L’ISOLA DI PATMOS IN FESTA: SIAMO POVERI MA « SONO GIUNTI DIECI MILIONI … »
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Don Ariel,
su ChurchMilitant è stato recentemente pubblicato un articolo con questo passaggio:
The homoheresy and its resulting lifestyle leads to the homolobby, as coined by Polish priest Fr. Dariuz Oko in his 2012 article titled “With the Pope Against the Homoheresy.” During an interview in Poland, Fr. Oko told Michael Voris that as many as 10 percent of the clergy worldwide are homosexual, but in Rome that number is as high as 50 percent.
10% di clero omosessuale nel mondo, 50% a Roma. Sono numeri che le tornano?
Caro Fabrizio,
conosco bene il presbìtero e teologo polacco Darius Oko, con il quale abbiamo affrontato assieme a partire dal 2011 certe argomentazioni.
Si, i numeri mi tornano.
Posso solo aggiungere che in certe singole diocesi la percentuale arriva al 60/70% e che, talvolta, i preti gay escludono dal percorso verso il sacerdozio candidati ai sacri ordini rigorosamente eterosessuali, sulla base di un semplice principio: perché non possono “intruppare” dei soggetti che non siano poi ricattabili, in situazioni e strutture all’interno delle quali, ormai, tutto si regge sul ricatto morale e patrimoniale.
Su questi argomenti Darius Oko ed io abbia scritto e scritto e ancora scritto, ma non abbiamo ancora visto una decisa presa di posizione delle Autorità ecclesiastiche sul problema. Tutt’altro! Come scrivevo in un mio libro del 2011 … «quelli che agli inizi degli anni Ottanta capeggiavano all’interno dei seminari le pie confraternite gay, oggi, uno dietro l’altro li stiamo vedendo diventare vescovi. E una volta divenuti tali, per prima cosa, in tutti i posti chiave delle diocesi, piazzano immediatamente soggetti affini”.
Non a caso, Darius Oko, parla di gaymafia, mentre io ho più volte portato l’esempio del nido di vipere che si riproducono tra di loro e che mordono e avvelenano chiunque si avvicini.
Per carità … dinanzi alle mie parole numerosi vescovi e cardinali mi hanno data sempre ragione, ma io non voglio affatto la ragione, anche perché il dare ragione non risolve il problema.
Poi siamo arrivati all’ambiguo … «Chi sono io per giudicare un gay». E, come suol dirsi, la cosiddetta frittata è stata fatta.
Sotto questo pontificato sia l’ammissione di persone con tendenze omosessuali nei seminari, sia i preti con tendenze omosessuali, sono aumentati in modo esponenziale.
Se il Cardinale Beniamino Stella mi convoca presso la Congregazione per il clero, gliene darò conto, conti e soprattutto prove.
Ma proprio per questo, si guardano bene dal convocarmi …
In questo articolo, leggo testuali e, oserei dire … decisamente “oscene parole”
«… e quando il Padre Ariel, rivestendosi del candore di Sant’Agnese con l’agnellino bianco in mano, con tanto di occhioni spalancati e di battito di ciglia, chiese lumi …».
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Insomma, quando si esagera si esagera!
Padre Ariel come sant’Agnese con l’agnellino in braccio …
Ma per piacere!
Nel maggio 2012, sull’autostrada Roma-Napoli, ci fermammo a prendere un caffè in un autogrill, eravamo tre preti, tra cui padre Ariel, stavamo andando da Roma a Chiaia nella casa dei genitori di uno dei preti napoletani per un fine settimana.
alla nostra uscita dall’autogrill, c’erano sei camionisti, e, tra loro, uno, indicando noi, disse in tono molto spregiativo … ” guarda che bei frocetti “.
Altro che agnellino e candidi battiti di ciglia come l’estasi di santa Teresa! Padre Ariel scandalizzò quei poveri camionisti voltandosi come uno che pareva in parte un satanasso e in parte Jack lo squartatore, dicendo queste dolcissime parole al povero e quantomeno improvvido camionista … “Senti un po’, gran panzone che non sei altro, scegliti la pornodiva più famosa del momento, poi portala davanti a me, e vediamo se lei sceglie di spassarsela con uno come me, oppure con un povero sfigato come te”.
E ci allontanammo mentre i camionisti, con la faccia attonita, si chiedevano l’uno con l’altro … “ma sono dei preti veramente”?
L’agnellino di sant’Agnese, mi mancava solo di leggere questa !
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P.S.
Sostenere economicamente L’Isola di Patmos è molto importante, io sono uno di quei preti che, nel mio piccolo, lo faccio tutti i mesi. Vorrei mandare di più, ma quel poco che posso lo mando sempre.
Caro Confratello,
i tuoi commenti umoristici, sempre e di prassi lapidari, fatta eccezione per questo che richiedeva una narrazione articolata al nobile scopo partenopeo di svergognarmi, hanno spesso incuriosito diversi Lettori che più volte ci hanno scritto in privato per chiederci se eri un prete realmente esistente, oppure se eri una finzione letteraria.
Naturalmente ho risposto che ti conosco da anni, che abbiamo vissuto diversi anni assieme a Roma, che anche tu, come me, passavi a volte giornate intere nei confessionali con i penitenti, che sei un bravo teologo e un bravo predicatore, un pastore molto amato dai fedeli …
… insomma, ho detto ciò che realmente sei, quindi che sei reale.
Ti ringrazio per avere informato i lettori di quanto io sia stato in quell’occasione più camionista dei camionisti, ma sicuramente ti ricorderai pure quali furono, dal tratto che va dall’autogrill di Cassino, dove il tutto accadde, sino a Napoli, i discorsi che feci sia a te che all’altro confratello in viaggio con noi …
Anzitutto giustificai la maleducazione e la mancanza di rispetto di quel camionista dicendo: «Se l’immagine di prete che noi diamo è quella del prete efebico ed effeminato, o di certi cerimonieri inebriati da incensi, pizzi e damaschi che sculettano attorno al vescovo durante i pontificali; se nei nostri seminari seguitano ad abbondare omosessuali palesi; se i nostri vescovi seguitano a ordinare sacerdoti dei soggetti con una identità sessuale a dir poco da definire … ebbene, possiamo poi stupirci se, dinanzi a tanta frociaggine che abbonda nel nostro clero, un camionista fermo ad un autogrill si prende la libertà di dare dei froci a tre preti che, alla prova dei fatti, tutto avrebbero potuto mostrare fuorché effeminatezze, per i tipi che noi tre eravamo e che tutt’oggi siamo ? ».
Se in quell’autogrill sotto Cassino ci fermassimo oggi e trovassimo altrettanti sei camionisti, semmai informati del fatto che la storica Abbazia di Monte Cassino in verità non è stata distrutta dai bombardamenti americani alla fine della Seconda guerra mondiale, ma da una checca impazzita messa a fare l’Abate, che dilapidava soldi con marchettari, festini gay e droga, forse la loro reazione sarebbe parecchio peggiore di quella che ebbero cinque anni fa.
A quel punto, io dovrei chinare il capo, dire « noi non siamo così, però purtroppo, voi, avete ragione a trattare i preti con simili prevenzioni ».
Usando quindi un linguaggio non propriamente ecclesiastico e tanto meno clericalese, posso dirti in tutta sincerità che non vedo l’ora che, a qualche vescovo androgino che entra parato a festa nella sua chiesa cattedrale, un gruppo di persone strilli un bel giorno sulla piazza … “ma vattene via, checca giuliva !”.
A quel punto, con il fatto narrato sui giornali e la ripresa dell’accaduto trasmessa alle televisioni nazionali, certi vescovoni e cardinaloni che si ostinano a non vedere la realtà e soprattutto a non affrontare questo problema dell’omosessualizzazione del clero divenuto ormai un allarme di livello epidemico, saranno infine obbligati ad ammettere che, tutto sommato, sia nel clero sia nella selezione dei nuovi presbìteri, ed ahimè oggi pure nei vescovi, “forse”, c’è qualche cosa che non va bene a livello umano, morale e spirituale …
Prega per me come io sempre ti ricordo nelle mie preghiere.
Don Ciro, Padre Ariel,
oserei dire, ricorrendo al linguaggio figurato e familiare, siete proprio due “sagome” alquanto atipiche del prete del nostro tempo, estrose e sempre sorprendenti … anche inorridendo la gran parte del clero ormai adagiato nel quieto vivere.
Come si evince dall’episodio che avete raccontato, siete uomini di fede, formati e temprati, guidati e illuminati dalla verità Giovannea, animati da un ardore Paolino nella vostra missione.
Siete preti virili che vivono tra la gente e ne capiscono il sentire e il parlare. Preti d’altri tempi – verrebbe da dire – preti innanzitutto severi con se stessi, che conoscono le debolezze proprie e comprendono quelle del popolo, per questo siete stati rispettati anche da quei sorpresi e malcapitati camionisti …
Siete pastori autorevoli nell’azione e rassicuranti nella parola, le “vostre” pecore – riconoscendo l’odore familiare e la voce ferma – vi seguono con fiducia, tranquille di pascolare su terreni custoditi, protette dai lupi e certe di non smarrirsi … tra le lusinghe del mondo.
Sono convinto che – Deo volente – i vostri continui richiami alla sana dottrina, le vostre indefesse esortazioni ai vescovi ad intervenire, unite alle incessanti preghiere dei fedeli, alle crescenti iniziative dei laici, autonome da quelle degli ignavi pastori, prima o poi provocheranno un graduale ma salutare ravvedimento nel clero.