The meek is not a sheep but a lion, an eagle that has received the gift of the strength of the Holy Spirit

Father Gabriele

Homiletics of the Fathers of The Island of Patmos

THE MITE IS NOT A SHEEP BUT A LION, UN’AQUILA CHE HA RICEVUTO IL DONO DELLA FORTEZZA DELLO SPIRITO SANTO

 

Quando viviamo le beatitudini entriamo nella maestria di Gesù: we are men and women made in the image of the Son. Small Trinitarian images. Questa è la sfumatura teologico–antropologica delle beatitudini. Allo stesso tempo fa scorgere il traguardo che tutti i figli di Dio, noi credenti prendiamo insieme in quanto comunità e in quanto Chiesa.

 

Author:
Gabriele Giordano M. Scardocci, o.p.

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Communion of Saints

Qualche anno fa uscì un bellissimo film con il compianto Sean Connery: Scoprendo Forrester. È la storia di Jamal Wallace, un giovane ragazzo nero del Bronx che fa amicizia con un anziano scrittore, William Forrester, che saprà donare tanti insegnamenti importanti a Jamal, perché saprà cogliere nel ragazzo dei doni e delle potenzialità. Jamal riconosce a Forrester una certa maestria. E anche il grande dono di saper valorizzare le sue capacità.

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This story ci aiuta a introdurre il Santo Vangelo di oggi nel quale Gesù, divino maestro, insegnando le beatitudini, ci permette di diventare santi in modo personale e al tempo stesso in modo comunitario. Nel brano evangelico Gesù decide di salire su un monte. Esattamente come aveva fatto Mosè pronunciando i suoi grandi cinque discorsi. Si siede e prende una posizione di maestro:

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«Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro».

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Essere seduto sul monte ha un significato importante nell’immaginario di chi vedeva e osservava questa scena. Salire e sedere sul monte è una sorta di plastica raffigurazione del salire e sedere in cattedra, in modo importante e solenne, nel corso del quale Gesù espone la Great Charter del suo insegnamento: le Beatitudini.

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Il manifesto della vita di ogni discepolo, credente e apostolo di Gesù, si vive nella pratica della virtù che poi ha come traguardo proprio le beatitudini. On one side, so, l’introduzione del primo versetto è chiara e importante. Gesù si siede ― from the throne, diremmo oggi ―, prende la parola e insegnando li ammaestra. Rende partecipi le folle di una conoscenza divina e spiega i criteri sui quali Dio stesso giudica e agisce. Le beatitudini sono infatti il dono di Dio all’uomo e alla Chiesa.

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Quando viviamo le beatitudini entriamo nella maestria di Gesù: we are men and women made in the image of the Son. Small Trinitarian images. Questa è la sfumatura teologico–antropologica delle beatitudini. Allo stesso tempo fa scorgere il traguardo che tutti i figli di Dio, noi credenti prendiamo insieme in quanto comunità e in quanto Chiesa. Viviamo le virtù e le beatitudini come fratelli. Questa è al contempo la sfumatura teologico–ecclesiale. Dunque Gesù espone il progetto per l’uomo e per la Chiesa: the Great Charter delle beatitudini tramite cui tutti possiamo diventare santi.

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Le beatitudini narrano qualcosa di un cammino verso una via di perfezionamento dove tutti brilleremo e saremo immagine di Dio per gli altri uomini. Ma proviamo a commentare una sola delle beatitudini, che penso sia maggiormente da riscoprire in questo tempo: «Beati i miti, perché erediteranno la terra». Obviously, il “mito”, non è la rockstar, il calciatore, l’attoreneanche una narrazione eroica e degna di epicità. Qui Gesù intende il mite come colui che non ha una condotta molesta, che non aggredisce, che sa amare senza invadere la libertà e prendere i doni del prossimo, ma soprattutto senza invidiare i doni del prossimo, dando corpo a quel peccato terribile che è l’invidia della grazia altrui. Il mite è colui che vive la virtù della fortezza e si mantiene calmo nelle situazioni angosciose. Or to clarify: il mite non è una pecora ma un leone, un’aquila che ha ricevuto il dono della fortezza dello Spirito Santo che rafforza la fermezza d’animo. In tal modo i miti, nella loro fortezza, they will inherit the earth. Perché la terra è il segno vitale. È il luogo dove lo Spirito penetra per rendere fecondo il raccolto. Quindi ereditare la terra vuol dire avere un animo in grado di accogliere lo Spirito Santo e fare grandi opere di amore e di tenerezza verso il prossimo.

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In questo tempo di grandi tensioni e polarizzazioni di idee e di opinioni, dov’è molto facile arrivare allo scontro verbale, specialmente sui social media che brulicano di anonimi leoni da tastiera, ma anche nella vita reale, chiediamo al Signore proprio questo: di riscoprire la mitezza. O come scriveva Chilone, uno dei sette saggi spartani:

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«Se sei forte, sii mite e pacifico, in modo che chi ti sta vicino abbia rispetto di te più che paura».

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We ask the Lord la grazia di vivere le beatitudini in un tempo di grande incertezza, mostrandoci radicati al Suo Amore e diventare santi del nostro tempo, cioè delle piccole stelle nel cielo tenebroso del nostro tempo, proprio come scriveva uno dei nostri più grandi poeti italiani, Dante, Canto XXXIII in Paradise: «L’amor che move il sole e l’altre stelle».

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Santa Maria Novella in Florence, 1November 2022

nella Solennità di Tutti i Santi

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NOTE

Song movie Un americano a Roma al nuovo film Un romano a Firenze — Padre Gabriele è stato trasferito dal Convento romano di Santa Maria Sopra Minerva a quello fiorentino di Santa Maria Novella, dove i nostri Lettori che vivono in quelle zone della Toscana lo possono reperire.

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Father Gabriele

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