Giacomo Biffi ha perduto il treno?

GIACOMO BIFFI HA PERDUTO IL TRENO?

 

Con il Cardinale Giacomo Biffi torna alla Casa del Padre uno dei tanti Vescovi degli ultimi cinquant’anni di storia ecclesiale che sembrano avere perduto il treno, pur avendo trascorso la vita a parlare con grande dovizia e competenza delle stazioni ferroviarie, sempre e di rigore pontificando dalla prima classe della sala di attesa della stazione centrale, mentre in tutte le altre stazioni della rete ferroviaria non erano neppure attivi i sistemi per abbassare le sbarre ai passaggi a livello quando transitavano i treni merce.

 

Autore Padre Ariel

Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

 

 

salma  biffi

il feretro del Cardinale Giacomo Biffi trasportato all’interno del palazzo arcivescovile di Bologna

Non intendo fare il cosiddetto bastian contrario, perché fosse per me vorrei non farlo e meno che mai esserlo. Non intendo però condividere questa italica mania di beatificare il morto a tutti i costi.

Il Cardinale Giacomo Biffi, Arcivescovo Metropolita di Bologna dal 1984 al 2003, è uno dei diversi vescovi italiani che ho rispettato e per più aspetti apprezzato, ma che non ho stimato. Nulla di male, perché come sacerdote devo devoto rispetto a qualsiasi Vescovo in quanto tale, perché il rispetto è loro dovuto — mentre nel caso specifico del Vescovo avente giurisdizione su di me, da parte mia gli è dovuta anche filiale obbedienza — ma la stima no, quella non è dovuta a nessun Vescovo; e se il Vescovo la vuole se la deve meritare e guadagnare. Questo scrissi in modo molto garbato al Cardinale Giacomo Biffi nel 2011, quando gli inviai una copia del mio libro E Satana si fece Trino, nel quale avevo a lui dedicato un garbato paragrafo critico, quello che di seguito vi ripropongo alla fine, ed attraverso il quale lasciavo capire al diretto interessato perché lo venerassi come vescovo ma non lo stimassi.

Carlo Caffarra camera ardente Biffi

L’Arcivescovo metropolita di Bologna, Cardinale Carlo Caffarra, in preghiera dinanzi alla salma del suo precedessore

Dinanzi alla situazione ecclesiale attuale in cui la barca di Pietro è sbattuta dalle onde in tempesta, le responsabilità di uomini come il Cardinale Giacomo Biffi sono enormi; e di queste responsabilità dovranno rispondere a faccia a faccia con Dio, a prescindere dal fatto che con lo stile tutto quanto italico di cui dicevo poc’anzi, certi personaggi finiscano poi beatificati nel corso del breve tragitto che li conduce dalla camera ardente fino al sepolcro, persino dai giornali ultra laicisti  specializzati da sempre a ridurre la Chiesa Cattolica in vera e propria poltiglia.

Carlo Caffarra camera ardente Biffi 2

il Cardinale Carlo Caffarra benedice la salma del Cardinale Giacomo Biffi

La mia modesta e sofferta esperienza di presbitero e di pastore in cura d’anime mi ha insegnato a misurare certi uomini di Chiesa non sulla base di ciò che dicono, ma di ciò che fanno, o spesso di ciò che non fanno, perché il peccato di omissione, assieme al peccato capitale di accidia, sono i due peccati più praticati di questi tempi dagli ecclesiastici. Il tutto al di là del fatto che io sia disposto, come esorta il Vangelo, a fare quel che di giusto e saggio dicono ma non a fare quel che di sbagliato fanno: «Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito» [cf Mt 23, 3-4]. Purtroppo, i problemi davvero seri subentrano quando invece ci ritroviamo nella gravosa condizione di non poter fare quel che fanno ma neppure ciò che di sbagliato dicono.

Il Vescovo, depositario della pienezza del Sacerdozio apostolico e legittimo erede degli apostoli, è un Padre che governa la Chiesa particolare a lui affidata. E un Vescovo non si misura né si giudica storicamente dalle battute sagaci che ci ha donato o dai libri che ha scritto, ma da ciò che ha fatto, dal modo in cui ha governato la sua Chiesa e curato la porzione del Popolo di Dio a lui affidata. Se quindi da una parte giudico il Cardinale Giacomo Biffi una penna brillante, un oratore acuto, un uomo di raffinata intelligenza ed un uomo di fede, dall’altra ho molte riserve sul suo lungo governo pastorale, che si misura su tutt’altri elementi, ne cito solo alcuni tra i tanti:

1. Mentre una gran fetta di clero bolognese scivolava nella più profonda secolarizzazione ed i teologi modernisti avevano portato brillantemente a compimento un vero e proprio golpe nella diocesi felsinea, dove era e che cosa faceva, il Cardinale Giacomo Biffi, che di quella Chiesa particolare non era un semplice acuto e ironico osservatore “esterno”, bensì la suprema guida?

2. Mentre per scarsa vigilanza e deficitaria formazione offerta, nel corso degli anni uscivano dal Seminario Arcivescovile di Bologna anche preti non idonei al sacerdozio, formati spesso in modo pessimo grazie ai “buoni” uffici di diversi cattivi maestri, con tutti i problemi anche gravi che da ciò ne conseguono di prassi nel clero, dove era e che cosa faceva il Cardinale Giacomo Biffi, visto che li ha consacrati sacerdoti lui? Sbaglio, o la parola “vescovo” deriva dal greco επίσκοπος, che alla lettera significa “controllore”, “vigiliante”?

3. Quando diversi presbiteri anziani e parroci di lungo corso lo supplicarono più volte di non ordinare sacerdoti certi soggetti, il Cardinale Giacomo Biffi, con l’ironia — o forse col cinismo? — che lo ha sempre contraddistinto, lasciando basiti questi anziani rispose che «nella Chiesa c’era anche bisogno di manovalanza» (!?). Rispondendo a questo modo, fu mai sfiorato dal drammatico dilemma riguardo a che cosa sarebbe accaduto alla Chiesa, quando molti di questi “manovali”, bravi come pochi a strappare i buoni tralci nella vigna del Signore, sarebbero divenuti formatori, docenti di teologia, o addirittura vescovi?

4. Mentre l’ambito teologico e formativo di Bologna era un potente e inespugnabile feudo dei dossettiani, mentre veniva riconosciuta e lasciata la licenza per l’insegnamento a soggetti che si dilettavano a firmare manifesti contro la Conferenza Episcopale Italiana e di fatto contro il magistero pontificio [vedere QUI]; mentre un numero elevato di docenti preposti alla formazione dei futuri presbiteri criticavano apertamente il magistero di Giovanni Paolo II negli studi teologici bolognesi, dove era e che cosa faceva in concreto il sagace e ironico Cardinale Giacomo Biffi?

5. In una pubblicazione delle Edizioni Cantagalli il Cardinale Giacomo Biffi ha tessuto le lodi di Giuseppe Barzaghi, sui cui clamorosi errori dottrinari non intendo soffermarmi, preferisco lasciare la spiacevole incombenza a Giovanni Cavalcoli, se ne avrà tempo e voglia, visto che fu lui — in seguito anche il nostro caro e stimato Antonio Livi — a confutare questo suo confratello domenicano, pagando un carissimo prezzo, consapevole di quanto gliela avrebbero fatta ingiustamente pagare per attentato di … “lesa maestà”  [vedere QUI, QUI].

6. Quante volte è accaduto che il Cardinale Giacomo Biffi, affatto esente da quella umoralità che poco si addice a un uomo di governo, in sua qualità di Presidente della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna favorì la nomina di soggetti non idonei all’episcopato e quante, quando poi certi candidati da lui stesso proposti difettarono, anziché ammettere di avere sbagliato a valutarli, li protesse dinanzi alla Santa Sede, anziché invocare per loro tutti i dovuti e severi richiami?

7. Perché il Cardinale Giacomo Biffi, Arcivescovo Metropolita di Bologna, Presidente della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna, membro del Collegio Cardinalizio, membro di tre importanti dicasteri romani, con la possibilità di contatto e di accesso diretto ai Sommi Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI dei quali ha sempre goduto la profonda stima, si è invece limitato a ironizzare a destra e a manca, attraverso discorsi e libri, anziché esercitare tutte le prerogative proprie del suo alto ufficio epurando per esempio dagli studi teologici certi cattivi maestri preposti ad allattare i futuri preti col latte avvelenato delle peggiori eresie moderniste ed i pensieri ambigui ed equivoci di Hegel e di certi teologi della Nouvelle Théologie?

omaggio del sindaco di Bologna a Giacomo Biffi

l’omaggio del Sindaco di Bologna alla salma del Cardinale Giacomo Biffi

La Chiesa universale e le Chiese particolari non si salvano con due sagaci battute ironiche, né con battute molto pertinenti e intelligenti né con decine di pubblicazioni; perché quando si è avuto da Dio il dono profetico di leggere in anticipo l’evolvere di certi problemi nel corso dei tempi, si è tenuti più che mai ad agire, pagando di rigore sempre cari prezzi, come ci insegna la storia della Salvezza, come ci insegna la fine riservata ai Profeti d’Israele, come nel loro piccolo hanno pagato senza esitare i padri dell’Isola di Patmos, senza mai mercanteggiare sulla verità e sul mistero della Salvezza.

camera ardente Biffi

l’omaggio dei fedeli alla camera ardente del Cardinale Giacomo Biffi

È vero, come hanno scritto in questi giorni i beatificatori, che il Cardinale Giacomo Biffi aveva parlato in anticipo sul pericolo della nuova “invasione islamica”, come di recente ho ricordato anch’io a suo indubbio merito [vedere QUI], ma mentre lui parlava di questo problema che da lì a breve avrebbe creato situazioni di emergenza non più arginabili, molti suoi presbiteri erano attivi più che mai ad accogliere in gloria i musulmani, a sistemarli al meglio dentro casa nostra; molti suoi parroci erano operosi nel favorire i matrimoni misti tra donne italiane cattoliche e uomini musulmani, come lo erano nel portare avanti quel falso e male inteso ecumenismo — che non alberga peraltro in alcun documento del Concilio Vaticano II — da egli sempre e giustamente criticato. Purtroppo, mentre il Cardinale Giacomo Biffi faceva battute sagaci, nel corso degli anni Ottanta molti suoi presbiteri organizzavano incontri inter-confessionali da far accapponare la pelle agli ecumenismi più spinti delle regioni del Nord dell’Europa, nel totale silenzio e nella completa non-azione e non-reazione del loro vescovo.

salma Biffi Ernesto De Vecchi

il Vescovo ausiliare emerito di Bologna, S.E. Mons. Ernesto Vecchi, benedice la salma del Cardinale GIacomo Biffi

Credo che il Cardinale Giacomo Biffi, per dono e grazia particolare dello Spirito Santo, abbia saputo leggere e descrivere la realtà del presente e quella del futuro che ci attendeva, limitandosi però a giocare di ironico fioretto dinanzi alla casa avvolta dalle fiamme. O per dirla in altri termini: al Cardinale Giacomo Biffi non era stata data solo la luce della consapevolezza, perché assieme ad essa gli era stato dato un compito preciso e con esso pure tutti i più adeguati strumenti di azione, ma con quel cinismo tipico dei clericali ammantati dietro ad altrettante ragioni clericali “sempre superiori”, ha fatto un lavoro a metà. Ritornando infine alla Casa del Padre con una percezione ed una consapevolezza oggettiva molto drammatica di quella realtà della quale egli ha parlato e scritto, ma che di fatto non ha affrontato e dinanzi alla quale non ha agito facendo uso di tutti i poteri apostolici di cui era stato rivestito dai doni di grazia dello Spirito Santo.

Giacomo Biffi Giovanni Paolo II

un’immagina del Cardinale Giacomo Biffi con Giovanni Paolo II

Non solo il Cardinale Giacomo Biffi era stato munito di tutti gli strumenti pastorali di governo, ma anche dei migliori sostegni, inclusa la stima di due Sommi Pontefici e quella di molti cattolici che lo avrebbero protetto e seguito anche dinanzi a sue decisioni molto impopolari. È tornato pertanto alla Casa del Padre uno dei tanti Vescovi degli ultimi cinquant’anni di storia ecclesiale che hanno perduto il treno, pur avendo trascorso la vita a parlare con grande dovizia e competenza delle stazioni ferroviarie, sempre e di rigore pontificando dalla prima classe della sala di attesa della stazione centrale, mentre in tutte le altre stazioni della rete ferroviaria non erano neppure attivi i sistemi per abbassare le sbarre ai passaggi a livello quando transitavano i treni merce.

E che il Signore possa avere misericordia di lui, perché chi come noi sacerdoti ha tanto avuto in doni di grazia, per il tanto avuto dovrà rispondere molto seriamente a Dio, che userà verso di noi una severità del tutto proporzionata, avendoci affidato la sua Chiesa, il suo Popolo ed il suo messaggio di Salvezza.

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Dall’opera E Satana si fece Trino

cliccare sotto per aprile il file di testo:

IL FIORETTO GRAZIOSO DI GIACOMO BIFFI

 

 

 

 

In memoria di Giacomo Biffi, vescovo