Meme. Fenomeno buffo internautico che serve come radiografia del corpo ecclesiastico italiano: San Giovanni Paolo II invitava ad aprire le porte a Cristo, pochi anni dopo si è passati ad “abbassare i muri” e “creare ponti” col mondo per essere dei misericordianti piacioni …

— società e attualità ecclesiale —

MEME. FENOMENO BUFFO INTERNAUTICO CHE SERVE COME RADIOGRAFIA DEL CORPO ECCLESIASTICO ITALIANO: SAN GIOVANNI PAOLO II INVITAVA AD APRIRE LE PORTE A CRISTO, POCHI ANNI DOPO SI È PASSATI AD “ABBASSARE I MURI” E “CREARE I PONTI” COL MONDO PER ESSERE DEI MISERICORDIANTI PIACIONI …

La falsa speranza illusoria che oggi si presenta davanti a questa neo ecclesiologia dei meme è quella di pensare o di ipotizzare che domani, nel prossimo conclave, nel prossimo pontificato o in un prossimo eventuale concilio, tutto ritorni come prima in virtù del rifiuto da parte del nuovo eletto, circondato da un grande esercito compatto di coraggiosi e coerenti ecclesiastici, che sistemeranno tutto in un battibaleno, semmai usando la formula magica: hocus pocus …

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Autore:
Jorge Facio Lince
Presidente delle Edizioni L’Isola di Patmos

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memes e pecore …

Nell’éra della «rivoluzione epocale» che ha preso avvio negli ultimi anni all’interno della Chiesa, si insiste sul bisogno impellente di aprirsi e di dialogare col mondo, quasi come se dovessimo imparare dal mondo quella che sarebbe l‘identità, la missio e la funzione della Chiesa. Così, seguendo la sequela di questi “slogan” rivoluzionari, non ci resta che cominciare a guardare la Chiesa anche sotto il profilo dei fenomeni e movimenti del “mondo”, come quello appartenente a Internet, attraverso il noto e diffuso “meme”.

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Il codice “telematico” meme è assegnato a qualsiasi tipo di file visivo o audiovisivo generato nella infinità di imitazioni, derivazioni e adattamenti di ogni tipo di un’unità originale che può essere anche sconosciuta. Il temine meme [1] è un neologismo coniato dal divulgatore scientifico neo-darwinista Richard Dawkins nella sua opera The Selfish Gene [2] del 1976, ed è un termine con cui si vuole presentare come tesi l’analogia tra la trasmissione genetica e la trasmissione culturale, il tutto basato sull’ipotesi che ogni meme, analogamente al gene, è l’unità più piccola e necessaria nella evoluzione: «I meme sono delle piccole unità culturali che si diffondono da persona a persona copiando o imitando».

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Dawkins spiega che la propagazione dei meme, cioè di quelle idee, canzoni, mode, slogan, principi, regole tra cervelli e cervelli, si concretizza per mezzo dell’imitazione, diffondendosi a modo di “virus” di generazione in generazione fino a diventare un concetto fisso come lo è diventato ad esempio quello dell’idea di Dio  [3]:

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«Dio esiste, solo nella forma di un meme con un alto valore di sopravvivenza o di potere infettivo nell’ambiente della cultura umana» [4].

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In questo meme-idea/concetto su Dio, secondo la teoria di Dawkins si evince in primis che l’imitazione è il mezzo per cui vengono generati e duplicati i meme, i quali seguendo le stesse regole dell’evoluzione naturale ― ma in questo caso per analogia seguendo le regole della “evoluzione culturale” ― sopravvivrebbero solo alcuni di essi portando avanti una nuova vita, ed a seguire le qualità più importanti per sussistere e per diffondersi dei meme, per esempio la longevità, la fecondità e la fidelizzazione nell’imitazione per la sua semplicità. Per ultimo il fattibile principio selettivo di questa “evoluzione sociale”, è quello dell’adattamento in risposta all’ambiente sociale in cui si trova.

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«quando viene seminato un meme fertile nella mia mente, letteralmente si è parassitato il mio cervello con la trasformazione della nuova idea diffusa tramite il  veicolo del meme nella stesa forma che lo farebbe un virus nel parassitare un meccanismo genetico di una cellula ospite» [5]”.

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Alcuni studiosi favorevoli a questo neologismo, hanno introdotto il meme nello studio della condotta umana sviluppandolo come «istruzioni per eseguire condotte che sono state memorizzati nel cervello dopo che sono state trasmesse per imitazione», quindi ogni cosa appresa sin dall’infanzia deve identificarsi per imitazione in quanto meme. Altri studiosi lo hanno invece contestato in virtù della sua ambiguità concettuale: non è infatti possibile definire cosa sia precisamente un meme, l’analogia natura e cultura è troppo riduttiva e inefficace per la descrizione dei comportamenti umani complessi, non aggiunge niente di nuovo di quanto già di per sé riescono a fare gli studi antropologici, culturali, linguistici e sociologici.

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Nella cultura d’Internet, il termine meme cominciò a essere presente dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso, conservando anche le stesse analogie tra biologia e cultura, tra geni e meme anteriormente menzionati, anche se la stessa selezione naturale del meme indicata da Dawkins ha avuto una trasformazione in Internet secondo una separazione non tanto attuata secondo la velocità naturale ma secondo l’alterazione deliberatamente data dalla stessa creatività umana con il modo di “hijacking[6] tra due paralleli: quello dell’imitazione fedele come frutto della fascinazione, ammirazione e identificazione o della  denigrazione e del discredito di persone e idee, per seguire con la replica dell’originale o con la totale trasformazione dell’originale stesso.

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A prescindere dagli ostacoli presenti nel mondo accademico riguardo la teoria dei meme, va ammesso che grazie a questa epoca sempre più condizionata e definita dalla comunicazione su Internet, questo termine ha trovato, per le sue caratteristiche, una esponenziale diffusione, sino a mutarsi, da iniziale unità che si propaga gradualmente tramite il contatto interpersonale di contenuti trasmessi simultaneamente, a dei fenomeni di massa veri e propri, sovrastando così i limiti tra la comunicazione interpersonale e quelli di massa, quelli professionali e amatoriali, quelli del basso verso l’alto e viceversa.

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«unità culturali che si diffondono da persona a persona, i meme furono discussi molto prima dell’era digitale. Eppure Internet ha trasformato la diffusione dei meme in una pratica altamente visibile e il termine netizen è diventato parte integrante della neo-lingua, per lessico, grammatica e sintassi propria dell’uomo internetico» [7].

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In questa dinamica comunicativa, il termine meme è diventato in internet uno specifico sinonimo che indica la diffusione di una “idea particolare” presentata come testo scritto, immagine, mossa linguistica o altre unità di “cose” culturali. Uso che sembra molto simile al mondo accademico, ma distinti tra di loro, perché nella teoria della “evoluzione culturale” la caratteristica primordiale è la longevità della idea trasmessa. Invece, nel mondo telematico, i meme sono delle descrizioni per le mode recenti caratterizzate da breve durata. Se quindi nella sfera accademica i meme sono unità concettuali astratte e spesso controverse,  nella net-sfera i meme sono invece fenomeni concreti e parzialmente ammessi da tutti. Per ultimo: se i meme creano delle distinzioni a livello teoretico evoluzionista, in tal caso si mutano in idee singole o formule che si sono propagate bene. Infatti i meme, a livello digitale, sono gruppi di elementi e di contenuto creati con consapevolezza reciproca e di condivisione legati in una unità culturale popolare diffusa, imitata e trasformata dai singoli utenti di internet, sino a creare una esperienza culturale condivisa nel processo in cui il livello personale o micro riesce anche a modellare la “macro-struttura” della società.

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La ragione per cui si è fatto così popolare il fenomeno dei meme nella rete, è dato dal godimento e piacimento provocato nell’utente che riesce a ripetere o trasformare una attività che lo fa uscire della sua routine quotidiana, realizzata quasi sempre insieme ad altre persone. Per questo approccio di gruppo i meme finiscono con l’avere un impatto sociale e politico, perché acquisiscono un ruolo comunicativo di “conversazione continua”, con forte spinta di dibattito, pur restando nell’ambito dei pubblici discorsi informali e spontanei che partono dal basso, con la possibilità di generare collegamenti tra l’individuale e il collettivo, tra il personale con la res-publica.

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I meme sono diventati i conseguenziali elementi naturali per lo studio di Internet e della cultura digitale. Il comportamento memetico è però nuovo, perché la sua portata di visibilità globale non ha precedenti. In questa era iper-memetica la circolazione di copie e derivati hanno dato alle copie un senso più importante dell’ ”originale”, fino a diventare oggi la ragione di essere della comunicazione digitale [8].

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Superando l’ambito della sociologia, della antropologia e dello studio di internet, si potrebbe aggiungere, o volendo anche creare una terza analogia tra evoluzione naturale, evoluzione culturale e «rivoluzione epocale» in cui il meme diventa l’elemento naturale per lo studio “ecclesiologico” e di comportamento nella stessa struttura ecclesiastica odierna. La prima caratteristica sarebbe quella dell’imitazione della moda pauperista cialtrona e priva di sostanza nelle prediche di molti ecclesiastici. La seconda caratteristica può essere costituita dalla spinta e dalla sfida continua a superare i cosiddetti «vecchi schemi», persino se ciò implica di rasentare il ridicolo e l’ignoranza dottrinale, ed il tutto sia ripetendo discorsi sociopolitici, sia in una impostazione assistenziale priva di qualsiasi riferimento alla sfera dello spirituale, del sacro o del sacramentario. Vi sarebbe infine una terza caratteristica, anch’essa tipica e del tutto esclusiva dell’ambito ecclesiastico, non presente negli altri ambienti: l’omologazione acritica imposta come modello tipico dei regimi dittatoriali sparsi per il mondo. Da queste due caratteristiche ― ma specialmente dalla terza ― si può ricavare che la ragione d’essere di questa «nuova ecclesiologia» dei meme, è un perfetto rimando al principio di imitazione descritto dalla favola  del “re nudo”, che ovviamente nessuno può criticare, perché tutti devono ballare e danzare come davanti al «più grande spettacolo dopo il big bang» accecati volontariamente o involontariamente in una percezione chiusa del reale, pronti a magnificare le splendide vesti del re, che come risaputo era però nudo. Attraverso queste dinamiche si realizza e si concretizza l’analogia dei meme in quanto fenomeni vivi e diffusi in modo esponenziale nell’ambito digitale, poco presenti invece negli altri ambiti della vita. Una volta caduti e finiti intrappolati in questi meccanismi, ecco che i rappresentanti del mondo ecclesiastico finiscono con l’essere convinti di vivere e operare nel giusto e di aver fatto veramente una svolta attraverso questa tanto decantata “rivoluzione epocale” che però, fuori dalla piccola “ecclesio-sfera” è ormai sbeffeggiata, ignorata e soprattutto disapprovata dal Popolo di Dio, come lo sarà tra poco anche dalla stessa storia, che finirà col dare su di essa un giudizio molto impietoso e severo.

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Analizzando queste caratteristiche e ragioni di essere, resta solo da interrogarsi sulla durata temporale del tutto. Anche in questo il principio di analogia dei meme come nuova proposta ecclesiologica sulla «rivoluzione epocale» attuale può dare degli spunti non indifferenti: se i meme restano comunque un fenomeno veloce mutabile e ristretto alla forma di comunicazione egemonica attuale del corpo ecclesiale, la sua vita sarà molto subordinata dalla concezione di moda che, in questi tempi di cambiamenti continui sale, scende e sopravvive solo all’interno di piccoli gruppi di fans fedeli.

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Se questo fenomeno dei meme si esamina sotto il profilo sociale antropologico di Dawkins, restando ancorati al principio della analogia dei geni, siamo davanti a una mutazione virale sempre in trasformazione che andrà solo a degenerare in una esaltazione nel pensare, nel dire e nell’agire totalmente estraneo non solo al suo “gene originale”, ossia quel Cristianesimo del quale resta poco o nulla; tenderà a degenerare nel “misericordismo” quale punto di partenza di una nuova espressione religiosa, che solo la storia ci dirà quando sia riuscita a sopravvivere e a imporsi.

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Facendo una valutazione attuale, va detto che tra la ipotesi di Dio e l’idea meme di Dawkins e l’uomocentrismo clericale, sembra che le due espressioni siano le due facce della stessa moneta, o che la seconda sia la conseguenza della prima. Volendo poi fare anche un’analisi più spinta, oserei dire che questa centralità dell’uomo ha parecchio superata la svolta antropologica di Karl Rahner. La centralità della Parola tanto proclamata nel post concilio, ha finito per farci sprofondare in una ermeneutica nichilista del tipo: l’uomo di oggi che interpreta e ridefinisce la “Parola” in quanto messaggio lasciato dall’uomo del passato aggiornandolo secondo i piaceri del presente come farebbe un pappagallo che messo davanti a uno specchio si guarda e ripete suoni ascoltati in precedenza del tipo: ”ciao” “bello” “amore”, “ti voglio bene”…

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La falsa speranza illusoria che oggi si presenta davanti a questa neo ecclesiologia dei meme è quella di pensare o di ipotizzare che domani, nel prossimo conclave, nel prossimo pontificato o in un prossimo eventuale concilio, tutto ritorni come prima in virtù del rifiuto da parte del nuovo eletto, circondato da un grande esercito compatto di coraggiosi e coerenti ecclesiastici, che sistemeranno tutto in un battibaleno, semmai usando la formula magica: hocus pocus

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La certezza della fede ci porta invece a essere fermi sul principio che la Chiesa, corpo mistico, non finirà mai. Giungerà il tempo in cui prenderà vita la prova della grande apostasia e prenderanno di nuovo forma vecchie o nuove eresie, vi saranno riforme e divisione,  ma la Chiesa rimarrà sempre e solo una. La speranza certa è che questo tempo passerà e, con esso, passeranno anche certi personaggi, che per carità attiva ed effettiva vanno considerati e trattati come dei malati in stato terminale; dei poveri malati che non vogliono accettare che il loro tempo di vita sta per finire e che tra poco saranno davanti al Giudizio di Dio, che verso di loro sarà severamente misericordioso. Mentre, i sopravvissuti alle loro gesta e opere, dovranno lungamente pagare e altrettanto lungamente lavorare, per tentare di riparare, anche solo parzialmente, i gravi danni da loro prodotti.

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Dall’Isola di Patmos, 28 gennaio 2020

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NOTE

[1] Questo termine sarebbe la derivazione greca di mimema (imitazione).

[2] The Selfish Gene libro centrato sull’ipotesi che non è il gruppo o l’individuo ma singolo gene che si trasmette in forma meccanica e costretta quindi l’evoluzione non tratta di come si trasmettono i geni, ma che i geni si trasmettono e diffondono a prescindere anche da fattori e comportamenti che possano causare danno all’organismo ― così come  l’uomo è necessariamente egoista pur reputandosi di essere altruista nel soddisfare i propri interessi ― affinché possa massimizzare la trasmissione e diffusione dei suoi geni.

[3] Richard Dawkins con la sua posizione agnostica spiega nell’opera the God Delusion sia che l’evoluzione dimostra la possibilità e la probabilità di evolversi da esseri semplici a più complessi senza l’intervento di nessuna causa esterna o essere superiore e o trascendentale, sia che Dio come origine di tutto non spiega niente e invece spinge a dimostrare un “regresso infinito” in cui questo Dio è invalicabile e improbabile. Dunque l’idea di Dio come delle religioni sono solo delle credenze accettate sin da bambini in quanto utili per la propria sopravvivenza, e che poi sono acriticamente condivise a livello sociale sino a essere la principale causa di divisione, di guerre e di violenza.

[4] Richard Dawkins, The Selfish Gene, Oxford University Press, 2006, p 193. [Traduzione libera mia].

[5] Richard Dawkins, The Selfish Gene, Oxford University Press, 2006, p 192. [Traduzione libera mia].

[6] tecnica di attacco informatico che consiste nel modificare opportunamente  pacchetti dei protocolli per reindirizzare e prendere il controllo dei siti web.

[7] CF.Limor Shifman,«memes in a digital world reconciling with a conceptual troublemaker»

https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/jcc4.12013.

[8] CF.Limor Shifman,« memes in a digital world reconciling with a conceptual troublemaker»

https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/jcc4.12013]

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Prossime opere in pubblicazione nel mese di gennaio/febbraio:

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ATTI E MISFATTI DEGLI APOSTATI, di Ester Maria Ledda

NUOVO ERESIARIO – VIAGGIO E GUIDA TRA LE ANTICHE E NUOVE ERESIE, di Leonardo Grazzi

 

 

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