Esclusiva mondiale: «La terra non è piatta ma sferica!». Coloro che quando ieri io lo denunciai mi lasciarono linciare dalla clerical lobby gay, oggi si sono accorti che nel clero siamo pieni di omosessuali piazzati con immane danno ai più alti vertici delle gerarchie ecclesiastiche

— attualità ecclesiale —

ESCLUSIVA MONDIALE: «LA TERRA NON È PIATTA MA SFERICA!». COLORO CHE QUANDO IERI IO LO DENUNCIAI MI LASCIARONO LINCIARE DALLA CLERICAL LOBBY GAY, OGGI SI SONO ACCORTI CHE NEL CLERO SIAMO PIENI DI OMOSESSUALI PIAZZATI CON IMMANE DANNO AI PIÙ ALTI VERTICI DELLE GERARCHIE ECCLESIASTICHE.

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Alcuni confratelli mi indicano come “specialista in omosessualologia clericale. Soprannome sul quale io per primo ho sempre riso, forse anche per cercare di dimenticare le angherie che ho dovuto subìre dalla potente cordata degli ecclesiastici gay, quando ho osato toccare questa lobby gay veramente molto potente e radicata all’interno della Chiesa ai più alti livelli della gerarchia ecclesiastica, come oggi i fatti e gli scandali dimostrano.

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Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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Autore: Gerhard Haderer , vignettista austriaco

Quando in età adulta cominciai la formazione al sacerdozio, non tardai a comprendere che più figure autorevoli del mondo ecclesiastico nutrivano su di me grandi aspettative. Conoscendo però me stesso, cominciai a dire a ciascuno di loro: «Non sentitevi delusi, quando in un vicino futuro dovrete prendere atto che io sarò un prete tenuto sempre ai margini estremi della Chiesa. Io so infatti chi sono, ma soprattutto so a che cosa sto andando incontro». Loro non mi prestarono ascolto e forse pensarono che questi miei erano i colpi di umiltà romantica tipici dell’adulto che se avesse voluto fare carriera sarebbe rimasto dov’era, avendo le necessarie risorse umane, intellettuali ed economiche per farsi largo nel mondo. Forse i miei formatori non capirono che quando un adulto, dopo avere avute dalla vita tutte le migliori possibilità, accoglie la vocazione e accetta di divenire prete, lo diviene perché mosso da motivazioni molto forti che lo portano ad un mutamento di vita veramente radicale. Di conseguenza, il rapporto con quella verità che ci farà liberi [cf. Gv 8,32] o con le virtù teologali di fede, speranza e carità [cf. I Cor 13], è molto diverso da quello che può essere l’atteggiamento dei molti entrati in un seminario adolescenti ed usciti da esso preti a venticinque anni dopo essere stati allevati a pane e malizie clericali, pronti la Settimana Santa a dire due parole con la lacrima all’occhio sulla Passione di Cristo, ma altrettanto pronti a rispondere «e a me chi me lo fa fare?» se posti dinanzi a situazioni nelle quali è necessario indicare, per esempio all’Autorità Ecclesiastica, dov’è che si sta sviluppando il male e che quindi è bene intervenire immediatamente a recidere il germoglio prima ch’esso diventi edera che avvolge lo stabile della casa intera.

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Alcuni confratelli mi indicano come specialista in omosessualologia clericale. Soprannome sul quale io per primo ho sempre riso, forse anche per cercare di dimenticare le angherie che ho dovuto subìre dalla potente cordata degli ecclesiastici gay, quando ho osato toccare questa lobby gay veramente molto potente e radicata all’interno della Chiesa ai più alti livelli della gerarchia ecclesiastica romana, come oggi i fatti e gli scandali dimostrano. Mi rifiuto di narrare nei dettagli ciò che ho dovuto subìre, non ultimo per evitare che alcuni improvvidi, cadendo in errore, mi dichiarino beato martire in vita. In effetti, certe persecuzioni da me patite, richiamano le vicende esistenziali di diversi Santi, ma questo non deve però indurre in un errore che sarebbe grossolano e grottesco, perché malgrado certe similitudini, la differenza tra loro e me è sostanziale: io devo combattere molto col peccato nel quale seguito a cadere in modo spesso persino disinvolto. Dei Santi non ho la maturità umana, spirituale e sacerdotale. E casomai dovessi morire dopo avere vergate queste righe, la mia speranza è che Dio Padre di Misericordia, malgrado i miei demeriti ed i miei peccati, possa concedermi la grazia del Purgatorio, tenendo conto nel proprio giudizio che io, pur non avendo fatto tutto quel che dovevo e potevo fare, in ogni caso mi sono impegnato a fare perlomeno qualche cosa. E questo basta a capire quale differenza corra tra me ed un Santo. Certo, in questo clima di confusione nel quale ci stiamo accingendo a beatificare come martire un Vescovo argentino morto in un incidente stradale, imputando semmai ai dossi ed alle buche di una strada male asfaltata l’odio per la fede cattolica, si potrebbe correre il facile rischio che anch’io, a mio modo martirizzato all’interno della Chiesa per anni ad opera della implacabile cordata dei preti gay e dei vescovi che proteggono la potente lobby, finisca col ricevere — ripeto, direttamente in vita — la palma del martirio.

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Tra il 2008 ed il 2009 scrissi un libro intitolato E Satana si fece trino. Relativismo, individualismo e disubbidienza. Analisi sulla Chiesa del terzo millennio. Il libro fu poi pubblicato alla fine del 2010, ed ebbe anche una ottima diffusione. Attualmente questo libro è fuori stampa in seguito alle mie successive divergenze con l’Editore, che dopo avere venduto svariate migliaia di copie dei miei titoli, contravvenendo alla parte fondamentale del contratto di edizione non mi versò mai un centesimo di diritti d’autore e non mi presentò mai il resoconto delle copie vendute. A questo si aggiunga poi che l’Editore era entrato frattanto in una Loggia Massonica e che si era messo a pubblicare decine di titoli dedicati all’esoterismo massonico. Motivo per il quale reputai non opportuno che il mio nome e soprattutto la mia figura di presbìtero e di teologo cattolico restasse in quella Casa Editrice divenuta una succursale di patetici massoncelli di provincia. Per ciò gli intimai legalmente, in virtù della sua inadempienza contrattuale, di ritirare dalla distribuzione tutti miei libri, i diritti d’autore dei quali tornavano così a me. Quel mio libro, sebbene diffuso per tre anni, dal 2014 è fuori stampa. Sarà però ristampato a breve agli inizi del  2019, quando cominceremo a stampare i libri delle Edizioni L’Isola di Patmos, non ultimo confidando anche sulle libere offerte dei nostri Lettori, che sono il solo e unico sostegno della nostra opera apostolica.

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Nelle trecento pagine di questo mio libro è contenuta una analisi decisa e precisa sulla situazione nella quale un decennio dopo è precipitata la Chiesa. Infatti, la data di stampa e la relativa distribuzione del libro documenta come con molti anni di anticipo ho descritto ciò a cui saremmo andati incontro. Ovviamente, quando scrivevo quelle pagine, io desideravo avere torto e non certo ragione, anzi speravo di poter dire in futuro di essermi sbagliato. Purtroppo, ciò che ho scritto dieci anni fa parlando della omosessualizzazione della Chiesa visibile, è invece storia dei giorni nostri. E detto questo ribadisco: il prezzo che come prete ho dovuto pagare all’interno della Santa Chiesa di Cristo, sotto molti aspetti è stato veramente smisurato, perché la lobby clerical gay è una autentica potenza, ed io l’ho sperimentato a caro prezzo sulla mia pelle.

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Non posso omettere di ricordare che all’epoca quel libro — consegnato da un giovane sacerdote a mia insaputa e di sua totale libera iniziativa anche ad uno dei segretari del Sommo Pontefice Francesco I il 31 luglio del 2013 con preghiera di farlo avere al Santo Padre — lo inviai in omaggio in decine di copie a tutti i giornalisti e le riviste di area cattolica, invitandoli a recensirlo, non perché io volessi pubblicità, ma perché trattavo degli argomenti di straordinaria gravita che se presi per tempo in considerazione dalle Autorità Ecclesiastiche, molti guai futuri sarebbero stati evitabili, o perlomeno ridotti nelle loro devastante portata. Di quel libro furono inoltre inviate copie omaggio a ben cento prelati della Curia Romana, diversi dei quali, lungi dal dire a se stessi “qui ci viene presentato un problema dinanzi al quale non possiamo mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi” — aggiungo io: lasciando nel mentre il culo piumato all’aria a disposizione del tutto gratuita di chiunque passi —, non trovarono di meglio da fare che contattare l’allora mio Ordinario Diocesano per chiedere chi fosse questa … «mina vagante». Infatti, i buoni prelati di curia, tutti gossip curiali&omertà, erano impegnati a domandarsi chi fosse questo prete che osava tanto, mentre accanto a sé, senza scandalo e soprattutto senza problema alcuno, avevano i vari Mons. Krzysztof Charamsa, od il segretario particolare del Cardinale Francesco Coccopalmerio, il giocoso Mons. Luigi Capozzi, un ragazzo esuberante che organizzava festini gay a base di droga direttamente dentro il Palazzo del Sant’Uffizio, ovviamente mentre il suo protettore in porpora ignorava per anni di avere accanto a se una checca impazzita e drogata. E mentre ciò accadeva i vari Cardinali Theodore McCarrick producevano danni immani sparsi in giro per il mondo. Pur malgrado, per certi prelati tutti gossip curiali&omertà, il problema ero io che nel 2010 osavo affermare e spiegare: «Nella Chiesa abbiamo un problema gay che nel giro di pochi anni ci travolgerà ai più alti vertici delle gerarchie»E Dio solo sa con quanta spocchia alto prelatizia, quelli che oggi si stracciano le vesti al grido di «non sapevamo», «non immaginavamo», alzavano il telefono e poi appresso la voce con l’allora mio Ordinario Diocesano per intimargli: «Insegni quanto prima a questo suo prete a tacere!». E tra questi prelati dal telefono veloce e dalla intimazione altrettanto veloce, possiamo ricordare anche una telefonata  fatta nel 2013 dall’Arcivescovo Angelo Becciu, all’epoca Sostituto alla Segreteria di Stato, affatto preoccupato per la massiccia presenza di preti gay nella Diocesi di Roma, ma piuttosto preoccupato che questo fatto noto a tutte le Autorità ecclesiastiche romane io lo avessi riferito a degli intervistatori televisivi che mi posero a tal proposito delle domande. Se l’Arcivescovo Angelo Becciu, anziché preoccuparsi di me che dicevo solo e null’altro che la verità, si fosse invece preoccupato dei monsignorini gay che organizzavano festini a base di marchettari e droga direttamente dentro i palazzi dei dicasteri della Santa Sede, forse oggi non saremmo in queste condizioni, esposti al massimo ridicolo e con una credibilità pressoché distrutta dinanzi agli occhi del mondo.

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Nessuno dei giornalisti cattolici mi rispose e quelli che mi conoscevano bene direttamente non sapevano come fare a ignorarmi, senza darmi alcuna spiegazione. Meno che mai nessuno scrisse due righe in mia difesa, nei giorni in cui io, ironico persino dinanzi alla sofferenza, rimpiangevo il grande persecutore Diocleziano, il quale perlomeno ti faceva ammazzare nello spazio di pochi minuti, non ti condannava alla morte in vita accompagnata da un incessante supplizio. Un solo giornalista fece eccezione: Marco Tosatti, dedicandomi una sua presentazione [cf. QUI]. E detto questo basti solo ricordare che a Roma, per due anni interi io ho celebrato la Santa Messa da solo dentro le Catacombe di Priscilla sulla Via Salaria, con la sola presenza amabile e preziosa del mio diletto figliolo e collaboratore Jorge Facio Lince, mentre giorno dietro giorno, un fitto esercito di preti gay, entravano in trionfo nei dicasteri della Santa Sede e della Segreteria di Stato, erano promossi Nunzi Apostolici e nominati Vescovi. Ma all’epoca tutti i giornalisti cattolici, non solo non vedevano, ma quando io indicai loro il problema, loro fuggirono più veloci del mitico Willy coyote.

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Oggi, armato della mia stessa ironia, devo sorbirmi gli articoli di quegli stessi giornalisti cattolici che dinanzi a quel mio libro si dettero alla fuga, ma che oggi si sono scoperti d’improvviso coraggiosi difensori dell’onore della Chiesa. E non solo trattano argomenti dinanzi ai quali, un decennio fa fuggirono a gambe levate, ma peggio: li trattano facendo uso delle stesse analisi da me impresse in quel libro e successivamente in numerosi miei articoli pubblicati a partire dal 2015 su L’Isola di Patmos.

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Ribadisco quanto più volte ho scritto in diversi miei testi: nessuno è obbligato a essere eroe, meno che mai martire. Attenzione però, perché al tempo stesso non conosco un solo passo della Sacra Scrittura nel quale si riconosca al devoto fedele cattolico il sacro diritto all’esercizio della santa vigliaccheria.

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Dalle trecento pagine di questo mio libro che agli inizi del 2019 sarà ridato alle stampe — libro che ripeto è stato scritto tra il 2008 e il 2009 e pubblicato alla fine del 2010 —,  estrapolo solo alcune righe che adesso vi riporto di seguito, unitamente ad una domanda: non è forse ciò che sta accadendo oggi, dopo che i problemi generati nel clero per opera della lobby gay, hanno infine travolto anche vescovi e cardinali, come con anni e anni di anticipo ho descritto? Il tutto ripeto — sia beninteso — ad un prezzo spropositato da me pagato nelle totale indifferenza delle Autorità Ecclesiastiche e dei giornalisti cattolici che oggi, divenuti d’improvviso attenti e persino eroici, hanno infine scoperto il problema. E l’hanno scoperto quando si è dovuti giungere a togliere la dignità cardinalizia a dei cardinali ed a destituire diversi vescovi, mentre intere Conferenze Episcopali, in giro per il mondo, sono travolte in questi giorni da scandali immani. Insomma, quando non c’è nessun rischio da correre e nulla da pagare, anzi semmai tutto da guadagnare, ecco che i giornalisti cattolici scoprono infine che la terra non è piatta ma sferica.

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il libro nel quale Ariel S. Levi di Gualdo analizza il problema del golpe della lobby gay all’interno della Chiesa, scritto tra il 2008 e il 2009 e pubblicato alla fine del 2010

«[…] Non ci si può mettere in pace la coscienza limitandosi a pubblici e severi proclami, se poi nei fatti i preti gay aumentano in proporzione alla presenza di vescovi che ragionano con una psicologia omosessuale latente. O per dirla cruda: alcuni seminaristi che tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta del Novecento capeggiavano all’interno dei seminari la pia confraternita gay, oggi sono vescovi, ed appena divenuti tali, per prima cosa si sono circondati di soggetti affini, piazzati sempre e di rigore in tutti i posti chiave delle diocesi, seminari inclusi. E questi soggetti, che si proteggono e si riproducono tra di loro, hanno finito col creare una lobby di potere tremendamente potente all’interno della Chiesa […] Se davvero vogliamo affrontare questo problema drammatico, dobbiamo partire da un triste dato di fatto: oggi, all’interno del clero secolare e religioso maschile, il numero degli omosessuali è spaventosamente alto e si divide tra gay praticanti e gay repressi; i secondi più attivi dei primi nell’esercizio della loro logorante omosessualità psicologica. Gli omosessuali per carattere psichico repressi nel corpo, sono notevolmente peggiori di coloro che praticano l’omosessualità fisica, causando da sempre all’interno della Chiesa dei danni talora enormi talora irreparabili, puntando sempre e di rigore a piazzarsi nei posti più alti e nei ruoli-chiave di governo, per meglio rafforzare una lobby molto potente e solidale al suo interno, retta su criteri pornocratici. Quello della pornocrazia è un dramma che ferisce la Chiesa colpendola con affondi mortali. Termine recente di origine francese, pornocrazia indica una forma di governo caratterizzata dal nefasto influsso di cicisbei e prostitute sugli uomini preposti all’esercizio del potere. Alla lettera significa “governo delle prostitute”, o governo fondato in buona parte sui meccanismi tipici della prostituzione. A caratterizzare la pornocrazia, non è tanto il baratto di favori sessuali con posizioni di privilegio, come nelle consuete relazioni tra potente e prostituta, perché questi rapporti di potere non sempre hanno avuto connotazioni di tipo sessuale, specie all’interno di certe sacche decadenti, che hanno costituito nei tempi passati e presenti orribili zavorre per la Chiesa, dove spesso il meccanismo, lungi dell’essere quello del tutto naturale della sessualità eterosessuale, si fonda sulla asessualità, o su puri meccanismi omosessuali, spesso più psicologici che fisici. Nella pornocrazia clericale, l’omosessualità praticata a livello fisico è solo la punta estrema di un’omosessualità mentale radicalizzata e andata non di rado al potere. Con l’esercizio del proprio influsso sull’uomo di potere la prostituta, o il gay-prostituto, non tanto riescono a esercitare in modo indiretto il loro personale potere, perché simili meccanismi di ruolo sono stati più volte esercitati in modo quasi istituzionale dalle legittime consorti dei sovrani, o dai loro vari amichetti-gay. Quel che risulta particolarmente logorante nella Chiesa, più che nelle società civili di potere, è la capacità del prostituto di creare un proprio potere personale a volte quasi assoluto, che si sostituisce spesso all’autorità del potente e che non di rado sopravvive al potente stesso. Si pensi per esempio al giovane ed efebico segretario dalle cui labbra il potente pendeva e che dopo avere influito sull’esercizio del potere del prelato – che era preposto a servire, non a pilotare colpendolo con le frecce di Cupido –, quando questi sta per ritirarsi dalla carica per sopraggiunti limiti di età, viene promosso vescovo prendendo il posto – in rango e dignità sacramentale – del suo padrone platonicamente innamorato» [tratto da: E Satana si fece Trino, Roma 2010. Pagg. 207-208]

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Non pretendo affatto le dovute scuse da parte di chi ha molto meno onore delle puttane smemorate, anche perché bisogna considerare che io sono solo un prete servitore devoto della Chiesa di Cristo, mica sono un finto profugo musulmano sbarcato a Lampedusa, od un pastore pentecostale da correre ad abbracciare, forse come segno di ringraziamento agli Evangelici che ci stanno svuotando le chiese cattoliche in tutti i Paesi dell’America Latina? A maggior ragione prego e spero che Dio Padre di Misericordia infinita mi conceda la grazia del Purgatorio per avere tentato di fare qualche cosa, per il poco o nulla che può essere servito il mio agire, assieme al mio soffrire che offro, per il poco che anch’esso possa servire, per la purificazione di una Chiesa visibile sempre più omosessualizzata e sempre più pubblicamente smerdata.

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Dall’Isola di Patmos, 21 agosto 2018

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7 commenti
  1. orenzo
    orenzo dice:

    Debbo prendere atto che ora, anche taluni Vescovi, massime autorità nella Chiesa in quanto a loro è conferita la pienezza dell’Ordine, stanno parlando molto chiaramente contro l’omosessualità di molti Chierici.
    Quello che mi dispiace è che, leggendo la “LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
    AL POPOLO DI DIO”, sembra quasi che la pedofila nella Chiesa nulla abbia a che fare con l’omosessualità.

  2. non metuens verbum dice:

    L’opposizione Vocazione adulta versus Vocazione adolescente mi sa di aprioristico e di meccanico. Nella mia limitatissima esperienza di laico ultrasettantenne, ho conosciuto un certo numero di seminaristi ragazzini dei primi Anni Sessanta divenuti ottimi preti (ormai ultrasettantenni anche loro) anche grazie alla buona formazione precocemente ricevuta. Che cosa sia avvenuto dopo e a livello generale, lo ignoro di mia scienza, ma purtroppo so bene di notizie di pubblico dominio, che sanno ormai tutti eccetto i lettori di Avvenire e assimilate.

    Tosatti l’unico che lo recensì ? E infatti anche Tosatti è stato sbattuto fuori.

  3. piertoussaint dice:

    Caro Padre Ariel,

    sei stato profetico nel tuo lavoro del 2010, hai giustamente esercitato la correzione fraterna verso i superiori, ma non si può cambiare la Storia. Si vede che la Chiesa doveva toccare il fondo, che ancora non si vede.

    Il Creatore te ne renderà merito, e questo è l’importante. Puoi dormire sonni tranquilli, a differenza di coloro che hai avvisato e non hanno fatto il loro dovere, e dovrebbero invece dormire preoccupati, pensando al Giorno del Giudizio.

  4. fabius dice:

    le profezie si stanno avverando ,Roma perderà la fede e diverrà la sede dell anticristo ,come non essere persuasi di fronte agli scandali del peccato dei sodomiti che grida vendetta al cospetto di DIO

  5. Iginio dice:

    Caro don Ariel, se non ho letto male, l’altro giorno era il suo compleanno, dunque le mando tanti auguri (o tante benedizioni, come preferisce dire una mia amica carismatica – non parli male dei carismatici! 🙂 )
    Involontariamente comico il fatto dei prelati che, anziché indagare su quanto da lei denunciato, indagano su chi lei fosse, al fine di farla tacere. E’ il classico “ma questo chi è, che vuole chi lo manda?” tipico, p. es., dei baroni universitari e di tutte quelle persone incapaci di giudicare razionalmente gli argomenti altrui e interessati solo ai rapporti di potere. Se avessero saputo che lei era protetto, che so, da un cardinale non troppo vecchio, probabilmente sarebbero stati più cauti.

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      … sapevano però che avevo un divino protettore d’eccezione: Nostro Signore Gesù Cristo, del quale però, a certi soggetti, non interessa niente.

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