Il più grande scippo della storia della Cristianità: il primo Santo canonizzato da Cristo in persona è stato un ladrone convertito al Sommo Re dell’Universo negli ultimi minuti di vita

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IL PIÙ GRANDE SCIPPO DELLA STORIA DELLA CRISTIANITÀ: IL PRIMO SANTO CANONIZZATO DA CRISTO IN PERSONA È STATO UN LADRONE CONVERTITO AL SOMMO RE DELL’UNIVERSO NEGLI ULTIMI MINUTI DI VITA

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Di questo povero ladrone crocifisso non sappiamo molto, secondo la tradizione l’uomo si sarebbe chiamato Disma, però conosciamo di lui e con certezza la destinazione finale: il Paradiso. Inutile a dirsi, anche se è bene dirlo e ricordarlo: siamo davanti al primo santo canonizzato della storia della Chiesa, ed il tutto per opera di Cristo in persona, non della Congregazione delle cause dei santi, che giungerà solo secoli dopo.

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Autore
Ivano Liguori, Ofm. Capp.

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Cristo e il Buon Ladrone, opera di Tiziano Vecellio (1477 – 1576)

Resto sempre commosso davanti a questa bella espressione del buon ladrone, che manifesta una fede veramente fuori dal comune: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno» [Lc 23,42]. Egli si appella al Maestro utilizzando il nome proprio, è raro che nei Vangeli qualcuno si rivolga a Cristo in questo modo, e il fatto stesso si spiega con la consapevolezza che in Gesù si realizza un regno che non delude, capace di compiere una vera giustizia davanti al male del peccato.

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In ciò risiede il vero significato della regalità di Cristo, egli non salva sé stesso alla maniera dei governanti umani, come pretende la folla gridando forsennatamente da sotto la croce, ma salva l’uomo che implora perdono e misericordia.

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Questo buon malfattore, attraverso la sua fede si affida totalmente a Dio, compie una vera appropriazione indebita, un salto d’audacia in Cristo Re così da riscattare totalmente la sua esistenza. Per questo brigante la salvezza inizia nell’oggi: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel Paradiso». Si tratta di un avverbio di tempo con valore teologico, quello scelto dall’evangelista Luca, che produce come per Zaccheo una salvezza nell’immediato [cf. Lc 19,1-10].

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Di questo povero ladrone crocifisso non sappiamo molto, secondo la tradizione l’uomo si sarebbe chiamato Disma, però conosciamo di lui e con certezza la destinazione finale: il Paradiso. Inutile a dirsi, anche se è bene dirlo e ricordarlo: siamo davanti al primo santo canonizzato della storia della Chiesa, ed il tutto per opera di Cristo in persona, non della Congregazione delle cause dei santi, che giungerà solo secoli dopo.

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Al termine dell’Anno Liturgico, la liturgia di questa domenica ci conduce a riflettere non tanto sulla fine della nostra esistenza quanto invece sul fine [vedere Liturgia della Parola, QUI]. In che modo facciamo regnare Gesù nella nostra esistenza? Nell’oggi terreno? In quale maniera la nostra vita diventa giusta?

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Sappiamo che con Gesù, affidandoci a Lui, noi possiamo essere realmente salvati anche se le nostre azioni sembrano condannarci, anche se il mondo in cui viviamo dice il contrario, anche quando la nostra storia personale sembra contraddirci.

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«Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno», è una bellissima preghiera da ripetere tutti i giorni, che equivale all’invocazione del pubblicano al tempio: «O Dio, abbi pietà di me peccatore» [Lc 18,13]. Sono atti di fede che realizzano la regalità di Cristo che è venuto per distruggere le opere dell’accusatore dell’uomo [cf. Ap 12,10] ed immetterci all’interno di un regno di giustizia e di pace che, attraverso la misericordia, recupera ogni nostra dissonanza e infedeltà, sino ad aprirci le porte del suo Regno che non avrà fine, come recitiamo nella nostra professione di fede.  

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Laconi, 23 novembre 2019

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