il Vescovo di Springfield nega la Comunione ai politici che hanno votato la legge sull’aborto, perché? Semplice: perché due più due seguita a fare quattro.
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IL SITO DI QUESTA RIVISTA E LE EDIZIONI PRENDONO NOME DALL’ISOLA DELL’EGEO NELLA QUALE IL BEATO APOSTOLO GIOVANNI SCRISSE IL LIBRO DELL’APOCALISSE, ISOLA ANCHE NOTA COME
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«ALTIUS CÆTERIS DEI PATEFECIT ARCANA»
(in modo più alto degli altri, Giovanni ha trasmesso alla Chiesa, gli arcani misteri di Dio)
La lunetta usata come copertina della nostra home-page è un affresco del Correggio del XVI sec. conservato nella Chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma
Creatrice e curatrice del sito di questa rivista:
MANUELA LUZZARDI
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Caro Padre Gabriele, grazie.
Una cosa che mi ha sempre colpito è la potenza della manipolazione del linguaggio, in cui sono maestri negli Stati Uniti. Lì gli schieramenti in tema di aborto sono divisi tra “pro-life” e “pro-choice” ove, con una costante metodologia, il pro-life è fortemente stigmatizzato mentre il pro-choice è magnificato o quantomeno non stigmatizzato o addirittura percepito come neutrale. Trattandosi di schieramenti avversi, però, nessuno fino ad oggi ha avuto il coraggio di chiamare coloro che si appellano a paladini di presunti e fondamentali diritti della donna con il nome che le regole del linguaggio attuale ci consentono ovvero “pro-death”. Il linguaggio ha una sua potenza nella coerenza significativa, ovvero nella corrispondenza tra quel che penso, dico, scrivo e faccio, la cui conseguenza è anche la risposta (abile) che gli altri si aspettano da me. In Italia, bene hanno fatto ad adottare la dicitura pro-vita e non pro-life, così non si è potuto replicare l’inganno. In italiano infatti pro-scelta è troppo sfacciato, tutti capirebbero. Fighiting Necroculture, in finale, si ottiene chiamandoli da ora in poi per quello che sono: PRO-DEATH! PRO-MORTE!
Sì potrebbe aggiungere alla lista anche coloro i quali operano la frode della mercede agli operai ?