È morto l’Arciabate emerito di Montecassino Pietro Vittorelli: la pietà può cancellare la triste verità?

È MORTO L’ARCIABATE EMERITO DI MONTECASSINO PIETRO VITTORELLI: LA PIETÀ CRISTIANA PUÒ CANCELLARE LA TRISTE VERITÀ?

La pietà cristiana non può omettere la verità. Pertanto, il responsabile del sito Silere non Possum si conferma ciò che è: uno che «d’ognun disse mal, fuorché di Cristo, scusandosi col dir: “Non lo conosco”!» (Epigrafe di Paolo Giovio su Pietro l’Aretino).

— Notizie in breve —

Autore
Redazione de L’Isola di Patmos

 

 

 

 

 

 

 

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Tra i vari siti che si dicono “cattolici” ce n’è uno che si chiama Silere non Possum. Ne è responsabile un giovane uomo che ci risulta sia stato gentilmente accompagnato in passato alla porta d’uscita di seminari e istituzioni religiose. È forse per questo che si sente legittimato a scrivere perle di saggezza sulle problematicità della Chiesa Cattolica, ma soprattutto sulla formazione dei sacerdoti — che è quanto di più complesso e delicato possa esistere —, presentandosi a tal riguardo come esperto?  

Numerosi i suoi articoli nei quali attacca ripetutamente persone e istituzioni ecclesiastiche con stile acido tutto quanto suo. Nessuno si è salvato dalle sue stilettate: dal Sommo Pontefice ― che può essere rispettosamente criticato, non però contestato e irriso ―, per seguire con alti prelati della Curia Romana e prefetti dei vari dicasteri della Santa Sede, che possono anch’essi essere criticati, ma non irrisi in modo sfottente e strafottente. Verso il direttore dei Media Vaticani e il responsabile della Sala Stampa della Santa Sede ha messo in atto un vero e proprio accanimento sino a tacciarli — nella migliore delle ipotesi — di «incompetenza» e «analfabetismo». Se la prese persino con la Gendarmeria Vaticana, composta da elementi selezionati per indubbia eccellenza nonché dotati di rara educazione e cortesia, cui ha dedicato, pur malgrado, commenti ironici riguardo la loro professionalità.

Ama presentarsi come esperto di “cose vaticane”, come se andasse e venisse dai sacri palazzi, omettendo di dire che non possiede alcun pass per transitare nel territorio dello Stato della Città del Vaticano, dove non ci risulta sia ospite gradito. 

non ci riguarda ad alcun titolo in che modo questo soggetto — che non risulta beneficiare del sostegno di una famiglia benestante né dei proventi di un lavoro professionale — possa bivaccare a Roma dove i costi della vita sono stati sempre alti, oggi più che mai alle stelle, perché tutt’altro è l’oggetto della questione.

Nell’articolo di oggi (cfr. QUI) questo eccelso conoscitore della Curia Romana pubblica un commento sulla morte dell’Arciabate emerito di Montecassino, Dom Pietro Vittorelli, già presentato in passato come vittima innocente assolta dall’accusa di avere sottratto danaro dai fondi dell’abbazia:

«Si conclude, oggi, una lunga e ingiusta via crucis giudiziaria iniziata nel 2017» (cfr. QUI).

Considerando che vanno di moda i dubia, intendiamo porne alcuni al responsabile di questo Sito con l’espresso invito a rispondere nello stretto merito delle sette questioni che seguono:

 

  1. È vero che Pietro Vittorelli non faceva semplice uso bensì abuso di droghe pesanti e che era un cocainomane a tal punto affetto da forte dipendenza sino a finire ricoverato in una discreta clinica svizzera per essere disintossicato dove il costo per tre mesi di terapie ammontò a circa 160.000 euro?

 

  1. È vero che i gravi problemi neuro-cardiologici che debilitarono fortemente Pietro Vittorelli furono la conseguenza dell’abuso ch’egli faceva di una sostanza stupefacente nota come crack, che gli causò infine una forte trombosi?

 

  1. È vero che quando venne ricoverato d’urgenza gli specialisti che lo ebbero in cura rimasero imbarazzati apprendendo dalle analisi cliniche che Pietro Vittorelli risultava fare massiccio uso abituale di cocaina e crack e che fu proprio questo secondo la causa del grave attacco che lo aveva colpito e fortemente debilitato?

 

  1. È vero che Pietro Vittorelli era un omosessuale praticante incontenibile che conduceva una vita in totale contrasto con la morale cattolica, i principi del sacerdozio e della vita monastica e che era solito avvalersi delle prestazioni a pagamento di giovani escort omosessuali in giro per tutta Europa, lasciando di ciò traccia nelle sue chat private, acquisite poi agli atti dagli inquirenti come prove documentali, nelle quali si esprimeva con stile e linguaggio di una immoralità inqualificabile?

 

  1. È vero che Pietro Vittorelli girava per tutta Europa affetto da shopping compulsivo giungendo a spendere sino a circa 50.000 euro in un solo mese, con transazioni documentate dai tabulati delle sue carte di credito, pagando hotel a 5 stelle categoria lusso, ristoranti gourmet, boutique d’alta moda e profumerie?

 

  1. È vero che quanto contenuto nei punti 1-5 sono tutti elementi minuziosamente documentati in atti d’indagine passati poi dagli investigatori alla Santa Sede per conoscenza, in considerazione del fatto che Pietro Vittorelli era un ordinario diocesano?

 

  1. Il direttore del Sito Silere Non Possum, noto castigatore della Curia Romana, dei prelati della Santa Sede, dei Media Vaticani, della Sala Stampa Vaticana, della Gendarmeria Pontificia e via dicendo (vedere archivio dei suoi articoli) ritiene forse che quando di mezzo ci sono le gravi e immorali prodezze di un omosessuale praticante e impenitente, il tutto vada relegato nelle sfere della sua vita privata, senza che ciò possa in alcun modo incidere a livello ecclesiale e canonico-giuridico?

 

il tenore degli scambi che Pietro Vittorelli era solito avere con gli escort gay a pagamento: «io vado a cercà cazzi»

 

La pietà cristiana non può omettere la verità. Pertanto, il responsabile di questo Sito, si conferma per ciò che è: uno che «d’ognun disse mal, fuorché di Cristo, scusandosi col dir: “Non lo conosco!» (Epigrafe di Paolo Giovio su Pietro l’Aretino).

Il grande esperto di cose di Chiesa risponda a questi dubia, ma rigorosamente nel merito, oppure taccia, raccomandando con noi l’anima di questo disgraziato defunto alla infinita misericordia di Dio.

 

dall’Isola di Patmos 14 ottobre 2023

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.https://www.youtube.com/watch?v=ltEAQNopUYM&t=2s

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4 commenti
  1. Pietro
    Pietro dice:

    Rev. padre Levi di Gualdo,

    Grazie del contributo pubblicato. Vorrei però capire: i dati che Lei elenca sono stati resi pubblici dalle autorità o sono rimasti confidenziali? Il caso dell’abate Vittorelli mi aveva passabilmente sconvolto anni fa, quando il caso è “esploso”, ma non capisco se vi siano state prese di posizione ufficiali o condanne.
    Ringrazio Lei e gli altri Padri dell’Isola di Patmos per il servizio che offrite al Popolo di Dio.

    Vostro in Cristo,

    Pietro

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Caro Pietro,

      in questa tristissima vicenda le persone tendono a confondere due diverse sfere distinte e del tutto diverse: quella riguardante la legge penale, risoltasi con una assoluzione, quella ecclesiastica, dinanzi al diritto interno della quale quale questo sventurato si è macchiato dei peggiori delitti nei quali può incorrere un sacerdote religioso, monaco e abate dell’Ordine Benedettino, che nel peggiore dei modi ha violato:

      1. il voto di povertà da lui professato, conducendo una vita mondana e dispendiosa alla stregue dei secolari più edonisti;
      2. il voto di castità, violato anch’esso nel peggiore dei modi, avendo avuto rapporti considerati dalla morale cattolica “contro natura”, di gran lunga peggiori di quelli che seguono invece il naturale richiamo dell’uomo verso la donna;
      3. il voto di obbedienza, perché ha cercato di sottrarsi alle disposizioni date dalle Autorità Ecclesiastiche che hanno cercato di farlo ritirare in qualche abbazia, cosa che lui non volle però fare.

      Certo che è stato assolto una volta appurato che non aveva sottratto fondi dall’8X1000 assegnato all’abbazia all’epoca prelatura territoriale, ossia diocesi. La giustizia civile non avrebbe mai potuto condannarlo per fatti che per il diritto penale non costituiscono reato, perché spendere e spandere, avere rapporti omosessuali e disubbidire all’Autorità Ecclesiastica, non sono per la legge figure di reato. Tutti elementi, questi, che sfuggono a un giovane e gentile signorino che ne ha celebrata l’assoluzione in modo improvvido e mistificatorio, specie considerando che costui si picca pure di essere un grande esperto di faccende ecclesiastiche e di diritto canonico.

      Se le Autorità Ecclesiastiche non lo hanno duramente sanzionato è stato solo per carità cristiana da una parte e per pudore dall’altra. L’Abate emerito, per quanto “giovane”, aveva una salute completamente compromessa e si era ritirato a vita privata in un appartamento di Roma di proprietà della sua famiglia. Quindi hanno fatto calare sul tutto il silenzio. Non è stato sospeso dall’esercizio delle funzioni perché di fatto si era sospeso da solo, forse perdendo persino la fede, considerando il modo in cui ha vissuto sino alla fine dei suoi giorni, né è stato sanzionato canonicamente perché si era dato da sé stesso la peggiore delle condanne.

      Quanto ho riferito è tutto tristemente e minuziosamente documentati agli atti.

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Caro Lettore,

      anche molti dei nostri articoli sono firmati dai Padri Ivano Liguori, Gabriele Giordano M. Scardocci, Simone Pifizzi, il Monaco Eremita (persona realmente esistente e realmente eremita), Teodoro Beccia … ma io che sono direttore responsabile di questa rivista, regolarmente iscritta presso l’Ordine dei Giornalisti del Lazio, come lo è altrettanto il sottoscritto, rispondo in prima persona di tutto ciò che viene pubblicato su L’Isola di Patmos. Per questo, quelli delle testate giornalistiche o delle riviste sia su carta stampata che on-line, si chiamano direttori responsabili, proprio perché responsabili delle pubblicazioni che implicano la loro approvazione, quindi la loro responsabilità giuridica in prima persona.

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