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Il sito di questa Rivista e le Edizioni prendono nome dall’isola dell’Egeo nella quale il Beato Apostolo Giovanni scrisse il Libro dell’Apocalisse, isola anche nota come «il luogo dell’ultima rivelazione»
«ALTIUS CÆTERIS DEI PATEFECIT ARCANA»
(in modo più alto degli altri, Giovanni ha trasmesso alla Chiesa, gli arcani misteri di Dio)
La lunetta usata come copertina della nostra home-page è un affresco del Correggio del XVI sec. conservato nella Chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma
Creatrice e curatrice del sito di questa rivista:
MANUELA LUZZARDI
Siccome sono stato chiaramente accusato di essere uno di quei cattolici intolleranti che rovinano il lavoro dei cattolici tolleranti, vorrei far presente che le mie discussioni con i fratelli omosessuali vertono prioritariamente sul fatto che in natura, a parte rarissime aberrazioni cromosomiche, gli uomini hanno cromosomi XY e le donne cromosomi XX.
GENTILE FLAMBEAU,
QUESTO SUO COMMENTO, INIZIALMENTE PUBBLICATO, È STATO CANCELLATO SU RICHIESTA DI DIVERSI LETTORI CHE SI SONO SENTITI PERSONALMENTE OFFESI PER I GIUDIZI TEMERARI E NON CORRISPONDENTI A VERO CHE LEI HAI ESPRESSO SU PADRE IVANO E SU DI ME
Ariel S. Levi di Gualdo, presbitero
Sulla vipera non si discute, personalmente avrei detto anche molto di peggio.
Poi, dare del “Don Abbondio” a Padre Ivano, così, con la massima nonchalance, e per di più da parte di un … coraggiosissimo anonimo.
Ma perché, pubblicate commenti di questo genere?
Cestinateli e basta, non sarebbe meglio?
Caro Confratello,
hai ragione, ma la cosa è un po’ più complessa, cerco di spiegarmi.
Molte persone non si limitano a fare domande ma a scrivere anche commenti agli articoli, che possono essere positivi o negativi.
Se noi pubblicassimo solo i commenti positivi, faremmo uso e abuso di lettori selezionati per “lodi auto-celebrative”.
Pertanto, è necessario e doveroso pubblicare anche commenti critici negativi, a volte anche altamente critici negativi, qualche volta insolenti e talora persino offensivi.
Ciò che invece è doveroso non pubblicare sono i commenti profondamente offensivi scritti, sempre e di rigore, da persone anonime.
Bisogna dare una visione realistica delle cose e quindi della realtà, accettando anche commenti negativi e sfottenti, purché non superino, come ti ho appena spiegato, i limiti del buon gusto e della decenza, o commenti che contengono invece falsità palesi o eresie presentate come verità di fede.
Caro Confratello,
su richiesta dei una lettrice che ci ha inviato una lettera molto toccante, la Signora Luisa M. Manservigi, tenendo poi conto del commento pubblico tuo, di Don Ciro (Napoli) e di diversi altri commenti privati a noi giunti, abbiamo rimosso il commento di certo Flambeau, al quale anche tu avevi risposto in tono di disappunto.
Padre Ivano un “Don Abbondio”?
In pratica come riscrivere la storia e affermare che Leone Magno andò incontro ad Attila, scese da cavallo, si gettò a terra ai suoi piedi e piangendo e tremando di paura lo supplicò dicendogli … pietà, abbi pietà di me!
Secondo me a certa gente il caldo crea effetti collaterali devastanti.
Su richiesta dei una lettrice che ci ha inviato una lettera molto toccante, la Signora Luisa M. Manservigi, abbiamo rimosso il commento di certo Flambeau, al quale Don Ciro aveva risposto con questo suo post.
Sul limitare i danni nulla da dire. Anzi. Inoltre, non penso che lei sbagli; ancora 20-25 anni fa apparire come omosessuali o transesessuali era un marchio di infamia. Però ciò non significa che sia qualcosa di cui andare orgogliosi. Ciò che intendevo dire è che la cosiddetta cultura omosessuale si è talmente imposta da far accettare a tutti come ovvi una serie di termini e concetti che non lo sono per nulla. Si sarà certamente accorta di come da una decina d’anni a questa parte molti giovani considerino ormai l’omosessualità come cosa del tutto normale o meglio vivano nell’idea pansessualista secondo cui, appunto, non esiste una “misura” della sessualità. Perciò, – e forse non mi sono fatto capire -, ritengo non si debba concedere nulla alla mentalità omosessuale, perché porta con sé necessariamente una visione distorta della realtà, a meno che la persona stessa non si renda conto di essere in errore e cerchi di cambiare vita, naturalmente.
Grazie per le sue preghiere che cercherò di contraccambiare.
… credo che tutti, caro Don Ettore, abbiamo conosciuto omosessuali che non hanno ostentato mai con orgoglio la loro condizione omosessuale, diversamente da quel che accade oggi. Come è vero ciò che lei dice tra le righe, cioè che il genere sessuale non è una scelta, ne io potrei alzarmi domani mattina dicendo di sentirmi uomo e di pretendere di essere accettata come soggettivamente mi sento, salvo perseguire ai sensi di legge chiunque mi ricordasse che sono una donna e che questa è la realtà di fatto. Quindi è vero che l’omosessualismo, inteso come ideologia, porta, come lei dice, o peggio cerca di imporre, una visione distorta della sessualità.
Lungo sarebbe il discorso, come lei ben sa, dell’insegnamento del gender nelle scuole, perché trasmettere a dei bambini, così profondamente influenzabili e manipolabili, il concetto che il genere sessuale non è qualche cosa di connaturato sin dalla formazione del feto nel ventre materno, ma una libera scelta della persona, produrrebbe dei disastri ai quali si preferirebbe sul momento nemmeno pensare.
Caro padre Ivano,
ottimo articolo, come sempre, del resto.
Fatto accaduto la scorsa domenica: una coppia di gay ha partecipato alla Messa nella mia parrocchia mano nella mano, con un atteggiamento che dire provocatorio sarebbe eufemistico. E mano nella mano si presentano a ricevere la Comunione, che con discrezione gli ho negato. Uno dei due si è messo a inveire che era suo diritto ricevere la Comunione che viene data anche ai camorristi. Sono andato a deporre la pisside sull’altare perché non era il caso di discutere con il SS. Corpo di Cristo tra le mani e gli ho risposto che sì, può anche essere che i camorristi ricevano la Comunione, però non si presentano in chiesa ostentando la loro appartenenza ai clan camorristici e pretendendo di essere riconosciuti e legittimati come tali.
Come vedi, padre Ivano, questo è già il presente, senza attendere chissà quale futuro.
Concordo in pieno con te, che ti interroghi, di fronte a certe “parate” che toccano a Roma tutti i luoghi più simbolici per la cristianità, in quali altre faccende siano affaccendati i membri della CEI e la Santa Sede. Più o meno come quando da noi il Gay Pride sfilò davanti al santuario della Madonna di Pompei.
(inviato piccolo obolo per le spese legali di padre Ariel)
Penso (ma forse sbaglio) che certa pletora di cattolici alquanto strani abbiano, e mostrino, una inquietante incapacità a comprendere l’ovvio. O che forse ciò che è ovvio per noi non lo è per altri?
Questo articolo è un po’ la prosecuzione del precedente di Padre Ariel che spiega la necessità della “mediazione” e non del compromesso. Azzeccatissima la citazione del Vangelo sul re che prima di muovere guerra a un altro re deve fare i conti con i soldati, con le forze che ha.
Caro Padre Ivano, vivo nel mondo della scuola (insegno alle medie di una paritaria cattolica da 30 anni), e concordo totalmente con voi sul fatto che, certi rumorosi cattolici possono solo recare grave danno, perché i promotori di questo Ddl usano le loro frasi aggressive e intolleranti per ribadire la necessità di questa legge.
Come possono (non faccio i nome perché non è necessario), in questo momento delicatissimo, certi blog e siti cattolici anche di una certa diffusione, rivolgersi al mondo omosessuale chiamando i gay in modo dispregiativo “invertiti, sodomiti, pederasti”?
Questi cattolici (se cattolici sono!) stanno lavorando per fornire ragioni per l’approvazione di questa legge. E domani, noi, ci ritroveremo obbligati, nelle scuole paritarie cattoliche, all’insegnamento del gender. In simile non auspicato caso, posso dire fin da adesso che noi, la nostra scuola, la chiuderemo senza pensarci sopra un istante in più, e non credo che sarebbe la sola a scegliere di chiudere.
Grazie cari Padri, vi sostengo con una preghiera e ho mandato una piccola offerta a nome della nostra comunità religiosa per il fondo spese processuali di Padre Ariel.
Suor Laura M. Michelini
Gentile Suor Laura, ognuno reagisce come sa e come può, ma ad essere totalmente ingiusto in questo caso è quell’infame progetto di legge liberticida, non la reazione di chi non ce la fa a star zitto. Che certe reazioni siano poco opportune mi pare un problema secondario e, comunque, niente affatto in grado di propiziare l’approvazione della legge, ma questo è un parere mio. Non mi sembra però il caso che i cattolici “normali” si sentano liberi di tirare sempre la croce addosso a quelli “strani”, sbagliando completamente bersaglio, con l’unico risultato di dare di fatto ragione a chi non ce l’ha (“hai visto che ci vuole una legge, lo dicono pure i cattolici?”) e di provocare l’ennesima spaccatura tra i figli di Dio. Battersi contro la legge Zan è battersi per la libertà di pensiero e di espressione, due diritti inalienabili, anche dentro la Chiesa.
Gentile Stefano,
i cattolici, i figli di Dio, si sono spaccati da loro stessi e da diversi decenni.
Non so, se Padre Ivano o Padre Ariel, ricordo però un articolo su questa Isola nel quale si piegava in modo lucido (cito a memoria) che i cattolici corsero alle urne a votare a favore del referendum sull’aborto e la domenica dopo tornarono a lavarsi le mani dentro le acquasantiere.
Io non sono teologo, ho fatto gli studi in lettere classiche, però conosco e ho insegnato per molti anni il catechismo. Quindi molto meglio di me i Padri teologi dell’Isola possono spiegare il “peccato originale”, di cui noi non abbiamo colpa, ma che ci è stato trasmesso con tutto ciò che esso comporta.
Qualcuno di noi potrebbe anche dire che non è colpa nostra ma di Adamo ed Eva, e in effetti è colpa loro, ma gli effetti di quel peccato sono ricaduti su di noi che non lo abbiamo commesso. Forse lei non ha votato all’epoca (anzi chissà se era già nato, non conosco la sua età), ma le conseguenze di quell’esercito di cattolici andati alle urne a votare a favore dell’aborto sono ricadute su di noi, in quello e in vari altri casi.
Leggo da anni Padre Ariel che nei suoi articoli ha spiegato in lungo e largo il concetto di decadenza e che cosa essa produce quando superata la soglia di non ritorno diventa irreversibile, tema sul quale ha scritto articoli veramente memorabili.
Il problema è che oggi, i cattolici depressi, hanno solo la capacità di ascoltare se stessi, non le guide e i maestri, ai quali sono capaci solo a dire “non sono d’accordo … io penso che …”. E quando hanno detto “io”, con ciò hanno detto tutto, e più o meno chiuso il discorso.
Può essere che questa legge finisca affossata, però, può essere finisca approvata. A questa seconda eventualità bisogna pensare, e nel caso cercare di limitarne la portata dei potenziali e gravissimi danni che proprio a noi cattolici ne potrebbero derivare.
Padre Ivano, e Padre Ariel con il suo articolo di pochi giorni fa, hanno posto un preciso quesito che sembra non averla sfiorata, cioè che noi, allo stato in cui siamo ridotti oggi, non possiamo pensare, peggio illuderci, di avere forze (e anche capacità) per combattere contro una potentissima e agguerritissima lobby internazionale come quella LGBT.
Lei pensa di poterlo fare? Come, con quali mezzi, risorse e uomini? “Voi” propendete a dare la colpa alla Chiesa e al clero, che in pratica equivale a dire che è colpa di Adamo ed Eva (e lo è) ma ciò non cancella il dato di fatto del peccato originale ricaduto su tutti, a prescindere dai diretti colpevoli.
Lottare senza mezzi, uomini e risorse vuol dire perdere qualsiasi battaglia, glielo dice una povera donna di 72 anni che fece la prima professione religiosa 50 anni fa vestendo lunghe e nere vesti, con la fasciatura al volto e il lungo velo, e mi sentivo tanto a mio agio, con quelle austere vesti. Oggi, con un certo imbarazzo, sono costretta a portare (come tutte le mie consorelle), il vestito poco sotto le ginocchia, di un colore indefinibile tra grigio e azzurro, perché così fu deciso, e perché all’epoca, quelle che come me avrebbero potuto reagire a quella e molte altre cose, non lo fecero. Oggi non do la colpa ne alla Chiesa, ne alla mia congregazione ne alle suore di ieri e di oggi, do la colpa solo a me stessa.
Lei, invece, pensa davvero che sia sempre colpa degli altri e che siano gli altri a dover risolvere i problemi, semmai in maniere anche alquanto improbabile?
Suor Laura, non capisco perché lei mi collochi tra un “voi” non meglio specificato, usato solo per rimarcare le distanze, e perché lei dica che io accuso la Chiesa quando è di tutta evidenza con chi ce l’ho. Le sono forse sembrato ostile? Me ne scuso. La mia intenzione era solo quella di far cessare il fuoco amico, ma più mi sbraccio e più mi sparano contro.
Io la penso così: se la legge Zan sarà approvata, non sarà perché qualcuno tra noi ultimamente si è espresso in modo poco elegante, ma perché così è stato deciso da tempo in ristrette cerchie internazionali che hanno il potere di imporre agli Stati qualunque decisione in campo legislativo, economico e giudiziario (oltre alle guerre, le pandemie e i piani vaccinali planetari). Se invece non sarà approvata, sarà solo per un intervento diretto della Madonna, la quale, tuttavia, vuole che i suoi figli siano uniti (e quale miglior causa), così come, contrario, il Nemico ci vuole divisi per sterminarci uno ad uno. Una Chiesa divisa non fa paura a nessuno, mentre una Chiesa unita, anche se minoritaria, è argine allo straripare del male. In tale santa e tutt’altro che improbabile circostanza si ricordi quindi chi ringraziare. Mi creda, non saranno quelli che volevano fare i patti col diavolo.
Lei ha un grosso problema, glielo dico con profonda tenerezza pastorale: è incapace anzitutto a leggere e comprendere quel che viene scritto, lo fraintende perché non ha la capacità di ascoltare altri fuorché se stesso, infine, senza rendersene conto, diventa anche insolente e offensivo.
Purtroppo, a persone che hanno articolato dei discorsi basati sul buon senso comune, la logica e la realtà innegabile dei fatti, neppure si è reso conto di averli insultati tacciandoli di voler fare patti con il diavolo.
Lei è messo male, mio caro, cosa di cui mi dispiaccio profondamente, ma so quanto è difficile, a volte impossibile, aiutare chi non vuol essere aiutato e far ragionare chi si rifiuta di articolare anche un elementare ragionamento logico e razionale.
E infine il colpo di magia: la figura della Madonna trasformata in una via di mezzo tra Mago Merlino e la Fata Morgana che a un certo punto arriverà con la bacchetta magica a risolvere i nostri guai.
E questa, lei, per caso la chiama anche “fede cattolica”?
P.S.
Affinché la Chiesa sia unita, quelli come lei devono imparare ad ascoltare i maestri e a seguire i loro insegnamenti, anziché dire “io penso che…” e fregarsene di tutti quanti i maestri e i sacerdoti.
Caro p.Ariel, con le orecchie ancora basse dopo la sua reprimenda, mi imbatto in questa notizia rilanciata da Repubblica. Mi passi almeno questa provocazione – detta da me – poi ognuno elaborerà i dati di realtà come meglio crede: cattolici che sanno ascoltare?
https://www.repubblica.it/politica/2021/07/13/news/ddl_zan_appello_approvazione_cristiani_cattolici_base-310162808/
Quando ieri al Senato, per un solo voto, la discussione del ddl Zan non è stata rinviata sine die (leggasi definitamente affossata), peraltro con l’assenza ingiustificata di sette senatori tra FI e Lega, ho ripensato a chi più sopra mi richiamava al buon senso comune del Vangelo, cioè a valutare bene se valga la pena fare la guerra con 10.000 uomini a chi ti viene incontro con 20.000, e, semmai, non provare invece a metterti d’accordo con lui finché sei in tempo. Peccato che stavolta era il nemico a farsi i conti prima con i suoi 10.000 uomini, mentre noi 20.000 beoti con la vittoria in mano, applicando il Vangelo all’incontrario, abbiamo optando da subito per l’accordo al ribasso. Complimenti agli strateghi della CEI, per non dire di peggio.
Stefano,
faccia poco lo spiritoso, perlomeno con me, quindi organizzi una raccolta firme per proporre un referendum abrogativo della legge sull’aborto, poi ci racconti – con i numeri alla mano – quanti sono i cattolici che si sono precipitati di corsa a firmare, numerosi a tal punto da intasare le piazze dove si trovano i banchetti della raccolta-firme.
Lei vive fuori dal mondo del reale. Quindi il problema non è nostro che cerchiamo di vivere nel reale e alla luce del buon senso, il problema è tutto quanto suo.
Caro p.Ariel, non mi permetterei mai di fare lo spiritoso con lei, nel senso di mancarle di rispetto, cerco solo di alleggerire la gravità della situazione ricorrendo all’ironia. Né ce l’ho poi coi padri dell’Isola di Patmos per la loro posizione in favore, chiamiamolo così, del “male minore”. La mia stima per voi non cambia anche se ritengo tale posizione sbagliata, in primis, nell’ordine della ragione, ma anche nell’ordine della fede, perché, nel dilemma tra due mali alternativi e inevitabili, il male minore è sì una scelta obbligata ma, non può certo orientare un accordo politico per evitare la prigione che, in sé, non è neanche un male e neppure inevitabile (specie quando si può ancora contare su una sufficiente maggioranza in Parlamento per contrastare la deriva omo-trans-totalitaria). La vicenda del voto al Senato dimostra (ma già si sapeva) che c’è una maggioranza che, per insipienza o per malafede – chi può dirlo? – qualcuno più cattolico degli altri ha programmaticamente rinunciato a compattare, preferendo che andasse in scena la pantomima della finta opposizione impallinata dai franchi tiratori, al solo scopo di sacrificare la verità a quel totem ideologico chiamato “dialogo”, rifiutando, pur potendo, di affossare definitivamente una legge liberticida. Ora, se lei volesse confutare, nel merito, questa mia tesi, cioè senza buttarla sul piano personale, per es alludendo a miei presunti problemi psichiatrici, come se questo fosse un argomento decisivo, io ne sarei sinceramente lieto. Sono anche un po’ stanco di essere una voce fuori dal coro.
In cammino verso i 70 posso dire che ai nostri genitori, soprattutto, ma anche a noi da adolescenti e giovani, che fummo, mai sarebbe passato per la testa di insultare i preti come hanno preso il vezzo a fare certi … “cattolici” su un internet spesso dagli stessi ridotto a una gran fogna. Oggi dobbiamo invece vedercela con persone che vengono in chiesa nemmeno per Natale e Pasqua, ma solo per Natale, che dinanzi a meno di 10 minuti di predica te ne rovesciano addosso di tutti i colori, o perché 10 minuti sono troppi, o perché non hai parlato bene, o perché quello che hai espresso di perfettamente aderente alla dottrina cattolica loro non lo condividono e semmai (è accaduto a me, e nemmeno una volta sola) vengono anche a dirti … “ah, io non sono d’accordo con quel che ha detto”. Per tornare poi al Natale successivo, senza avere nemmeno la più pallida idea di quel che accade dall’inizio alla fine della Messa, e soprattutto che cosa si celebra e perché.
Questi sono i “cattolici” che ci insultano sui social. E questi cattolici dovrebbero far da barriera al ddl Zan?
Cara Suor Laura, ciò a cui mira il ddl Zan non è una ipotetica protezione delle persone omosessuali da ingiuste aggressioni fisiche o verbali, ma l’approvazione tout court dell’omosessualità a livello sociale e giuridico, con la relativa criminalizzazione di tutti coloro che la pensano diversamente. Il condannare la pratica omosessuale o l’averne un salutare schifo non deve diventare un grimaldello da dare addosso alle persone, le quali spesso sono ignoranti o addirittura in buona fede, ma stiamo molto attenti all’uso di tutta una terminologia che il mondo omosessuale ha di fatto imposto: gay e nella vita omosessuale non c’è proprio nulla di felice perché è una sessualità mortifera, comunità, quasi che l’essere omosessuali fosse la base per costituire una società nella società, omofobia, quando una buona parte della gente non ha paura degli omosessuali, ma fastidio e anche schifo per ciò che abitualmente praticano, eterosessualità, quando la sessualità, per sua natura è soli etero e così via. Tutto il movimento omosessuale, dai suoi inizi alla fine della guerra in USA e un po’ più tardi altrove, non è stato altro che una pretesa di riconoscimento di ciò che non può averne. Ricordo le parole di Giovanni Paolo II dopo il gay pride del 2000: sembrano passati non 21 anni, ma 200.
Rev.mo Don Ettore,
avevo appena terminato di rispondere a Stefano che, appena inviato il messaggio, leggo questo commento suo.
Non entro nel merito, del tutto condivisibile, di ciò che nella sostanza lei afferma; e lo afferma con cognizioni ben superiori alle mie, perché come sacerdote lei esercita il ministero della confessione e ha un contatto molto diretto e profondo con certe problematicità.
Ripeto quindi che, se questo disegno di legge non sarà affossato (cosa che per quanto mi riguarda spero), dobbiamo auspicarci che sia approvato con tutta una serie di emendamenti che facciano salva la libertà di opinione, espressione, educazione e insegnamento, quindi la libertà della Chiesa a trasmettere, insegnare e ribadire ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è morale e ciò che è disordine morale ecc …
Come già ho risposto poco prima, concordo con Padre Ivano e Padre Ariel quando spiegano che noi al momento non abbiamo forze, mezzi e soldati per fare e vincere una battaglia contro un esercito così potente e agguerrito. Giudico a mio modesto avviso sapiente l’esortazione di Padre Ariel che, richiamandosi al Vangelo, spiega che un re non può con 10.000 uomini muovere guerra a un re che ne ha 20.000, cercherà allora di inviargli una ambasceria di pace. Non si tratta, qui, di fare pace con gli LGBT, ma di mediare, che non vuol dire (come ha spiegato Padre Ariel) cercare compromessi, che anzi vanno sempre evitati, ma cercare di limitare al massimo il danno quando, purtroppo, non si è in grado di fare e vincere una guerra che, purtroppo, da parte nostra, allo stato in cui realisticamente versiamo sarebbe perduta in partenza.
Poi può anche essere che io sbagli, semmai anche in modo clamoroso, a maggior ragione confido sulla sua comprensione sacerdotale e sulle sue preziose preghiere.
Articolo di magistrale equilibrio, sapienza e realismo.
Grazie carissimo Padre Ivano.
Anch’io ho guardato i commenti su facebook … e che dire: se i cattolici fossero quelli che scrivono certe cose tutti noi, molto ragionevolmente, dovremmo affrettarci a cambiare “mestiere”
Luigi (presbitero pugliese)
Per un ddl Zan spiegato bene suggerisco anche la visione di questo video molto semplice e istruttivo:
https://youtu.be/3qEXM0PnN98
Bologna 13 luglio 2021
Rev.mo e caro Padre Ariel,
con lei condivido diverse cose, anzitutto il contenuto dei suoi articoli e poi dei suoi libri, che ho tutti, ed in più occasioni li ho acquistati per farne regali, soprattutto a certi cattolici confusi e smarriti.
Con lei condivido anche un’altra cosa: la data di nascita. Entrambi siamo nati il 19 agosto, seppur con una differenza: lei compirà 58 anni e io 80, quindi potrei essere sua madre. E Dio solo sa, di un figlio sacerdote come lei, quanto ne andrei fiera!
Lei è persona stimata, benvoluta e seguita da tanti, e in tanti le siamo grati. Quanti dubbi ha dissipato in molti di noi, e quante consolazioni ha donato in anni di attività pubblicista ed editoriale!
Le chiedo un favore personale, che non è detto lei sia tenuto, ad alcun titolo, a concedermi.
Vorrei che cancellasse il commento caustico e infamante scritto da certo Flambeau, che ha tacciano di “Don Abbondio” un sapiente sacerdote come Padre Ivano e lei di altre cose schifose. Tirando in ballo infine mons. Antonio Livi.
Io sono stata legata e per anni in contatto con il compianto mons. Antonio Livi, l’ultima volta l’ho visto nel maggio 2018, mentre mi trovavo in vacanza in Trentino. In quei giorni tenne una conferenza a Rovereto, nella casa natale del beato Antonio Rosmini, che andai a sentire.
In quell’occasione gli dissi che mi erano di conforto gli articoli che leggevo sull’Isola di Patmos, rivista telematica da lui co-fondata. Monsignore rispose testuali parole: “Padre Ariel è un teologo di grande dottrina e di profondo spessore umano e morale. Non patteggia sulla verità e non è accomodante su certe tematiche teologiche, perché non bisogna esserlo. Se avesse mercanteggiato sulla verità, oggi sarebbe titolare di cattedra in qualche università pontifica romana e appresso lo avrebbero fatto vescovo”.
Queste parole, mons. Livi, non le disse a me, a tu per tu, ma alla presenza di mio marito, di mia figlia, del mio nipote maggiore e di tre amici suoi, presumo fossero organizzatori dell’evento, quindi di sei testimoni oculari.
So anche che, nel periodo acuto della sua malattia, lei si è molto adoperato per lui. Cosa che non mi risulta abbiano fatto coloro che oggi cercano di usare il suo nome in modo menzognero.
Solo dei soggetti intellettualmente disonesti possono confondere certi vostri scambi teologici per liti e livori.
Questo dunque il favore personale che le chiedo: tolga, per cortesia, da questo forum, il commento di Flambeau. Capisco che cercate di dare voce a tutti, ma quel commento è anzitutto falso, molto offensivo per Padre Ivano autore di questo articolo e valente teologo, per lei, per la memoria di mons. Livi al quale certe anonime battute velenose non rendono certo omaggio.
Se può, le sono grata.
Luisa M. Manservigi