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Il sito di questa Rivista e le Edizioni prendono nome dall’isola dell’Egeo nella quale il Beato Apostolo Giovanni scrisse il Libro dell’Apocalisse, isola anche nota come «il luogo dell’ultima rivelazione»
«ALTIUS CÆTERIS DEI PATEFECIT ARCANA»
(in modo più alto degli altri, Giovanni ha trasmesso alla Chiesa, gli arcani misteri di Dio)
La lunetta usata come copertina della nostra home-page è un affresco del Correggio del XVI sec. conservato nella Chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma
Creatrice e curatrice del sito di questa rivista:
MANUELA LUZZARDI
Pace e bene !
Questo messaggio può anche non essere pubblicato, poiché è diretto a colui o colei incaricato di moderare e filtrare i commenti. Nel mio precedente messaggio ho espresso il mio pensiero. Non so se sono in errore,non sto tendendo tranelli a nessuno. Ma se sbaglio qualcosa sarebbe opera di Misericordia Spirituale correggermi.
Grazie.
Caro Padre Ariel,
In merito alla domanda che le ho posto qualche giorno fa, non avendo ottenuto risposta, provo a dirle il mio pensiero. Della paura certo Dio non se ne fa niente. E l allontanamento di essa dal proprio interno avviene cercando motivi validi che ne aiutino il superamento. Umanamente l attuale società fornisce (nel suo peggio) ogni sorta di stordimento anestetizzante “utile” non già alla risoluzione di tale stato ma ad una sua effimera copertura. Occorre dunque discernimento e obbiettività per riconoscersi peccatori e se tale consapevolezza giunge a maturazione anche impauriti (perché no?) dalla perdita della Grazia. Ecco che i germi del Pentimento possono trovare terreno fertile e la paura avrà un termine temporale perché un peccatore che si pente, si confessa e si sforza di non ricadere(memore anche della suddetta paura) ha già iniziato la risalita. Egli non vuole star male dentro e conosce chi provoca in lui tali dolore. Pace e bene !
Gentile Padre Ariel, non condivido quanto detto da Meluzzi e la sua acritica adesione. Lei parla di non abbandonarsi alla paura ed al terrore, ma allo stesso tempo approva le parole di Meluzzi che (molto impropriamente) dice “che cercare di contenere questo virus sarebbe «come catturare l’aria con le mani”, ed allo stesso tempo sostiene che l’unica speranza sia affidarsi alla Vergine Maria.
Che la Vergine Maria sia sempre una grande speranza è fuor di dubbio, ed a lei sempre ci affidiamo.
Ma allo stesso tempo le parole di Meluzzi spargono esattamente lo stesso “terrore” che in teoria lei ha stigmatizzato precedentemente . Egli da una parte critica l’ignoranza della paura, dopo di che utilizza termini e locuzioni (catturare l’aria con le mani) che proprio la paura spargono, utilizzando esattamente l’ignoranza. Ora non sarà facile contenere questo virus, e se dovesse arrivare in Africa la situazione sarebbe molto probabilmente ancor più seria. E però da stigmatizzare colui che sparge terrore, denunciando l’inutilità di ogni azione preventiva, per poi stigmatizzare coloro che restano terrorizzati.
C’è una cosa curiosa che mi ha colpito. Si grida allo scandalo perché i cinesi in Italia sarebbero vittime di razzismo a seguito del virus. Nessuno però nota che non solo i cinesi sono parecchio razzisti dalle loro parti (p. es. verso le minoranze etniche o in Africa con gli africani), ma anche che, anziché prendersela con gli italiani che li ospitano, farebbero meglio a prendersela col loro governo che si regge sulla paura e l’omertà e molto probabilmente sforna virus a ripetizione. Ma non lo fanno sia per paura sia perché odiano perdere la faccia davanti agli stranieri, a differenza degli italiani che amano denigrare il proprio Paese e i propri governanti davanti agli stranieri.
Caro Iginio,
non posso essere tacciato né di filo-marxismo né di filo-comunismo, ciò premesso: prego Dio che in Cina il regime comunista possa reggere il più possibile, perché se in quel Paese abitato da quasi un miliardo e mezzo di abitanti cadesse il regime come avvenne tra fine anni Ottanta inizi anni Novanta negli ex Paesi sovietici e nella ex Unione Sovietica, la guerra civile che si verificò all’interno della ex Jugoslavia sarebbe davvero uno scherzo a confronto; e gli esiti sarebbero del tutto imprevedibili e incontrollabili per la sicurezza del mondo intero.
Nella Jugoslavia le etnie che tra di loro si odiavano furono tenute a bada dalla dittatura di Josif Broz, detto il maresciallo Tito, in Cina, le etnie che tra di loro si odiano e che il regime comunista tiene a bada, sono centinaia, il tutto all’interno di un Paese molto popoloso, militarmente all’avanguardia e con una tecnologia di primissimo ordine.
Che gli italiani amino denigrare il proprio Paese e i propri governanti è cosa risaputa nella misura in cui gli italiani non hanno il senso dello Stato, molti credono che lo Stato sia una entità astratta, mentre invece lo Stato siamo noi. Per quanto riguarda le lamentele su governi, governanti e amministratori locali, essendo noi tendenzialmente degli irresponsabili, compresi elevati numeri di persone che vanno a votare per scherzo o per protesta, all’italiano medio sfugge un elemento basilare: i governanti li abbiamo eletti noi, quindi i responsabili siamo noi. I governanti si trovano dove si trovano grazie al nostro voto, non per avere fatto un colpo di Stato.
Dico “noi” in senso lato, perché per mia libera scelta non vado più a votare da 19 anni, ossia da quando non esiste nemmeno più il “meno peggio”, ma solo il vero e proprio improponibile. Ma questa è una scelta mia personale, da non prendere né come modello né da seguire.
caro padre Ariel
nell’ultima parte dell’articolo lei ricorda come ormai da tempo il sommo pontefice si soffermi su migranti e poveri, le segnalo un articolo
https://www.ilmessaggero.it/umbria/cardinale_bassetti_qualcuno_piace_papa_criticare_va_bene_distruttismo_no-5007080.html
Secondo lei è giusto che un pastore d’anime inviti a lasciare la chiesa? Ora nel vangelo leggo che il buon pastore dà la vita per le pecore invece il mercenario scappa.
Le chiedo è distruttismo il denunciare le storture di un pontificato?
Vi ringrazio.
Caro Fabio,
la sua domanda contiene già in sé la risposta tratta dal Vangelo che lei stesso cita: «il buon pastore dà la vita per le pecore invece il mercenario scappa».
P. Ariel lei esclude che dalla paura possa sgorgare il Pentimento ? E se così fosse, nel Pentimento (e successiva Confessione) ritrovare quel Gesù che abbiamo scacciato?
Caro Padre Ariel, condivido in tutto e per tutto la sostanza del suo articolo. Ed è anche per questo che tra gli altri non condivido, e ne ho avuto modo di discutere con gli studenti, il movimento di Greta Thurnberg, che fa leva sulla “paura” e sul “terrore” del futuro rubato e minacciato dall’Apocalisse. Lei lo applica alla fede, che non deve essere dominata dalla “paura di…” ma alimentata dalla fiducia piena nel Signore che ama le sue creature e tutto quello che ha creato, io lo applico a tanti contesti di questo nostro mondo, in cui non solo da Salvini, ma anche da molti altri cosiddetti buoni, coloro che con linguaggio forbito pontificano dall’alto della loro “sapienza”-supponenza, e instillano la paura nel cuore della gente, anche se sembra il contrario. A partire dall’UE, che non fa altro che minacciare e stangare appena si fanno cose contrarie alla sua ideologia. Se il discorso che lei fa non lo si applica anche a tutte queste cose non riesco ad accettarlo. Spero abbia capito quel che intendo. Grazie
caro padre Ariel
vorrei domandarle quando c è la confessione sacrilega e la comunione sacrilega ?
Caro Fabio,
c’è «confessione sacrilega» quando il penitente, consapevole di certi suoi peccati, semmai anche gravi, li tace al confessore, ossia non li accusa e non chiede per essi la misericordia e il perdono di Dio.
C’è «comunione sacrilega» quando un fedele riceve il Santissimo Corpo di Cristo in stato di peccato mortale.
Ovviamente, il discorso, in sé e di per sé, sotto molti aspetti può essere parecchio complesso, posto che non è semplice dire “nero e bianco”, “si o no”.
Esempio tutt’altro che peregrino e forse neppure raro: un sacerdote missionario che vive in un luogo isolato e che non ha la possibilità materiale di confessarsi perché il confratello più vicino si trova a centinaia di chilometri di distanza e ciò comporterebbe un viaggio ad alto rischio, semmai in zone di guerra e via dicendo a seguire, per poterlo raggiungere, trovandosi in stato di peccato, può celebrare la Santa Messa?
Sì, perché il bene del Popolo di Dio è superiore al suo stato di peccato.
Naturalmente, il sacerdote consapevole del proprio stato di peccato, chiederà perdono a Dio prima, durante e dopo ogni celebrazione con il fermo proposito di confessarsi quanto prima appena sarà materialmente possibile.
Lo stesso princìpio può essere applicato a qualsiasi fedele cattolico che in una situazione del tutto identica non può usufruire del Sacramento perché non c’è un sacerdote. In simili casi di oggettiva impossibilità, il sincero pentimento e il desiderio di confessarsi, può equivalere a una assoluzione, se quel fedele è in pericolo di vita o se dovesse morire senza avere la possibilità di potersi confessare.
Ci sono nel mondo luoghi isolati nei quali un sacerdote riesce a raggiungere i fedeli una volta ogni due o tre mesi e quando vi si reca ci sono semmai alcune centinaia di persone che partecipano alla Santa Messa, trovandosi nella impossibilità materiale di amministrare la confessione a centinaia di persone, perché dopo poche ore deve ripartire per raggiungere un’altra località.
In quei casi assolutamente eccezionali – e solo in simili casi assolutamente eccezionali – si impartisce la assoluzione collettiva, condizionata al proposito che coloro che la ricevono si confesseranno appena sarà possibile avere un sacerdote che abbia la disponibilità e il tempo di amministrare singolarmente il Sacramento ai penitenti.
Spesso mi sono sentito rivolgere domande del tipo: «Che ne sarà stato di quel pubblico e notorio peccatore morto senza poter ricevere i Sacramenti e senza potersi riconciliare con Dio?».
Ebbene, in questi casi diffidate di chi applica al mistero della salvezza le regole chiare e precise del Codice della Strada, rispondendo con sentenze precise e decise, perché nessuno – a partire dalla Chiesa e da tutti i suoi ministri sacri – può sapere che cosa è accaduto tra la coscienza di quell’uomo e Dio, anche e solo negli ultimi istanti di vita.
Ci sono infatti cose dinanzi alle quali non possiamo avere risposte da dare, fatta eccezione per coloro che, col Codice della Strada alla mano, presumono di conoscere il giudizio di Dio sulle anime. E dire che costoro sono dei presuntuosi, è davvero un eufemismo.
caro padre Ariel
nel catechismo leggo 1453 La contrizione detta “imperfetta” (o “attrizione”) è, anch’essa, un dono di Dio, un impulso dello Spirito Santo. Nasce dalla considerazione della bruttura del peccato o dal timore della dannazione eterna e delle altre pene la cui minaccia incombe sul peccatore (contrizione da timore). Quando la coscienza viene così scossa, può aver inizio un’evoluzione interiore che sarà portata a compimento, sotto l’azione della grazia, dall’assoluzione sacramentale. Da sola, tuttavia, la contrizione imperfetta non ottiene il perdono dei peccati gravi, ma dispone a riceverlo nel sacramento della Penitenza [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1677]. vorrei un suo parere
Mi dispiace, ma lei ha frainteso.
Le garantisco che conosco ciò che lei cita, non potrebbe essere diversamente, perché in caso contrario mi andrebbe revocata all’istante la facoltà di poter amministrare le confessioni sacramentali.
Nel mio scritto non parlo di contrizione “imperfetta” (o “attrizione”), ma porto con molta chiarezza l’esempio e il caso del penitente non pentito mosso a chiedere perdono solo per “paura” e “terrore”, o perché indotto da qualcuno ad essere impaurito e terrorizzato. E questo stato interiore non produce una domanda di perdono basata sul sincero pentimento.