” e della “vera Chiesa” è un’assurdità ed una stoltezza, per questo le ribadisco che certe manifestazioni del suo pensare ed esprimersi la rendono in tutto e per tutto, di fatto, non cattolico.

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