Autore Padre Ariel

L’Anticristo e la profezia di Vladimir Soloviev

L’ANTICRISTO E LA PROFEZIA DI VLADIMIR SOLOVIEV

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«Ma se proprio vuoi una regola, ecco cosa ti posso dire: sii saldo nella fede, non per timore dei peccati, ma perché è molto piacevole per un uomo intelligente vivere con Dio» [Vladimir Sergeevič Solov’ëv, I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo]

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Autore Ariel S. Levi di Gualdo

Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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una splendida immagine fotografica di San Giovanni Paolo II

Nella sua seconda visita in Germania, San Giovanni Paolo II disse nel lontano 1984: «… oggi il mondo sta vivendo il XII capitolo del Libro dell’Apocalisse dell’Apostolo Giovanni». Affermazione che dovrebbe indurci ad un preciso quesito: se il Santo Pontefice si esprimeva trent’anni fa a questo modo, oggi, in quali termini si esprimerebbe?

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Come però i fatti dimostrano, pare che da un po’ di tempo a questa parte gli Augusti Pontefici è più facile proclamarli santi e beati anziché ascoltarli e seguirli, venerando in essi e nel loro sommo magistero il mistero ed il dogma di fede del mandato conferito dal Verbo di Dio a Pietro [cf. Mt 16, 14-18]. È infatti noto e risaputo che il fare una bella cerimonia di canonizzazione in fondo non costa niente. Come non costa mettere in piedi fondazioni dedicate a San Giovanni XXIII, a San Giovanni Paolo II, al Beato Paolo VI. Qualche banca con un consiglio di amministrazione composto da massoni sempre lieti di foraggiare a botte di soldi la spocchia incontenibile di qualche vescovo e cardinale, allo scopo di colpire e di distruggere quanto meglio possibile la Chiesa da dentro, in giro per l’Italia si trova sempre, ciò che paiono invece scarseggiare sono vescovi e cardinali che facendosi carico di tutti i pericolosi rischi del caso accettino di essere linciati dalla piazza non più disposta ad ascoltare e recepire certi messaggi evangelici. O peggio: ad essere dilaniati all’interno dello stesso mondo ecclesiale per avere invitato l’esercito sempre più fitto di modernisti e di apostati a mettere in pratica ciò che certi santi e beati pontefici esortano a praticare attraverso gli atti del loro magistero, scritto per la gloria di Dio e per la salvezza dell’uomo, non per la gloria dell’uomo, che di secolo in secolo è capace di usare come pretesto Dio, la sua Chiesa e tutti i suoi Santi a gloria del proprio egocentrismo.

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Benedetto XVI atto di rinuncia

Cliccare sopra l’immagine per ascoltare l’atto di rinuncia del Sommo Pontefice Benedetto XVI con traduzione del testo latino

Oggi che abbiamo mezzi di comunicazione in grado di trasmettere immagini in tempo reale, il ricordo della cerimonia di beatificazione, appresso quella di canonizzazione di Giovanni Paolo II, dovrebbe indurre a riflettere, perché mai s’erano visti sino a prima tutti i principali responsabili della condizione di degrado in cui versa oggi la Chiesa di Cristo immortalati dalle televisioni come stars a quello che loro stessi chiamavano «grande evento», intrisi di mondano clericalese e privi ormai di adeguati linguaggi ecclesiali. A festeggiare il nuovo beato e santo pontefice hanno così sfilato, in rosso e violaceo, sulle passerelle d’onore, anche tutti coloro sui quali incombe la responsabilità d’aver gettato la Sposa di Cristo sul marciapiede come una prostituta. Gli stessi a causa dei quali il Sommo Pontefice Benedetto XVI farà atto di rinuncia al ministero petrino pochi anni dopo, dichiarando di non essere più in grado, per età e per mancanza di forze fisiche, di reggere certe situazioni, che in altre parole equivale a dire: l’incapacità di far fonte a certe persone, posto che “situazioni” — semmai a qualcuno sfuggisse — vuol dire “persone”, ossia coloro che siffatte situazioni le hanno generate e che tutt’oggi le reggono in piedi facendo uso del peggiore autoritarismo e delle peggiori vessazioni verso coloro che osano denunciare il male solo perché desiderano risollevare la propria amata sposa dal marciapiede dove questi scellerati l’hanno gettata, non certo per l’inutile piacere di denunciare il male fine a se stesso.

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Lapidazione di Santo Stefano, opera pittorica del XVI sec.

Alla cerimonia di beatificazione di Giovanni Paolo II, per reale paradosso legato come tale a quel mistero del male che ci insidia sin dall’alba dei tempi, in pratica s’è assistito a questo: … come se coloro che avevano assassinato il diacono Stefano a colpi di pietre [Cf. At 6, 8-12; 7, 54-60], pochi anni dopo lo avessero dichiarato protomartire, partecipando primi avanti a tutti alla sua cerimonia di beatificazione e magnificando a giornali, televisioni e ad un nugolo di vaticanisti privi di memoria storica, la eroicità delle sue virtù. E pensare che molti romantici sono convinti che le meretrici esercitano il loro antico mestiere solo dentro i lupanare e non dentro i palazzi ecclesiastici …

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Vladimir Soloviev

ritratto di Vladimir Sergeevič Solov’ëv [Mosca, 16 gennaio 1853 – Uzkoe, 31 luglio 1900]

Solov’ëv scompare a inizi Novecento, secolo nel quale s’era affacciato dopo aver vissuto i travagli dell’Ottocento e profetando un futuro fatto di tanti ismi: filosofismi, liberalismi, modernismi, comunismi, psicanalismi, sociologismi, teologismi. Egli si colloca quindi nel mondo della belle époque, in anni in cui l’uomo era certo del sorgere di un mondo felice, ispirato dalle nuove grandi spinte di un progresso tecnologico che giunge talora a vere e proprie forme di idolatria della tecnologia; una tecnologia in nome della quale spesso, il pensiero moderno, ha cercato di sfrattare l’idea stessa di Dio dalla società contemporanea. Il tutto all’ombra orientata e ispirata dalla nuova religione del progresso, del principio evangelico di carità divenuta mecenatismo svuotato di sentimenti e di sostegni metafisici, in un mondo sicuro di marciare verso una èra illuminata dalla libertà di una nuova sicurezza sociale.

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Una copia d’epoca del New York Times che annuncia il disastro del Titanic

Nel primo decennio del Novecento, il mondo fu toccato da un episodio che scosse l’opinione pubblica: l’affondamento del Titanic inabissatosi alle ore 2.20 nella notte tra il 14 e il 15 aprile del 1912 in acque temperate attorno a zero gradi. Di 2.223 passeggeri 1.523 persero la vita morendo per assideramento. Tutti erano provvisti di salvagente ed avrebbero potuto salvarsi grazie ai soccorsi, che quando giunsero poterono solo raccogliere centinaia di corpi che galleggiavano nelle acque gelide. Questo disastro, considerato il più grande nella storia della navigazione, ha prodotto una copiosa letteratura, alla quale s’è poi unita la cinematografia.

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cliccare sopra l’immagine per vedere il filmato del relitto

Il Titanic fu l’espressione di un uomo certo di dominare sulle leggi della natura, invincibile e sicuro di dare vita a cose indistruttibili, inattaccabili. C’è poi un forte elemento simbolico, per dirla con un celebre maestro e col suo celebre allievo divenuti poi avversari: Sigmund Freud e Carl Gustav Jung: il ghiaccio. Questo titano inaffondabile e invincibile creato da un uomo auto proclamatosi altrettanto invincibile, non è colpito dalla calda passione del sole, ma dal ghiaccio, dal gelo al quale aveva iniziato a dare vita l’uomo moderno che può fare a meno di Dio. E mentre i maestri del moderno pensiero spingevano i locomotori verso barriere di ghiaccio, Solov’ëv non si lascia ammaliare e preannunzia in modo lucido e profetico i mali che sarebbero nati dalle metastasi che l’uomo stava mettendo in circolo; mali che poi, alla concreta prova dei fatti, ad uno ad uno si sono avverati.

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lenin e stalin

Lenin e Stalin, dipinto sovietico degli anni Cinquanta

Discorrendo nel 1880 sul Secondo discorso sopra Dostoevskij, sembra quasi che Solov’ëv intuisca le brutalità del Comunismo che dopo la Rivoluzione di Ottobre del 1917 principieranno a ripercuotersi sull’umanità, dando al mondo un assetto del tutto diverso dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. L’uomo viene spersonalizzato nel progetto sociale e politico del Socialismo Reale, divenendo da protagonista biblico dell’umanità creata a immagine e somiglianza di Dio, anonimo ingranaggio vittima di una ideologia creata a immagine e somiglianza di un uomo socialmente e umanamente corrotto, attraverso il quale si giungerà ai noti processi di disumanizzazione portati avanti da Lenin e soprattutto da Stalin.

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San Michele giardini vaticani

Statua a San Michele Arcangelo eletto protettore della Città del Vaticano, voluta dal Sommo Pontefice Benedetto XVI e poi collocata nei pressi del Palazzo del Governatorato, con la scritta sottostante a Lucifero trafitto dalla lancia: “Et portae Inferi non praevalebunt“…

Nella sua ultima pubblicazione, I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo, opera compiuta la domenica di Pasqua del 1900, è impressionante rilevare la chiarezza con cui Solov’ëv prevede che il secolo XX° sarà l’epoca delle ultime grandi guerre, delle discordie intestine e delle rivoluzioni [Cf. Ed. Marietti pag. 184]. Dopo di che afferma che tutto sarà pronto perché perda di significato la vecchia struttura in nazioni separate e quasi ovunque scompaiano gli ultimi resti delle istituzioni monarchiche [pag. 188]. Si arriverà così alla Unione degli Stati Uniti d’Europa [pag. 195]. È invero stupefacente la perspicacia con cui Solov’ëv descrive la gran crisi che colpirà il Cristianesimo negli ultimi decenni del Novecento, raffigurata attraverso l’Anticristo che riuscirà ad influenzare e condizionare un po’ tutti. In lui, come qui è presentato, non è difficile ravvisare l’emblema della religiosità confusa e ambigua di questi nostri anni: egli — seguita a narrare Solov’ëv — sarà un convinto spiritualista, un ammirevole filantropo, un pacifista impegnato e solerte, un vegetariano osservante, un animalista determinato e attivo. Sarà, tra l’altro, anche un esperto esegeta: la sua cultura biblica gli propizierà addirittura una laurea honoris causa della facoltà di Tubinga. Soprattutto, si dimostrerà un eccellente ecumenista, capace di dialogare con parole piene di dolcezza, saggezza ed eloquenza [pag. 211]. Nei confronti di Cristo non avrà un’ostilità di principio [pag. 190]; anzi ne apprezzerà l’alto insegnamento. Ma non potrà sopportarne — e perciò la censurerà — la sua assoluta unicità [pag. 190]; e dunque non si rassegnerà ad ammettere ed a proclamare che egli sia risorto e oggi vivo.

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Marietti soloviev

I Tre Dialoghi ed i Racconti dell’Anticristo editi dall’Editrice Marietti

In queste righe prende forma la critica al Cristianesimo dei “valori”, delle “aperture” e del “dialogo”, dove pare rimanga poco spazio al mistero della Persona del Verbo di Dio fatto Uomo, crocifisso per noi e risorto. Tutto appare assorbito nelle melasse sentimentali delle tenerezze vaporose. Certo, abbiamo di che riflettere, se pensiamo alla militanza di fede ridotta ad un’azione umanitaria di tipo socio-culturale; al messaggio evangelico identificato nel confronto irenico con tutte le filosofie e con tutte le religioni; alla Chiesa di Dio scambiata per un’organizzazione di promozione sociale nella quale si moltiplicano “eventi” costruiti su strategie di marketing. Siamo sicuri che Solov’ëv non abbia davvero previsto ciò che è effettivamente avvenuto e che non sia proprio questa l’insidia odierna più pericolosa per la “nazione santa” redenta dal sangue di Cristo? È un interrogativo molto inquietante che proprio per questo non dovrebbe essere eluso; ed invece proprio per questo viene rifiutato, a volte anche in modo violento, dentro la Chiesa e fuori dalla Chiesa.

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martiri del 2014

tavolta si ha l’impressione che il mondo sul baratro della follia sia troppo impegnato a difendere i “diritti” alle peggiori perversioni proprinate dalla cultura del gender, per volgere lo sguardo verso un massacro di cristiani che negli ultimi anni ha superato quello dei primi secoli di storia del Cristianesimo

Solov’ëv ha compreso a fondo il XX° secolo, forse siamo noi che non abbiamo capito lui, o non vogliamo capirlo per una chiusura reattiva-difensiva, tanto da non avergli mai prestato ascolto. Lo dimostrano molti atteggiamenti odierni di numerosi cristiani che si reputano colti ed impegnati sul versante ecclesiale, o che si reputano “cristiani adulti”. Proviamo solamente a pensare alle forme sempre più esasperate ed esasperanti di individualismo egoistico determinanti i nostri costumi e le nostre leggi attraverso le quali è progressivamente sovvertito l’ordine naturale. Basta solo analizzare quella “cultura” del gender che sta assumendo sempre più i connotati di una devastante dittatura, con tanto di censure ai sensi di legge e di condanne dei tribunali a carico di soggetti riconosciuti rei di avere espresso attraverso la libertà di pensiero e di parola un pacifico dissenso, considerato però non più diritto alla libertà di pensiero e di parola bensì reato, se in qualche modo tocca la potente mafia sociale e politica dei sodomiti, che già in più Stati hanno imposto protocolli attraverso i quali si insegnano i “valori” delle peggiori perversioni sessuali sin dalle scuole elementari, camuffati sotto la falsa etichetta luciferina di “diritto alle diversità“. In certi Paesi della decadente Europa — che ormai ammalata d’odio verso se stessa e verso le proprie radici cristiane si sta progressivamente consegnando all’Islam —, chi afferma che quella propinata da certe potenti mafie di pederasti e di lesbiche incattivite è una venefica cultura di morte che ci porterà al collasso, come già accaduto nel corso della storia a molte antiche civiltà sprofondate dalla gloria alla decadenza e per questo spazzate via, rischia ormai di finire condannato per omofobia. Per seguire col pacifismo mutato spesso in violento pacifondismo e la non-violenza mutata spesso in aggressione ideologica intrisa di sprezzo verso gli altri.

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Gli ideali di pace e di fraternità non sono più letti in chiave evangelica ma illuministica e come tali strutturati sul furore giacobino, vale a dire in chiave ideologica anti-cristiana, col conseguente risultato che dinanzi alle aggressioni ed alle peggiori prepotenze, non pochi dei nostri pastori finiscono debolmente col cedere e correndo subito a trattare con i padroni di questo mondo, oppure, come Esaù, svendono la legittima primogenitura per un piatto di lenticchie [Cf. Gen 25, 29-34], lasciando senza alcuna difesa i deboli e gli oppressi, in modo del tutto particolare se sono cattolici e cristiani perseguitati a causa della loro fede, dentro la Casa di Dio e fuori dalla Casa di Dio, perché oggi, le peggiori persecuzioni, non sono quelle dei perseguitati per la Chiesa, ma dei perseguitati dentro la Chiesa ad opera degli uomini di Chiesa. 

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In tutto questo si collocano certi potenti filoni della moderna teologia che, dopo avere confuso il concetto metafisico di assoluto inteso come assolutezza della fede, col concetto socio-politico del tutto diverso di assolutismo, hanno proceduto ad una vera e propria de-costruzione e distruzione del dogma, dopo avere minato quel concetto di assolutezza della fede in virtù del quale Cristo è per noi il Verbo di Dio incarnato, morto è risorto, che come tale rappresenta il centro del nostro presente, del nostro essere e divenire futuro, quindi il fine ultimo escatologico del nostro intero umanesimo.

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giornata del massone

Della serie ” e mo’ che m’envento pe’ stupì ” – Padre Geraldo Magela de Silva, presbitero della Diocesi di Pesqueira nel Brasile, celebra una Santa Messa per i massoni che sfilano nella Parrocchia di Nostra Signore della Concezione, ricevono l’Eucaristia e salgono sul presbiterio con squadre e compassi.

Cosa dire della virtù teologale della Carità, la più importante, come la definisce San Paolo [Cf. I Cor 13, 13], alla quale a poco a poco si è sostituito uno dei concetti più cari alla cultura massonica: la solidarietà? Non mi ripeto e mi limito a rimandare al mio articolo sulla neolingua in cui parlo delle parole svuotate del loro significato e riempite d’altro [vedere qui], il tutto sulla scia di un dramma odierno che a volte pare irreversibile: abbiamo perduto il nostro linguaggio, che è quello metafisico, per andare incontro non a “parole nuove”, ma a concetti senza senso che minano i fondamenti della nostra fede, che per esprimersi ha bisogno di chiare e precise parole, di un vocabolario comune che ci permetta di ricercare la perfezione nell’unità [Cf. Gv 17, 20-21.23].

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Qual è invece quella concreta realtà ecclesiale che molti nostri vescovoni e cardinaloni fingono di non vedere, per evitare di dover correre quanto prima ai ripari? Narrata da chi come me vive molto da dentro la vita ecclesiale come membro del Collegio Sacerdotale, la desolante realtà è questa: se mettiamo assieme tre o quattro preti scopriremo che ciascuno di loro ha un “suo” linguaggio, una “sua” ecclesiologia, una “sua” pastorale … e tutto questo finisce spesso per tradursi in una “sua” dottrina. In una sola cosa questi preti saranno uniti in un nefasto elemento comune: nello spirito clericale, nella malitia clericorum, perché quando si mina e si distrugge lo spirito ecclesiale sorge al suo posto il peggio dello spirito clericale. Se poi prendiamo come paradigma la Diocesi delle Diocesi, quella di Roma, sede della Cattedra Episcopale di Pietro, ed andiamo in giro per le parrocchie durante la celebrazione delle Sante Messe, scegliendone per esempio dieci a caso sparse per l’Urbe, scopriremo in esse dieci preti che celebrano il Sacrificio Eucaristico in dieci modi diversi, alcuni mossi pure dall’evidente spirito del …”e mo’ che m’envento pe’ stupì “? Sorvoliamo del tutto su certi gruppi neocatecumenali e carismatici che ormai hanno di fatto dei “riti” propri, inclusi riti propiziatori, animisti e sincretistici finiti nel rituale cattolico; ma sorvoliamo allo stesso modo anche su certi cosiddetti tradizionalisti, nell’ambito dei quali il numero di coloro che “adorano” gli accidenti esterni della sacra liturgia anziché le sostanze immutabili ed eterne del Memoriale Vivo e Santo, è purtroppo molto alto. Insomma: sembra talvolta di essere in un campo aperto senza possibilità alcuna di riparo con le granate che piovono da tutte le parti.

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dolce e gabbana

Se non fossero chiari i risultati della “mitica” rivoluzione sessuale e della “liberazione” della donna, ecco una pubblicità dell’azienda degli stilisti Dolce&Gabbana nella quale si simula lo stupro di una autentica donna oggetto del XXI secolo, figlia della donna finalmente “liberata” quattro decenni prima dal furore dei movimenti femministi

Dopo una rivoluzione sessuale che ha manifestato un tripudio di egoismo che non ha liberato affatto la donna, ma l’ha resa veramente “oggetto” più di quanto storicamente e socialmente sia mai stata e che ha scisso la sessualità dall’amore umano, il Novecento è infine giunto a livelli tali di perversione istituzionalizzata da rendere difficile trovare adeguati eguali storici, persino andando a prendere a prestito le immagini di Sodoma e Gomorra, che però non rendono l’idea, soprattutto non rendono “giustizia” alla realtà del nostro presente.

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Il Novecento è stato il secolo più oppressivo della storia, privo di rispetto per la vita umana e privo di misericordia; e certi istinti ormai in circolo da un secolo nel sangue delle nuove generazioni non si eliminano con inviti cinetelevisivi alla tenerezza, perché il lavoro che si richiede è molto più complesso, ma soprattutto più drastico, perché basato su un rischio che non si può evitare di correre: il non piacere alle masse ed alle elites di potere. Per non parlare della misericordia vera, quella correttamente intesa, recepita e praticata secondo il Mistero della Rivelazione, esposta e riassunta in numerosi passi dei Vangeli, prendiamone solo uno tra i diversi:

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«Se il tuo occhio destro è motivo di scandalo cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna» [Mt 5, 29-30]

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piede diabetico 2

quale saggio medico, sarà così scelleratamente “misericordioso”, da lasciare che la cancrena assalga l’intero corpo, anziché salvarlo attraverso l’amputazione dell’arto infetto?

Se all’interno della Chiesa contemporanea qualcuno è però convinto che dinanzi ad un corpo assalito da un devastante diabete degenerativo che ha generato una cancrena al piede, sia invece molto misericordioso non amputarlo, perché non è bene privare un essere umano di un arto, in tal caso è presto detto: ci si prepari alla inevitabile conseguenza della cancrena che da lì a breve assalirà anche tutti gli altri arti del corpo.

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Il Novecento è stato il secolo che ha assistito allo sterminio degli ebrei, che non è stato il solo, anche se pochi ricordano il genocidio degli armeni a cavallo della prima guerra mondiale. Nessuno commemora le decine e decine di milioni di uccisi sotto il regime sovietico e pochi si avventurano a fare il conto delle vittime sacrificate nelle varie parti del mondo all’utopia comunista. Nel corso di questo secolo si è imposto a intere popolazioni l’ateismo di Stato, mentre nell’Occidente secolarizzato si è diffuso un ateismo edonistico e libertario, fino ad arrivare all’idea grottesca della “morte di Dio”.

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Soloviev foto

Vladimir Sergeevič Solov’ëv

Solov’ëv è stato profeta e maestro inattuale e inascoltato, a lungo relegato nella letteratura visionaria. In realtà è stato un appassionato difensore dell’uomo schivo ad ogni filantropia. È stato un apostolo infaticabile della pace e avversario del pacifismo. Auspicò l’unità tra i cristiani e fu duramente critico verso ogni irenismo. Fu innamorato della natura ma totalmente distaccato dalle odierne infatuazioni ecologiche, o per dirla in breve: fu amico innamorato della Verità rivelata del Verbo di Dio e nemico ostile di ogni ideologia e di ogni socio-teologia pseudo religiosa. Queste sono le guide di cui oggi abbiamo estremo bisogno, assieme alla vera misericordia. Non abbiamo bisogno, né mai un corpo infetto da arti in cancrena sarà salvato con l’acqua distillata della vaporosa tenerezza, né con la misericordia mutata in misericordismo, perché è solo con la grande misericordia del bisturi, che un corpo affetto da cancrena può essere salvato …

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Gesù bambino di Pinturicchio

Ottava di Natale 2014: Adeste fideles! Eseguito da Andrea Bocelli

 

Autore REDAZIONE dell'Isola di Patmos

Autore
REDAZIONE
dell’Isola di Patmos

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Cari Lettori

I NOSTRI CARI AUGURI PER UN INIZIO FELICE DELL’ANNO 2015 NELLA GRAZIA DEL VERBO INCARNATO, CON L’AUSILIO E CON L’INTERCESSIONE DEL BEATO GIUSEPPE, DELLA BEATA VERGINE MARIA E DELL’APOSTOLO GIOVANNI PROTETTORE DELL’ISOLA DI PATMOS E DEI SUOI ORMAI NUMEROSI VISITATORI

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35 commenti
  1. ettore dice:

    Rev.Padre Ariel

    La ringrazio per la risposta che mi ha dato. Vedo anche dal commento di Roberto che Il tema relativo ai diversi momenti della Santa Messa, inclusa la distribuzione dell’eucaristia, suscita diciamo alcune perplessità. Non ultimo, nell’interpretazione di alcuni, “la rapidità” dei passi successivi alla comunione, veloce lettura dell’orazione finale e benedizione. A chi si è comunicato, non è concesso il tempo di ringraziare il Signore.
    Basterebbe una breve pausa silenziosa di raccoglimento, non solo personale, ma dell’intera assemblea o un canto più prolungato. Sembra che tutti abbiamo fretta di tornare ognuno alle proprie faccende! Solo qualche vecchio prete si mette ancora a sedere per uno o due minuti prima del rito conclusivo.
    Appropriata, forse un tantino nostalgica questa riflessione:
    http://www.riscossacristiana.it/pensieri-di-capodanno-di-cattolico-malpensante-di-giovanni-lugaresi/

  2. ettore dice:

    Rev. Padre Ariel,
    frequentando diverse chiese, o anche vedendo la televisione, ho notato negli ultimi tempi che ogni officiante “personalizza sempre più” tanti aspetti della celebrazione della Santa Messa. Non parlo tanto delle “vesti”, dello stile,del calore dell’eloquio, della partecipazione interiore, del senso di Dio: caratteristiche distintive del singolo uomo-prete, quanto piuttosto delle differenze riguardo ai gesti di ossequio e rispetto che il celebrante compie verso il Signore: baci all’altare, inchini (profondi o semplicemente accennati con la testa) e genuflessioni (rapide o indugiate), alcuni officianti li compiono anche più di dieci volte, qualcuno forse due. E proprio consentita questa varietà di scelta? Da solennità… a fretta! Quali le conseguenze sulla sacralità del rito?
    Può cortesemente ricordare che cosa prescrive a questo riguardo la liturgia del Messale Romano: quali tipi di gesto, quanti e in quali momenti fondamentali (inizio , Offertorio, Credo, Consacrazione, Comunione del sacerdote, Comunione dei fedeli con apertura e chiusura del Tabernacolo, fine della messa )? Grazie.

    • Ariel S. Levi di Gualdo
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Ettore,

      nella Santa Messa pre-festiva di questa sera, predicando il Prologo del Vangelo di San Giovanni, ho fatto una omelia nella quale ponevo in rapporto il mistero dell’incarnazione del Verbo di Dio con la sacra liturgia, intesa come sacrificio eucaristico, come memoriale vivo e santo, non come mensa degli amici, allegro banchetto, fraterno convivio …
      In questa omelia ho anche risposto, cumulativamente, ai non pochi fedeli che in foro interno ed in foro esterno lamentano sempre più spesso le stramberie liturgiche di certi preti e quelle ancora più inaccettabili di certi laici e laiche che si muovono come padroni e padrone attorno all’altare facendo spesso ciò che non dovrebbero assolutamente fare, o prendendo la parola durante l’azione liturgica in cui solo al presbitero è consentito predicare ed istruire il Popolo di Dio, oppure in certi casi prescritti e consentiti al diacono, non però a laici e laiche invasati che presumono talvolta di parlare per diretto mandato dello Spirito Santo, la persona della Santissima Trinità molto spesso più abusata di questi tempi.
      Questo ha portato ad un evidente squilibrio, lamentato e scritto a suo tempo anche dal Venerabile Pontefice Benedetto XVI che parlava di un clero sempre più laicizzato e di un laicato sempre più clericalizzato.
      Gli abusi liturgici sono come i reati, ce n’è d’ogni tipo, ed elencarli sarebbe davvero lungo.
      Come prete le posso dire che alcune volte sono incappato in situazioni sconcertanti, alcune delle quali narrate anche in un mio libro del 2011, dove a proposito di caos liturgico spiego ad esempio che cosa mi accadde in una chiesa tedesca nella quale in sacrestia, già parato e pronto per andare all’altare, dovetti spararmi (che vuol dire togliermi i paramenti) e andare via senza celebrare, perché una sedicente teologa pretendeva, com’era abituata a fare, di tenere l’omelia al posto mio dopo la proclamazione del Vangelo. Sempre in una chiesa tedesca, trovando in sacrestia delle belle ragazze ultra ventenni già vestite col camice bianco pronte ad accompagnare il celebrante all’altare, dissi che potevano togliersi tranquillamente i camici e andare a sedersi tra l’assemblea perché io non sarei andato all’altare con delle donne-chierichetto, non solo molto cresciute ma anche apprezzabilmente procaci. Per tutta risposta mi accusarono di essere un “romano retrogrado”, replicai: “Non avete capito niente. Io sono cattolico, siete voi che vi comportate come dei protestanti, affetti come tali pure da romanofobia teutonica”.
      In alcune chiese dove mi sono trovato a celebrare ho litigato più volte con alcune donne alle quali ho impedito di dare la Comunione ai fedeli, noncurante che il parroco le avesse abituate a farlo mentre lui stava a sedere alla sede. I ministri istituiti della Comunione possono aiutare il celebrante solo nei casi prescritti, ossia quando c’è realmente necessità; non però che il prete se ne sta seduto mentre le onnipresenti e onnipotenti “pretesse” fanno ciò che non devono fare, perché questo è proibito dalla Chiesa che a tal proposito ha scritto ed emanato documenti chiari e precisi, ad esempio la Istruzione Redemptionis Sacramentum, che può trovare qua: http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/ccdds/documents/rc_con_ccdds_doc_20040423_redemptionis-sacramentum_it.html
      Un’altra volta, in una chiesa di Roma, senza che alcuno mi avesse avvisato, durante la liturgia della parola un laico prese a parlare tra la prima lettura ed il salmo responsoriale, dicendo tra l’altro delle grandi fesserie e pure un paio di eresie clamorose. Io tacqui per rispetto dell’assemblea perché la chiesa era piena. Quando però il succesivo lettore, dopo avere letto la seconda lettura, prese di nuovo parola, a quel punto lo interruppi dalla sede del celebrante chiedendogli: “Chi ti ha dato il permesso di parlare e come ti permetti di farlo?”. Replicò lui: “Ma io sto facendo la mia risonanza!”. E faccio notare che disse proprio: “la mia risonanza”. A quel punto ribatto: “da questo momento in poi che tutti rispondano come prescritto dal rito alle parole del celebrante se non si vuole correre il rischio di ricevere sulla schiena la risonanza delle mie bastonate”.
      Chi fa queste cose si attacca a solitamente a “stili liturgici” arbitrari, inaccettabili e anche censurabili canonicamente; i più invasati si appellano invece direttamente allo Spirito Santo, che parla attraverso di loro o che li ispira seduta stante.
      La triste realtà è che il presbiterio è spesso sacrilegamente mutato nel palcoscenico di certi preti o nella passerella di certi laici che di domenica in domenica danno il meglio del peggio di se stessi.
      Per dare sfogo a forme esasperate ed esasperanti di narcisismo pretesco o di egocentrismo laico, è così necessario ricorrere all’abuso liturgico, o comunque alla alterazione della struttura fissa della liturgia, all’interno della quale, certi termini e parole, hanno un proprio senso, per esempio la parola “canone”, che significa appunto fisso, rigido, invariabile, come ad esempio il “canone eucaristico”.

      Quello che dobbiamo fare, ed il modo in cui dobbiamo farlo, è scritto sul Messale Romano, dove “in nero” sono scritte tutte le parti che il celebrante deve recitare; “in rosso” è scritto in che modo, con quali gesti, genuflessioni … il tutto va recitato ed eseguito.
      Questa rigidità, che dovrebbe essere scrupolosamente rispettata, serve a dare anzitutto una universalità alla liturgia scevra da personalismi, arbitri, localismi e setterismi di gruppi o movimenti ecclesiali; quindi serve a ricordare a chi celebra ed all’assemblea dei fedeli che quanto è affidato alle mani ed alla bocca di noi sacerdoti è un mistero talmente grande che nessuno dovrebbe permettersi di fare un sospiro od un gesto fuori posto. Per carità, se poi uno sbaglia non cade il mondo, un saggio proverbio popolare recita infatti che “sbaglia anche il prete all’altare”. Un conto è però commettere un involontario errore umano, un conto servirsi della liturgia per i propri show anzichè servire la Chiesa e realizzare i sacri misteri attraverso la liturgia; sacri misteri di cui noi siamo servi e strumenti devoti, non padroni o peggio ancora creatori.

      Andando a questo link della Conferenza Episcopale Italiana, in formato PDF troverà il Messale Romano e l’Ordinamento Generale del Messale Romano, e lì potrà avere chiara risposta a tutti i suoi quesiti, perché lì sta scritto, “in nero” e “in rosso”, cosa dobbiamo fare e con quali parole e gesti lo dobbiamo fare. E chi non lo fa, sbaglia gravemente, creando spesso anche disorientamento e disagio nel Popolo di Dio, che ha bisogno di guide che siano devoti, credibili ed autorevoli servitori dei misteri della fede, non di improvvisatori o di celebranti sciatti.

      http://www.chiesacattolica.it/liturgia/siti_di_uffici_e_servizi/ufficio_liturgico_nazionale/00002782_Messale_Romano.html

      • Roberto dice:

        Padre Ariel, se posso vorrei approfittare di questo spunto per chiederle cosa si possa fare davanti a reiterati abusi di questo genere: le ministre straordinarie distribuiscono sistematicamente a ogni domenica e festa comandata l’Eucarestia, in tandem col Sacerdote e il diacono (non le dico che meraviglia vederle quando indossano una bella giacca a vento rosso pompiere… ). Secondo l’Istruzione Redemptionis Sacramentum questo è possibile, se non sbaglio, solo laddove ci sia una folla oceanica che prende l’Eucarestia, non certo per abbreviare la fila di un paio di minuti (se ci sono altri casi, mi farebbe cosa gradita se me li illustrasse). Ma il mio problema è: che fare? Diamo per scontato che la parola di un laico abbia un valore pari a ‘0’ perché “se il prete lo lascia fare non può essere sbagliato” e non c’è Santo o documento capace di far capire il contrario all’interlocutore. Se lo facessi presente al parroco, so già perfettamente che al massimo nella terza frase di risposta mi sentirei citare “la libertà dei Figli di Dio”, e per come sono fatto, io so che se non evito la polemica, o mi arrabbierei, oppure lascerei galoppare la lingua più del dovuto. Dunque,…

        • Ariel S. Levi di Gualdo
          Ariel S. Levi di Gualdo dice:

          Caro Roberto.

          Se il parroco fosse sordo sul giusto richiamo riguardo cose oggettivamente sbagliate fatto a lui da dei devoti fedeli, in tal caso il fedele od i fedeli devono rivolgersi al vescovo come comanda la Redemptionis Sacramentum.
          I laici e le laiche che sono stati istituiti ministri straordinari della Comunione, qualora fosse loro richiesto di svolgere il ministero quando non è necessario, devono rifiutarsi, esattamente come indica loro sempre la Redemptionis Sacramentum.
          Per quanto riguarda giacche color pompiere e squisitezze affini, posso dirle come in una occasione mi sono comportato io: celebravo in una zona di mare una calda mattina di luglio, c’erano circa 250/300 persone alla Santa Messa. Giungono sul presbiterio tre ministri della Comunione in maglietta a mezze maniche, pantaloni fino al ginocchio e ciabatte da mare. Quando uno di questi fece per andare al tabernacolo gli tolsi la chiave di mano e dissi: “Andate pure, faccio io”. Quindi impiegai circa 15 e più minuti per distribuire la Comunione.
          Quando alla fine della Messa vennero in sacrestia a tentare persino una protesta per … “attentato di lesa maestà”, gli spiegai il motivo legato al loro abbigliamento non consono; loro risposero che era caldo. A quel punto gli indicai i miei paramenti: addosso avevo la talare, sopra la quale avevo indossato il camice, sopra al camice la stola e la casula, ed ero completamente sudato, perché molti preti, nella loro somma stoltezza, pur spendendo spesso soldi inutili per futulità, quando si tratta di paramenti sacri sono capaci a comprare casule dozzinali in acrilico, che equivale a mettersi un sacco di plastica addosso. E siccome all’intelligenza non c’è mai fine, sono capaci anche a illuminare la chiesa con fari a luce calda, affinché l’effetto-forno sia totale.
          Spiegato il tutto, me ne tornai dove alloggiavo e per 15 minuti rimasi sotto il getto della doccia con acqua fredda.

  3. vincenzodatorino dice:

    @Ignazio. A me è capitato di conoscere una persona che si è convertita a Gesù Cristo leggendo il Catechismo Olandese. Lascio a lei giudicare con quale vera conoscenza. Non dubito che anche lei abbia abbia fatto un percorso spirituale che ritiene valido attraverso i neocatecumenali. Tuttavia credo sia sempre importante essere vigili ed attenti, quando ci si trova in gruppi dove la tentazione del settarismo è sempre molto forte. Non beva tutto e si confronti con i documenti della chiesa per quanto riguarda alla dottrina, mantenendo una sua indipendenza intellettuale. Provi a leggere il manoscritto di Zoffoli che con precisione contesta molte parti del verbo dottrinale del fondatore tratto dai suoi articoli e parole, concludendo che esso è…protestante. Come può leggere sul blog “osservatorio sul cammino neocatecumenale” interventi di chi ha fatto esperienza diretta ben poco positiva. Si confronti. A me pare che, come l’abuso del nome ed ispirazione dello Spirito Santo, vi siano molte cose da correggere in questo movimento. L’influenza e l’opera dei Catechisti risulta abnorme rispetto a quello del Sacerdote con risultati a volte di vero plagio. Non voglio polemizzare, ma…

    http://www.internetica.it/neocatecumenali/Zoffoli_Eresie-del-cnc.pdf

      • Ariel S. Levi di Gualdo
        Ariel S. Levi di Gualdo dice:

        Caro Ignazio.

        Mi scusi se non pubblico i sei lunghi post che mi ha inviato nei quali seguita a portare “inoppugnabili” spiegazioni senza logica e senso comune; scrivendo con lo stomaco cose umorali e senza riflessione. Ciò che mi è chiaro – e me ne dispiaccio veramente e profondamente per lei – è che ella vive in una dimensione settaria, con una ermetica chiusura al confronto, presumendo di vivere una fede che richiede, come insegna una enciclica di Giovanni Paolo II, anche e soprattutto il prezioso strumento della “ratio”, da qui il nome: Fides et Ratio.
        Lei è una persona drammaticamente priva di cristiano senso critico.
        Ad amareggiarmi è poi il suo atteggiamento superbo e arrogante. Per quanto riguarda la superbia le dirò che da questo peccato capitale io sono da sempre terrorizzato in cuor mio, tanto che al mio direttore spirituale ed al mio confessore, spesso ho domandato se avevano mai ravvisato in me qualche istinto di superbia, anche leggero. Infatti so bene che se il Maligno riesce a prenderci attraverso il peccato capitale principe della superbia, può fare di noi tutto ciò che vuole, anche perché questo peccato si tira dietro appresso anche tutti gli altri.
        Lei, sulla superbia, allo stato di quanto scrive purtroppo ci ha costruito addirittura un cammino di fede che non ammette confronti e sane discussioni di alcun genere. Dio abbia dunque misericordia di lei e soprattutto dei catechisti che l’hanno tirata su a questo modo.
        A tutto questo si aggiunge poi l’ignoranza, perché lei è cattolicamente, dottrinalmente e teologicamente ignorante; e pur essendo stato più volte messo sull’avviso in tal senso dalle mie risposte, seguita imperterrito nel tentativo – appunto ignorante – di smentire con palesi e ridicoli errori chi ha dedicato invece la propria intera esistenza allo studio delle verità di fede e, soprattutto, al tentativo di applicarle anzitutto alla propria persona.
        Portare ad esempio la santità di Giovanni Paolo II a prova inconfutabile che lei – o chi per lei – ha ragione, è una colossale asineria. Potrei infatti farle l’elenco di diversi santi padri canonizzati e proclamati dottori della Chiesa, che nel corso della loro vita sono ripetutamente caduti in eresie, dalle quali si sono ovviamente ed umilmente ravveduti; vuole che gliene citi solo uno tra i tanti? Sant’Agostino, vescovo e dottore della Chiesa. O se vuole anche il suo maestro, Sant’Ambrogio, che da giovane, con la lama di un coltello puntata alla gola, assecondò gli ariani. Ma se vuole possiamo portare come esempio anche Antonio Rosmini, che io tanto stimo e venero, giustamente beatificato, anche se nel corso della sua vita è caduto in diversi errori dottrinali al punto che alcuni suoi scritti furono messi all’indice, senza che questo pregiudicasse però la sua santità.
        Gli stessi apostoli – come affermò Benedetto XVI in un suo discorso – non erano perfetti, anzi erano gravati da limiti umani anche notevoli:
        è utile riflettere che i dodici Apostoli non erano uomini perfetti, scelti per la loro irreprensibilità morale e religiosa. Erano credenti, sì, pieni di entusiasmo e di zelo, ma segnati nello stesso tempo dai loro limiti umani, talora anche gravi. Dunque, Gesù non li chiamò perché erano già santi, completi, perfetti, ma affinché lo diventassero, affinché fossero trasformati per trasformare così anche la storia” [vedere testo qui: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2008/documents/hf_ben-xvi_hom_20080615_brindisi_it.html ]
        Lei confonde la santità con la perfezione che è attributo di Dio e che come tale appartiene solo a Dio e risiede solo nel mistero di Dio. Lei vive palesemente nell’errore e pur malgrado tenta con le sue affermazioni erronee e non cattoliche di correggere gli altri e di imporre le sue soggettive e arbitrarie “verità” di fede, stiracchiando prima lo Spirito Santo, adesso anche i santi, come prova inoppugnabile che il Verbo della Verità risiede in lei in quanto appartenente al “santissimo” Cammino Neocatecumenale.
        Se dunque questi sono i risultati del suo Cammino di conversione, con sincera e accorata amarezza devo dire: Signore Pietà! Per lei e per chi l’ha guidata a questo modo.

        Sappia che sarà presente nelle mie preghiere mentre di tutto cuore la benedico nel Signore con i migliori auspici per questo nuovo anno 2015.

  4. Francesca dice:

    Buonasera Padre Ariel, buonasera a tutti.
    Mi riferisco alla discussione tra Padre Ariel e Ignazio.
    Ho partecipato ad una Messa natalizia con “conduzione neocatecumenale” in una parrocchia diversa dalla mia, parrocchia di mia madre. Per “conduzione” intendo principalmente i canti (ahimé sgraziati, urlati e stonati, devo dirlo ma non offendetevi vi prego….è solo che, mia umile osservazione, un pò distraggono dalla Messa….). Trattandosi di celebrazione aperta a tutti i fedeli, anche non in cammino neocatecumenale, quindi non era classica celebrazione “tra loro”, personalmente non ho notato differenze liturgiche – eccetto in due momenti, ma principalmente uno: Il momento/gesto più rilevante è stato quello della consacrazione eucaristica in cui l’intera, grande, chiesa eccetto qualche rarissimo fedele (ad es. io) è rimasta in piedi, sull’attenti. Successivamente ho chiesto a mia madre del “fenomeno”, dato che lei in passato aveva seguito per un paio d’anni il Cammino…. e mi ha spiegato che nelle comunità neocatecumenali viene insegnato, vi riporto il concetto, che “Cristo è risorto, noi tutti siamo risorti quindi si deve rimanere in piedi”.
    Ho fatto allora una breve ricerca via internet e ho trovato, mi sembra, una buona spiegazione da parte di un docente di liturgia sulla genuflessione durante la consacrazione http://www.novena.it/il_teologo_risponde/teologo_risponde_10.htm
    In pratica, il docente dice che solo problemi di salute o logistici o situazioni particolari o al limite, ne deduco io dall’articolo, l’ignoranza del cattolico possono giustificare la mancata genuflessione. Quindi, ancora ne deduco, la decisione DELIBERATA e l’insegnamento sistematico, da parte di cattolici neocatecumenali ad altri cattolici, di NON genuflettersi, di cambiare autonomamente un significato liturgico, ci farebbe entrare direttamente in altre questioni, appunto di “rito neocatecumenale”.
    Seconda “variazione”, comunque meno importante, che ho notato. Da diversi anni, in diverse parrocchie si recita il Padre Nostro con i palmi delle mani rivolte verso l’alto, un gesto come “in apertura-accoglienza”. Ho visto che i neocatecumenali invece alzano le braccia e tengono i palmi rivolti esternamente e frontalmente (tipo film western “mani in alto!”).
    Mia madre (da me puntualmente tallonata) mi ha detto che hanno preso il gesto da un certo passo biblico ora che non si ricorda più, ma che comunque anche quel gesto, come la non-genuflessione, viene esplicitamente imposto e spiegato nelle comunità coi loro puntuali fondamenti “scritturali”.
    In effetti, conoscendo alcune vicende in famiglia, l’atteggiamento di certi (non generalizzo) neocatecumenali mi lascia perplessa. Ma non è mia intenzione qui polemizzare con una realtà spirituale che sicuramente ha suscitato conversioni e buone cose. Non credo che i neocatecumenali si pongano volontariamente fuori della Chiesa Cattolica, ma tendono a cadere comunque nel solito difetto di tutti i gruppi un pò chiusi….ovvero considerare una certa spiritualità come l’unica e vera. Mentre unica e vera è solo la Chiesa di Cristo. Da questo errore di partenza nascono anche, secondo me, le decisioni di fare cambiamenti liturgici, ecc ecc. Cambiamenti che uno si chiederebbe “a che pro” ?? a che cosa servono?? Non si può esprimere una specifica spiritualità/carisma rispettando comunque quelle due regolette, mica casuali, consegnate dalla Chiesa?
    Con questo mio commento colgo l’occasione per fare i miei complimenti a tutta l’iniziativa dell’Isola di Patmos. Personalmente preferisco rigore nel trattare certi temi, quindi di solito mi ritrovo nella linea dell’Isola. Anche se a volte mi colpite al cuore quando vi esprimete (anche Padre Ariel) quel tantino un pò troppo duramente su Papa Francesco….però finché è chiaro il rispetto (e lo è) verso l’autorità papale mi va bene.
    Anche nel trattare tutti gli altri argomenti qui sull’Isola, per me tutto ok finché Verità e Carità vanno a braccetto. Con la Carità un millimetro sopra la Verità, se così posso dire….no, l’espressione non è correttissima però sì, dai….dato che la Verità non siamo noi a possederla, la guida suprema io la assegnerei sempre alla Carità. (sperando di non aver scritto uno strafalcione)
    Grazie

    Francesca

    • Ariel S. Levi di Gualdo
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      … mia cara, non solo lei non ha scritto degli strafalcioni. Lei ha scritto cose di rara saggezza ed equilibrio, dinanzi alle quale il sacerdote deve per primo chinare il capo e rendere grazie a Dio.
      Nella chiesa dove ho celebrato tutto l’Avvento, predicato la Novena di Natale e celebrato le solennità del Natale, c’è l’anziana madre di una suora che è donna molto semplice, parla solo nel suo dialetto ed è priva di istruzione … eppure io la chiamo “la mia teologa”.
      E’ una donna ammalata, piena d’ogni genere di dolore fisico, senza denti in bocca perché il diabete le impedisce di poter reggere una protesi, eppure sorride sempre e ogni volta che mi vede mi colma di materne benedizioni in nome di Gesù e della Madonna. Una donna che ha calato nel proprio essere ed esistere l’anelito paolino: “Non sono io che vivo ma Cristo vive in me”.
      Se i più autorevoli membri della Commissione Teologica Internazionale e della Pontificia Accademia di Teologia non si chinassero dinanzi alla fede di questa donna, vorrebbe dire che i loro studi ed i loro titoli non sono serviti a niente e che malgrado il loro “presunto” sapere hanno ancora da capire cos’è la vera fede nel Verbo di Dio fatto Uomo.

      La discussione animata tra il nostro lettore Neocatecumenale e me, nasce dal fatto che “io so di non sapere” e per questo sono pronto ad imparare da tutti, a partire dai piccoli che sono sorgente di purezza sino ad arrivare ai vecchi che sono fonte di rara saggezza. Quando però mi ritrovo dinanzi a questi cattolici che tirano in ballo e che strapazzano il povero Spirito Santo – e guarda caso! – sempre e di rigore a favore dei loro asserti e delle convinzioni diffuse nei loro gruppi, mi irrito perché devo irritarmi, è un dovere pastorale irritarsi verso qualche soggetto al quale forse, i loro “onnipresenti” e “indiscutibili” catechisti, non hanno dato un insegnamento fondamentale, che è quello di “Non nominare il nome di Dio invano”.

      Diciamola anche in altri termini: a questi signori che pare a volte detengano il deposito della verità; a questi “fili diretti” con lo Spirito Santo, nessuno ha mai insegnato l’ascolto e il rispetto dei sacerdoti istituiti e preposti alla guida del Popolo di Dio? Perchè si presuppone che un sacerdote, istituito pastore in cura d’anime, abbia ricevuto per sacramento una certa grazia di stato e per formazione una pur minima preparazione teologica. Beninteso: io non dico che il sacerdote non vada contraddetto, criticato ed all’occorrenza pure rimproverato, volendo anche duramente. Ciò che dico e che lamento è che ormai si sono perduti i ruoli e le persone tendono a non stare al loro posto all’interno della Chiesa, entrando con estrema disinvoltura, ed in toni a volte anche perentori, in discussioni di carattere strettamente teologico, dottrinale e pastorale senza però avere mezzi e strumenti di adeguata conoscenza per farlo, che a quanto pare sono però superflui, perché tanto hanno lo Spirito Santo che soffia su di loro, c he è rigorosamente dalla parte loro, o che addirittura “parla” attraverso di loro (!?).

      Se il sacerdote si esprime entro quelli che sono i criteri della dottrina della Chiesa, delle sue norme liturgiche e canoniche, ribadendo ciò che la Chiesa insegna e comanda; se come fedele instrumentum Dei celebra fedelmente i sacri misteri come la Chiesa gli comanda di fare, certi signori laici dovrebbero avere un minimo di pudore, seguirlo, ed evitare di rivendicare il diritto a vere e proprie stramberie liturgiche e catechistiche. Se invece il sacerdote esprime opinioni soggettive sue personali, a quel punto lo possiamo anche fare nero dalla testa ai piedi con le nostre critiche e contestazioni, anzi è doveroso farlo, all’occorrenza. O detta con un altro esempio: se il Santo Padre rilascia un’intervista a braccio ad un giornalista facendo un discorso generico, io posso anche criticarne i contenuti e l’opportunità con tutto il debito rispetto a lui dovuto, perché è la Chiesa stessa che attraverso le sue leggi me lo consente; ma se il Santo Padre agisce o si esprime nell’esercizio del proprio alto ministero o nell’esercizio del suo magistero apostolico, io non proferirò mai un sospiro, salvo venire meno ai miei doveri di fedele sacerdote.

      Non è vero, come si insegna ambiguamente ed erroneamente in certi ambienti neocatecumenali, che “tutti siamo sacerdoti”, perché il comune sacerdozio regale al quale partecipano tutti i battezzati non è il sacerdozio ministeriale di Cristo al quale partecipano per sacramento di grazia solo i sacerdoti, che come tali non devono prendere né direttive né tanto meno ordini dai signori laici preposti come catechisti nel Cammino Neocatecumenale, perché i pastori in cura d’anime siamo noi e non loro.

      Non ho mai fatto mistero di avere molte riserve su certi movimenti, in particolare su Neocatecumenali e Carismatici; ed è legittimo che io esprima le mie riserve se basate sul rigore della dottrina, della teologia, delle norme liturgiche e canoniche, che non di rado, in varie frange deviate di questi movimenti sono gravemente ed ostinatamente violate, talvolta anche con inaccettabile arroganza.
      E poi, basterebbe parlare con numerosi parroci di lunga esperienza che all’udire la parola “Neocatecumenali” sbiancano in volto. Come mai? Forse perché sono solo preti non toccati dalla grazia dello Spirito Santo?
      Lo so io che cosa hanno dovuto subire e patire molti miei confratelli con dei gruppi di Neocatecumenali ingestibili che ponevano il verbo e l’autorità dei loro catechisti avanti a quella del parroco accusato di essere più o meno chiuso alla grazia dello Spirito Santo, se non accettava di fare quello che i catechisti – dei signori laici non di rado anche con preparazione dottrinale tutt’altro che adeguata e profonda, ma ricchi in compenso di sicurezze e di spirito settario – esigevano che il sacerdote facesse. E chi vuole conferma di questi miei asserti, vada a chiedere lumi ai vescovi, non pochi dei quali, a porte chiuse, durante le assemblee del clero hanno duramente richiamato dinanzi a tutti i membri del presbiterio alcuni sacerdoti che si erano resi “ostaggio” di tutte le peggiori stramberie di certi gruppi Neocatecumenali; e davanti a tutto il presbiterio alcuni vescovi hanno tassativamente proibito certe forme di celebrazioni non conformi alle discipline liturgiche e canoniche, usando anche toni che un vescovo deve di rigore usare all’occorrenza con i suoi preti: “altrimenti ti cambio di parrocchia” … “se continui su questa strada ti sanziono canonicamente”.

      Questa è la realtà ecclesiale non sempre piacevole e soprattutto non sempre facile da gestire dai parroci per un verso e dai vescovi per altro verso. E io, come prete, la Chiesa la vivo alquanto da dentro, anche se certi laici vorrebbero insegnarci che cos’è veramente la Chiesa, perché attraverso il verbo di certi catechisti hanno ricevuto tutti i lumi dello Spirito Santo nel loro Cammino. E se qualcuno mi dice: “Tu non conosci e non sai le cose”, tirandomi pure in ballo lo Spirito Santo, in tal caso replicare per le rime è un dovere pastorale al quale non posso e non devo sottrarmi.

      E chi dotato di fede e intelligenza ha seguito questa discussione, ha più o meno capito con quale genere di problema non propriamente da poco abbiamo purtroppo a che fare quando parliamo di movimenti voluti dallo Spirito Santo, illuminati dallo Spirito Santo, ed attraverso i quali lo Spirito Santo parla attraverso i suoi membri …

      La ringrazio molto.

    • Ariel S. Levi di Gualdo
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      … senta, se vuole “giocare” con lo “Spirito Santo” a basso mercato, tirandolo come uno “straccio” a giustificazione della sua idea soggettiva di Chiesa, la prego: non lo faccia però con i teologi (insomma, un po’ di umiltà) e tanto meno tirando in ballo l’arcivescovo emerito di Bologna, che proprio verso certi movimenti ecclesiali ha sollevato nel corso degli anni molte perplessità, ed anche in tono grave.

      Visto poi che le piace citare tutti i pontefici degli ultimi cinquant’anni, ecco che cosa ha raccomandato e chiesto nel 2014 l’ultimo successore di Pietro, il Regnante Pontefice Francesco, rivolgendosi ai Neocatecumenali.

      https://www.youtube.com/watch?v=au8xisQWTP8

      Il Santo Padre esorta in modo chiaro a conservare la comunione all’interno delle chiese particolari. La comunione è essenziale, ed a volte può essere meglio rinunciare a vivere in tutti i dettagli ciò che il vostro itinerario esigerebbe per garantire l’unità della comunità ecclesiale, di cui dovete sentirvi parte. Una seconda indicazione è l’attenzione al contesto culturale nel quale si opera in missione. Ed infine il Papa si è raccomandato di aver cura sempre degli altri. La libertà di ciascuno non deve venire forzata, si deve rispettare chi cerchi fuori dal Cammino.

      Tra le righe, ma non tanto tra le righe, ha detto in modo chiaro e inequivocabile: smettetela di “neocatecumenalizzare” le parrocchie, di fare i golpe dentro di esse e di costringere ad allontanarsi da esse tutti coloro che a giusta ragione non intendono adeguarsi al Cammino, ai suoi catechisti, ecc…
      Questo ha detto il Sommo Pontefice, che a lei piaccia o non piaccia.

      Ribadisco poi: quanto visibile nei filmati che sotto seguono non è cattolico, queste celebrazioni in saloni privati, con tavole imbandite come fossimo ad un banchetto, svolte volutamente fuori da spazi consacrati, in un inopportuno pullulare di simboli della tradizione ebraica (tutti ricorrenti come può vedere in altri filmati qui inseriti anche nella sètta Pentecostale) e soprattutto con tutti gli arbitri liturgici del caso, rappresentano grave, ostinata e reiterata violazione della comunione ecclesiale, oltre che delle norme liturgiche e canoniche. Perchè la liturgia appartiene alla Chiesa, non ai fondatori del Cammino, che non possono renderla oggetto di arbitri.

      https://www.youtube.com/watch?v=U0UzBFqPlmk

      https://www.youtube.com/watch?v=ayRHgjCoji8

      https://www.youtube.com/watch?v=AxVg5A4qKZQ

      https://www.youtube.com/watch?v=xsPQ2wO7Myo

      https://www.youtube.com/watch?v=yb_j44qWK4U

      https://www.youtube.com/watch?v=2z0fmhiopWE

      https://www.youtube.com/watch?v=BgFwWsH1UQs

      https://www.youtube.com/watch?v=FfO0uC6noOU

      https://www.youtube.com/watch?v=M4q5wkCuQio

      https://www.youtube.com/watch?v=cKzwQcnWMs8

      https://www.youtube.com/watch?v=eYy6X4SuC20

      https://www.youtube.com/watch?v=lfEfKS6DkEA

      Confronti:

      CELEBRAZIONE DELLA “SANTA CENA” PRESSO LA SETTA PENTECOSTALE

      https://www.youtube.com/watch?v=5hYk8deqFlE

      https://www.youtube.com/watch?v=x9Y8locHpFc

      https://www.youtube.com/watch?v=u3Evxefbd9E

      https://www.youtube.com/watch?v=SSs3ihJNNVc

      CELEBRAZIONE EUCARISTICA PRESSO UNA COMUNITA’ NEOCATECUMENALE

      https://www.youtube.com/watch?v=U0UzBFqPlmk

      E con questo non ho altro da aggiungere. Solo di una cosa la prego: eviti di ribattere – tirando semmai in ballo anche lo Spirito Santo – che il celebrante che nel filmato spezza questa focaccia bella spessa e senza cura alcuna per i frammenti eucaristici, che amministra l’Eucaristia a persone sedute dando ad esse in mano il calice col Prezioso Sangue di Cristo, è un arcivescovo metropolita e che presente tra l’assemblea ad assistere al tutto c’è anche il Cardinale Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera, perché la carica ecclesiastica del celebrante che presiede questa Eucaristia non lo rende immune dall’errore, anzi lo accentua e lo rende molto più grave ancora, visto che un vescovo è sommo maestro e custode della dottrina e della traditio liturgica, non compiacente esecutore di aberazioni liturgiche frutto delle arbitrarie invenzioni del laico Kilo Arguello e della laica Carmen Hernandez.

      Amen!

  5. Ignazio Contini dice:

    Purtroppo ho digitato un tasto sbagliato ed ho erroneamente inviato il messaggio senza poter concludere il ragionamento. Volevo fare un ultima considerazione. Ma lei davvero ritiene di non avere alcun dubbio sulla non bontà, per usare un eufemismo, del Cammino Neoc. quando Papi beatificati e Santificati si sono espressi in maniera entusiasta? Io da buon Cristiano in virtù di tali proclami papali qualche dubbio, sulle mie per quanto buone e giustificate certezze, comincerei ad averlo, o no?

  6. Ignazio Contini dice:

    Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Rispondere alla sua domanda è fin troppo semplice. Noi celebriamo tutte le domeniche nella ns parrocchia e chi presiede è il parroco che usa il Messale romano. E questo succede in tutte le parrocchie del mondo dove c’è il Cammino Neoc. Si informi bene e vedrà che è così come le dico. D’altronde non capisco a quale Messale dovremo fare riferimento. In coscienza le dico che amiamo i ns parroci e Vescovi. Piuttosto mi risponda invece alla mia domanda : il Papa è sí o no il Vicario di Cristo ? Se la sua risposta come mi auguro è sí, allora perché pensa che tutti i Papi da Paolo VI a Papa Francesco siano degli eretici in quanto incapaci di discernere i frutti che provengono dallo Spirito Santo da quelli che provengono dal demonio ? Le do un consiglio vada a rileggersi tutto ciò che i suddetti Papi hanno proferito sul Cammino e vedrà che otterrà risposte ben più toste che la mia sul Messale di rito romano. Basta un semplice clic in internet, se vuole le mando i link per facilitarle il compito. Ultima considerazione e poi la fossi in lei si areiil solo fatto di pensare che Papi beatificati e Santificati siano

    • gianlub dice:

      Ma, se come lei dice, il Cammino Neoc. celebra la S Messa con il Messale Romano, come mai il Papa Benedetto XVI ha richiesto che le celebrazioni liturgiche del Cam. Neoc. siano attentamente controllate e vagliate per vederne ed appurarne la realte aderenza alle norme liturgiche della Chiesa Cattolica? forse il Papa Benedetto XVI nonè assolutamente convinto che le celebrazioni nel Cam Neoc. siano completamente Cattoliche.

  7. Ignazio Contini dice:

    Ah, un ultima cosa se me la pubblica : vede mi fa specie che uno come lei abituato ad approfondire ogni tematica o argomento da lei trattato, non si sia accorto che come la stessa Chiesa fondata da Gesù , così anche il Cammino Neocatecumenale voluto dallo Spirito Santo ( non dica di no perchè altrimenti rinnega tutti i Papi che lo hanno elogiato) , durante il suo Cammino è fortemente attaccato dal demonio, e si fa presente là soprattutto dove maggiormente gli si dà fastidio. Ora se all’interno del Cammino ci sono delle mele marce, come del resto ci sono nella Chiesa, non per questo , almeno spero, diciamo tutta la Chiesa è marcia. Allora facciamo molta attenzione prima di dare giudizi che non riflettono la realtà dei fatti. Se lei ha riconosciuto e vissuto dei momenti non certo idilliaci con alcuni catechisti del Cammino Neoc., non ne faccia di un erba un fascio. Per concludere , lei che, credo, spero, ama Papa Francesco, dopo il suo discorso ai Neocatecumenali (andate nelle Piazze, portate la buona notizia..etc) è convinto che anche lui è stato ammagliato da Kiko ? Io non lo penso, poi si dice tutto è possibile a questo mondo!!

    • Ariel S. Levi di Gualdo
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Ignazio.

      Io le ho portato tutta una serie di esempi rigorosamente documentati, in chiusura dei quali le ho posto una domanda precisa alla quale lei non ha però risposto. In compenso mi ha postato uno sproloquio di commenti, scritti di getto e senza alcuno spirito di riflessione – il che la dice lunga – ma soprattutto senza rispondere ad una mia domanda chiara e precisa, che quindi le ripeto ancora:

      in coscienza, lei se la sente di affermare che i Neocatecumenali, nelle loro celebrazioni, aprono il Messale Romano e, parola dietro parola, sospiro dietro sospiro, gesto dietro gesto, fanno tutto quello che in nero e in rosso sta scritto sopra al Messale dato dalla Chiesa ad ogni sacerdote dell’Orbe Cattolica?

      E ripeto l’incipit iniziale della domanda: “in coscienza…”.

      Non solo, io non parlo “ex cathedra”, ma le dirò di più: pur avendone indegnamente ricevuti tutti i doni durante l’azione sacramentale della mia consacrazione sacerdotale, me ne guardo bene dal tirare in ballo a sproposito lo Spirito Santo, o peggio ad usare lo Spirito Santo per i miei personali scopi, questo lo fanno non pochi catechisti del Cammino Neocatecumenale, spesso anche con danni immani sulla psicologia di quelle persone che non di rado noi preti dobbiamo poi raccattare a pezzi, lavorando con loro non poco, anzi di prassi sempre a lungo. Io lo Spirito Santo cerco di servirlo, non di servirmene per i fini della mia “sètta”.
      Sorvolo sulle autentiche “eresie” da lei concentrate in così poche righe, mi limito solo a ribattere su un punto: San Pio da Pietrelcina non è stato assolutamente perseguitato dalla Chiesa, che come lei dovrebbe sapere è una santa cattolica e apostolica. La Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo, di cui Cristo è Capo e noi membra, che equivale a dire: gli uomini della Chiesa possono essere defettibili sotto tutti i profili umani e morali, ma la Chiesa è indefettibile. Pertanto sappia che San Pio da Pietrelcina non è stato perseguitato “dalla Chiesa” che è una, santa cattolica, apostolica e … indefettibile, ma da certi uomini di Chiesa. E mi creda, sia teologicamente sia dottrinalmente parlando, tra Chiesa e uomini di Chiesa, od ecclesiastici, c’è una grande differenza, come ce n’è tra “corpo ecclesiale” e “corpo ecclesiastico”, come ce n’è tra “Sacrificio Eucaristo” e “gioiosa mensa” dei “fratelli che spezzano il pane e condividono il vino in allegria”.
      Se vuole venire da me, le garantisco che il catechismo come si deve glielo insegno io che l’ho studiato sui testi del perenne magistero della Chiesa e che ho tutti i mandati per insegnarlo come pastore in cura d’anime, con buona pace delle “risonanze” di Kiko Arguello e di Carmen Hernandez, che non sono affatto la voce in terra dello Spirito Santo.
      Amen!

  8. Ignazio Contini dice:

    Guardi la mia risposta non conta nulla , conta la parola del Papa!!! Felice Anno nuovo e tante cose belle a Lei ed alla sua famiglia compres quella parrocchiale!!

  9. Ignazio Contini dice:

    Ci sono molte famiglie in questo mondo progredito, ricco, opulento che perdono la loro unità, perdono la comunione, perdono le radici. Ecco voi siete itineranti per portare la testimonianza di queste radici; questa è la vostra catechesi, questa è la vostra testimonianza neocatecumenale: così si parla della fruttificazione del Sacro Battesimo. Sappiamo bene che il Sacramento del Matrimonio, la famiglia, tutto questo cresce nel Sacramento del Battesimo, dalla sua ricchezza. Crescere dal Battesimo vuol dire crescere dal mistero pasquale di Cristo.
    EUCARISTIA DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II
    ED INVIO DELLE FAMIGLIE PER LA “NUOVA EVANGELIZZAZIONE Festa della Santa Famiglia – Porto S. Giorgio
    30/12/1988

    Non posso non sottolineare, con intima gioia, che la vostra ansia evangelizzatrice vi sospinge soprattutto alle famiglie. Non ha forse bisogno la famiglia di essere in questo tempo nuovamente evangelizzata perché riscopra il suo ruolo di cellula primaria della comunità cristiana, chiesa domestica, all’interno della quale sia possibile vivere la primordiale esperienza dell’incontro con Dio?
    UDIENZA DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II:
    INVIO DI CENTO FAMIGLIE PER LA “NUOVA…

  10. Ignazio Contini dice:

    Siamo lieti di sapervi animatori di queste riprese di coscienza in tante parrocchie. Siamo lieti in modo particolare di sapere che in ogni vostra iniziativa siete sommamente attenti alla dipendenza dai vostri pastori e alla comunione con tutti i fratelli. Per questa sensibilità ecclesiale – che è sempre garanzia della presenza edificatrice dello Spirito – vi rivolgiamo il nostro incoraggiamento.
    IL PAPA PAOLO VI ALLE COMUNITA NEOCATECUMENALI Vaticano (Udienza)
    08/05/1974
    E poi certamente per una parrocchia una tale comunità, un tale gruppo è veramente un lievito, perché come lei ha detto veramente ci sono tanti che sono venuti da lontano ma anche tanti che vivono lontano,(…) Anche loro sono battezzati, in grandissima maggioranza. (….) E una volta battezzati quel Battesimo è diventato più o meno morto, è come morto! Ci vogliono altri, con-parrocchiani, che vengono e fanno rivivere quel Battesimo nei loro amici, nei loro vicini, ecc.
    VISITA DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II ALLA PARROCCHIADI SAN GIOVANNI EVANGELISTA A SPINACETO
    18/11/1979

  11. Ignazio Contini dice:

    Ecco la risposta : Quanta gioia e quanta speranza ci date con la vostra presenza e con la vostra attività! Sappiamo che nelle vostre comunità voi vi adoperate insieme a comprendere e a sviluppare le ricchezze del vostro Battesimo e le conseguenze della vostra appartenenza a Cristo. (…)
    Vivere e promuovere questo risveglio è quanto voi chiamate una forma di “dopo Battesimo” che potrà rinnovare nelle odierne comunità cristiane quegli effetti di maturità e di approfondimento, che nella Chiesa primitiva erano realizzati dal periodo di preparazione al Battesimo.
    Voi lo portate dopo: il prima o dopo, direi, è secondario.
    II fatto è che voi mirate all’autenticità, alla pienezza, alla coerenza, alla sincerità della vita cristiana. E questo è merito grandissimo, ripeto, che ci consola enormemente e che ci suggerisce e ci ispira gli auguri, i voti e le benedizioni più copiose per voi, per quanti vi assistono.
    IL PAPA PAOLO VI ALLE COMUNITA NEOCATECUMENALI Vaticano (Udienza)
    08/05/1974

  12. Ignazio Contini dice:

    Vede Don Ariel, visto che mi da del lei, per me nella Fede contano i fatti, poi quello che succede all’interno di un movimento o della Chiesa mi interessa fino ad un certo punto. Lei mi porta tanti esempi che vanno a suggellare le sue tesi, mi sono ritrovato io prete, a raccattare in pezzi persone letteralmente traumatizzate… ho visto “pagnotte” di pane preparato….. anche la teologia di Karl Rahner va avanti da quattro e più decenni…etc. a parte che su quest’ultima obiezione,potrei risponderle è da anni che la Chiesa perseguitava Padre Pio e poi l’ha fatto Santo. Come le dicevo contano i fatti e i fatti mi dicono che siamo tutti peccatori, tutti bisognosi davanti a Dio,pure lei, caro Don Ariel, non si mette fra quelli che Dio ha scelto per salvare la Chiesa, a questo ci ha pensato Gesù Cristo. Lei parla sempre ex cattedra, quasi che abbia il monopolio dello Spirito Santo, a queste persone dico sempre : atterrate, altrimenti vi potreste fare del male stare a certe altezze !! Con questo voglio dire che chi è senza peccato scagli la prima pietra. I fatti ritorno a dire, sono che il Cammino mi ha messo nella Chiesa e dalla Chiesa mi sento amato. Alla domanda rispondo…

  13. Ignazio Contini dice:

    Padre Ariel, ma da dove nasce questo suo giudizio sulla realtà del Cammino Neocatecumenale ? Lei afferma :”Sorvoliamo del tutto su certi gruppi neocatecumenali e carismatici che ormai hanno di fatto dei “riti” propri, inclusi riti propiziatori, sciamani e sincretistici finiti nel rituale cattolico;” . E’ possibile che su questa realtà, a partire dal Beato Papa Paolo VI fino ad arrivare all’attuale Papa , ivi comprese le numerosissime parrocchie dove questo gruppo è presente , il demonio sia riuscito a gabbare tutti, compreso quindi il Vicario di Cristo ? E come si spiegano tanti frutti (vocazioni, conversioni , seminari,etc) attribuiti allo Spirito Santo ? Se fosse un frutto del demonio difficilmente avrebbe potuto sopravvivere più di 40 anni, non crede ?Sono rimasto molto sorpreso da questo suo giudizio, mi aspettavo una riflessione su questa realtà molto meno superficiale, specialmente da un sacerdote come lei, studioso e profondo nei suoi pensieri, di cui apprezzo i suoi articoli, compreso quest’ultimo. Le assicuro che tutto ciò che il Cammino Neoc. porta avanti è stato vagliato e confermato dalla Congregazione per la dottrina della Fede, compresa la liturgia, tanto…

    • Ariel S. Levi di Gualdo
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Carissimo.

      Anzitutto lei converrà che io preciso sempre “certi”, rifuggendo qualsiasi generalizzazione, proprio perché ho conosciuto e conosco molte persone veramente degne anche in questi movimenti.
      Mi permetta anche di dirle che il prete lo faccio io e non lei, anche se nel Cammino si dice e si insegna in modo ambiguo che tutti siamo sacerdoti, senza fare debite distinzioni tra sacerdozio regale dei battezzati [i laici] e sacerdozio ministeriale di Cristo al quale solo noi invece partecipiamo per mistero di grazia [i consacrati nel sacerdozio]; basti infatti vedere il genere di atteggiamento che diversi Neocatecumenali hanno verso i sacerdoti. Quindi sono stato io, come prete, a ritrovarmi in certe dolorose e gravi situazioni e non lei che invece dipinge una realtà così idilliaca.

      Per esempio: è accaduto a me prete, che una Domenica delle Palme, in quel di Castel Gandolfo dove celebravo la Santa Messa presso una istituzione religiosa, mi giunse prima della sacra celebrazione tutto lo stato maggiore dei catechisti che accompagnavano il gruppo di Neocatecumenali a chiedermi – peraltro anche in tono perentorio – se potevo “celebrare secondo il rito Neocatecumenale”. Risposi che non conoscevo quel “rito” e che io celebro come la Chiesa mi comanda secondo l’Ordinamento Generale del Messale Romano, perché prendo ordini solo dalla Chiesa e non dal Signor Kiko Arguello e dalla Signora Carmen Hernández. Loro rimasero fuori, non parteciparono alla Messa e disturbarono pure l’assemblea all’interno della chiesa perché fuori schiamazzavano e urlavano.

      Mi sono ritrovato io prete, a raccattare in pezzi persone letteralmente traumatizzate per avere subito, da parte di catechisti, ovvero di laici, degli esami di coscienza fatti attraverso domande profondamente invasive; mentre io prete, che esercito il ministero di confessore, non oserei mai rivolgere una domanda ad un penitente, od a scavare con indagini profonde nelle più riservate intimità della sua coscienza.

      E ancora: ho visto “pagnotte” di pane preparato per l’Eucaristia fatto con impasti di latte, miele e uvetta … ho visto scuotere dopo la celebrazione la tovaglia dell’altare – pardon: della “mensa” – fuori dalla porta della chiesa con i frammenti di pane eucaristico dentro …

      Per quanto riguarda i delicati rapporti con la Congregazione per la Dottrina della Fede, a me risulta dagli atti che ogni volta che il Signor Kiko Arguello è stato richiamato, puntualmente è stata diffusa la notizia tra gli adepti “La Santa Sede ci ha approvati!”. A me risulta dagli atti che sia per Benedetto XVI sia per l’allora prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti, Cardinale Francis Arinze, il “problema” di Kiko Arguello è stato vissuto come una spina nel fianco e che solo due anni fa, nell’aprile 2012, con un messaggio autografo inviato al Cardinale William J. Levada allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Benedetto XVI ordinò di accertare se le Messe dei neocatecumenali erano o no conformi alla dottrina e alla prassi liturgica della Chiesa cattolica.

      Il Cammino va avanti da quarant’anni? Anche la teologia di Karl Rahner va avanti da quattro e più decenni, anche quella del suo allievo Hans Kung va avanti da quattro e più decenni, anche la Teologia della Liberazione, anche la aberrante Teologia della Morte di Dio … lei ritiene che questo basti a renderle cattoliche ed ortodosse?

      Nella storia della Chiesa pullulano movimenti e congregazioni che hanno avuto grandi aderenze, numerosi seguaci e soprattutto tante vocazioni, fino al giorno in cui la Chiesa ha dovuto però sconfessarle e sopprimerle.
      I numeri non fanno la fede, quarant’anni sono a malapena un soffio, i veri risultati si potranno vedere solamente tra molto tempo.

      Ma non vado oltre, mi limito solo a rivolgerle una domanda: in coscienza, lei se la sente di affermare che i Neocatecumenali, nelle loro celebrazioni, aprono il Messale Romano e, parola dietro parola, sospiro dietro sospiro, gesto dietro gesto, fanno tutto quello che in nero e in rosso sta scritto sopra al Messale dato dalla Chiesa ad ogni sacerdote dell’Orbe Cattolica?
      Solo a questo dovrebbe rispondere: se parola dietro parola, sospiro dietro sospiro, gesto dietro gesto, fanno tutto quello che in nero e in rosso è scritto sul Messale Romano.
      La ringrazio e le auguro ogni bene.

  14. Anna Visintin
    Anna Visintin dice:

    Padre, mi spiega come mai ancora non l’hanno fatta vescovo? Quello della mia diocesi ha già compiuto 75 anni, possiamo sperare in lei? In moltissimi ne sarebbero contenti.

    • Ariel S. Levi di Gualdo
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Ragazzaccia burlona!

      … non mi hanno ancora fatto vescovo perché posso garantirle che non è mai passato per la mente di nessuno e perché io non accetterei, mi troverei infatti parecchio a disagio in mezzo ad un elevato numero di nani privi di autorevolezza derivante dai doni di fede sviluppati e dai talenti della grazia di Dio messi a frutto, che compensano però queste drammatiche carenze spacciandosi per giganti in virtù dell’alto ufficio acquisito, se non peggio forse strappato. Conosco infatti alcuni dei peggiori soggetti che con “scientifica” determinazione si sono pianificati e programmati l’episcopato sin da quando erano seminaristi, sempre attenti ad ogni loro mossa, ad ogni loro anche minimo sospiro … ma la cosa davvero tragica è che diversi dei peggiori preti che ho conosciuto vi siano infine giunti veramente; e non le dico con quali conseguenti danni per la Chiesa …
      E poi, provi ad immaginare il sottoscritto costretto ad ascoltare ad una assemblea della Conferenza Episcopale Italiana Nunzio Galantino che quando parla sembra che non capisca neppure lui se stesso, con i vescovi che fingono di ascoltarlo con interesse ma che non vedono l’ora di essere fuori dall’aula per sparlargli “coraggiosamente” alle spalle peggio di quanto farebbero le comari che lavano i panni al fiume.

      Lei ritiene che io abbia commesso peccati così gravi da espiare siffatta pena crudele su questa terra?

      Se però tornassimo ai tempi in cui essere vescovi implicasse il serio rischio di lasciarci la pelle, in tal caso credo che verrebbero a cercare quelli come me, anche perché frattanto i nani si sarebbero dati alla fuga, visto che nessuno si scappellerebbe più al loro cospetto chiamandoli “Eccellenza Reverendissima” ma li braccherebbero per stanarli ed appenderli alla forca. In tal caso accetterei di buon grado, se l’episcopato comportasse il reale rischio di essere appesi alla forca come i primi vescovi della cristianità, epoca in cui l’episcopato non era certo ridotto ad un teatro di nani e giocolieri, né di amici degli amici che fanno combriccola e che quando sono di buon umore dicono al simpatico di turno: vieni anche tu, che c’è posto! E le diocesi vanno sempre più in malora. Ma d’altronde si sa: un amico dell’amico, val bene una, anzi dieci, o meglio cento diocesi allo sfacelo.

      Auguro alla sua diocesi la grazia di un santo pastore d’anime. Di questi tempi i santi pastori sono molto rari ma talvolta qualcuno riescono a tirarlo fuori, semmai solo per “sbaglio”, perché se il potente arcivescovo od il potente cardinale in quel momento erano sforniti di qualche devoto adulatore, di qualche segretarietto da piazzare, di qualche vicario generale di cui liberarsi o di qualche prete che andava proprio accontentato in tutti i modi, allora capita che scappi fuori un buon vescovo. Io stesso ne conosco di buoni vescovi e posso testimoniarlo. Certo, ne conosco pochi, anzi a dire il vero pochissimi, perché purtroppo i buoni sono sempre di meno; però ne conosco, perché siamo messi male ma non siamo perduti, giacché la Chiesa, anche se insidiata dal mistero del male, rimane comunque la Chiesa di Cristo.

      • ettore dice:

        Caro don Ariel,
        questa riflessione per Lei e tanti silenziosi suoi confratelli.
        Dio vede e Dio provvede! Noi tutti – consacrati o laici – siamo al Suo servizio, partecipiamo sempre e comunque al Suo progetto. Dio conosce il cuore di ogni Sua creatura, Dio buon Pastore – sapiente e giusto – sa utilizzare al meglio quei talenti che nella Sua immensa bontà ci ha abbondantemente elargito, pur lasciandoci liberi di rispondere alla Sua chiamata con tutti i nostri limiti, le nostre incertezze, le nostre debolezze. Dio ci chiama là dove possiamo essere “potenti” per il bene nostro e della Sua Santa Chiesa, non per apparire “potenti” agli occhi del mondo, per soddisfare la vanagloria degli uomini. Mala tempora currunt, et peiora parantur? Intanto con l’aiuto della grazia di Dio, fedele al ministero sacerdotale ricevuto, voi continuate a seminare i doni dello Spirito, guidando sulla retta via, correggendo voi stessi e tutti gli umili peccatori inviativi da Dio. Come promesso, riceveremo la giusta ricompensa nei cieli. Preghiamo sempre il Signore di donarci presto molti santi sacerdoti, vescovi, cardinali, novelli apostoli della fede nel Suo gregge.

  15. ettore dice:

    Caro padre Ariel,
    due commenti di routine, quasi scontati: due piccole gocce.
    Impetuose, prorompenti, liberatorie le Sue risposte, espressioni di un sentimento, di un’opinione a lungo sottaciuta.
    La diagnosi nel giudizio del mondo è unanime: il clero e la curia sono “covi di vipere che avvelenano e producono piaghe”.
    Due fazioni in campo, da prospettive diverse, con accuse reciprocamente ritorte: l’una vede oggi nero ciò ieri reputava bianco, l’altra sostiene esattamente il contrario. I più assordanti, facinorosi reclamano innovazione; i silenziosi difendono la tradizione. Prima c’era un papa tedesco, anziano, allo stremo delle forze; ora un papa argentino, alquanto imprevedibile e inconsueto nella guida, nelle parole, nelle azioni, aduso a compiacere tanti, a bastonare più che a correggere fraternamente chi non lo asseconda.
    Tempi bui, tempi di sofferenza, di penitenza, di riparazione per tanti di noi.
    E la Chiesa di Dio? Affidata alla Sua volontà, nella preghiera del Suo popolo fedele, verso la Verità. Preghiamo umilmente, confidando nel risveglio di Pietro! Christus vincit

    • Ariel S. Levi di Gualdo
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Ettore.

      il Demonio sa perfettamente una cosa: di essere sconfitto in partenza. E lo sa perché lui meglio di chiunque conosce Dio, essendosi ritrovato al suo cospetto ed avendo conosciuto il suo amore. Quindi sa che non può vincere Dio, lo sa già da prima che San Giovanni Apostolo scrivesse l’Apocalisse nell’Isola di Patmos per narrare anche la inesorabile sconfitta dell’Anticristo.
      Per questo ce ne sta facendo vedere e ce ne farà vedere di ogni peggiore sorta, perché è incattivito anche dalla consapevolezza della sua sconfitta.

      Più volte, i miei confratelli Antonio Livi, Giovanni Cavalcoli ed io, abbiamo dato sane, pastorali e salutari sferzate al mondo della cosiddetta Tradizione, nella pastorale e sacerdotale consapevolezza che molti di questi soggetti, accecati da autoreferenzialità e vanità, stanno facendo il gioco proprio di colui che dicono di combattere, cadendo a tal proposito nella trappola peggiore: non difendono la Verità, come dicono di fare, ma difendono la loro idea di verità che fa rima appunto con vanità.

      Anche e non ultimo a queste persone abbiamo cercato di dimostrare con i nostri scritti che non si difende la Chiesa lottando contro la Chiesa; non si difende la Verità attaccando il magistero della Chiesa ed un intero Concilio Ecumenico, indicando nell’uno e nell’altro addirittura la fonte dell’errore.
      Il Demonio deve anzitutto seminare confusione e divisione, ed anche grazie a queste persone ci sta riuscendo benissimo.

      E non le dico la pena che mi fanno queste persone, sempre pronte a contare le pulci sul pelo di tutti, a disquisire sulla mancanza dell’altrui purezza cattolica, quella dei Pontefici inclusi, ma poi ridotti nei concreti fatti a vivere attaccati alle mutande non propriamente linde di un “ateo devoto” come Giuliano Ferrara. Ah, povero mondo della Tradizione Dura&Pura, che da una parte contesta l’autorità di un Concilio intero e dall’altra s’è ridotta a tirare compiacente la catena dello sciacquone agli atei che gli danno spazio sui loro giornali.

      Ecco allora una Chiesa ormai suddivisa in orticelli nei quali ciascuno tende a promuovere se stesso, od il proprio gruppo; e tutto questo ci porterà a maggiore rovina, perché troppi vogliono difendere a tutti i costi la loro idea di Chiesa, pochi sono disposti a versare fino al sangue per difendere la vera e sola Chiesa: quella di Cristo, oggi affidata al Santo Padre Francesco, che piaccia o non piaccia.

      A chi spesso in privato mi domanda … “Ma questo Papa le piace?”. Ho sempre risposto: “Non mi sono mai posto il problema, perché un Sommo Pontefice, non deve piacere”.
      Quest’ultimo è un altro dei punti chiave che sfugge a politologi, storici, sociologi, che non solo si mettono a fare un mestiere che non è il loro – quello dei teologi – ma che censurano pure i teologi sulle riviste cattoliche, come è accaduto ad Antonio Livi, a Giovanni Cavalcoli ed a me; che come però potete vedere, siamo felicemente sopravvissuti a servizio della verità – e non della nostra vanitosa verità – qui sull’Isola di Patmos.

  16. Ariel S. Levi di Gualdo
    Ariel S. Levi di Gualdo dice:

    Carissimo.

    Ricordo che nel febbraio 2013, commentando l’immagine dell’elicottero che sorvolando la Città del Vaticano portò il rinunciatario pontefice a Castel Gandolfo, scrissi che prima di lasciare quella sede, forse il Santo Padre Benedetto XVI avrebbe dovuto ritirare almeno una decina di porpore cardinalizie. Per tutta risposta fui duramente e ingiustamente rimproverato per quella opinione espressa, attraverso la quale non ponevo certo in discussione la verità di fede che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, ma forse andavo a toccare ciò che per taluni è un “dogma” di rango superiore, ossia il “santissimo dogma di fede” del cardinalato. E così, il vescovo avente all’epoca giurisdizione su di me, mi invitò a non scrivere più niente, tentando a tal fine di impormi una sorta di cieca obbedienza ad un comando illogico e soprattutto basato sul nulla, o meglio basato sulla paura che qualche alto prelato potesse fare qualche rimostranza a lui per causa mia.
    Senza venire meno all’obbedienza promessa e sempre rispettata, replicai — e lo feci proprio ai sensi del canone — che prima di invitare un sacerdote cattolico, fedele alla dottrina ed al magistero della Chiesa a non scrivere più le proprie opinioni cattoliche conformi in tutto e per tutto al deposito della fede, andavano non invitati, bensì sospesi proprio a divinis i non pochi, intoccabili e celebrati Hans Kung tutti quanti a piede libero, che agli ultimi due pontefici in modo particolare si sono rivolti in toni profondamente insultanti, rivendicando il diritto ad esprimere non opinioni cattoliche, ma a seminare autentiche e gravi eresie, sostenendole e diffondendole con rara e diabolica arroganza. Prima di togliere voce a me, che mi esprimo sempre in termini cattolici ed in difesa della dottrina e del magistero della Chiesa, bisognava procedere a far si che certi rettori di seminario, o addirittura certi vescovi, cessassero di invitare falsi profeti e cattivi maestri come Enzo Bianchi a predicare ai loro seminaristi ed al loro clero. Prima di sospirare su di me, bisognava fare come suol dirsi nero dalla testa ai piedi l’allora vivente vergogna del sacerdozio italiano Andrea Gallo che trasformava le Sante Messe in comizi che si concludevano col canto dei vecchi canti comunisti e lo sventolio dei fazzoletti rossi. Ecc … ecc …

    Il comando di un vescovo, che va sempre e devotamente rispettato, non può essere però dettato né da istinti umorali né da sue paure personali verso certi potentati, deve invece rispondere e corrispondere in tutto e per tutto alle leggi evangeliche ed al codice di diritto canonico che regola i nostri rapporti, i nostri doveri ed i nostri diritti attraverso le leggi codificate della Chiesa, alle quali io mi sono sempre attenuto secondo l’obbedienza da me liberamente promessa e da me liberamente sempre corrisposta alla legittima autorità ecclesiastica.
    Obbedienza alla quale non si attengono invece pubblici eretici, sia sacerdoti sia laici, ai quali nessun vescovo e nessuna autorità ecclesiastica della Santa Sede ha però ancora detto e imposto di non scrivere e di non diffondere più eresie, che sono cosa del tutto diversa dalle mie libere, rispettose e ortodosse opinioni cattoliche, che talvolta danno alquanto fastidio proprio perché sono rispettose, vere e, soprattutto, cattoliche.

    Per non parlare poi del comune senso delle proporzioni che va sempre applicato con rigore logico. Come si può richiamare un presbitero animato da innegabile sentimento e dottrina cattolica, mentre le Edizioni Paoline, facenti capo ad una congregazione religiosa, non sono mai state richiamate dalla Santa Sede attraverso la Congregazione per i Religiosi in quando palesemente responsabili di diffondere attraverso la loro catena di librerie “cattoliche” pubblicazioni di eretici tanto pericolosi quanto impenitenti, incluso Vito Mancuso, sacerdote dimesso dallo stato clericale e teologo infarcito delle peggiori eresie?

    A parte questo episodio singolare e, ripeto del tutto unico, posso dirle — anzi posso rassicurare sia lei che la sua Signora — che attualmente ho anzitutto la grazia di essere assudditato alla giurisdizione canonica di un vescovo che è un autentico pastore di anime con grande esperienza pastorale derivante anzitutto dalla sua ottima natura umana arricchita da quattro decenni di ministero sacerdotale come parroco; un vescovo che ha mostrato subito premura verso tutti i suoi presbiteri, essendo appunto un pastore di anime e non un grigio funzionario od un professorone in scalpitante carriera in speranzosa attesa di passare a miglior sede o di essere presto rivestito dal rosso violaceo al rosso porpora.

    Per il genere di ministero che da sempre svolgo non vivo nella mia diocesi di appartenenza, alla quale sono comunque legato, come accade in situazioni analoghe alla mia a diversi sacerdoti dediti a particolari attività. Sono stato per anni a Roma e per periodi di tempo più o meno lunghi ospite in altre diocesi, nelle quali mai ho avuto problemi con il clero locale ed i vescovi che sono stati sempre oggetto del mio devoto rispetto, ed io del rispetto loro. Di diversi vescovi sono divenuto talvolta amico, a volte anche riservato confidente; un considerevole numero di confratelli sacerdoti disseminati in varie diocesi italiane mi hanno scelto come confessore stabile, altri come direttore spirituale.

    Indubbiamente sono un prete che con i propri libri, articoli, conferenze … spesso solleva questioni su temi non particolarmente comodi e all’occorrenza lo faccio pure in modo sferzante, mai ho però mancato ai miei doveri di rispetto e di obbedienza verso la legittima autorità ecclesiastica, che per questo non ha mai avuto motivo alcuno per richiamarmi, in alcuna forma e ad alcun titolo, non essendo mai stato un cosiddetto “prete problematico”.

    È una domanda, la sua, che mi sento ripetere spesso ed alla quale quando sono in vena di scherzi con gli amici mi diletto a replicare in modi anche coloriti, del tipo … va bene che viviamo in una dimensione ecclesiastica ormai allo squilibrio, ma per quanto si possa essere nello squilibrio, chi si prende la responsabilità di richiamare ai valori ed ai doveri della verginità Santa Maria Goretti mentre le procaci cortigiane veneziane del Cinquecento scorazzano senza alcun limite e censura canonica dentro la casa di Dio?

  17. Andrea Naldoni
    Andrea Naldoni dice:

    Caro padre Ariel,

    è sempre un piacere leggere gli articoli del “cattolico trio” Livi-Levi di Gualdo-Cavalcoli. Non so se è opportuno rivolgerle una domanda del genere in pubblica piazza, casomai non si senta tenuto a rispondermi e anzi mi scusi.
    Io e mia moglie, che ci leggiamo e che ci rileggiamo i suoi articoli anche più volte, ecco, ci siamo domandati … insomma: per ciò che di vero scrive, si è mai preso una tirata di orecchie dai suoi superiori?
    Felice anno a lei ed ai padri dell’Isola di Patmos.

  18. Littorio Settantaquattro
    Littorio Settantaquattro dice:

    Caro Padre,

    mi permetto di fare alcune riflessioni sul suo articolo: credo che Papa Francesco stia combattendo la buona battaglia all’interno della Chiesa, pochi giorni fa ho ascoltato a Radio Maria gli auguri che ha fatto alla Curia Romana, da far accapponare la pelle! per la durezza dei richiami, perchè non lasciamo che sia lui ad occuparsi della pulizia della Chiesa visto che lo fa tanto bene e con tutta l’autorità del caso? per quanto riguarda le previsioni di questo filosofo-teologo sono in ritardo di 2000 anni «Quando il Figlio dell’uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?» (Lc 18, 8) Anche il Sui tempi dell’Apocalisse mi sembra quanto meno azzardato fare previsioni anche da parte del Santo Giovanni Paolo II. Quanto a quel giorno e a quell’ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre. Pace e Bene

    • Ariel S. Levi di Gualdo
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Carissimo.

      Affermare: «perché non lasciamo che sia lui ad occuparsi della pulizia della Chiesa visto che lo fa tanto bene e con tutta l’autorità del caso?», potrebbe essere una affermazione pericolosa. Con la stessa logica io potrei infatti sostenere: «Perché non lasciamo che ad occuparsi della Chiesa e dei suoi fedeli sia il vescovo che ne è pastore e guida?». Bene, ed il “mio” sacerdozio, che promana dalla pienezza del sacerdozio del vescovo, a che cosa serve: forse a stare alla finestra a guardare che lui sistemi le cose che c’è da sistemare, od a far sì che io sia invece un solerte pastore in cura d’anime ed un fedelissimo collaboratore del vescovo?
      Nell’economia della Chiesa ognuno ha una propria utilità e nessuno di noi è chiamato a stare alla finestra a guardare mentre altri si assumono l’onere di fare “lavori sporchi”, tipo per esempio ripulire una fogna, che è cosa necessaria a farsi, ma non è affatto cosa piacevole. A maggior ragione bisogna correre a sporcarsi le mani col vescovo, anzi, se è possibile bisogna far si che le sue mani apostoliche rimangano pulite, sporcando noi le nostre al posto suo.

      Non ho mai messo in dubbio le intenzioni del Santo Padre, che nella sostanza ha ripetuto ciò che il suo Sommo Predecessore cominciò a dire già prima di essere eletto al sacro soglio, a partire dalla famosa Via Crucis del 2005. Benedetto XVI ha usato ripetutamente toni durissimi indicando le varie piaghe interne della Chiesa ed in particolare della curia romana. La prego di andarsi a leggere (la trova sul sito del Vaticano) la sua dura e drammatica Lettera Pastorale ai Cattolici dell’Irlanda, per cogliere non solo i toni duri, ma le indicazioni sul da farsi e le soluzioni al grave problema legato agli scandali sessuali nel clero che hanno messo in ginocchio la Chiesa di quel Paese.

      Quando però le vipere che avvelenato e producono piaghe hanno avuto sentore che Benedetto XVI si stava in qualche modo accingendo a passare dalle parole ai fatti, sappiamo bene com’è andata a finire; e questo è un fatto storico.

      Adesso è il Santo Padre Francesco a ritrovarsi all’interno di questo autentico covo di vipere, dinanzi al quale saprà lui cosa fare e come farlo, con la sua grazia di stato ed i doni dello Spirito Santo che lo assistono nel suo ministero petrino reso particolarmente difficile in questo momento storico di grande crisi intra ed extra ecclesiale.

      Una cosa ritengo però di poterla dire con tutto l’amaro e realistico senso comune del caso: alle vipere è necessario tagliare la testa.

      In un mio libro del 2010 scrissi e spiegai che la Chiesa sta vivendo una drammatica carenza di autorità. Se ci pensa bene, il tutto è riassunto nel drammatico epilogo del pontificato di Benedetto XVI: lui ha rinunciato al ministero, mentre le vipere sono rimaste tutte al loro posto; e poco dopo sono entrate in conclave ad eleggere il suo legittimo successore. Tanto che all’epoca commentai scrivendo: «I pontefici se ne vanno, mentre le vipere, più forti di prima, rimangono al loro posto».

      Per il momento io noto solo dei proclami ad effetto sui preti “clericali” e “untuosi” ed i curiali “sporcaccioni”, senza che alcuna parola chiara e decisa sia invece espressa sui pericolosi e agguerriti potentati dei pederasti e delle lesbiche furenti che stanno imponendo l’istruzione al gender nelle scuole elementari di molti paesi dell’Europa; ed il tutto non solo mentre gli episcopati tacciono: peggio! Alcuni vescovi stanno dando preoccupante segno di essersi messi persino ad amoreggiare, con queste derive luciferine.

      Si veda ad esempio questo articolo pubblicato oggi dai nostri amici de La Bussola:

      http://www.lanuovabq.it/it/articoli-si-alle-coppie-gayla-chiesa-olandeseanticipa-il-futuro-11346.htm

      Con certi proclami ad effetto anti-sporcizia-curiale si corre il pericoloso e serio rischio di piacere solo ai giornalisti laicisti, od agli Eugenio Scalfari che dopo avere conosciuto il Santo Padre si sentono più che mai fieri e legittimati nel proprio ateismo.

      Ciò che io come prete attendo è dunque che il Santo Padre, nel sommo e legittimo esercizio di quella autorità che egli non può omettere di esercitare, cominci quanto prima a tagliare le teste alle vipere, che equivale a dire: togliere la porpora a qualche cardinale, destituire diversi vescovi indegni e sbattere fuori dalla curia romana diversi monsignorini a dir poco scandalosi, a partire da quelli — e non sono pochi, purtroppo! — che ancheggiano come signorine o come certi attempati che si muovono invece come dame avvampate dal climaterio. Se non farà nulla di tutto questo, i suoi severi proclami rimarranno solo merce buona per i titoloni su La Repubblica, mentre nella curia romana seguiterà a pullulare di tutto e di più, inclusi gay giulivi e vecchi omosessuali patetici imbellettati.

      La Sposa di Cristo ridotta in queste condizioni, io non la voglio vedere, essendo la Chiesa mia amata sposa. Per quanto invece riguarda il Santo Padre Francesco veda e faccia lui, essendo depositario di quella suprema autorità apostolica di cui il sottoscritto è invece ovviamente privo, dato che certe teste possono essere schiacciate solo dal piede di Pietro, al quale sono state date le chiavi del regno assieme alla piena, assoluta ed immediata potestà su tutta la Chiesa Cattolica universale.

      • Giancarlo dice:

        Caro don Ariel, ma non ti sembra che Pietro vada nella direzione opposta rispetto a quella da te auspicata? Mons. Ricca, protagonista di vergognosi scandali a sfondo omosessuale, è stato promosso, mica sbattuto fuori o destituito! Le affermazioni più scandalose del sinodo sono state fatte dall’arcivescovo Bruno Forte (promosso da papa Francesco), mica dal card. Burke defenestrato e cacciato lontano da Roma!

        • Ariel S. Levi di Gualdo
          Ariel S. Levi di Gualdo dice:

          Caro Giancarlo,

          il Santo Padre Francesco non è un teologo. Ciò non perché lo dico io, ma perché lo ha detto e ripetuto lui. Nulla di male, il suo compito è quello di governare la Chiesa universale.

          Un Romano Pontefice non deve essere obbligatoriamente un teologo, non è un requisito richiesto per il suo alto ministero apostolico; anzi ti dirò: nel corso della storia della Chiesa, alcune delle pagine più belle della nostra dottrina od alcuni documenti che ribadivano in modo inequivocabile alcune fondamentali verità di fede, sono state volute e firmate da pontefici che non avevano ricevuto alcuna formazione teologica.
          Questi pontefici, oltre a possedere indubbie capacità di governo, avevano anche un’altra lungimirante capacità: scegliersi i teologi giusti ed i consiglieri migliori, evitando come peste nera certi cardinali dell’Honduras molto più idonei a suonare il sassofono che a fare ecclesiologia.

          Per quanto riguarda mons. Ricca, in effetti la vicenda non è stata piacevole, ma credo possa essere letta in un’ottica tutta quanta legata ad una grande virtù: l’umiltà. Probabilmente, il Santo Padre Francesco, è così umile, ma così umile, che se sbaglia, forse non ammetterebbe di avere sbagliato. Perché ciò sarebbe un tale atto di grande umiltà da creare in lui una sorta di sacro timore: “Non è che per caso, essendo troppo umile, posso rischiare di cadere nella vanità?”
          E per evitare questo rischio, forse si è fortemente mortificato rinunciando alla gioia di compiere un atto di umiltà, ed il tutto, come dicono i gesuiti: ad maiorem Dei gloriam, per la maggiore gloria di Dio.

          E’ un discorso teologico davvero complesso, molto, non so se mi spiego …

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