L’insostenibile leggerezza dell’essere. Un articolo comico imperdibile su “La Nuova Bussola Quotidiana” circa la nascita di Gesù Cristo il 25 dicembre

— attualità ecclesiale —

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE. UN ARTICOLO COMICO IMPERDIBILE SU LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA CIRCA LA NASCITA DI GESÙ CRISTO IL 25 DICEMBRE

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In questo cammino di Avvento, i Padri de L’Isola di Patmos augurano di poter giungere al mistero di un Natale profondamente meditativo, in questo momento storico-sociale molto difficile, lasciando ad altri tutte le limitatezze che invece potrebbe comportare un natale politico-polemico. Il problema è che purtroppo – e non è la prima volta – La Nuova Bussola Quotidiana rischia di confondere il Santo Sepolcro di Cristo con il sepolcro di Giulio Andreotti, questo è il loro vero problema di fondo!

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Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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Dal Jesus Christ Superstar del 1973 eccoci giunti all’androgino Jesus Christ Photoshop del 2020, con occhio azzurro, labbra carnose sensuali, tratti femminei e via a seguire. Gesù Cristo era «il più bello tra i figli dell’uomo» (Sal 44, 3), non il più effeminato tra i figli dell’uomo, come lo raffigurano oggi certi fideisti blasfemi e certe languide pinzochere esaltate.

Come accade ciclicamente, la nostra redazione è stata impegnata a lavorare i nuovi libri in uscita a giorni prima di Natale, per offrire ai nostri Lettori tre lavori di pregevole narrativa. Dopo un periodo di silenzio riprendiamo oggi la nostra piena attività pubblicistica partendo da qualche cosa di “leggero”, si fa per dire! Per seguire nei prossimi giorni con articoli di ben altra levatura, già redatti dai Padri de L’Isola di Patmos.

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Il fatto: un editorialista de La Nuova Bussola Quotidiana oggi si cimenta a spiegare che la data della nascita del Verbo di Dio fissata al 25 dicembre è reale [vedere articolo, QUI]. Purtroppo perdendo di vista che per noi cattolici, il dato storico unito al dato di fede, non è costituito da una “data tradizionale” ma dall’incarnazione del Verbo di Dio fatto Uomo: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» [Gv 1, 14].

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Aspettiamoci una seconda puntata nella quale si spiega, alla luce della tradizione popolare-iconografica, che Gesù era alto un metro e novanta, biondo con gli occhi azzurri e che sua madre, la sempre vergine Maria, aveva i tratti di una ragazza di Hannover, proprio come se fosse nata nell’estremo Nord dell’Europa. Ma soprattutto che all’età di appena 16 anni circa – tanti più o meno ne aveva al momento del parto – al suo fianco spicca un uomo, il veneratissimo Patriarca Giuseppe, che di anni ne aveva più o meno 80, come da secoli ci documenta l’iconografia e la tradizione popolare. Senza soprassedere poi su un altro dato storico inconfutabile: in quella zona dell’antica Giudea, quando Gesù Cristo nasceva dal cielo cadeva la neve, in uno scenario simile a quello che possiamo trovare in dicembre a Madonna di Campiglio o a Courmayeur. È infatti risaputo che i pastori giunsero sulle slitte trainate da cani di razza husky e che pochi giorni dopo i Re Magi, che erano dei noti ed esperti sciatori di fondo, giunsero appunto sciando presso la grotta della natività avvolta dalla neve. Che dire: nemmeno quella romanziera invasata di Maria Valtorta giunge a scrivere simili idiozie – che è tutto dire! – quando narra la reale presenza del bue e dell’asino nella grotta, con Gesù deposto dentro la mangiatoia sul fieno e sulla paglia. Insomma: provate a deporre un neonato sul fieno e sulla paglia, poi ne riparliamo a breve, di come finirà ridotta la carne di quella povera creatura neonata.

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La data fissata al 25 dicembre si lega in parte alla tradizione popolare in parte al fideismo. Da sempre sappiamo che il calendario che prende avvio dall’epoca dopo Cristo è sballato di diversi anni per vari errori di calcolo. Il dato innegabile sostenuto dalla storia è la nascita di Gesù Cristo, che nessuno può negare, perché è documentata ampiamente dalle fonti, come lo sono il suo processo e la sua condanna a morte, impresse nelle cronache ebraiche e romane. E in questo secondo caso sì, che abbiamo una data storica certa della sua passione e morte, perché il tutto coincide con Pesach, la Pasqua ebraica, ed è documentato dalle fonti storiche più autorevoli: i Santi Vangeli.

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La data esatta della nascita di Cristo Dio è del tutto irrilevante: quel bimbo è nato veramente ed è il Verbo di Dio fatto Uomo che è morto, risorto dai morti e asceso al cielo. Se la sua vita e la sua morte sono provate in modo certo dalla storia, la stessa prova certa non può essere ovviamente fornita per il gran mistero della sua risurrezione e ascensione al cielo, ce lo spiega coerentemente l’Autore della Lettera agli Ebrei: «La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono» (Eb 11, 1-3).

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A queste spiegazioni, una persona tanto cara e ricca di lodevole fede mi risponde: «Io credo ciecamente a quanto i Santi stessi hanno ricevuto sulla vicenda da Gesù in persona e da Maria in persona, confermando anch’essi che questa data del 25 dicembre non è stata solo simbolica». Le ho risposto che se l’argomento è per un verso complesso dall’altra è semplice per quanto riguarda il discorso dei Santi, delle loro visioni o locuzioni, che ricordiamo non fanno parte del deposito della fede e soprattutto non vincolano i fedeli a una adesione di fede. Così, per meglio chiarire, ho portato l’esempio delle stimmate. Gli stimmatizzati ebbero le stimmate impresse al centro del palmo della mano, benché a Cristo i chiodi non furono piantati in quel punto ma sui polsi. E su questo avrebbe molto da dirci il nostro teologo cappuccino Ivano Liguori nella sua veste di francescano, dato che fu il Serafico Padre Francesco d’Assisi il primo a ricevere questo doloroso dono divino delle stimmate. Perché, dunque, sui palmi delle mani? Semplice, perché Dio è il sommo e divino pedagogo. Da secoli il crocifisso era raffigurato con i chiodi piantati nei palmi delle mani e Dio, donando le stimmate di Suo figlio ad alcune anime elette, si è attenuto a quella immagine conosciuta dal popolo dei fedeli. 

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… il Natale che stiamo rischiando nel 2020

Parlando seriamente tra noi, il nostro teologo domenicano Gabriele Giordano M. Scardocci faceva notare che esistono studi storici, di valenza ipotetico-speculativa, svolti però con rigore scientifico. A partire da alcuni antichi rotoli è stato studiato, nel corso degli anni Sessanta, che calcolando la classe di Abia in cui Zaccaria, marito di Elisabetta e padre di Giovanni il Battista, esercita e officia il culto, si potrebbe anche ipotizzare che Gesù Cristo è nato negli ultimi dieci giorni di dicembre. Però, contrariamente all’articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana, dove le cose si danno storicamente per certe, questi studiosi utilizzano un formulario ipotetico, affermando che a partire da questi dati potrebbe essere possibile ipotizzare questa data del 25 dicembre. Cosa questa ben più onesta sul piano scientifico [Cfr. The Calendar Reckoning of the Sect from the Judean Desert. Aspects of the Dead Sea Scrolls, in Scripta Hierosolymitana, vol. IV, Jerusalem 1958, pp. 162-199].

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In questo cammino di Avvento, i Padri de L’Isola di Patmos augurano di poter giungere al mistero di un Natale profondamente meditativo, in questo momento storico-sociale così difficile, lasciando ad altri tutte le limitatezze che invece potrebbe comportare un natale politico-polemico. Il problema è che purtroppo – e non è la prima volta – La Nuova Bussola Quotidiana rischia di confondere il Santo Sepolcro di Cristo con il sepolcro di Giulio Andreotti, questo è il loro vero problema di fondo!

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dall’Isola di Patmos, 9 dicembre 2020

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