7 thoughts on “Domenica delle Palme: quell’obbedienza tanto difficile da far comprendere a molti laici cattolici”
Noi seguiamo i pastori , ma i pastori a loro volta devono davvero seguire Nostro Signore Gesu’. Invece oggi noi fedeli abbiamo uno spettacolo desolante dalla gerarchia cattolica:ci sembra che i pastori seguano piu’le loro paure e il loro desiderio di vivere a qualsiasi visto piuttosto che Gesu’. Non d’un bello spettacolo.
Noi fedeli obbediamo, na quando questa emergenza ci ricorderemo di come si sono comportati i pastori.
Non tutti per fortuna. Io sto cominciando ad apprezzare Francesco Moraglia, attuale patriarca di Venezia . Giunto in Diocesi dopo Angelo Scola, personalità impositiva e di grande energia, sembrava la tipica persona modesta e di scarsa rilevanza. Ora che sto seguendo, sulla rete locale che le trasmette in diretta, le Messe da lui celebrate da quando è iniziata l’epidemia, apprezzo grandemente la pienezza della sua celebrazione. Uno “stile” asciutto e impeccabile, nessun spazio alla creatività e omelie intense, che colpiscono il segno e il senso della parola evangelica . In questi tempi difficili ha parole di grande forza e speranza, anzi, di Speranza, quella con la S maiuscola, che si fonda sulla Fede e si manifesta nella Carità. Quelle parole che vorremmo sentire pronunciate in una piazza diversa da quella di San Marco. Ma tant’è, è nella tempesta che si riconosce il buon capitano. E il fatto che Moraglia, da Roma, non abbia ricevuto, finora , nessun grande riconoscimento, forse è parecchio significativo. Ora attendo con ansia la sera di Giovedi Santo, per la celebrazione della Missa in Cena Domini.
Sursum corda!
Se obbedire significa rimettersi alla guida dei pastori, i quali noi crediamo conoscano la volontà di Dio e ad essa si conformino, allora dobbiamo accettare tutti che sia volontà di Dio quella di privare, in questo momento epocale, il suo popolo della partecipazione alla Santa Messa e del conforto del Sacramento dell’Eucaristia.
È corretto desumere questo?
La ringrazio in anticipo per il tempo che eventualmente vorrà gentilmente dedicarmi, rispondendo a questa mia domanda.
Sia fatta la volontà di Dio, allora!
E preghiamo che i pastori sappiano custodire il gregge in questo misterioso tempo che il Signore chiede di trascorrere all’addiaccio.
Non vedo assalti alle chiese in disobbedienza ai divieti; certamente personalmente sono deluso. D’altra parte da gente che comunica i concubini nonostante il divieto formale del Catechismo tuttora in vigore e non modificato da nessuno, non ci si può aspettare molto. Liberi di non celebrare per i fedeli a Pasqua, liberi altri di tagliare le offerte e di non considerarli.
Noi seguiamo i pastori , ma i pastori a loro volta devono davvero seguire Nostro Signore Gesu’. Invece oggi noi fedeli abbiamo uno spettacolo desolante dalla gerarchia cattolica:ci sembra che i pastori seguano piu’le loro paure e il loro desiderio di vivere a qualsiasi visto piuttosto che Gesu’. Non d’un bello spettacolo.
Noi fedeli obbediamo, na quando questa emergenza ci ricorderemo di come si sono comportati i pastori.
Non tutti per fortuna. Io sto cominciando ad apprezzare Francesco Moraglia, attuale patriarca di Venezia . Giunto in Diocesi dopo Angelo Scola, personalità impositiva e di grande energia, sembrava la tipica persona modesta e di scarsa rilevanza. Ora che sto seguendo, sulla rete locale che le trasmette in diretta, le Messe da lui celebrate da quando è iniziata l’epidemia, apprezzo grandemente la pienezza della sua celebrazione. Uno “stile” asciutto e impeccabile, nessun spazio alla creatività e omelie intense, che colpiscono il segno e il senso della parola evangelica . In questi tempi difficili ha parole di grande forza e speranza, anzi, di Speranza, quella con la S maiuscola, che si fonda sulla Fede e si manifesta nella Carità. Quelle parole che vorremmo sentire pronunciate in una piazza diversa da quella di San Marco. Ma tant’è, è nella tempesta che si riconosce il buon capitano. E il fatto che Moraglia, da Roma, non abbia ricevuto, finora , nessun grande riconoscimento, forse è parecchio significativo. Ora attendo con ansia la sera di Giovedi Santo, per la celebrazione della Missa in Cena Domini.
Sursum corda!
Se obbedire significa rimettersi alla guida dei pastori, i quali noi crediamo conoscano la volontà di Dio e ad essa si conformino, allora dobbiamo accettare tutti che sia volontà di Dio quella di privare, in questo momento epocale, il suo popolo della partecipazione alla Santa Messa e del conforto del Sacramento dell’Eucaristia.
È corretto desumere questo?
La ringrazio in anticipo per il tempo che eventualmente vorrà gentilmente dedicarmi, rispondendo a questa mia domanda.
… «tu lo hai detto».
Sia fatta la volontà di Dio, allora!
E preghiamo che i pastori sappiano custodire il gregge in questo misterioso tempo che il Signore chiede di trascorrere all’addiaccio.
Non vedo assalti alle chiese in disobbedienza ai divieti; certamente personalmente sono deluso. D’altra parte da gente che comunica i concubini nonostante il divieto formale del Catechismo tuttora in vigore e non modificato da nessuno, non ci si può aspettare molto. Liberi di non celebrare per i fedeli a Pasqua, liberi altri di tagliare le offerte e di non considerarli.
Come disse Nostro Signore: “Se l’amministrazione dei sacramenti esercitata dal clero da me istituito vi delude, votate col portafogli.”