Die sichtbare Church of the Patches passiert im Rollstuhl die Heilige Pforte des unumkehrbaren Verfalls (Italienisch, Englisch, spanisch)
(Englischer Text nach dem Italienischen / Spanischer Text nach Englisch)
LA CHIESA DELLE TOPPE OLTREPASSA SU UNA SEDIA A ROTELLE LA PORTA SANTA DELLA DECADENZA IRREVERSIBILE
Questo Giubileo sarà un fallimento sul versante spirituale ed economico, weil eine Heilige Tür geöffnet wurde, non tanto su ciò che non siamo più, schlechter! Abbiamo aperto la Porta Santa su quel che siamo diventati attraverso un’inversione di paradigma: la Chiesa di venticinque anni fa, nonostante fosse già gravemente ammalata, cercava di sforzarsi d’aprire, di spalancare le porte a Cristo; quella d’oggi, degente nel reparto per malati terminali oncologici, ha cercato d’aprire, di spalancare le porte al mondo.
—Attualità ecclesiale—
.
.
.
Nell’esperienza dell’uomo e nella vita della Chiesa niente accade per caso, semmai siamo noi sempre più incapaci a leggere i segni. Und so, a distanza di venticinque anni l’uno dall’altro, due Sommi Pontefici hanno aperto la Porta dell’Anno Santo, giungendo innanzi a essa col peso dell’anzianità e delle loro invalidanti malattie.
Nel Natale del 1999, la Chiesa visibile guidata da Giovanni Paolo II giunse gravemente malata dinanzi alla Porta Santa. Ne fu plastico paradigma questo Pontefice debilitato dal morbo di Parkinson, che aiutato da un cerimoniere rivestito con una dignitosa veste ecclesiastica, volle inginocchiarsi in ogni caso, sebbene con evidente difficoltà e grande sofferenza fisica. Mai accettò di derogare alle genuflessioni, specie dinanzi alla Santissima Eucaristia. Per la solenne occasione il Santo Padre era parato con un mantum che precede di secoli la nascita della christi. Un parato noto nell’antica Religion pagana romana come pluviale, usato dal Pontifex Maximus per ripararsi dalla pioggia, quando dall’alto del Pons Sublicio, ubicato tra gli attuali rioni Trastevere e Testaccio, all’altezza di Porta Portese, studiava i movimenti delle acque e il volo degli uccelli per interpretare il volere degli dèi.
Per il solenne evento giubilare del 2000 il Santo Padre indossò un piviale sul quale furono mosse molte critiche. Quel parato, confezionato a Prato, era stato tessuto con colori molto accesi: rosso, blu e oro, simboli presenti nella natura e nella dimensione spirituale umana. Il rosso tende a simboleggiare la vita e la forza; il blu l’unione tra cielo e terra; il giallo la divinità.
Riflettendoci a posteriori, quel gioco di colori fu come l’ultima esplosione di luce prima del sopraggiungere del grigio cupo che oggi ci avvolge e che non è imputabile né a lui né ai Sommi Pontefici che lo hanno succeduto dal 2005 folgende, perché la crisi della Chiesa inizia da lontano. Basterebbe una minima conoscenza della storia — in questo mondo che coi ricordi giunge appena a ieri, dato che non arriva neppure a ieri l’altro — per comprendere che i germi della crisi originante la decadenza ecclesiale ed ecclesiastica, oggi sfrontatamente visibile, erano già presenti a cavallo tra i pontificati di Leone XIII e Pio X, tra fine Ottocento e inizi Novecento.
Se con Giovanni Paolo II la malattia premeva davanti alla porta, col Sommo Pontefice Francesco la Chiesa visibile l’ha oltrepassata imboccando un valico di non-ritorno, spinta sopra a una sedia a rotelle dall’ombra di un prete smagrito rivestito con un paio di pantaloni, anziché con una dignitosa veste ecclesiastica. Quella di Giovanni Paolo II, pur essendo una Chiesa in crisi già da decenni, si inginocchiava sempre dinanzi al Corpo e al Sangue di Cristo, lottando contro l’aggravamento ancorché ineluttabile della malattia. Quella di Francesco non s’inginocchia davanti al Corpo e al Sangue di Cristo, perché ormai gravemente malata in modo irreversibile. Però s’inginocchia a lavare e baciare i piedi a galeotti e prostitute alla Masse Abendmahl, disprezzando la ricchezza dei nostri gloriosi luoghi di culto, che non sono il frutto di fasti principeschi, come qualche incolto potrebbe pensare, ma della fede dei credenti e dell’opera dei più grandi artisti che con essi hanno voluto rendere onore a Dio, offrendo il meglio e tributando il massimo che si potesse tributare al Divino Creatore del cielo e della terra, aller sichtbaren und unsichtbaren Dinge. È per questo che su molti edifici ecclesiastici campeggia scolpita l’abbreviazione D.O.M, Was heißt das: Deus Optimus Maximus. Se però da una parte si manifesta disprezzo per ciò che non si conosce, dall’altra non si esita a esaltare le carceri, dentro le quali si finisce per avere commesso dei crimini, salvo casi di innocenti ingiustamente condannati per errori giudiziari, o nei casi delle carceri dei regimi dittatoriali anti-democratici. Sebbene alcuni non lo ricordino, o non abbiano proprio presente questa realtà incontrovertibile, vale la pena ricordar loro che in galera ci finiscono i delinquenti.
Quanti si trovano all’interno delle carceri possono essere recuperati alla società, dopo un percorso di rieducazione, non esaltati come fossero devoti fedeli delle moderne cattedrali, o non meglio precisate vittime della cattiva società, colpevole di non averli compresi a fondo. Se sono lì dentro qualcuno, aus, spesso più di uno, a volte persino famiglie intere, per loro causa hanno pianto. Sarebbe per ciò bene ricordare che il perdono è tale se va di pari passo con la pena inflitta dalla giustizia, che sul piano spirituale agisce come una purificazione del condannato, trasformando il carcere in una azione di quella grazia divina che prima forma e poi trasforma l’uomo attraverso l’espiazione di quelli che le leggi dello Stato indicano come reati, la dottrina cattolica come peccati. In beiden Fällen, sia per quanto riguarda i reati sia per quanto riguarda i peccati, gli Stati laici d’impronta liberal-democratica, come la Chiesa dal canto proprio, offrono in modo diverso, ma sostanzialmente simile, la possibilità di espiare, che implica di per sé quel recupero che cancella la colpa derivante dal crimine o peccato commesso. Questo è l’apostolato nelle carceri, il resto è solo surreale e dannosa ideologia, tra sciacquate di piedi e “giubilei galeotti” di un Sommo Pontefice che giunge dinanzi alla Porta Santa nella Papale arcibasilica di San Pietro facendosi spingere sulla sedia a rotelle da un pretino emaciato in pantaloni, perché in quel caso è impossibilitato ad alzarsi e camminare. Però s’alza in piedi e cammina per oltrepassare la Porta Santa aperta nel carcere di Rebibbia, paragonandolo a una basilica (vgl.. Video WHO). Qualcuno vuole ricordare al Santo Padre che a Roma abbiamo basiliche costruite sul sangue dei martiri cristiani uccisi in Hass auf den Glauben e che il titolo basilicale non è particolarmente adatto per una cappella carceraria? E proprio qui risuonano alla mente le parole del Salmista:
Fino a quando, Mann, continuerai a dimenticarmi?
Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?
Fino a quando nell’anima mia proverò affanni,
tristezza nel cuore ogni momento?
Fino a quando su di me trionferà il nemico?
Guarda, rispondimi, Signore mio Dio,
conserva la luce ai miei occhi,
perché non mi sorprenda il sonno della morte,
perché il mio nemico non dica: «L’ho vinto!»
e non esultino i miei avversari quando vacillo (Salmo 13, 2-5).
Il Giubileo, anche chiamato Anno Santo, ha una grande portata di carattere spirituale che investe la vita dell’intera Chiesa universale. Il cuore di questo evento è il Sacramento della Penitenza per la remissione dei peccati e delle pene per i peccati. La sua istituzione si perde nella notte dei tempi ed è legata all’esperienza dell’antico Popolo d’Israele. Il sito ufficiale della Santa Sede mette a disposizione un Exkurs storico che consiglio di leggere (vgl.. Cos’è il Giubileo). È così preciso e ben fatto da rendere superflue ulteriori spiegazioni, perché dal mio canto non potrei che ripetere quanto in esso contenuto e spiegato.
Adesso vorrei passare dalla sfera spirituale a quella finanziaria, premettendo che in certe mie personali convinzioni spero di sbagliare e di doverne far pubblica ammenda nei mesi che seguiranno. Temo infatti che questo Giubileo sarà un fallimento sul versante spirituale ed economico, weil eine Heilige Tür geöffnet wurde, non tanto su ciò che non siamo più, schlechter! Abbiamo aperto la Porta Santa su quel che siamo diventati attraverso un’inversione di paradigma: la Chiesa di venticinque anni fa, nonostante fosse già gravemente ammalata, cercava di sforzarsi d’aprire, di spalancare le porte a Cristo (vgl.. WHO); quella d’oggi, degente nel reparto per malati terminali oncologici, ha cercato d’aprire, di spalancare le porte al mondo. E come spesso ho avuto modo di ricordare in questi ultimi anni, il compito che Cristo Dio ci ha affidato per divina missione non è quello di compiacere il mondo, ma di contrastarlo:
„Wenn Sie waren von der Welt, die Welt würde Sie als seine eigene Liebe; da Sie sind nicht von der Welt, sondern ich habe euch von der Welt gewählt, Deshalb hasst dich die Welt " (GV 15, 19).
Spesso le immagini possono riassumere un intero stato di cose senza ricorrere alle parole. Zum Beispiel: che dire della episcopessa protestante seduta nei posti d’onore con gli esponenti delle varie religioni? Ma noi siamo includenti! Aus diesem Grund, pur di escludere tutto ciò che è cattolico, di necessità dobbiamo includere tutto ciò che cattolico non è … beninteso, il tutto espresso col debito rispetto umano per quella Signora presente in tribuna d’onore come “vescova” nella Papale arcibasilica di San Pietro, senza che nessuno dei soloni clericali si rendesse conto che a questo modo si corre il rischio di lasciar passare un messaggio di normalizzazione e approvazione, posto che una donna non può auto-definirsi “vescovo” e che nessuno, sul versante cattolico, la può in qualche modo riconoscere come tale, anche se appartenente a una religione cristiana non cattolica nata dall’eresia e dallo scisma di Martin Lutero, che ricordiamo fu un eretico, non un riformatore.
Lutero non produsse affatto alcuna riforma, quella la fecero i Padri al Concilio di Trento, lui lacerò la Chiesa di Cristo con un terribile scisma, che tale rimane tutt’oggi, bei allem Respekt episcope in tribuna d’onore all’apertura dell’Anno Santo sopra la tomba dell’Apostolo Pietro nella totale indifferenza del clericalismo includente.
Dicevamo del discorso economico … per il Giubileo del 2000 fu varato il decreto legge del 23 Oktober 1996, n. 551, recante «Misure urgenti per il Grande Giubileo del 2000», poi convertito nella legge del 23 Dezember 1996, n. 651. A quell’evento s’incominciò a lavorare anni prima, previo varo di apposite leggi, ma soprattutto fu stanziata una somma di danaro astronomica: 3.500 Milliarden von alten Lire, corrispondenti nella odierna moneta a un miliardo e ottocento milioni di euro. Anche in questo caso rimando al sito ufficiale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dove il tutto si trova documentato e dettagliato (vgl.. WHO). Ciò detto va ricordato che il presidente dei vescovi italiani dell’epoca era il Cardinale Camillo Ruini, dotato di rare capacità politiche, con un esercito di vescovi al suo seguito che non erano ancóra le odierne caricature che gareggiano tra di loro a chi porta al collo la croce di legno più umile e povera, fatta possibilmente col materiale di una barca affondata al largo di Lampedusa sopra la quale i trafficanti di esseri umani trasportavano dei poveri clandestini disperati, incluse spesso donne e bambini.
Quella degli anni che precedettero il Giubileo del 2000 era un’altra Chiesa, un altro episcopato, un altro pontificato … ma soprattutto un’altra società e un altro assetto geopolitico nazionale e internazionale. Ma ecco un esempio esaustivo in grado di chiarire il tutto: damals, in Italien, se prima delle elezioni amministrative qualche vescovo diocesano manifestava malumore per uno o alcuni candidati particolarmente polemici o aggressivi, questi provvedevano a correggere il tiro e abbassare i toni nel corso della campagna elettorale. Aber es gibt noch mehr: quando nel giugno del 2005 ci fu il referendum in Italia sulla procreazione assistita, il Cardinale Camillo Ruini invitò espressamente gli italiani a non andare a votare. Ergebnis: tre italiani su quattro non si recarono alle urne e il referendum risultò un fiasco (vgl.. WHO). Il fatto che personalmente apprezzi e riconosca certe evidenti e indubbie qualità del Cardinale Camillo Ruini, rammaricandomi che oggi, figure della sua alta levatura, purtroppo non ne abbiamo più, nulla toglie al fatto che mai mi sarei auspicato di averlo come mio vescovo diocesano. Tutt’oggi proseguo infatti a considerarlo, sul piano umano e spirituale, come «un freddo osso secco rivestito di velluto», tale ebbi a definirlo, con sua scarsa gioia, vor einigen Jahren, incurante da parte mia di quanto sia notoriamente permaloso, oltre che privo di senso dell’umorismo.
Con tutt’altri uomini e tutt’altro genere di Chiesa, in occasione del grande evento giubilare del 2000, Roma fu rifatta nuova. Ciò nell’interesse dello Stato, che recuperò con alti introiti e interessi sia economici che d’immagine quanto investito, ma anche della Chiesa, che grazie agli ingenti fondi stanziati per quell’evento straordinario poté approfittarne per mettere mano alla gran parte delle proprie strutture, molte delle quali versavano già da anni in pessime condizioni. E qui va ricordato che Roma, selbst dann, brulicava di istituti religiosi, gran parte dei quali costruiti dopo il Concordato stipulato nel febbraio 1929 tra il Regno d’Italia e la Santa Sede. Opere perlopiù erette negli anni Trenta del Novecento, in una vera e propria gara tra gli Ordini storici e le varie Congregazioni religiose, maschili e femminili, a chi costruiva gli istituti più grandi. Alle porte del Terzo Millennio, con un drastico calo di natalità iniziato sul finire degli anni Sessanta del Novecento, certe scuole cattoliche, asili per l’infanzia e istituti vari per l’assistenza, non avevano più motivo di esistere, trattandosi perlopiù di strutture faraoniche. Va poi considerato che nel 1978 fu approvata quella grandissima conquista sociale della legge sull’aborto, grazie alla quale sparirono anche gli orfanotrofi, di cui non c’era più bisogno, dato che i figli potevano essere ammazzati prima di nascere. Per non parlare delle numerose curie e case generalizie dei vari Ordini e Congregazioni maschili e femminili, quasi sempre con noviziati o studentati teologici al loro interno, che le portavano ad avere, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, comunità che giungevano a contare cento o duecento religiosi, tra quelli che avevano professato i voti solenni e i giovani professi semplici in formazione.
Nella Roma d’inizi anni Settanta era impossibile non incontrare ovunque, lungo i corsi delle vie urbane, preti e suore, frati e monache. Poi c’erano i giovani seminaristi e gli studenti di teologia dei vari seminari e collegi romani nazionali e internazionali, che quando si recavano a passeggio formavano file di decine e decine di giovani chierici. Bald sagte: il calo delle natalità e la crisi inesorabile delle vocazioni avevano ridotto nei decenni successivi, gran parte di queste grandi strutture, a essere abitate non più da cento o duecento, ma da sei o sette anziani religiosi o religiose, con gli stabili che versavano ormai in stato di semi-fatiscenza, con impianti obsoleti e fuori da ogni normativa di legge in materia di sicurezza. Fu così che in occasione del Giubileo del 2000, non solo furono ristrutturati gran parte di questi istituti, perché fu deciso di metterli in qualche modo a reddito, riservando una piccola ala a religiosi e religiose ridotti ormai numericamente ai minimi termini e mutando il grosso degli stabili in case d’accoglienza, di fatto in alberghi, perché tali sono oggi la gran parte di questi istituti. Fu un’operazione lungimirante, grazie alla quale gli stabili di molti istituti furono salvati e messi in condizione di produrre il necessario danaro per sostenersi.
Purtroppo preti, Geschwister, sono capaci — e lo sono veramente come pochi — a gettar via danaro in spese inutili, talora persino in opere dannose da cui poi derivano grandi perdite, senza avere la capacità di rendersi conto che certe strutture richiedono grandi cure e attente manutenzioni. Und so, venticinque anni fa, dopo essere stati tolti da guai molto seri, dinanzi a problemi legati ai loro grandi stabili che non erano in grado né di restaurare, né di conservare in modo adeguato, né di conformare alle normative di legge in materia di sicurezza, non hanno trovato di meglio da fare che lasciarli ritornare in stato di semi-fatiscenza nei successivi venticinque anni, nicht jeder, ma buona parte sì. Questa è quella che sono solito chiamare “psicologia della toppa clericale”. Presto svelato il significato di questa definizione: una struttura necessita di un intervento di manutenzione ordinaria? Perché mai spendere soldi, basta lasciar correre, semmai dicendo, con tutto il cinismo tipico e a tratti unico di preti, Geschwister: «Non vale la pena farsi inutilmente del sangue amaro, ci penseranno poi quelli che verranno dopo». Ein Punkt quel, tutti gli interventi di manutenzione ordinaria omessi nel corso degli anni, finiranno col mutarsi in serie esigenze di manutenzione straordinaria, che però costa parecchio. Ein Punkt quel, la nota lungimiranza pretesca-fratesca-suoresca incomincia ad attaccare delle toppe a destra e a sinistra, spendendo semmai cifre esorbitanti nella convinzione di risparmiare, perché pochi come preti, frati e suore sono così idioti nel farsi fregare soldi, se non sono stati adeguatamente formati alla concreta vita pratica con i piedi ben piantati per terra. Detto e fatto: i muri sono stati imbiancati l’ultima volta vent’anni fa? Gli infissi interni ed esterni, i condizionatori e i termosifoni, i sanitari installati sul finire degli anni Novanta del Novecento e via a seguire, sui quali non si è mai provveduto a interventi di necessaria manutenzione ordinaria, oggi stanno cadendo a pezzi? Kein Problem, ci si attacca una toppa, semmai — manco a dirsi! — facendosi fare i lavori da persone che, per cambiare dei banali filtri ai condizionatori, fanno pagare all’inesperienza pretesca-fratesca-suoresca più di quanto costerebbero degli impianti di ultima generazione a basso consumo e ad alto risparmio energetico.
Giacché molti sarebbero gli esempi mi limiterò a uno soltanto: lo scorso anno ebbi modo di ritrovarmi in un istituto di suore mentre dei tinteggiatori stavano imbiancando le stanze della loro casa-albergo. Vedendoli miscelare pitture anonime dentro i secchi con abbondante acqua e sentendo un odore alquanto sgradevole che sapeva tutto quanto di sostanze chimico-tossiche, chiesi: «Che marca di pittura ecologica state usando?». Nachdem, girando per i corridoi, notai un tripudio di sbavature non solo sui muri, ma pure sugli infissi, sui battiscopa e persino sugli estintori sporcati con colate di vernice. Presi il capomastro e gli dissi: «Se lei, in meinem Haus, avesse fatto una cosa del genere, non la facevo uscire dalla porta ma dalla finestra, guardandomi bene dal darle il becco di un solo quattrino». wird sein, la madre superiora, mi affrontò irritata dicendomi di non disturbare più i loro lavoratori. Le risposi: «Delle persone che vi hanno collocato gli scarichi dell’acqua dei condizionatori dentro i box delle docce delle camere da letto degli ospiti e che non contenti vi hanno eliminato persino la messa a terra dall’impianto elettrico, non meritano di essere chiamati lavoratori ma delinquenti, mentre voi dimostrate di essere soltanto delle povere incapaci a gestire il cospicuo patrimonio di cui la vostra congregazione ha la grazia di poter beneficiare».
Una sedia a rotelle spinta da un emaciato prete in pantaloni ha inaugurato quello che ragionevolmente potremmo definire “Il Giubileo della toppa” messa sulla nostra irreversibile decadenza spirituale e finanziaria, di cui sono paradigma le nostre piazze e le nostre chiese sempre più vuote. O qualcuno dimentica forse che il 24 Dezember 1999 non era solo gremita Piazza San Pietro, perché la calca di persone arrivava fino a Castel Sant’Angelo e al Lungotevere? Qualcuno vuole fare i conti con il fatto tanto evidente quanto triste che il 24 Dezember 2024, come mostra la foto che accompagna questo articolo, la stessa piazza era completamente vuota al centro e che nei quattro quadrati di sedie poste sotto la scalinata del sagrato, sono visibili tanti posti vuoti?
La domanda conclusiva è di rigore: un devoto cattolico, per quale motivo dovrebbe partire dall’Australia o dal Perù per muoversi in viaggio verso Roma? Forse per sentire un anziano Pontefice che quando apre bocca parla di poveri e migranti, von Migranten und Armen, di poveri e migranti …? Come se il Verbo di Dio fosse venuto in questo mondo solo per parlare e prendersi cura dei poveri delle Slums e di quelli delle Villas Nöten (Villaggi della miseria)? E quelli che non hanno il grande privilegio di essere poveri, sono anch’essi figli di Dio, oppur nein? E che cosa troverebbe a Roma il pellegrino giubilante? Troverebbe i barboni accampati sotto il colonnato del Bernini; troverebbe Borgo Santo Spirito e Borgo Pio, rispettivamente alla sinistra e alla destra del Vaticano e di Piazza San Pietro, dove il mattino presto i commercianti sono costretti a lanciare secchi di varechina per cercare di togliere l’odore acido di urina che penetra le narici in modo nauseabondo. E dove dovrebbe alloggiare il pellegrino giubilante? Forse dalle suorine o dai fraticelli che dopo il Giubileo del 2000, una volta avute le loro strutture rifatte gratis dallo “Zio Paperone” della Repubblica Italiana, non si sono mai posti il problema di rinnovare letti e materassi o di rifare i sanitari; di riprendere gli intonaci e tinteggiare le pareti; che per colazione ti offrono latte liofilizzato e polveri di surrogati da fare invidia ai prodotti messi in commercio durante il periodo in cui il vecchio regime fascista proclamò l’autarchia, in seguito alla quale non era più possibile usare prodotti di importazione estera, a partire dal caffè? Sorvoliamo sulla pessima qualità dei cibi, in queste case che offrono anche il servizio dei pasti. Soprattutto sorvoliamo sulle suore indiane e filippine prese dai loro Paesi e portate nelle case religiose di Roma e poste sotto la direzione di una suora italiana ottantenne come manovalanza pari a donne di servizio, alle quali ci si deve rivolgere in inglese, perché pur vivendo in Italia da dieci anni non sono in grado di comprendere e parlare l’italiano. Sorvoliamo e stendiamo un velo pietoso su tutto questo e su tutto ciò che di peggio ancóra circola per certe case …
Sul finire, come non accennare ai personaggi esotici che sempre più spesso capita di trovare a lavoro nelle case di accoglienza, soprattutto delle suore, che variano dalle ragazze con la pancia scoperta ai ragazzi che sfoggiano tre campanelle alle orecchie, der piercing e i tatuaggi in bella vista? Von der Serie: vogliamo ospitare i pellegrini in case religiose di accoglienza, oppure in succursali malriuscite del celebre circolo gay del Muccassassina di Roma? Come mai alla Santa Sede, attenta talora persino alle futilità, non è ancora passato per la mente di mandare in giro degli ispettori per verificare se certe case gestite da religiosi e religiose, o da loro preposti laici, hanno veramente tutti i requisiti necessari per fare cosiddetta accoglienza religiosa in modo dignitoso?
Avere aperto la Porta Santa nel carcere di Rebibbia è stata cosa opportuna e a suo modo lungimirante, essendo il luogo più adatto dove molti di noi dovrebbero stare, ed anche per lungo tempo, dopo avere attentato al corpo mistico di Cristo che è la Chiesa (vgl.. Kol 1,18), sul quale oggi si attaccano sopra toppe di giorno in giorno, che però non possono arrestare e men che mai sanare le metastasi maligne messe in circolo nel suo organismo da decenni e decenni, senza che di esse possa essere incolpato questo pontificato, che non ne è responsabile, pur avendo fatto il suo, senza tirarsi indietro quando ai danni già ampiamente esistenti da svariati decenni, ha deciso di sommarne altri, tanto originali quanto gravi.
„Aber der Sohn des Menschen, wann es kommen wird, Glauben finden auf Erden?» (LC 18, 8)
von der Insel Patmos, 31 Dezember 2024
.
_________________________
.
THE CHURCH OF THE PATCHES PASSES THE HOLY DOOR OF IRREVERSIBLE DECADENCE ON A WHEELCHAIR
This Jubilee will be a failure on the spiritual and economic front, because a Holy Door opened, not so much on what we are not longer, worse! On what we have become through a paradigm inversion: the Church of twenty-five years ago, despite al-ready being seriously ill, tried to open, to throw open the doors to Christ; the Church’s today, a patient in the ward for terminal-ly patients, has tried to open, to throw open the doors to the world.
.
In the experience of man and in the life of the Church nothing happens by chance, if anything we are increasingly incapable of reading the signs. And so, twenty-five years apart from each other, two Supreme Pontiffs opened the Door of the Holy Year, both with the weight of their seniority and their disabling illnesses.
At Christmas 1999, the visible Church led by John Paul II appeared seriously ill in front of the Holy Door. This Pontiff, debilitated by Parkinson’s disease, was a clear example of this: aided by a master of ceremonies, dressed in a dignified ecclesiastical robe, he still wanted to kneel, albeit with obvious difficulty and great physical suffering. The Holy Father never agreed to give up genuflections, especially before the Holy Eucharist. For the solemn occasion the Holy Father was dressed in a cloak that precedes the birth of Christianity by centuries. A cloak known in the ancient Roman pagan religion as a “pluviale”, used by the Pontifex Maximus, starting from the 6th century BC, to protect himself from the rain, when from the top of the Pons Sublicio, located between the current Roman districts of Trastevere and Testaccio, to the height of Porta Portese, he studied the movements of water and the flight of birds to interpret the will of the gods.
For the solemn jubilee event of 2000 the Holy Father wore a cope which received much criticism. That liturgical vestment, made in the italian city of Prato, was woven with very bright colors: red, blue and gold, symbols present in nature and in the human spiritual dimension. The red tends to symbolize life and strength; the blue the union between sky and earth; the yellow the divinity.
If we reflect on it in the present, that play of colors was like the last explosion of light before the arrival of the dark-gray that envelops us today and which cannot be attributed either to him or to the Supreme Pontiffs who succeeded him from 2005 onwards, because the crisis of the Church begins from afar. A minimal knowledge of history would be enough — in this world which with memories barely reaches yesterday, given that it doesn’t even reach the day before yesterday — to understand that the seeds of the crisis ecclesiasial and ecclesiastical decadence, visible today, were already present between the pontificates of Leo XIII and Pius X, between the end nineteenth century and the beginning twentieth century.
If with John Paul II the disease pressed in front of the door, with the Supreme Pontiff Francis the visible Church has gone beyond it, entering a point of no return, pushed on a wheelchair by the shadow of a gaunt priest dressed in a pair of trousers, rather than with a dignified ecclesiastical robe. That of John Paul II, despite being a Church in crisis for decades, always tried to kneel before the Body and Blood of Christ, trying not to become irreversibly ill. Francis’s does not kneel before the Body and Blood of Christ, because she is now seriously and irreversibly ill. aber, he kneels down to wash and kiss the feet of convicts and prostitutes at the Masse Abendmahl (Mass of the Lord’s Supper), despising the richness of our glorious places of worship, which are not the fruit of princely splendor, as some uneducated people might think, but of faith of believers and of the work of the greatest artists who with wanted to honor God offering the best and the maximum that could be paid to the Divine Creator of heaven and earth, of all visible and invisible things. This is why the abbreviation D.O.M, was bedeutet: Deus Optimus Maximus (to God we always offer the best and the maximum), carved on many ecclesiastical buildings. aber, if on the one hand there is contempt for what is not known, on the other there is no hesitation in glorifying prisons, in which one ends up having committed crimes, except in cases of innocent people unjustly convicted due to judicial errors, or in the cases of the prisons of anti-democratic dictatorial regimes. Although some do not remember it, or are not aware of this incontrovertible reality, it is worth reminding them that criminals end up in prison.
Those inside prisons must be recovered, not exalted as if they were devoted builders of modern cathedrals, or unspecified victims of the bad society guilty of not having fully understood them. If one is in there, you need to remember that outside, someone, often more than one, sometimes even entire families, have cried of cause him. It would therefore be good to remember that forgiveness is such if it goes hand in hand with the punishment inflicted by justice, which on a spiritual level acts as a purification of the condemned, transforming prison into an action of that divine grace which first forms and then transforms the man through the expiation of those that human law indicates as crimes, Catholic doctrine as sins. In both cases, both as regards crimes and as regards sins, secular states with a liberal-democratic imprint, like the Church for its part, offer the possibility of atoning in a different but essentially similar way, which it implies that healing which erases the guilt deriving from the crime or sin committed. This is the apostolate in prisons, the rest is just surreal and harmful ideology, between eccentric foot-washing to prisoners and prostitutes in the Masse Abendmahl, and the ‘prison jubilees’ of a Supreme Pontiff who arrives before the Holy Door of the Papal Archbasilica of St Peter’s in a wheelchair pushed by an emaciated priest in trousers, because he cannot get up and walk; yet he gets up and walks two days later to cross the Holy Door opened in Rome’s Rebibbia prison, where he compares the prison chapel to a basilica (see video HIER). Does anyone want to remind the Holy Father that in Rome we have basilicas built on the blood of Christian martyrs killed in hatred of the faith (Hass auf den Glauben) and that, for this reason, the title of basilica is not appropriate for a prison chapel? And right here the words of the Psalmist come to mind:
How long must I take counsel in my soul and have sorrow in my heart all the day?
How long shall my enemy be exalted over me?
Consider and answer me, O Lord my God; light up my eyes,
lest I sleep the sleep of death,
lest my enemy say, “I have prevailed over him,”
lest my foes rejoice because I am shaken.
But I have trusted in your steadfast love;
my heart shall rejoice in your salvation (Psalm 13, 2-5).
The Jubilee, also called the Holy Year, has a great spiritual significance that affects the life of the entire universal Church. Heart of this event is the Sacrament of Penance for the remission of sins and cancellation of the sentence. Its institution is lost in the mists of time and is linked to the experience of the ancient People of Israel. The official website of the Holy See provides a historical excursus that I recommend reading (sehen: What is the Jubilee). It is so precise and well done that further explanations are superfluous, because for my part I could only repeat what is contained and explained in it.
Now I would like to move from the spiritual to the financial sphere, starting from the assumption that I hope to be wrong in some of my personal beliefs, and to publicly ask for forgiveness for them in the following months. I fear that this Jubilee will be a failure on the spiritual and economic front, because a Holy Door has been opened, not so much on what we are no longer, worse! We have opened the Holy Door on what we have become through a paradigm inversion: the Church of twenty-five years ago, despite already being seriously ill, tried to force itself to open, to throw open the doors to Christ (sehen HIER); the Church of today is in the ward for terminally ill cancer patients, because has tried to open, to throw open the doors to the world. And as I have often had the opportunity to remember in recent years, the task that Christ God has entrusted to us by divine mission is not to please the world, but to oppose it:
«If you were of the world, you would be loved by the world: but because you are not of the world, but I have taken you out of the world, you are hated by the world» (John 15:19).
Often images can summarize an entire state of affairs without resorting to words. For example: the Protestant woman bishop in places of honor among the exponents of the various religions. But let’s be inclusive! In der Tat, to exclude everything that is Catholic, it is necessary to necessarily include everything that is not Catholic… All expressed with due human respect for that Lady present as “bishop” in the Pontifical Archbasilica of St. Peter. The leaders ecclesiastics don’t realize that in this way they risk transmitting a message of normalization and approval, given that a woman cannot define herself as a “bishop” and that no one on the Catholic side can in any way recognize her as such. It should not be forgotten that this Lady belongs to a non-Catholic Christian religion born in the 16th century from the heresy and schism of Martin Luther, who we remember was a heretic, not a reformer.
Luther did not produce any reforms. The true and only reform was made by the Fathers of the Council of Trent. Luther tore apart the Church of Christ with a terrible schism, which remains so even today, with all due respect to the Protestant women-bishops welcomed into places of honor for the opening of the Holy Year on the tomb of the apostle Peter. All this in total indifference of inclusive clericalism.
But let’s get to the economic question. For the Jubilee of 2000, work in Rome had begun years earlier. Specific laws have also been approved: Legislative Decree 23 Oktober 1996, n. 551, containing «Urgent measures for the Great Jubilee of 2000», later converted into law 23 Dezember 1996, n. 651. Above all, an astronomical sum of money was allocated: 3,500 billion of the old lire, corresponding in today’s money to one billion and eight hundred million euros (approximately 1,878,000,000.00 USD). Also in this case I refer you to the official website of the Ministry of Infrastructure and Transport of the Italian Republic, where everything is documented and detailed (sehen HIER). Nachdem dies gesagt ist, it should be remembered that the president of the Italian bishops of the time was His Eminence the Cardinal Camillo Ruini, endowed with rare political skills, with an army of bishops following him who were not caricatures like today’s bishops, who compete between of them to those who carry on their chest the humblest and poorest wooden cross, made with the material of a sunken boat off the sicilian coast of Lampedusa isla on which human traffickers transported poor desperate illegal immigrants, including women and innocents children.
That of the years preceding the Jubilee of 2000 was another Church, another episcopate, another pontificate… but above all another society and another national and international geopolitical structure. But here is an exhaustive example capable of clarifying everything: at the time, in Italy, if before the administrative elections some diocesan bishop expressed discontent towards a particularly polemical or aggressive candidate, immediately the candidate corrected his tone during the electoral campaign. But there’s more: when the referendum on assisted procreation was held in Italy in June 2005, Cardinal Camillo Ruini expressly invited Italians not to go and vote. Result: three out of four Italians did not go to the polls and the referendum was a flop (sehen HIER). The fact that I appreciate and recognize certain undoubted qualities of Cardinal Camillo Ruini, stating that today, Leider, we no longer have figures of his high level, does not take anything away from the fact that I would never have hoped to have him as my diocesan bishop. Even today, on a human and spiritual level, I continue to consider it “a cold and dry bone covered in velvet”. This is how I defined him, to his scant joy, a few years ago, without caring how notoriously touchy and humorless the Cardinal is.
With completely different men and a completely different kind of Church, on the occasion of the great Jubilee event of 2000, Rome was remade new. This was in the interest of the State, which recovered what it had invested with high revenues and both economic and image interests, but also of the Church, which thanks to the huge funds allocated for that extraordinary event was able to take advantage of renovate most of its structures, many of which had already been in terrible conditions for years. And here it should be remembered that Rome, already at the time, was teeming with religious institutes, most of which were built after the Concordat stipulated in February 1929 between the Kingdom of Italy and the Holy See (in 1929, after the fall of the Papal State and the conquest of Rome in September 1870, the Kingdom of Italy recognized the Vatican City as an independent sovereign state governed by the Roman Pontiff). Works mostly erected in the 1930s, in a real competition between the historical Orders and the various religious Congregations, male and female, to see who built the largest institutes. At the gates of the Third Millennium, with a drastic decline in the birth rate that began at the end of the 1960s, certain Catholic schools, nursery schools and various care institutions no longer had any reason to exist, as they were mostly pharaonic structures. It should also be considered that in 1978, in Italy, der “great social conquest” of the law on abortion was approved, thanks to which orphanages also disappeared, for which no longer any need, given that children could be killed before they were born. Not to mention the numerous general houses of the various male and female Orders and Congregations, with novitiates or theological school within them, which led them to have, between the fifties and sixties, communities that numbered one hundred or two hundred religious, among those who had professed solemn vows and the young simply professed people in training.
In Rom, at the beginning of the seventies, it was impossible not to encounter priests, friars and nuns everywhere along the urban streets. Then there were the young seminarians and theology students from the various national and international Roman seminaries and colleges, who when they went for a walk formed lines of dozens and dozens of young clerics. In simple words: the decline in the birth rate and the inexorable crisis of vocations had reduced the majority of these large structures in the following decades to being inhabited no longer by one hundred or two hundred, but by six or seven elderly men and women religious, residing in buildings which were now in semi-degraded state, with obsolete systems and outside of any legal regulations regarding safety. So it was that on the occasion of the Jubilee of 2000, not only were a large part of these institutes renovated, but it was decided to make them profitable in some way, reserving a small wing for men and women religious, now reduced to a few members, and all the rest used for holiday home, in fact in hotels, because this is what most of these institutions are today: low-cost hotels. It was a far-sighted operation, thanks to which the buildings of many institutions were saved and made capable of producing the money necessary for their maintenance.
Unglücklicherweise, priests, friars and nuns are capable — and they really are like few others — of wasting money on useless expenses, sometimes even on harmful works which then lead to great losses, without having the ability to realize that certain structures require a lot of care and maintenance. And so, the well-known sapience of priests, friars and nuns begins to attach patches left and right, spending exorbitant amounts in the belief of saving money, because few like priests, friars and nuns are so idiotic as to let themselves be robbed, if they have not been adequately trained in concrete practical life with their feet firmly planted on the ground. All said and done: were the walls, last painted twenty years ago? The internal and external fixtures, the air conditioners and radiators, the sanitar elements dilapidated and broken today fixtures, on which the necessary routine maintenance, has never been carried out they were installed in the late 90s? No problem, just apply a patch, entrusting the repairs to people who, to change banal filters on air conditioners, make the inexperience of priests, friars and nuns pay more than what the new latest generation air conditioners with low consumption and high energy savings would cost.
Since there are many examples, I will limit myself to just one: last year I had the opportunity to find myself in a nuns institute while some painters were painting the rooms of their house-hotel. Seeing them mixing anonymous paints in buckets with plenty of water, and smelling a rather unpleasant odor that smelled entirely of toxic chemical substances, I asked: “What brand of ecological paint are you using?”. Dann, walking around the corridors, I noticed a riot of smudges not only on the walls, but also on the fixtures, on the skirting boards and even on the fire extinguishers dirtied with paint flows. I took the foreman and told him: “If you had done something like this in my house, I wouldn’t have let you out through the door but through the window, being careful not to give you a single penny.” In the evening, the mother superior confronted me irritably and told me not to disturb their workers anymore. I replied to her: «The people who placed the water drains from the air conditioners inside the shower cubicles of the guest bedrooms and who, not satisfied, even eliminated the earthing from the electrical system, do not deserve to be called workers but criminals, while you nuns demonstrate that you are womens incapable of managing the considerable patrimony from which your congregation has the grace of being able to benefit”.
A wheelchair pushed by an emaciated priest in trousers inaugurates what we might reasonably call “The Jubilee of patch” focused on our irreversible spiritual and economic decadence, of which our increasingly empty squares and churches are a paradigm. On 24 Dezember 1999, the square of St. Peter’s, was not only packed, because the crowd of people reached as far as Castel Sant’Angelo. Same way, it is equally evident that on December 24, 2024 (as shown in the photo accompanying this article), the same square was completely empty in the central part, and in the four squares of chairs placed under the churchyard, several empty seats are visible.
The last question is obligatory: why should a devout Catholic leave Australia or Peru to go to Rome? Perhaps for hear an elderly Pontiff who, when he opens his mouth, speaks only of poor and migrants, of migrants and poor, of poor and migrants…? As if the Verb of God had come into this world only to speak and care for the poor of the “Slums” und “Villas Nöten” (Villages of misery)? And those who do not have the great privilege of being poor, are they also sons of God, oder nicht? And what would the jubilant pilgrim find in Rome? The clochards under Bernini’s colonnade; Borgo Santo Spirito and Borgo Pio, respectively to the left and right of the Vatican and St. Peter’s Square, where early in the morning traders are forced to throw buckets of bleach to try to remove the acidic smell of urine that penetrates the nostrils nauseatingly? And where should the jubilant pilgrim lodge? Perhaps by the nuns or friars who after the Jubilee of 2000, once they had their religiouse homes renovated free of charge by the “Uncle Scrooge” of the Italian Republic, never asked themselves the problem of renewing beds and mattresses or redoing the bathroom fixtures; restore the plaster and paint the walls; that they offer freeze-dried milk and substitute powders for breakfast that rival the products put on the market during the period in which the old fascist regime proclaimed autarky, following which it was no longer possible to use products imported, starting with coffee? Better not even to mention the very poor quality of the food they offer in these houses where they also serve meals. Better to ignore, for Christian charity’s sake, the problem of the Indian and Filipino nuns taken from their countries and brought to the religious houses in Rome, placed under the direction of an eighty-year-old Italian nun and used as serving women, wer, despite living in Italy for ten years, are unable to understand and speak Italian. Let us overlook and draw a veil over all this and all the worst that circulates in certain homes…
Finally, how can we not mention the exotic characters that we working in this religious houses, especially in those of nuns, who vary from girls with bare bellies to boys who show off three earrings in their ears, piercings and tattoos view? But do we want to host pilgrims in religious homes, or in failed branches of a gay village? Why has it not yet occurred to the Holy See to send around inspectors to verify whether certain houses managed by men and women religious, or by their lay preposed, really have all the necessary requirements to do so-called religious reception in a dignified way?
Having opened the Holy Door in the Roman prison of Rebibbia was appropriate and in its own way farsighted, being the most suitable place where many of us should be, and also for a long time, after having launched an attack on the mystical body of Christ which is the Church (Colossians 1,18), on which attached day after day patches that cannot stop, much less cure, the malignant metastases that have been circulating in his body for decades and decades. A state of affairs for which this pontificate is certainly not responsible, despite having done its part, without holding back when, to the damage that has already largely existed for several decades, it decided to add others, as original as they are serious.
«But when the Son of Man comes, will he find faith on earth?» (Luke 18, 8)
(F)von der Insel Patmos, 28 Dezember 2024
.
______________________________________
.
LA IGLESIA DE LOS PARCHES PASA EN SILLA DE RUEDAS LA PUERTA SANTA DE LA DECADENCIA IRREVERSIBLE
Este Jubileo será un fracaso en lo espiritual y lo económico, porque se ha abierto una Puerta Santa, no tanto sobre lo que ya no somos, ¡peor! Hemos abierto la Puerta Santa sobre lo que hemos llegado a convertirnos a través de una inversión de paradigmas: la Iglesia de hace veinticinco años, a pesar de estar ya gravemente enferma, trataba de esforzarse por abrir, de abrir de par en par las puertas a Cristo; la Iglesia de hoy, postrada como un paciente en la sala de enfermos terminales oncológicos ha tratado abrir de par en par las puertas al mundo.
.
En la experiencia del hombre y en la vida de la Iglesia nada sucede por casualidad, si acaso somos nosotros cada vez más incapaces de leer ciertos signos. Und so, a veinticinco años de diferencia, dos Sumos Pontífices abrieron la Puerta del Año Santo, presentándose ante ella con el peso de la vejez y de sus enfermedades invalidantes.
En la Navidad de 1999, la Iglesia visible guiada por Su Santidad Juan Pablo II llegó gravemente enferma ante la Puerta Santa. Este Pontífice, debilitado por la enfermedad de Parkinson, fue un ejemplo plástico de ello: ayudado por un maestro de ceremonias vestido con un digna veste eclesiástica, quien quiso, en todo caso, arrodillarse aunque con evidentes dificultades y gran sufrimiento físico. Él nunca aceptó hacer excepciones con las genuflexiones, especialmente ante la Santísima Eucaristía. Para la solemne ocasión, el Santo Padre vistió un mantum que precede en siglos el nacimiento de la Christianitas. Un manto conocido en la antigua religión pagana romana como “pluvial”, utilizado por el Pontifex Maximus para resguardarse de la lluvia, cuando desde lo alto del Pons Sublicio, situado entre los actuales barrios de Trastevere y Testaccio, a la altura de Porta Portese, estudiaba los movimientos de las aguas y el vuelo de los pájaros para interpretar la voluntad de los dioses.
Para el solemne evento jubilar del año 2000, el Santo Padre vistió una capa sobre la que se hicieron muchas críticas. Aquella vestidura, confeccionada en Prato, había sido tejida en colores muy vivos: rojo, azul y dorado, símbolos presentes en la naturaleza y en la dimensión espiritual humana. El rojo suele simbolizar la vida y la fuerza; el azul, la unión del cielo y la tierra; el dorado, la divinidad.
Si lo reflexionamos en retrospectiva, aquel juego de colores fue como la última explosión de luz antes de la llegada de la grisura sombría que hoy nos envuelve; y que no es imputable ni a él, ni a los Sumos Pontífices que le sucedieron a partir de 2005; porque la crisis de la Iglesia comienza hace mucho tiempo. Un mínimo conocimiento de la historia bastaría — en este mundo con recuerdos que apenas llega hasta ayer, puesto que ni siquiera se alcanza el anteayer — para comprender que los gérmenes de la crisis que originó la decadencia eclesial y eclesiástica, descaradamente visible hoy en día, ya eran presentes entre los pontificados de León XIII y Pío X, a finales del siglo XIX y principios del siglo XX.
Si con Juan Pablo II la enfermedad presionaba ante la puerta, con el Sumo Pontífice Francisco la Iglesia visible cruzó un punto de no retorno, empujada sobre una silla de ruedas por la sombra de un sacerdote demacrado vestido con un par de pantalones, en lugar de una veste eclesiástica digna. La de Juan Pablo II, a pesar de ser una Iglesia en crisis desde hace décadas, siempre trató de arrodillarse ante el Cuerpo y la Sangre de Cristo, intentando no enfermar irreversiblemente. La Iglesia de Francisco no se arrodilla ante el Cuerpo y la Sangre de Cristo, porque ahora está grave e irreversiblemente enferma. aber, se arrodilla para lavar y besar los pies de los presos y de las prostitutas en la Masse Abendmahl, despreciando la riqueza de nuestros gloriosos lugares de culto, que no son fruto del esplendor principesco — como algunas personas sin cultura podrían pensar — sino de la fe de los creyentes y de la obra de los más grandes artistas que quisieron honrar a Dios, ofreciendo lo mejor rindiendo el más alto homenaje que se podía ofrecer al Divino Creador del cielo y de la tierra, de todos cosas visibles e invisibles. Por eso la abreviatura D.O.M, que significa: Deus Optimus Maximus, está esculpida en muchos edificios eclesiásticos. Si por un lado se desprecia lo que no se sabe por otro lado, no se duda en exaltar las cárceles, dentro de las que se termina por haber cometido delitos, salvo el caso de inocentes condenados injustamente por errores judiciales. Aunque algunos no lo recuerden, o no sean realmente conscientes de esta incontrovertible realidad, conviene recordarles que los delincuentes acaban en la cárcel.
Los que están dentro de las cárceles deben ser recuperados, no exaltados como si fueran devotos fieles de las catedrales modernas, o víctimas no especificadas de una mala sociedad, culpable de no haberlos comprendido plenamente. Si están ahí adentro alguien, afuera, a menudo más de uno, y a veces incluso familias enteras, han llorado por su causa. Deswegen, sería bueno recordar que el perdón es tal si va de la mano de la pena infligida por la justicia, que en el plano espiritual actúa como una purificación del condenado, transformando la prisión en una acción de esa gracia divina que primero forma y luego transforma al hombre mediante la expiación de aquellos que la ley humana señala como delitos, y la doctrina católica como pecados. En ambos casos, tanto en lo que se refiere a los delitos como a los pecados, los Estados laicos de impronta democrático-liberal, como la Iglesia por su parte, ofrecen de manera diferente, pero sustancialmente similar, la posibilidad de expiar, lo que implica en sí mismo esa recuperación que borra la culpa derivada del delito o pecado cometido. Esto es el apostolado en las cárceles, el resto es ideología surrealista y dañina, entre lavada de pies y “jubileos de los prisioneros” de un Sumo Pontífice que llega ante la Puerta Santa de la Archibasílica Papal de San Pedro empujado en una silla de ruedas por un sacerdote demacrado en pantalones, porque en ese caso está imposibilitado a levantarse y caminar. Pero se levanta y camina hasta abrir la Puerta Santa en la prisión romana de Rebibbia, comparándola con una basílica (vgl.. Video WHO).
¿Alguien quiere recordarle al Santo Padre que en Roma tenemos basílicas construidas sobre el sangre de mártires cristianos asesinados con crueldad en Hass auf den Glauben (en odio a la fe católica) y que el título de basílica no es particularmente adecuado para la capilla de una prisión? Y es aquí donde me vienen a la mente las palabras del salmista:
¿Hasta cuándo sentiré angustia en mi alma y tristeza en mi corazón, día tras día? ¿Hasta cuándo mi enemigo triunfará a costa mía?
Señor, Dios mío, mírame y respóndeme! Ilumina mis ojos para que no me duerma con los muertos,
y no diga mi enemigo que acabó conmigo, ni mis adversarios se alegren al verme vacilar.
En cuanto a mí, confío en tu bondad; conoceré la alegría de tu salvación y cantaré al Señor que me ha tratado bien (Salmo 13, 2-5).
El Jubileo, también llamado Año Santo, tiene un gran significado espiritual que afecta la vida de toda la Iglesia universal. El corazón de este evento es el Sacramento de la Penitencia para la remisión de los pecados y de las penas por los pecados. Su institución se pierde en la noche de los tiempos y está ligada a la experiencia del antiguo Pueblo de Israel. El sitio web oficial de la Santa Sede ofrece un recorrido histórico que recomiendo leer (Uhr: ¿Qué es el Jubileo?). Es un texto tan preciso y bien hecho que sobran más explicaciones, por mi parte sólo podría repetir lo contenido y explicado en él.
Ahora quisiera pasar de la esfera espiritual a la financiera, partiendo de la premisa de que espero equivocarme en ciertas convicciones personales y tener que enmendarlas públicamente en los próximos meses. Temo que este Jubileo será un fracaso en lo espiritual y lo económico, porque se ha abierto una Puerta Santa, no tanto sobre lo que ya no somos, ¡peor! Hemos abierto la Puerta Santa sobre lo que hemos llegado a convertirnos a través de una inversión de paradigma: la Iglesia de hace veinticinco años, a pesar de estar ya gravemente enferma, trataba de esforzarse por abrir, de abrir de par en par las puertas a Cristo (Uhr HIER); la Iglesia de hoy, postrada como paciente en la sala de enfermos terminales oncológicos, ha tratado abrir, de abrir de par en par las puertas al mundo. Y como a menudo he tenido oportunidad de recordar en estos últimos años, la tarea que Cristo Dios nos ha encomendado por misión divina no es agradar al mundo, sino oponernos a él:
«Si ustedes fueran del mundo, el mundo los amaría como cosa suya. Pero como no son del mundo, sino que yo los elegí y los saqué de él, él mundo los odia» (Juan 15,19).
A menudo las imágenes pueden resumir todo un estado de cosas sin recurrir a las palabras. Por ejemplo: ¿qué decir con la episcopesa protestante sentada en los asientos de honor junto con representantes de diferentes religiones? ¡Pero es que somos inclusivos! Deswegen, para excluir todo lo que es católico, debemos incluir necesariamente todo lo que no es católico… por supuesto, todo obviamente expresado con el debido respeto humano hacia la Señora presente en el podio como “obispo” en la Archibasílica Papal de San Pedro, sin que ninguno de los solones clericales se dé cuenta que así corremos el riesgo de dejar pasar un mensaje de normalización y aprobación, porque una mujer no puede auto-definirse como “obispa” y nadie, del lado católico, de ninguna manera puede reconocerla como tal, ni siquiera si pertenece a una religión cristiana no católica nacida de la herejía y cisma de Martín Lutero, que recordamos: era un hereje y no era un reformador.
Lutero no produjo, de hecho, alguna reforma; la única reforma verdadera fue llevada a cabo por los Padres en el Concilio de Trento. Lutero desgarró la Iglesia de Cristo con un cisma terrible, que permanece tal cual hasta el día de hoy, con el debido respeto a las obispas en tribuna de honor a la inauguración del Año Santo, sobre la tumba del apóstol Pedro, con la total indiferencia del clericalismo inclusivo.
Hablebamos del discurso económico… para el Jubileo del 2000, se aprobó el Decreto ley del 23 de octubre de 1996, n. 551, que contiene «Medidas urgentes para el Gran Jubileo del 2000», posteriormente convertido en ley del 23 Dezember 1996, n. 651. Los trabajos para este acontecimiento comenzaron años atrás, tras la aprobación de leyes específicas, pero sobre todo con la atribución de la suma astronómica de dinero: 3.500 mil millones de las antiguas liras, que en la moneda actual equivalen a mil ochocientos millones de euros. También en este caso remito a la web oficial del Ministerio de Infraestructuras y Transportes, donde está todo documentado y detallado (Uhr HIER). Davon abgesehen, hay que recordar que el presidente de los obispos italianos de esa época era Su Eminencia el Cardenal Camillo Ruini, dotado de raras habilidades políticas, seguido por un ejército de obispos que aún no eran como las actuales caricaturas, que compiten entre sí para ver quién lleva en el pecho la cruz de madera más humilde y pobre, posiblemente hecha con material de un barco hundido frente a la costa de la isla siciliana Lampedusa; barcos sobre los cuales traficantes de personas transportan a pobres inmigrantes ilegales y desesperados, entre los que a menudo hay mujeres y niños.
La de los años que precedieron al Jubileo del 2000 era otra Iglesia, otro episcopado, otro pontificado… pero sobre todo, otra sociedad y otra estructura geopolítica nacional e internacional. He aquí un ejemplo exhaustivo capaz de aclarar todo: en aquel periodo en Italia, si antes de las elecciones administrativas algún obispo diocesano manifestaba su descontento hacia uno o varios candidatos particularmente polémicos o agresivos, éstos tomaban medidas para corregir el objetivo y bajar el tono durante el curso de sus campañas electorales; pero hay más: cuando en junio de 2005 hubo un referéndum en Italia sobre la procreación asistida, el Cardenal Camillo Ruini invitó expresamente a los italianos a no ir a votar. Resultado: tres de cada cuatro italianos no acudieron a las urnas y el referéndum fue un fiasco (Uhr HIER). El hecho de apreciar y reconocer personalmente ciertas cualidades evidentes e indudables del Cardenal Camillo Ruini, lamentando que hoy en día figuras de su alta talla, por desgracia ya no tenemos, no quita nada al hecho de que nunca lo hubiera deseado tener como obispo diocesano. De hecho aún hoy sigo considerándolo, a nivel humano y espiritual, como “un hueso frío y seco cubierto de terciopelo”, como lo definí, para su poca alegría, hace algunos años sin reparar, por mi parte, de cuanto sea notoriamente susceptible fuera de carecer de sentido del humor.
Con todo otro tipo de hombres y todo otro tipo de Iglesia completamente diferente, en ocasión del gran acontecimiento jubilar del año 2000, Roma se rehizo nueva. Fue también interés del Estado, que recuperó cuanto había invertido con altos ingresos e intereses tanto económicos como de imagen, como lo hizo la Iglesia, que gracias a los enormes fondos destinados a aquel extraordinario acontecimiento supo aprovechar para renovar la mayoría de sus estructuras, muchas de las cuales ya se encontraban en pésimas condiciones desde hacía años. Y aquí hay que recordar que Roma, ya entonces estaba repleta de institutos religiosos, la mayoría de los cuales fueron construidos después del Concordato estipulado en febrero de 1929 entre el Reino de Italia y la Santa Sede (darin 1929, después de la caída del Estado Pontificio y la toma de Roma en el septiembre 1870; el Reino de Italia reconoció a la Ciudad del Vaticano como un estado soberano independiente gobernado por el Romano Pontifice). Obras erigidas en su mayor parte en los años 1930, en una auténtica competencia entre las Órdenes históricas y las distintas Congregaciones religiosas, masculinas y femeninas, para ver quién construía los institutos más grandes. A las puertas del Tercer Milenio, con un drástico descenso de la tasa de natalidad iniciado a finales de los años 1960, ciertas escuelas católicas, guarderías y diversas instituciones de asistencia ya no tenían razón de existir, pues eran en su mayoría estructuras faraónicas. También hay que considerar que en el 1978 se aprobó en Italia el “gran logro social” de la ley sobre el aborto, gracias a la cual desaparecieron los orfanatos, ya no necesarios, dado que se podía matar a los niños antes de nacer. Por no hablar de las numerosas curias y casas generales de las distintas Órdenes y Congregaciones masculinas y femeninas, casi siempre con noviciados o estudiantados de teología en su interior, lo que llevó a tener, entre los años cincuenta y sesenta, comunidades que sumaban cien o doscientos religiosos, entre los que habían profesado votos solemnes y los jóvenes profesos simples en formación.
En la Roma de principio de los años setenta, era imposible no encontrar sacerdotes, frailes y monjas por todas partes a lo largo de las vías urbanas. También estaban los jóvenes seminaristas y estudiantes de teología de los distintos seminarios y colegios romanos nacionales e internacionales, que cuando salían a pasear formaban filas de decenas y decenas de jóvenes clérigos. En pocas palabras: la disminución de las tasas de natalidad y la crisis inexorable de las vocaciones habían reducido en las décadas siguientes la mayoría de estas grandes estructuras a estar habitadas no ya por cien o doscientos, sino por seis o siete religiosos y religiosas ancianos, con edificios que ahora se encontraban en un estado semi-ruinoso, con sistemas obsoletos y fuera de toda normativa legal en materia de seguridad. Así que, con ocasión del Jubileo del año 2000, no sólo se renovaron gran parte de estos institutos, sino que se decidió rentabilizarlos de alguna manera: reservando una pequeña ala para religiosos y religiosas, ahora numéricamente reducida a un mínimo y trasformando el grueso de los edificios en albergues, de hecho en hoteles, porque eso es lo que son hoy la mayoría de estas instituciones. Fue una operación con visión de futuro, gracias a la cual se salvaron los edificios de muchos institutos y se les permitió producir el dinero necesario para sostenerse.
Desgraciadamente, sacerdotes, frailes y monjas son capaces ― y realmente lo son como pocos ― en despilfarrar el dinero en gastos inútiles, a veces incluso en obras perjudiciales que luego provocan grandes pérdidas, sin darse cuenta de que determinadas estructuras requieren mucho cuidado y un esmerado mantenimiento. Und so, hace veinticinco años después de haber sido salvados de problemas muy graves, relacionados a sus grandes edificios que no habían podido restaurar, ni conservar adecuadamente, ni de adecuar a las normas legales en materia de seguridad; no encontraron nada mejor que hacer que dejarlos volver a su estado de semi-ruinoso a lo largo de los veinticinco años siguientes, no todos, pero buena parte de ellos sí. Esto es lo que suelo llamar “psicología del parche clerical”. Y es fácil revelar el significado de esta definición: ¿una estructura requiere un mantenimiento rutinario? Para qué gastar dinero, basta dejarlo así, y por si acaso, decir con todo el cinismo típico y a veces único de curas, frailes y monjas: “No vale la pena hacerse inutilmente la sangre amarga, ya se ocuparan los que vendrán después”. A este punto, todas las intervenciones de mantenimiento ordinario omitidas a lo largo de los años acaban convirtiéndose en serias necesidades de mantenimiento extraordinario, que sin embargo cuestan mucho. No hay problema, le pondremos un parche, confiando el trabajo a personas que, para cambiar los banales filtros de los aires acondicionados, harán que por la inexperiencia de sacerdotes, frailes y monjas se paguen más que lo que se pagan en los sistemas de última generación, de bajo consumo y alto ahorro de energía.
Como son muchos los ejemplos me limitaré a uno solo: el año pasado tuve la oportunidad de encontrarme en un instituto de monjas mientras pintores pintaban las habitaciones de su casa-hotel. Al verlos mezclar pinturas anónimas en baldes con abundante agua y oler un olor bastante desagradable que olía a sustancias químicas tóxicas pregunté: “¿Qué marca de pintura ecológica están usando?”. Luego, mientras caminaba por los pasillos, me di cuenta de una avalancha de manchas no sólo en las paredes, sino también en los muebles, en los zócalos e incluso en los extintores sucios con gotas de pintura. Agarré al capataz y le dije: «Si hubieras hecho algo así en mi casa, no te habría dejado salir por la puerta sino por la ventana, cuidándome de no darte ni un centavo». En la noche, la madre superiora irritada me dijo que no molestara más los trabajadores. Le respondí: «Las personas que han colocado los desagües del agua de los aparatos de aire acondicionado dentro de las duchas de las habitaciones de huéspedes y no satisfechos con eso, han incluso eliminado las tomas del sistema eléctrico, no merecen ser llamados trabajadores sino delincuentes. Mientras vos monjas demostráis que sois incapaces de gestionar el considerable patrimonio del que vuestra congregación tiene la gracia de poder beneficiarse».
Una silla de ruedas empujada por un sacerdote demacrado y en pantalones inauguró lo que razonablemente podríamos definir como “El Jubileo del parche” centrado en nuestra irreversible decadencia espiritual y financiera, de la que nuestras plazas e iglesias cada vez más vacías son un paradigma. ¿O tal vez alguien olvida que el 24 Dezember 1999 la Plaza de San Pedro estaba tan llena de gente que la multitud de fieles llegaba hasta el Castillo Sant’Angelo y el Lungotevere? Alguien quiere abordar el hecho tan evidente como triste de que el 24 Dezember 2024, como muestra la foto que acompaña a este artículo, la misma plaza estaba completamente vacía en el centro y que en los cuatro cuadrados de sillas colocadas bajo los escalones de la basilica se ven tantos asientos vacíos.
Una última pregunta es de rigor: ¿por qué un católico devoto dejaría Australia o Perú para viajar a Roma? ¿Para escuchar un anciano Pontífice que, cuando abre la boca, habla de pobres e inmigrantes, de inmigrantes y pobres, de pobres e inmigrantes…? ¿Como si el Verbo de Dios hubiera venido a este mundo sólo para hablar y cuidar los pobres de las favelas y de las Villas de la miseria? ¿Y los que no tienen el gran privilegio de ser pobres, son también hijos de Dios, in der? ¿Y qué encontraría el jubiloso peregrino en Roma? Encontraría a los vagabundos acampados bajo la columnata de Bernini; encontraría Borgo Santo Spirito y Borgo Pio, respectivamente a la izquierda y a la derecha del Vaticano y de la Plaza de San Pedro, donde a primera hora de la mañana los comerciantes se ven obligados a arrojar cubos de lejía para intentar eliminar el olor agrio de la orina que penetra las fosas nasales. de manera nauseabunda. ¿Y dónde debería alojarse el jubiloso peregrino? Quizás donde las monjas o frailes que después del Jubileo del 2000, una vez que el tío McPato Ö Scrooge McDuck de la República Italiana renovó gratuitamente sus estructuras, nunca se plantearon el problema de renovar camas y colchones o rehacer los sanitarios; restaurar el yeso y pintar las paredes; que ofrecen para el desayuno leche liofilizada y sustitutos en polvo que rivalizan con los productos comercializados durante el período en el que el antiguo régimen fascista proclamó la autarquía, tras la cual ya no era posible utilizar productos importados del extranjero, empezando por el café? Pasemos por alto la pésima calidad de los alimentos que esas casas ofrecen como servicio de comidas. Sobre todo, ignoremos la triste realidad de las monjas indias y filipinas sacadas de sus países, llevadas a las casas religiosas de Roma y puestas bajo la dirección de una monja italiana de ochenta años como mujeres del servicio domestico, a quienes hay que dirigirse en inglés, porque aunque hayan vivido en Italia durante diez años, no entienden ni hablan italiano. Pasemos por alto y corramos un tupido velo compasivo sobre todo esto y todo lo peor que circula en ciertas casas…
Y por último, ¿cómo no mencionar a los exóticos personajes que cada vez más encontramos trabajando en estas casas de recepción religiosa, especialmente en las casas de las monjas, que varían desde chicas con el vientre desnudo hasta chicos que lucen tres pendientes en las orejas, piercings y tatuajes en vista? De la serie: ¿queremos acoger a los peregrinos en casas religiosas de hospitalidad, o queremos transformar las casas religiosas en fallidas sucursales de un gay village? ¿Cómo es posible que la Santa Sede, incluso atenta a veces a las trivialidades, no se les haya pasado por la cabeza enviar inspectores para verificar si determinadas casas gestionadas por religiosos y religiosas, o por sus supervisores laicos, reúnen realmente todos los requisitos necesarios para las recepción religiosa de manera digna?
Haber abierto apertura de la Puerta Santa en la prisión romana de Rebibbia fue oportuna y previsora a su manera, siendo el lugar más apropiado donde muchos de nosotros deberíamos estar e incluso por mucho tiempo, después de haber atentado al Cuerpo místico de Cristo que es la Iglesia (Colosenses 1,18). Un Cuerpo Santo sobre el que hoy se colocan, día tras día, parches que no pueden detener, ni mucho menos curar, las metástasis malignas que lo atacan desde hace décadas. Las metástasis no fueron provocadas por este pontificado, que no es responsable de las mismas, a pesar de haber hecho su parte sin detener los daños que ya existían desde hacía varias décadas, decidió en cambio añadir otros, tan originales, como igualmente graves.
«Pero, cuando el Hijo del hombre venga, ¿encontrará la fe sobre la tierra?» (Lucas 18,8)
Von der Insel Patmos, 31 Dezember 2024
.
______________________
Sehr geehrte Leserinnen und Leser,
Dieses Magazin erfordert Verwaltungskosten, die wir immer nur mit Ihren kostenlosen Angeboten hatten. Wer unsere apostolische Arbeit unterstützen möchte, kann uns seinen Beitrag bequem und sicher zukommen lassen PayPal indem Sie unten klicken:
Oder wenn Sie bevorzugen, können Sie unsere verwenden
Bankkonto im Namen:
Editions Die Insel Patmos
n Agentur. 59 Aus Rom
IBAN:
IT74R05034032590000000301118
Für internationale Banküberweisungen:
Kodex SWIFT:
BAPPIT21D21
Bei Banküberweisung senden Sie bitte eine E-Mail an die Redaktion, Die Bank gibt Ihre E-Mail-Adresse nicht an und wir können Ihnen keine Dankesnachricht senden:
isoladipatmos@gmail.com
Wir danken Ihnen für die Unterstützung, die Sie unserem apostolischen Dienst anbieten möchten.
Die Väter der Insel Patmos
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Articolo estremamente interessante e pieno di verità indiscutibili. Gut erledigt! Klar, coraggioso ed obiettivo. Gut 2025