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Il sito di questa Rivista e le Edizioni prendono nome dall’isola dell’Egeo nella quale il Beato Apostolo Giovanni scrisse il Libro dell’Apocalisse, isola anche nota come «il luogo dell’ultima rivelazione»
«ALTIUS CÆTERIS DEI PATEFECIT ARCANA»
(in modo più alto degli altri, Giovanni ha trasmesso alla Chiesa, gli arcani misteri di Dio)
La lunetta usata come copertina della nostra home-page è un affresco del Correggio del XVI sec. conservato nella Chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma
Creatrice e curatrice del sito di questa rivista:
MANUELA LUZZARDI
Ritengo opportuno rendere partecipi gli amici lettori dell’Isola di Patmos che, in concomitanza col Sinodo in corso, Padre Giovanni Cavalcoli ha pubblicato un’articolata riflessione richiamando i vescovi alla responsabilità della formazione in chiave cristiana dei giovani.
Il testo è leggibile a questo link:
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2018/10/sulla-formazione-cristiana-dei-giovani/
Salve Padre Ariel,
vorrei domandare: un giovane come può aver fiducia nella chiesa oggi quando la maggior parte del clero è apostata,ipocrita e falso e segue il principe del mondo?
grazie
Caro Fabio,
se come immagino lei legge i miei vari scritti, avrà notato che io uso spesso il termine «Chiesa visibile». Con questo termine sottintendo il corpo ecclesiale ed ecclesiastico, che è formato da sempre, sin dall’epoca apostolica, non solo da oggi, da persone corrotte dalla grandissima povertà del peccato.
Anche e soprattutto per questo sono stato consacrato sacerdote: per portare ai poveri che sono privi di Cristo, la ricchezza salvifica del Santo Vangelo e strapparli così alla povertà; quindi per combattere un’altra grande povertà, che è la povertà generata dal peccato.
Per quanto riguarda il clero, credo mi si possa dare atto che in anni e anni di apostolato svolto anche attraverso numerosi scritti pubblicistici, non ho certo mancato di indicarne le gravi piaghe; e non ho neppure mancato di indicare, soprattutto, il silenzio dei Vescovi, od il modo in cui le Autorità Ecclesiastiche non hanno calato la misericordiosa scure su certi soggetti, che andavano rigorosamente dimessi dallo stato clericale.
Che nella Chiesa visibile e nel suo clero serpeggi una crisi morale senza precedenti che poi ha generato una crisi dottrinale, o viceversa che la crisi dottrinale abbia generato quella morale, è un fatto. Penso, come modesto studioso di dogmatica, storia del dogma e quindi storia della Chiesa e del diritto, che quanto stiamo vivendo oggi, non abbia dei precedenti storici. E anche questo l’ho scritto e spiegato più volte: perlomeno, io di precedenti storici non ne ho trovati.
Con estrema fatica, oggi dobbiamo cercare qualche spiga di buon grano in un campo invaso dalla gramigna, prendendo questa fiduciosa ricerca, basata sulla virtù teologale della speranza, come una vera e propria prova di fede.
Se parliamo invece del Mistero della Chiesa, ossia del Corpo Mistico di Cristo, di cui egli è capo e noi membra vive, il discorso cambia, perché stiamo appunto parlando della Santa Sposa di Cristo, come ci spiega il Beato Apostolo Paolo:
«Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, 26 per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» [Ef 5, 26-27].
Esistono ancòra santi sacerdoti? Si, sicuramente pochi, ma esistono. Certo, bisogna saperli cercare, perché i pochi santi che ci rimangono, vanno cercati nelle zone più periferiche, che non sono affatto le poetiche «periferie esistenziali», ma le periferie della solitudine e dell’isolamento prodotto dall’ostracismo o da forme di vera e propria persecuzione interna.
In questo momento di tribolazione, dinanzi al quale solo gli accoliti del Maligno possono affermare che «mai le cose erano andate così bene e che la Chiesa visibile è in perfetta salute e pervasa da una straordinaria rivoluzione epocale», il nostro compito – e con esso la sfida che questi tempi ci rivolgono giorno dietro giorno -, è la fede e la fiducia nel Capo del Corpo che è la Chiesa: Cristo Verbo di Dio.
«Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa;
il principio, il primogenito di coloro
che risuscitano dai morti,
per ottenere il primato su tutte le cose» [Col 1, 18].
Insomma, caro Fabius, se la mia fede e con essa la grazia del mio sacerdozio ministeriale, dipendesse dagli uomini, o peggio dal “culto degli uomini” oggi tanto sviluppato, posso tranquillamente garantirle che avrei regalato le mie vesti talari a qualche attore comico del teatro d’avanspettacolo, avrei fatto un biglietto di sola andata per i Caraibi, ed in questo momento, a 55 anni, sarei sulle spiagge caraibiche in compagnia di tre splendide fanciulle di settantacinque anni … e dico settantacinque anni nel senso che, sommando i loro rispettivi venticinque anni, esse avrebbero raggiunta, tutte e tre, l’età complessiva di settantacinque anni.
Invece rimango più che mai nel campo invaso dalla gramigna, animato da sicura e certa fede che io, devoto sacerdote di Cristo e sposo fedele della Chiesa, ho una mia qualche utilità nel mistero della economia della salvezza.Non sono diventato sacerdote per compiacere gli uomini, meno che mai gli uomini potenti e prepotenti, ma per compiacere Cristo.
Infatti, quando un Alto Prelato, una volta, con sincero affetto mi disse: «Fai attenzione, perché quelli come te, non piacciono a …».
Risposi: «E che m’importa, io sono diventato prete per piacere a Cristo».
Ecco, questo vale anche per chi, come tutti i fedeli laici, partecipa al sacerdozio comune dei battezzati.
Purché ci ricordiamo che Norimberga è una metafora, e neanche troppo appropriata; a Norimberga fu applicato il diritto dei vincitori, che alcune cose ricordarono, ma troppe ne dimenticarono. Noi da duemila anni sappiamo che ci sarà ben altro tribunale e ben altro Giudizio (Toh, sono diventato benaltrista anch’io), al quale i cattoatei hanno smesso da un pezzo di credere.