La curiosa distopìa del Vescovo Giacomo Cirulli che ci ricorda molto “un sacco bello” di Verdone che sul quotidiano Avvenire incolpa i preti no-vax, i fedeli tradizionalisti e i nemici politici del Pontefice

—Pastorale sanitaria —

LA CURIOSA DISTOPÌA DEL VESCOVO GIACOMO CIRULLI CHE CI RICORDA MOLTO UN “SACCO BELLO” DI VERDONE CHE SUL QUOTIDIANO AVVENIRE INCOLPA I PRETI NO-VAX, I FEDELI TRADIZIONALISTI E I NEMICI POLITICI DEL PONTEFICE

.

I vescovi che attualmente stanno tuonando e minacciando alcuni membri del loro clero di procedere alla loro sospensione dall’esercizio del ministero sacerdotale, in caso di mancata vaccinazione, quando hanno visto qualche loro parroco abbracciato a Marco Cappato dopo avere firmato al banchetto che raccoglieva le firme per il referendum a favore dell’eutanasia, in che modo hanno minacciato queste autentiche vergogne del sacerdozio cattolico di procedere a loro carico con le pene canoniche? Quanti, tra quei preti che hanno apposto la loro firma a una simile proposta di referendum, sono stati sospesi con medicinale provvedimento canonico disciplinare dall’esercizio del sacro ministero?  

.

Autore
Ivano Liguori, Ofm. Capp.

.

PDF  articolo formato stampa
.

.

.

.

Ieri, 16 gennaio, sul quotidiano dei vescovi Avvenire è apparso un articolo a firma di Gianni Cardinale che raccoglie lo sfogo del vescovo della diocesi di Teano-Calvi, Alife-Caiazzo S.E. Mons. Giacomo Cirulli. Il presule, dolente come il re di Samaria Àcab al quale Nàbot di Izreèl rifiutò la vigna [cfr. 1 Re 21, 1-16], apre le cataratte del suo cuore al giornalista del quotidiano dei vescovi. Veniamo così a parte del suo immenso dolore che in questi giorni i fedeli e i preti no-vax gli hanno procurato reagendo al provvedimento ― dice lui di mero buon senso ― che è consistito nell’interdire alcuni sacerdoti, diaconi e ministri laici dalla distribuzione dell’Eucaristia ai fedeli della sua diocesi in quanto colpevoli di non essersi vaccinati [vedi qui, qui].

.

Il vescovo, gemente e piangente, motiva la sua presa di posizione come la logica conseguenza del grave peggioramento della situazione pandemica italiana ma soprattutto come l’uniformarsi alla linea di pensiero della Conferenza Episcopale Italiana e alle parole del Pontefice regnante che considera la vaccinazione come un atto d’amore. Insomma, sembra quasi di assistere al rifacimento del film di Carlo Verdone Un sacco bello in cui il personaggio di Ruggero non può che esprimere il suo trionfale: «Love, love, love!».

.

Ma siamo davvero sicuri che le resistenze lamentate dal vescovo siano da ascriversi alla sola opposizione dei preti e dei fedeli insensibili a un atto d’amore così bello e gratuito? Non credo. Al di là di tutto quello che si può dire e pensare sulla vicenda dei vaccini e della gestione pandemica italiana sia da parte dello Stato così come della parte della Chiesa, quello che ancora sembra sfuggire al vescovo Cirulli ― come ho avuto modo di chiarire in un mio precedente articolo ― consiste essenzialmente nell’improvvido modus operandi di seguire paternamente l’intera questione così come ci si aspetterebbe da un vescovo. Infatti, da un successore degli Apostoli ci si aspetterebbe uno stile differente, sicuramente più lungimirante, oserei dire quasi da statista dello spirito che è capace sì di guardare al presente ma essenzialmente al futuro e alle conseguenze future che si determinano già nell’oggi. Perché tutto questo prima o poi finirà e Mons. Cirulli, un domani, si troverà ancora ad essere vescovo di quella porzione di Chiesa i cui figli sono stati maltrattati con provvedimenti restrittivi. Che atteggiamento si dovrà attendere da questi figli sacerdoti, diaconi, ministri e laici? Con quale coraggio potrà ancora guardarli senza provare rossore o con quale imbarazzo potrà sopportarne il loro sguardo velato da una fiducia ferita? Sguardo di anime destinate al Paradiso e non già di soli corpi da curare, responsabilità questa di cui si dovrà rendere conto a Cristo buon pastore, il quale curò i corpi senza dimenticare le anime.    

.

Soprattutto è di rigore una domanda, sempre premettendo, come già fatto nel mio precedente articolo, che la assoluta maggioranza del clero italiano si è sottoposto a vaccinazione, compreso il sottoscritto. Questa la domanda, destinata però come di prassi a rimanere senza risposta: i vescovi che attualmente stanno tuonando e minacciando alcuni membri del loro clero di procedere alla loro sospensione dall’esercizio del ministero sacerdotale, in caso di mancata vaccinazione, quando hanno visto qualche loro parroco abbracciato a Marco Cappato dopo avere firmato al banchetto che raccoglieva le firme per il referendum a favore dell’eutanasia, in che modo hanno minacciato queste autentiche vergogne del sacerdozio cattolico di procedere a loro carico con le pene canoniche? Quanti, tra quei preti che hanno apposto la loro firma a una simile proposta di referendum, sono stati sospesi con medicinale provvedimento canonico disciplinare dall’esercizio del sacro ministero? Ci dicano e rispondano certi vescovi battaglieri: è più grave che un sacerdote impaurito ― forse persino ignorante ― tema a vaccinarsi, o è più grave che un sacerdote, dopo avere appena celebrato la Santa Messa della domenica, esca sul piazzale della chiesa, metta la sua firma a favore del referendum sull’eutanasia, si fotografi con Marco Cappato e pubblichi poi la foto sul suo pubblico profilo social? Ci dicano, certi vescovi zelanti: delle due cose, qual è la più grave? Ma soprattutto: quanti tra i preti che hanno fatto questo ― e ve ne sono stati diversi in giro per l’Italia [cfr. qui, qui, qui] ―, sono stati rimossi dalle parrocchie? Perché a noi risulta l’esatto contrario: i loro rispettivi vescovi hanno fatto finta di niente, non hanno preso alcun provvedimento e questi preti seguitano a fare i parroci. Volendo posso aggiungere di più ancora: uno di questi parroci che ha firmato a favore del referendum sull’eutanasia, poche settimane dopo affiggeva sulla porta della chiesa parrocchiale l’avviso che per partecipare alle sacre funzioni era obbligatorio il GreenPass. Chissà, se per cotanto zelo il suo vescovo lo ha portato persino come esempio a quei pochissimi preti che sono spaventati dal vaccino, ma ai quali mai passerebbe però per la mente di andare a firmare a favore del referendum sull’eutanasia?

.

Non è mia intenzione criticare il buon senso e la ragionevolezza del vaccino come metodo attualmente in uso per arginare l’infezione da Covid-19, anzi torno a ripetere, a scanso di equivoci, che noi Padri de L’Isola di Patmos ci siamo tutti sottoposti alla vaccinazione. Non solo: a chi ci ha chiesto lumi abbiamo sempre risposto premettendo che non siamo specialisti nello specifico e delicato settore ma che però, pur non essendolo, il buonsenso ci porta a suggerire l’uso dell’unico sistema che al momento abbiamo a disposizione, che è la vaccinazione, da leggere anche, volendo, come un senso di responsabilità e di rispetto verso noi stessi e verso gli altri. E siccome, su certi temi caldi, i chiarimenti non sono mai troppi, allora chiarisco ulteriormente. Quando questa mattina ho preannunciato a Padre Ariel che avevo appena inviato in redazione questo nuovo articolo, la sua risposta è stata: «In questo momento sto andando al centro di vaccinazione perché dopo avere fatto la III dose il 10 gennaio non mi è arrivato l’SMS con il codice necessario per stampare il GreenPass. Appena rientro provvediamo a montare il tuo articolo». Insomma, non mi ha detto che stava andando a una manifestazione di no-vax, come non lo direbbe Padre Gabriele e come non lo direi io. Detto questo è però bene precisare che i cattolici “buoni” e “cattivi” non li valutiamo sulla base della vaccinazione ― che è opportuna e indubbiamente necessaria ―, ma su altre basi morali e pastorali. Per esempio siamo tenuti a considerare “cattivi”, anzi proprio pessimi cattolici, coloro che si dichiarano pubblicamente favorevoli all’aborto, alla pillola anticoncezionale, alla pillola abortiva, al matrimonio tra coppie dello stesso sesso, o che chiamano “misericordia” la dolce morte attraverso l’eutanasia perché a loro dire è “crudele” far soffrire un morente. E tutto questo, certi pessimi cattolici, lo affermano pubblicamente in nome di una idea distorta e aberrante di “amore cristiano”. Quelli sono per noi i cattivi cattolici, anzi pessimi cattolici. Non coloro che, indubbiamente sbagliando per debolezza, fragilità o ignoranza, ma anche per la valanga di notizie contraddittorie, di proclami e di smentite, di cambi di direttive e di idee [cfr. qui], il tutto sempre e di rigore senza che alcuno abbia mai ammesso “abbiamo sbagliato qualche valutazione”, oggi sono terrorizzati dall’idea di farsi vaccinare.

.

Chiarito questo proseguo: quello che nel legittimo esercizio della libertà dei figli di Dio ritengo di poter criticare è lo stile politico di trattare queste resistenze al vaccino che non devono e non possono trovare accoglienza nella Chiesa Cattolica. Se si continua di questo passo a non voler sentire ragioni, incancreniti nella ben nota testardaggine clericale, si avrà come unico risultato quello di incrinare la fiducia filiale dei fedeli verso i loro vescovi facendo sparire quel ben misero rimasuglio di autorevolezza paterna che l’episcopato italiano ancora conserva ma che sembra disposto a svendere con ogni premura quanto prima.

.

Con sorpresa apprendiamo dall’articolo che il vescovo Cirulli si duole per essere stato assalito dai leoni da tastiera  e che ha ricevuto critiche, minacce e insulti da molti fronti tanto da spingere la Digos a intervenire in suo soccorso ― senza che lui ne abbia fatta alcuna richiesta ― attenzionando i sovversivi. Allora mi chiedo, prendendo le distanze dai facinorosi e dai disagiati che danno libero sfogo alla violenza essendo privi delle giuste argomentazioni logiche: possibile che nessuno dentro la curia vescovile abbia suggerito al presule di agire diversamente, per esempio in modo meno avventato? Nessuno che si sia sentito in dovere di far desistere il vescovo da una sicura brutta figura e da una gogna mediatica il cui unico responsabile non può che essere lui solo?

.

Dico questo perché nel proseguo dell’intervista ad Avvenire vengono riferite come motivazioni della gogna mediatica le più fantasiose argomentazioni degne della migliore dietrologia dispotica orwelliana. Il vescovo si lancia nel descrive l’identikit del cattolico no-vax sulla scorta di quanto fatto dal quotidiano La Repubblica nei giorni scorsi [vedi qui], viene detto: «ho l’impressione che ci sia uno scisma in atto», «ho potuto capire che si tratta di persone tra loro collegate che appartengono a un mondo tradizionalista in contrapposizione col magistero di Papa Francesco». Insomma, il profilo del cattono-vax si delinea come una lobby scismatica ben compaginata, ultra-tradizionalista, anti-bergogliana, tutta trine, pizzi e merletti e ― aggiungerei io ― sicuramente di matrice conservatrice e magari con simpatie di destra. Tutto questo è però tragicamente e tristemente falso, perché le persone spaventate dal vaccino non hanno una connotazione politica precisa, come non appartengono solo al mondo del “cupo tradizionalismo” cattolico. La paura è un fenomeno completamente trasversale. Pertanto, i cosiddetti no-vax o anti-vax, li troviamo in politica nell’estrema destra come nell’estrema sinistra, tra le fila del progressismo cattolico più spinto come in quelle del tradizionalismo cattolico più radicale. E chi non vede questo, può dare solo una visione del tutto falsata della realtà, affermando che la paura, o se vogliamo l’ignoranza nel senso etimologico del termine, appartiene solo a una ben precisa categoria.

.

Cari lettori, capite perché la credibilità della Chiesa oggi risulta essere ai minimi storici? Se sono queste le argomentazioni forti, è facile capire come mai le persone non ci prendano più sul serio ma ci deridano. Se tutto viene riassunto in questioni oppositive ideologiche allora stiamo facendo politica, propaganda, fidelizzazione e tesseramento partitico. Così come ha fatto il premier Mario Draghi nel corso dell’ultima conferenza stampa che illustrava l’ultimo decreto anti Covid, anche Mons. Cirulli ha affermato che in buona sostanza la responsabilità è dei non vaccinati ― siano essi consacrati o laici ― agevolando a questo modo divisioni, creando il sospetto, dando spago ai delatori, stimolando tensioni che faticheranno a rimarginarsi nel tempo.

.

E se forse due anni fa, in obbedienza alle parole del Papa e della Conferenza Episcopale Italiana, il presule sarebbe stato felice di abbracciare un cinese e di mangiare un inclusivo involtino primavera, oggi si guarderebbe bene dall’abbracciare un prete no-vax come segno di distensione e di ripresa della comunione ecclesiale. Che dire di più, questi sono i tempi in cui tutti desiderano apparire come filosofi socratici, tutti si sentono forti di quell’assunto del figlio di Sofronisco che dice che le norme si rispettano anche quando sono ingiuste e che quindi bisogna fare quello che ci comandano di fare, anche se non ci piacciono «o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra» cantava Nino Ferrer.

.

Costoro dimenticano però che Socrate scelse di bere la cicuta non in base a leggi ingiuste ma a un sistema giuridico manipolato, incapace di rispettare lo spirito della legge e del legislatore che deve prevedere eccezioni e deroghe eque per salvare l’integrità dell’uomo e il suo spirito da pericolose derive totalitarie.

.

Forse il prossimo sfogo di Mons. Cirulli sarà affidato direttamente al quotidiano La Repubblica e sarà lì che apprenderemo dal portavoce vaticano Eugenio Scalfari che in qualche suo fantasioso dialogo privato col Pontefice, la vaccinazione sarà uno degli elementi essenziale per la validità del sacerdozio ministeriale e dell’amministrazione dei Sacramenti e tutto questo al fine di avere più «Love, love, love!». Certo, a questo punto della narrazione non guasterebbe il senso pratico del vecchio comunista dedito alla casa e alla famiglia interpretato dal mitico Mario Brega nel film Un sacco bello. Mario, vedovo ma ancora capace di sacrificarsi per il suo unico figlio Ruggero, non si capacita dell’eccessivo «Love, love, love!» nell’esperienza di vita del figlio tanto da venire preso per fascista da Fiorenza, al ché alzandosi in piedi esclama: «A me fascio? Io fascio? A zoccolè, io mica so’ comunista così, sa! So’ comunista cosìììì !!!».

.

Ecco, cari lettori, a tali livelli di buon senso pratico non siamo ancora abituati e forse non ci arriveremo mai, almeno tra i pastori della Chiesa Cattolica.

.

Laconi, 18 gennaio 2021

.

.

È IN DISTRIBUZIONE L’ULTIMO LIBRO DI PADRE IVANO LIGUORI

 POTETE ACQUISTARLO QUI

.

.

«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» [Gv 8,32],
ma portare, diffondere e difendere la verità non solo ha dei
rischi ma anche dei costi. Aiutateci sostenendo questa Isola
con le vostre offerte attraverso il sicuro sistema Paypal:

PayPal - Il metodo rapido, affidabile e innovativo per pagare e farsi pagare.

oppure potete usare il conto corrente bancario:

intestato a Edizioni L’Isola di Patmos

IBAN:    IT 74R0503403259000000301118

CODICE SWIFT:   BAPPIT21D21
in questo caso, inviateci una email di avviso, perché la banca
non fornisce la vostra email e noi non potremmo inviarvi un
ringraziamento [ isoladipatmos@gmail.com ]

.

.

.


1 commento
  1. ettore
    ettore dice:

    Una considerazione amara, ieri sera, grazie a Dritto e Rovescio, il vescovo ha avuto il suo momento
    di celebrità televisiva, col naso fuori dalla mascherina …. cui è stata contrapposta una vergognosa rappresentazione dei “brutti e cattivi” sacerdoti no-vax. Se questo è giornalismo?

I commenti sono chiusi.