Il caso del Vescovo di Tyler e del Cardinale Raymond Leo Burke, il sano relativismo sulla figura del Sommo Pontefice e la sapiente lezione del Cardinale Carlo Caffarra

IL CASO DEL VESCOVO DI TYLER E DEL CARDINALE RAYMOND LEO BURKE, IL SANO RELATIVISMO SULLA FIGURA DEL SOMMO PONTEFICE E LA SAPIENTE LEZIONE DEL CARDINALE CARLO CAFFARRA

Meglio un Sommo Pontefice che governi male la Chiesa, adempiendo però all’apostolico potere delle chiavi conferito da Cristo Dio a Pietro e ai suoi Successori anziché un pio Pontefice che le chiavi consegnate da Cristo Dio a Pietro se le fa sottrarre, lasciando che siano altri ad aprire e chiudere, legare e sciogliere.

— Attualità ecclesiale —

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Alcuni sostengono che Francesco non è un buon Sommo Pontefice. Che lo sia o meno è del tutto relativo, perché Francesco è il legittimo successore del Beato Apostolo Pietro. Se avrà adempiuto bene al suo alto ufficio riceverà la meritata ricompensa da Dio, se avrà adempiuto male dovrà tremare dinanzi al monito del Santo Vangelo:

«A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più» (Lc 12, 48).

Alcuni sostengono «Francesco non mi sta simpatico». La simpatia è del tutto relativa, un Sommo Pontefice non deve suscitare emotiva simpatia ma cattolico e devoto rispetto, perché gli è dovuto, quindi deve essere seguito e ubbidito, che sia simpatico o meno.

Alcuni sostengono che Francesco governa male la Chiesa. Che la governi bene o male è del tutto relativo, meglio un Sommo Pontefice che governi anche male la Chiesa, farà danni molto meno gravi di uno che la lascia governare da agguerrite cordate di potere o che si lascia egli stesso governare, perché i danni prodotti da questo secondo saranno parecchio maggiori di quelli prodotti da un cattivo governo. Meglio quindi un Sommo Pontefice che governi male la Chiesa, adempiendo però all’apostolico potere delle chiavi conferito da Cristo Dio a Pietro e ai suoi Successori (cfr. Mt 16, 19), anziché un pio Pontefice che le chiavi consegnate da Cristo Dio a Pietro se le fa sottrarre, lasciando che siano altri ad aprire e chiudere, legare e sciogliere.

Alcuni sostengono «Francesco si esprime in modo ambiguo, diffondendo confusione in materia di dottrina e di fede e per questo deve essere corretto». Questa affermazione segna il passaggio dal relativo all’assurdo: il Sommo Pontefice è il supremo custode del deposito della fede, per quanto possa apparire paradossale può essere legittimamente criticato con il dovuto rispetto, non può essere però corretto. La correzione, anche quella fraterna (cfr. Mt 18, 15-17) implica che ad esercitarla sia una singola persona, o un intero collegio di persone dotato di una autorità dottrinale e morale superiore. Neppure un concilio ecumenico, massimo organo espressivo della Chiesa, potrebbe definire alcunché, senza l’approvazione del Supremo Capo della Chiesa. Criticare il Sommo Pontefice, in quelle sfere in cui la critica è legittima e possibile, implica l’esercizio della libertà dei figli di Dio, mentre correggerlo implicherebbe l’esercizio di una autorità superiore alla sua, di cui nessuno a questo mondo è depositario.

Certi pubblicisti e opinionisti si stanno stracciando le vesti gridando alla persecuzione per la rimozione di S.E. Mons. Joseph Edward Strickland dalla cattedra della Diocesi texana di Tyler. Pochi giorni dopo, lo straccio di vesti è proseguito con il Cardinale Raymond Leo Burke, al quale il Sommo Pontefice ha deciso di revocare il beneficio dell’alloggio gratuito di proprietà dell’APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) e del piatto cardinalizio, oggi indicato come assegno cardinalizio. Anche in questo caso è necessario intendersi con un esempio: se affermo che invitare una figura discutibile e problematica come Luca Casarini al Sinodo dei Vescovi è stata una imprudenza, in questo caso esprimo una opinione critica del tutto legittima, altrettanto legittimamente potrei chiedere al Santo Padre che forse sarebbe opportuno domandare conto e ragione a quelle sue persone di fiducia che glielo hanno presentato, senza illustrargli in modo prudente, preciso e dettagliato che questo personaggio è un ideologo che sia nell’ambito del dibattito che in quello politico crea da sempre grosse divisioni e forti contrapposizioni. Tutt’altra cosa invece se, come ha fatto il Vescovo di Tyler prima del Sinodo e poi durante il Sinodo in corso, avessi affermato che quell’assemblea di discussione era gravemente dannosa per la dottrina della fede, per la Chiesa e il Popolo di Dio, perché questa non sarebbe stata una opinione critica del tutto legittima, ma un giudizio di una pesantezza inaccettabile, anche perché racchiude una implicita accusa: il Sommo Pontefice non è in grado di vigilare sulla dottrina della fede e quindi custodirla.

Il Cardinale Raymond Leo Burke sono anni che tiene incontri e conferenze in giro per il mondo minando di fatto, per quanto in modo paludato, il magistero del Sommo Pontefice, invitando a una nebulosa e non meglio precisata «resistenza», senza spiegare a chi bisognerebbe resistere, ma lasciando però capire a chi. Anche in questo caso siamo ben oltre il legittimo diritto di critica.

Per inciso vorrei ricordare che nel 2020 pubblicai un libro intitolato provocatoriamente Amoris Tristitia, dedicato alla memoria del Cardinale Carlo Caffarra, di cui fui discepolo, spesso in linea con lui, altre volte rispettosamente critico verso alcune sue posizioni in materia di morale. E lui che era un grande uomo e soprattutto un uomo di Dio amava discutere con me proprio su quei punti nei quali potevo non essere d’accordo, perché questa è la speculazione teologica basata sulla disputatio secondo gli stili e la tradizione della scolastica classica. Purtroppo alcuni vescovi e preti che di quel libro hanno letto solo il titolo provocatorio, senza mai aver letto neppure due pagine, mi hanno accusato di avere scritto un lavoro di saggistica contro questa esortazione apostolica post-sinodale. Cosa falsa e oltremodo ingenerosa nei miei riguardi, perché in quel libro sono state mosse critiche allo stile di linguaggio, ai numerosi e a mio parere inutili sociologismi, su diversi passaggi ambigui, non chiari e soggetti a diverse interpretazioni. Siamo nella sfera del legittimo esercizio del pensiero critico, che cesserebbe di essere tale se invece avessi mosso critiche, anche in modo indiretto o subliminale, a quel Sinodo e alla esortazione finale pubblicata dal Sommo Pontefice sotto il titolo di Amoris Laetitia. Esortazione che lascia aperte ipotesi di discussione su argomenti tutti da definire, senza che la precedente disciplina stabilita dal Santo Pontefice Giovanni Paolo II nella sua esortazione apostolica post-sinodale Familiaris Consortio sia stata modificata, ad esempio per quanto riguarda l’ammissione ai Sacramenti dei divorziati risposati che vivono in stato di irregolarità. Pertanto, vescovi e preti che affermano la liceità di questa ammissione, perché a loro dire contenuta e data in Amoris Laetitia, affermano il falso, sono in grave errore e inducono in errore i fedeli. In Amoris Laetitia non è infatti sancita alcuna permissione in tal senso.

Il Cardinale Carlo Caffarra dette una solenne lezione nel 2017 a certi nostri odierni personaggi che vagano di conferenza in conferenza invitando alla «resistenza». Questa solenne lezione la impartì con una sua memorabile dichiarazione, fatta dopo che alcuni tentarono di presentarlo come un antagonista del Sommo Pontefice Francesco:

«Scusatemi la battuta: avrei avuto più piacere che si dicesse che l’Arcivescovo di Bologna ha una amante piuttosto che si dicesse che ha un pensiero contrario a quello del Papa. Perché se un vescovo ha un pensiero contrario a quello del Papa se ne deve andare, ma proprio se ne deve andare dalla diocesi. Perché condurrebbe i fedeli su una strada che non è più quella di Gesù Cristo. Quindi perderebbe se stesso eternamente e rischierebbe la perdita eterna dei fedeli. Essere considerato contro il Papa è una cosa che mi ha profondamente amareggiato, perché è calunniosa. Perché non solo il Papa non ha mai parlato su questo, ma quando ha parlato ha chiesto un dibattito. E il dibattito è vero se tutte le voci possono parlare. Io sono nato papista, sono vissuto da papista e voglio morire da papista!».

Credo che il Santo Padre, in questo frangente, tutto sommato sia stato anche troppo buono, sia con il Vescovo di Tyler che con il Cardinale Raymond Leo Burke. Personalmente non lo sarei stato, perché per il tipo che sono, a un Vescovo o a un Cardinale che hanno messo ripetutamente in discussione la custodia della dottrina della fede da parte del Sommo Pontefice, forse li avrei portati a dire che Innocenzo III, Bonifacio VIII e Alessandro VI tutti e tre messi assieme erano parecchio più teneri e molto meno severi di me.

dall’Isola di Patmos, 6 dicembre 2023

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6 commenti
  1. orenzo
    orenzo dice:

    Carissimo Padre Ariel Levi,
    quando afferma che “Amoris Laetitia. Esortazione che lascia aperte ipotesi di discussione su argomenti tutti da definire, senza che la precedente disciplina stabilita dal Santo Pontefice Giovanni Paolo II nella sua esortazione apostolica post-sinodale Familiaris Consortio sia stata modificata,” ho come l’impressione che si stia arrampicando sugli specchi.
    Se si vuole essere onesti e se l’italiano non è un’opinione, fatta sempre salva l’infinita Misericordia di Dio per i peccatori, mentre nella nota 364 (… alcuni sacerdoti esigono dai penitenti un proposito di pentimento senza ombra alcuna, per cui la misericordia sfuma sotto la ricerca di una giustizia ipoteticamente pura. Per questo vale la pena di ricordare l’insegnamento di san Giovanni Paolo II, il quale affermò che la prevedibilità di una nuova caduta «non pregiudica l’autenticità del proposito»…) si ribadisce il Retto Magistero, nella nota 329, conformando anche a chi vive in adulterio un’affermazione della Cost. past. Gaudium et spes, n°51 che era stata scritta per agevolare la fedeltà coniugale degli sposi (se mancano alcune espressioni di intimità, «non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli »), si autorizzano gli adulteri che hanno figli, ovviamente per preservare la loro fedeltà nel perseverare a vivere in adulterio, a continuare ad avere rapporti sessuali ed a ricevere l’assoluzione dal peccato di adulterio.

  2. isaruggieri67
    isaruggieri67 dice:

    Un Pio Pontefice si dovrebbe preoccupare di mantenere la fede e verità di Gesù Cristo anche a costo di essere ucciso, fisicamente e popolarmente.Un Pio pontefice avrebbe sempre lo Spirito Santo che lo sosterrebbe e aiuterebbe e dei bravi confratelli ad aiutarlo nel difficile compito del papato.Se però le tavole rotonde servissero a mescolare le carte,a confondere,a sciogliere invece che unire,a dare potere ai laici simpatizzanti e a capi di movimenti dubbi,allora non solo sarebbe opportuno far notare al Sommo pontefice le malattie e gli affetti malati, ma anche a soffrire per la verità.Tanti soffrono,clerici e laici,e il Santo Padre potrebbe evitare tante sofferenze se parlasse chiaro e limpido,e mandasse a casa i poltroni in Vaticano,come voleva fare Giovanni Paolo I e poi si è vista la fine che ha fatto.E lo disse anche Padre Amorth in una intervista.
    Siamo tutti nelle mani di Dio e poveri noi a chi dobbiamo ascoltare.

  3. isaruggieri67
    isaruggieri67 dice:

    Quando un Papa mette in discussione la tua missione di genitore dicendo che non si fanno figli come conigli, allora, se permette, rispondo al Papa che così ci confonde!!
    Primo perché al mio matrimonio il Parroco ci ha dato Familiaris Consortio e Humanae Vitae, e secondo perché a ognuno il suo ministero, come dice lei, P Ariel.Io non sono teologo,prete o papa, ma sono una madre cattolica, e certi commenti se li potrebbe risparmiare.
    Poi se papa Francesco non fosse sempre così ambiguo,si potrebbe capire meglio il messaggio che cerca di diffondere.Con 13 gravidanze 8 figli, un marito e una suocera da guardare, non ho mai avuto molto tempo per leggere encicliche e quant’altro, ma guardo la tv,telegiornale e sono pure all’estero, dove mi creda, non si parla di niente ed è pure un paese protestante.
    Per cui se i primi a discutere il papa sono i preti,vescovi,cardinali e monsignori, mi scusi ma a noi laici,chi ci guida?
    Mi sono fatta guidare dal Cammino Neocatecumenale per 28 anni, perché il parroco ce lo ha proposto.Ora, uscita da due anni, i miei figli disprezzano la chiesa( non hanno torto, no?) Con la confusione che c’è con preti omossessuali, vescovi scomunicati,cardinali con amanti e prole…..IL PAPA CHE NON SI CAPISCE CHE C…..VUOLE FARE E DIRE…Se permette, io ho comprato il suo libro sul CN e cerco di ubbidire come ho sempre cercato di fare.Ma voto io non ne ho fatto!! E se sempre permette, NON SE NE PUO’ PIU!!!! E C STRICKLAND STA ASCOLTANDO LA SUA COSCIENZA COME TANTI ALTRI. POI A MORTE AVVENUTA SI SAPRA’ SE SIAMO PECORE O CAPRE.

    • Alessio
      Alessio dice:

      Che la signora fosse una neocatecumena lo si capiva dalla parlantina. Dopo averli frequentati per 10 anni, negli stati uniti, la parlantina e’ sempre la stessa. Non cambia mai.

      Ma poi scusami, se i tuoi figli disprezzano la chiesa credo che la colpa sia dei catechisti che deridono e disprezzano delle tradizioni della chiesa e dei fedeli che vanno a messa la domenica.

      Non mi soprendo che avete lasciato il camminu durante i lockdown, molte persone anche qui in USA lo hanno abbandonato in quel tempo.

      Poi io ho vissuto sacrilegi in prima persona durante quel periodo, come i responsabili che portavano l’ostia consacrata in giro per le case dando l’ordine al padre di familia di distribuirlo al momento della consacrazione fatta per videochiamata…

  4. Stefano Delle Chiaie
    Stefano Delle Chiaie dice:

    Alcuni dicono Francesco mi sta antipatico, altri sostengono che governa male la Chiesa, altri ancora che si esprime in modo ambiguo, mentre certi opinionisti si stracciano le vesti gridando alla persecuzione… A onor del vero, c‘è anche chi sostiene che non sia il papa, e non per un capriccio infantile, ma sulla base di solide argomentazioni canoniche. Non mi spiego allora come mai, in tutto questo spettro di opinioni che vanno dal relativo all’assurdo, Lei abbia ritenuto di non menzionare minimamente anche quest’ultima stravagante teoria, neppure come la più assurda di tutte. Cionondimeno Lei è stato molto attento a mettere bene in chiaro sin dall’incipit del suo articolo la suprema Verità che Francesco è il legittimo successore del Beato Apostolo Pietro. Mi scusi, ma che bisogno c’era di specificare l’ovvio, c’è forse qualcuno che lo nega? Qualcuno ci nasconde qualcosa?
    Non sarà che nella lussureggiante giungla modernista qualche avventuroso esploratore ha scoperto un terrificante tabù, l’argomento intoccabile del bergoglianamente corretto? Come mai certi discorsi sono ormai talmente vietati da sconsigliarne addirittura la confutazione anche ad arditi commentatori come lei? Siamo ormai a “chi tocca i fili muore”? Eppure proprio questo questo che non si deve dire sarebbe l’argomento più papista di tutti, non contro un papa, ma in difesa del papato.

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