Commiato di Antonio Livi

COMMIATO DI ANTONIO LIVI

Tra Antonio Livi e gli altri due padri Giovanni Cavalcoli e Ariel S. Levi di Gualdo non c’è stato alcuno screzio, solo serene e fraterne divergenze di carattere teologico e pastorale. A mano a mano si sono delineate, riguardo il problema non lieve dei lefebvriani sui quali abbiamo ritenuto di non dover soprassedere, due opinioni diverse, che potevano tranquillamente convivere assieme. Nella legittima libertà dei figli di Dio Antonio Livi ha scelto invece, con nostro grande dispiacere, di lasciare questa rivista telematica; abbiamo tentato di dissuaderlo, ma accettando infine la sua decisione. Le motivazioni sono contenute negli scritti che seguono. Al nostro illustre confratello confermiamo la nostra profonda stima e la nostra vicinanza umana e spirituale con i migliori auguri di sincero bene e grazia del Signore.

 

 

Autore Antonio Livi

Antonio Livi

[…] un teologo può rinvenire nei discorsi e nelle iniziative ecclesiastiche di mons. Marcel Lefebvre una dottrina incompatibile con il dogma dell’infallibilità del magistero, sia quando formula dei dogmi che quando si esprime con un magistero solenne e universale, come è stato per il Vaticnao II, che mons. Marcel Lefebvre (il quale pure aveva partecipato ai lavori del Concilio e ne aveva firmato i documenti finali) aveva in alcuni punti ritenuto in contraddizione con la Tradizione, ossia con l’insegnamento del magistero precedente. Ma questa legittima considerazione teologica non autorizza a porre l’ipotetico contenuto ereticale dell’ideologia di questi tradizionalisti sullo stesso piano delle eresie formalmente condannate dalla Chiesa, perché ciò genere inevitabilmente una gravissima confusione dottrinale […]

 

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ANTONIO LIVI – come mai mi accomiato dalla Isola di Patmos

 

 

Autore Giovanni Cavalcoli OP

Giovanni Cavalcoli OP

Autore Padre Ariel

Ariel S. Levi di Gualdo

[…] Riconosciamo che i lefebvriani sono cattolici, benché imperfetti; e sanno cos’è la fede e cos’è il dogma. Tra le loro fila ci sono anche dei tomisti. Il loro grave difetto è però noto e non meno lieve ed i loro errori sono oggettivi e non affatto «ipotetici»: la loro reiterata accusa di falso o di fallibilità alle dottrine del Concilio Vaticano II, sotto pretesto che non si tratta di nuovi dogmi solennemente definiti. Di fatto, i lefebvriani, si sono mostrasti sordi ai richiami e alle esortazioni dei Sommi Pontefici, ultime in ordine cronologico quelle del Santo Padre Benedetto XVI il quale li ha avvertiti che «per essere in piena comunione con la Chiesa devono accettare le dottrine del Concilio».

 

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CAVALCOLI & LEVI di GUALDO – Risposta al commiato di Antonio Livi

1 commento
  1. GiovanniS. dice:

    Mi dispiace di questo commiato. E’ evidente che si ragiona su 2 piani diversi fra chi preferisce agire ‘pastoralmente’ per tenere lontano il gregge dai pericoli (padre Cavalcoli e padre Levi) e chi cerca un discorso teologico più alto e aperto al dialogo (mons. Livi). Da un lato hanno ragione i primi nel richiamare i fedeli alla fiducia nella gerarchia, perché sono tenuti ad obbedire ai ministri rappresentanti Gesù stesso; dall’altro lato però è necessario un discorso teologico per spianare i dubbi degli ignoranti fedeli. Per esempio per quanto riguarda l’ecumenismo fra cristiani e inter-religioso: io non sono lefevriano ma il pensiero di lefevre su questo mi sembra più in continuità col magistero della Chiesa. Sia chiaro che non voglio oppormi al concilio ma solo capire come si sia mantenuta una perfetta continuità passando dalla tolleranza ai non cattolici alla multireligiosità odierna. I lefevriani hanno successo perché ragionano con la logica e nessuno si oppone ad essi con la logica ma solitamente con anatemi: su questo ha ragione mons. Livi. D’altronde come si può dialogare coi buddisti e non coi lefevriani? Come l’unione fra cristiani se c’è divisione fra i…

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