L’Italia ha scelto con il suo voto democratico, ma la scelta più libertaria e impegnativa resta quella per Cristo

L’ITALIA HA SCELTO CON IL SUO VOTO DEMOCRATICO, MA LA SCELTA PIÚ LIBERTARIA E IMPEGNATIVA RESTA QUELLA PER CRISTO

Se la verità sarà vista in Gesù tutto sarà recuperato, altrimenti tutto sarà perso per la nostra povera Italia che da tempo si barcamena in una Europa che si dibatte perduta tra l’odio verso le proprie radici cristiane e un laicismo esasperato ed esasperante che ha smarrito, assieme a quelle cristiane, anche le radici dello stesso liberalismo democratico.

— Attualità ecclesiale —

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Autore
Ivano Liguori, Ofm. Capp.

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i leaders del Centro Destra

Sono appena tornato in convento, dopo un ritiro di un giorno e mezzo in compagnia di alcuni confratelli sacerdoti appartenenti a una fraternità sacerdotale e non ho potuto vivere in diretta lo spoglio elettorale delle ultime elezioni politiche che hanno interessato tutta l’Italia tra domenica e lunedì, se non per brevi twitt letti prima di andare a dormire, mutuati da alcune agenzie di stampa.

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Durante una sera a cena, assieme agli altri sacerdoti di questa fraternità di cui faccio parte, sono stato colpito dalle parole di uno di loro, più grande di me in età e più saggio in sapienza che ha esordito così: «la mia esperienza con i politici è sempre stata quella o di delusione o di tradimento».

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Questa confessione è stata per me un fulmine a ciel sereno, perché l’ho trovata profondamente attuale e dolorosamente vera. Il politico, quando di sua spontanea volontà si rivolge alla Chiesa o ai sacerdoti, lo fa o per chiedere un voto o perché intende portare avanti uno scambio di favori. Ma sicuramente non va dal sacerdote come battezzato che si mette in discussione nel suo essere uomo politico e cercare la luce di quello Spirito Santo che è il solo che può ottenere un cuore sapiente nel governo, così come vediamo fare nella preghiera del giovane re Salomone [Cfr. 1 Re 3, 5-15].

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È molto frequente per un politico in corsa elettorale identificarsi come cristiano, ma una volta eletto lo dimentica con molta facilità, non esitando a mordere la mano del proprio elettorato, non facendosi il minimo scrupolo ad andare contro al Vangelo, alla Chiesa e facendosi beffa dei sacerdoti, cosa quest’ultima che molti parroci sperimentano di persona nelle quotidiane schermaglie con i vari sindaci e presidenti di regioni a qualunque grado, segno e colore appartengano.

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A onor del vero, questa evenienza si verifica molto più frequentemente con gli schieramenti di centro destra che millantano da sempre una storica vicinanza all’elettorato cattolico e si propongono addirittura come Defensor Fidei, salvo poi avallare politiche anticristiane usando come tappeto i diritti civili e l’intoccabilità di normative già acclarate che, inutile a dirsi, variano dall’aborto all’eutanasia, dal riconoscimento del matrimonio tra coppie dello stesso sesso al gender coatto nelle scuole e via a seguire.

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Questo primo aspetto meriterebbe una attenta riflessione e insieme una domanda: come mai la denominazione cristiana dentro la politica non coincide mai con l’adesione alla persona del Risorto vivente, se non per qualche accidentale amarcord culturale, com’è la questione di Halloween a fine ottobre o del presepe prima di Natale? Fare amarcord culturale non giova alla salvezza, sia per l’uomo così come per lo Stato che è ugualmente immerso in quelle doglie della Creazione ferita dal peccato originale che attende una definitiva redenzione. Necessitiamo perciò di percorrere un cammino di risanamento che solo con Cristo è possibile intraprendere e che si conserva dentro un cammino di santità che, come suggeriva Giovanni Crisostomo, ha bisogno anzitutto del riconoscimento del peccato, affinché quest’ultimo sia consegnato a Colui che del peccato ha fatto strage. Perché sia ben chiaro, l’uomo battezzato, prima ancora di qualunque altra attività lavorativa, sociale o politica è un uomo consegnato a Cristo secondo le parole che il Beato apostolo Paolo dirà ai Galati:

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«Fratelli, tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio né femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.» [Gal 3,26-28].

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Cristo è realmente l’elemento totalizzante attorno al quale l’uomo nuovo rinato nel battesimo trova la sua identità più profonda e più vera insieme a quell’operazione che lo spinge a costruire sulla terra il Regno di Dio (come chiediamo d’altronde nel Padre Nostro), che non è l’attuazione vetusta di una anacronistica teocrazia ma la realizzazione definitiva di quel mistero dell’incarnazione in cui «Dio si è fatto uomo per fare della vita umana, sia personale che sociale, una concreta via di salvezza» [Cfr. Discorso del Santo Padre Francesco in occasione dei 50 anni dall’Enciclica Populorum Progressio].

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Non è il manifesto politico di uno schieramento che impegna la mia caratterizzazione come uomo ma è la somiglianza ontologica al Figlio di Dio che per me si è fatto uomo e nella sua umanità mi ha redento morendo sulla croce. Con buona pace dei numerosi battezzati tesserati all’interno di un qualsiasi partito politico vorrei ricordare che l’ideale da perseguire nella vita cristiana, l’opzione fondamentale che informa l’agire risiede nella persona del Crocifisso glorioso, in quel faticoso Amen quotidiano proferito mentre si segue il Risorto in cui è presente tutta l’autorità del Padre che dona la possibilità di operare cose che non sarebbero contemplate nelle nostre possibilità concrete [Cfr. Gv 21,1-14, Mc 16,9-20].

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Cristo è l’opzione di vita che non ammette antagonisti, che non lascia spazio per altri pretendenti che ambiscono a conquistare il cuore dell’uomo, in quanto sappiamo bene che chi non è disposto ad amare Cristo più del proprio padre, del proprio figlio, della propria figlia, della propria moglie, del proprio partito non è degno di Lui [Cfr. Mt 10,34-11,1]. Sì, carissimi avete inteso bene, anche del proprio partito, così come hanno dovuto imparare i diversi discepoli di Gesù che militavano all’interno del partito degli Zeloti.

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Spesso corriamo la facile illusione di essere discepoli di Cristo perché ci identifichiamo dentro atti morali perfetti che non solo non portano a Cristo ma sono rivelatori di quella vanità e di quel narcisismo che conduce verso un auto-salvazione patologica. E di leader politici e di capi di stato narcisisti patologici ne possiamo annoverare diversi in questo momento storico. La politica nostrana è malata ed evidenzia molto l’aspetto narcisistico dell’umano, creando prospettive operative che non sono redentive perché manchevoli del vero Redentore dell’uomo che è Cristo. Immancabilmente, con tali programmi basati sul narcisismo, si giunge al naufragio e il popolo sovrano si smarrisce rivoltandosi nel letto della propria coscienza, ora a destra e ora a sinistra, nella fugace speranza di quietarsi e giungere al sospirato sonno, senza sapere che dovrà ancora vegliare per buona parte della notte in attesa di quello Sposo che potrà riconoscere sono se la propria lampada battesimale non avrà esaurito l’olio.

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L’Italia ha scelto con suo voto la coalizione di Centro Destra, con a capo l’onorevole Giorgia Meloni. Da cristiano e da sacerdote non posso che pregare per loro così come è giusto fare, specie in un periodo storico tanto tormentato per lo spettro della guerra, dalle mille criticità umane e per la fragilità delle risorse del nostro pianeta. Resto convinto che quest’ultima espressione democratica non sia ancora pienamente matura, c’è ancora troppa passionalità evidente che ha guidato la mano degli elettori italiani. Ciò lascia presagire un futuro immediato di cocenti delusioni: dalla nomina dei ministri ai primi provvedimenti in aula il velo cadrà dagli occhi di molti e sarà svelato, forse anche tradito e disilluso quello che si era sperato di poter mutare.   

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La Meloni sarà la prima donna a capo della Presidenza del Consiglio dei ministri in Italia, il suo compito sarà difficilissimo non tanto per la fragile pletora dell’opposizione attuale ma per i dinamismi narcisistici della coalizione di centro destra che non le permetteranno un governo sereno al riparo dai franchi tiratori e dai ricatti morali. Mi preoccupano molto anche le possibili tensioni con il Quirinale che affiderà l’incarico a una coalizione politica che non sembra suonare la sua musica e che sotto molti aspetti è stata impedita in diverse circostanze.

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Concludo con il rimando alla Conferenza Episcopale Italiana che per bocca del suo Cardinale presidente afferma come la Chiesa  «continuerà a indicare, con severità se occorre, il bene comune e non l’interesse personale, la difesa dei diritti inviolabili della persona e della comunità». Sono stato sorpreso dall’uso di questo sostantivo nel comunicato del Cardinale Matteo Zuppi, visto che la Chiesa in questi anni è stata tutto, fuorché severa con i diversi governi a trazione obbligatoria PD. E così ho pensato, hai visto mai che anche in via Aurelia n. 468 qualcuno abbia pensato di prepararsi le valige e di lasciare il paese così come hanno dichiarato fieramente ai quattro venti Chiara Ferragni, Fedez, Elodie, la Bertè, Rula Jebreal, Roberto Saviano e tanti altri ancora in vista della vittoria elettorale della Meloni? Verrebbe da dire, nell’uno come nell’altro caso … Dio volesse!

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Sarà forse un pensiero birichino ma anche dentro la Chiesa il pericolo del parlamentarismo e del narcisismo è molto forte, tanto da oscurarne il primato di Cristo glorioso e non sarà certo una severità fuori programma a risollevare le sorti di quello che appare perduto. Occorre serietà per ripartire da Cristo, non severità, occorre invocare lo Spirito Santo affinché ci sia una nuova Pentecoste all’interno degli Stati nazionali, questo deve fare la Chiesa.

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Il mio personalissimo augurio al futuro premier italiano e alla sua coalizione è di iniziare a guardare Cristo negli occhi e di chiedersi come il governatore Pilato: «Quid est veritas?», se la verità sarà vista in Gesù tutto sarà recuperato, altrimenti tutto sarà perso per la nostra povera Italia che da tempo si barcamena in una Europa che si dibatte perduta tra l’odio verso le proprie radici cristiane e un laicismo esasperato ed esasperante che ha smarrito, assieme a quelle cristiane, anche le radici dello stesso liberalismo democratico.

Laconi, 1° ottobre, 2022

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1 commento
  1. piertoussaint
    piertoussaint dice:

    la neopremier Meloni, oltre ad aver detto a Enrico Mentana, con occhio torvo, che “la 194 non si tocca, capito?!?…” ed essere quindi contro la vita, è anche contro la famiglia naturale, fino ad aver montato ad arte, proprio in Sardegna, un patetico siparietto con un militante LGBT per rassicurarlo sul fatto che gli omosessuali hanno già la legge sulle unioni civili. La Meloni è anche sfegatata per mandare armi all’Ucraina, e quindi per promuovere l’ingiusta guerra contro la Russia, e catastrofica per il nostro Paese. Questo fa, sulla base di elementi della sua radice culturale di provenienza, quella del nazionalismo del ventennio.

    Alle recenti elezioni, noi, come APLI – “Alternativa per l’Italia”, federazione tra Popolo della Famiglia e EXIT, che ci ispiriamo alla Dottrina sociale, avevamo l’unico programma votabile dal punto di vista etico e antropologico, vedi qui:
    https://www.facebook.com/mario.adinolfi/posts/pfbid02JvSzZadhQbwyaQKM7FvyFatke2DAVHiqzErK2Htxt18DgtQn46zmWEPpGi6rjVR8l
    C’era tutto, difesa della maternità, promozione del lavoro per i giovani, sostegno alle piccole e piccolissime aziende familiari, difesa degli interessi nazionali, e pure il buono scuola a costo standard per allievo, per l’effettiva libertà di educazione.

    Nonostante questo, pochissimi, cattolici ci hanno considerati e ci hanno votati, finendo noi quindi allo 0,15% a livello nazionale. Se anche gli italiani hanno voluto farsi del male, ringraziamo comunque la Provvidenza, per averci dato la possibilità di partecipare, sia pure in condizioni svantaggiosissime, alla competizione elettorale. E seguitiamo ad operare.

    Un cordiale saluto a Lei, padre Ivano, e alla Redazione dell’”Isola”

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