L’antico animale intelligente e la nuova intelligenza artificiale

L’ANTICO ANIMALE INTELLIGENTE  E LA NUOVA INTELLIGENZA ARTIFICIALE 

Sono queste le occasioni in cui l’uomo ha dimostrato la propria intelligenza, non certo imponendosi come l’animale più forte, o veloce, o abile, ma mostrandosi capace a gestire uno strumento superiore con la sua intelligenza adattabile, esercitando quella sua capacità con la quale da sempre ha saputo adattarsi a quei numerosi cambiamenti storici che si chiamano oggi mutamenti tecnologici.

— Attualità —

Autore:
Jorge Facio Lince
Presidente delle Edizioni L’Isola di Patmos

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In questi giorni una delle tematiche più presente nei telegiornali e nei social media si sta centrando sulle IA (Intelligenze Artificiali) e le sue implicazioni positive, ma soprattutto negative, specialmente con il vertice che si sta celebrando a Parigi: AI Action Summit.

È opportuno partire da due premesse importanti: ognuno di questi sistemi è in definitiva uno strumento nelle mani dell’uomo e per questo rispecchia con un potenziamento inimmaginabile al giorno d’oggi le stesse ricerche e forma di pensare e di agire dell’uomo. Dunque è l’uomo stesso che può indirizzare lo strumento per aiutare e migliorare il progresso, la scienza e la stessa vita umana, come può usare questo strumento per i peggiori incubi mai vissuti nella storia.

Il concetto stesso di Intelligenza deve essere chiarito: i sistemi per la loro potenza e velocità posso raggiungere calcoli e operazioni che l’essere umano singolarmente o in gruppo non riuscirebbe a raggiungere facilmente, ma sono finora operazioni settoriali e specifiche; mentre la singolarità dell’Intelligenza umana si contraddistingue per la creatività e simultaneità nell’operare multiple funzioni e tematiche. La paura non è tanto su dove possano arrivare come strumenti i sistemi delle Intelligenze artificiali, ma a che punto sta giungendo la pigrizia, la malavoglia, l’ignoranza e l’inattività a cui le persone stanno arrivando nel quotidiano, privilegiando lo svago in un mondo sempre più vanesio e superficiale, anziché cercare di sviluppare al meglio le proprie qualità, doni e capacità.

Oggi la vita stessa è strutturata per essere vissuta in forma passiva, nella modalità zombi o “amebe”, pur avendo a portata di mano l’accesso a un’informazione illimitata e con una tale vasta gamma di strumenti tecnici e tecnologi con i quali si potrebbero operare delle meraviglie.

L’intelligenza artificiale sta trasformando rapidamente la società e il mondo del lavoro, tanto che il suo sviluppo e la sua diffusione sollevano importanti questioni etiche, sociali ed economiche. Mentre l’Europa porta avanti come strategia un quadro teoretico di approccio regolamentare e incentrato sull’uomo, specialmente alla tutela dei diritti fondamentali, gli Stati Uniti e l’Asia, in modo particolare la Cina, hanno scelto invece un approccio pragmatico ed economico dove hanno lasciato carta bianca per l’innovazione e la concorrenza. C’è stato un investimento massiccio sulla ricerca e lo sviluppo dell’IA da parte dei governi con l’unico obiettivo di raggiungere la leadership mondiale nel settore.

Una delle principali preoccupazioni sulle IA è il suo potenziale impatto nel mondo del lavoro: l’automazione dei processi produttivi porterebbero a un aumento della disoccupazione e della disuguaglianza sociale, soprattutto nei settori manifatturieri, agricoli, di commercio e dei servizi.

L’altra questione importante è l’impatto ecologico, i modelli di IA sono complessi e richiedono enormi quantità di energia, con un conseguente impatto significativo sull’ambiente. L’utilizzo diffuso di dispositivi intelligenti e la produzione di grandi quantità di dati sollevano anche preoccupazioni per il consumo di risorse naturali e la gestione dei rifiuti elettronici. Esiste, assieme alle due preoccupazioni appena indicate, anche il pericolo della perdita di controllo sulle IA e la conseguente paura dello sviluppo di capacità che possano superare il controllo umano e generare delle conseguenze imprevedibili per la società. Altrettanta paura genera il pericolo dell’uso improprio delle IA per scopi dannosi, come la creazione di armi autonome o la manipolazione dell’opinione pubblica.

Le IA hanno un impatto immediato e devastante nelle diverse generazioni della società, specialmente i più anziani, che sono molto più vulnerabili, oltre che indifesi e spesso incapaci a cogliere il pericolo quando si trovano coinvolti in truffe , furti e inganni ai quali non sono preparati, non avendo ricevuto da nessuno una adeguata informazione, oggi più che mai impellente, sui pericoli che si possono correre.

Se l’IA come potente tecnologia offre grandi opportunità, al tempo stesso comporta anche dei grandi interrogativi. Per un verso appare indispensabile un dialogo aperto che tenga conto dei benefici potenziali come dei rischi per i lavoratori e per l’ambiente, affinché il suo sviluppo e utilizzo sia etico e sostenibile e mirato al bene dell’umanità. Però, come si sa, quando di mezzo ci sono i soldi è difficile avere una solida garanzia sulla operatività del progetto, e tutto potrebbe rimanere nell’ideale ambito delle belle parole.

Le IA a livello lavorativo non porteranno all’abolizione del lavoro umano se si accetta la trasformazione profonda del mercato del lavoro che si sta già realizzando, è per ciò fondamentale investire in istruzione e formazione per preparare i lavoratori a coesistere con le IA come in passato fece l’uomo con l’arrivo della macchina a vapore o dell’automobile; perché sono queste le occasioni in cui l’uomo ha dimostrato la propria intelligenza, non certo imponendosi come l’animale più forte, o veloce, o abile, ma mostrandosi capace a gestire uno strumento superiore con la sua intelligenza adattabile, esercitando quella sua capacità con la quale da sempre ha saputo adattarsi a quei numerosi cambiamenti storici che si chiamano oggi mutamenti tecnologici, reinventando nuove attività e sviluppando nuove competenze.

 

dall’Isola di Patmos, 15 febbraio 2025

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