“Un tocco di leggerezza estiva” ― Antonio Spadaro, te lo domando per un amico: se pizzi e merletti rasentano la bestemmia contro lo Spirito Santo, le cosce delle gesuite esibite davanti al Sommo Pontefice rientrano invece nella moda del nuovo corso?
“UN TOCCO DI LEGGEREZZA ESTIVA” ― ANTONIO SPADARO, TE LO DOMANDO PER UN AMICO: SE PIZZI E MERLETTI RASENTANO LA BESTEMMIA CONTRO LO SPIRITO SANTO, LE COSCE DELLE GESUITE ESIBITE DAVANTI AL SOMMO PONTEFICE RIENTRANO INVECE NELLA MODA DEL NUOVO CORSO?
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Dopo che il Sommo Pontefice Clemente XIII ebbe soppressa la Compagnia di Gesù nel 1773 e incarcerato a Castel Sant’Angelo il Preposito Generale Lorenzo Ricci, alla sua morte avvenuta nel 1775 il Maestro dell’Ordine dei Predicatori commentò: «Cristo è morto crocifisso tra due ladroni, questo è un ladrone morto tra due crocifissi».
— Attualità —
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Diletto Fratello Antonio Spadaro,
chiedo a te, ma lo faccio per un amico, non essendo io interessato a tutto ciò che attiene la Compagnia delle Indie, che fu a suo tempo la Compagnia di Gesù. Se infatti Dio me ne concederà grazia, spero di vivere sino al giorno che i Gesuiti saranno definitivamente soppressi da qualche Sommo Pontefice con pregressa esperienza di specialista in oncologia, quindi abituato a trattare i tumori degenerativi in fase terminale.
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Di recente il Sommo Pontefice ha fatto un discorso a un gruppo di presbiteri siciliani, l’ultima parte del quale richiamava la canzone di Gino Paoli «Eravamo quattro amici al bar, che volevano cambiare il mondo». Molto interessante la prima parte, nel corso della quale se l’è di fatto presa con un episcopato mediocre e inadeguato, formato da soggetti tutti quanti nominati rigorosamente da lui, o a lui suggeriti dai suoi più stretti fiduciari, che semmai si sono premurati di bruciare le candidature di soggetti di autentico valore. Se però, in certi discorsi seri, si inseriscono delle battute sarcastiche a raffica, è inevitabile che i mezzi di comunicazione di massa si incentrino poi solo su quelle, riducendo il tutto a delle sferzate dirette a preti che bivaccherebbero tra pizzi e merletti. Mentre il discorso in verità, o perlomeno tutta la prima parte di esso, era molto serio. Questa si chiama scienza o tecnica della comunicazione, che tu dovresti conoscere.
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Non so chi informi il Santo Padre e soprattutto che sceneggiatura di film di fantascienza gli sia stata narrata, perché il clero siculo, lungi dall’essere una congrega di merlettari, semmai imbarazza per la sua sciatteria. Trovare in estate preti che si presentano a celebrare la Santa Messa in bermuda a fiori e ciabatte infradito è cosa all’ordine del giorno, altro che «pizzi della nonna»! La gran parte non indossa neppure la casula o la pianeta, solo un camice dal quale traspaiono sotto i calzoncini corti e una stola gettata sulle spalle. Insomma: i suoi fiduciari, quale trama di film di fantascienza gli hanno narrato per indurlo a quelle battute stile «quattro amici al bar» che hanno deviato ascoltatori e poi commentatori da tutto ciò che di molto serio aveva detto poco prima?
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Non è la prima volta che il Santo Padre si esprime basandosi sul «mi hanno detto che…», espressione che prelude il substrato di fonti discutibilmente attendibili derivanti da quel chiacchiericcio clericale che la Santità di Nostro Signore ha più volte additato e rimproverato a giusta ragione. Può essere che esista allora un chiacchiericcio buono e uno cattivo? O più semplicemente: può essere che non esistono più le persone in grado di rispondere? Perché quando a me un Vescovo disse «mi hanno detto che …», per tutta risposta replicai: «Anche a me hanno detto tante cose su di lei, però mi guardo bene dal convocarla per dirgliele».
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Il 19 maggio 2022 hai guidato i direttori delle riviste europee della vostra Compagnia delle Indie a colloquio con il Sommo Pontefice, dandone tu stesso resoconto con un articolo su La Civiltà Cattolica. Nella foto che campeggia nel tuo articolo si nota una donna piuttosto in carne coperta da una gonna aderente che lascia scoperte le gambe 20 centimetri sopra le ginocchia. Peraltro stiamo a parlare di gambe non propriamente paragonabili a quelle di una top model, gambe che sarebbe bene coprire e non esibire.
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Caro Antonio Spadaro, per coerenza e spirito di verità devo dichiarare di essere stato nella mia vita un peccatore e purtroppo anche un libertino. E di donne — mentirei se lo negassi — ne ho conosciute in lungo e in largo, soprattutto belle. Poi è avvenuta la mia conversione, la mia purificazione dai tanti peccati della carne che ho commesso e oggi vivo nel rispetto delle sacre promesse, senza mai essere venuto meno alla continenza e alla castità, per grazia di Dio. Il sacro ordine sacerdotale non ha però azzerato la mia memoria, inclusa la pregressa vita di libertino peccatore. Per questo, intendendomi di donne sicuramente più di te, mi permetto di darti un consiglio assolutamente non richiesto: riferisci a nome mio alla Signora Gesuita in questione che non ha né le gambe né il fisico per portare abiti del genere e che l’indumento più idoneo sarebbe stato per lei una toga romana, adatta a coprire con dignitoso pudore ciò che non si dovrebbe proprio mostrare, perché del tutto inopportuno mostrare, specie di fronte al Romano Pontefice.
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Concludo con una domanda per un amico, diplomatico di lungo corso, nato in una famiglia protestante ma di fatto agnostico. Quando nel 2019 si recò in udienza privata dal Sommo Pontefice assieme alla sua bellissima moglie, anch’essa non cattolica, la Signora aveva una gonna che la copriva 20 centimetri sotto le ginocchia, benché estate aveva i collant e il vestito abbottonato fin sotto il collo, le braccia coperte fino ai polsi e un velo nero in testa. Tutto questo perché era una donna non cattolica profondamente rispettosa dell’Augusta Persona del Romano Pontefice, del luogo dove si trovava e del cerimoniale. Ebbene, se questo diplomatico non cattolico vedesse la foto della vostra Signora Gesuita scosciata e mi domandasse lumi, pensi di potergli rispondere tu? Perché da parte mia potrei solo replicare che oggi, nella Chiesa Cattolica, il problema sono solo pizzi e merletti che nei concreti fatti equivalgono a una autentica bestemmia contro lo Spirito Santo.
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Dopo che il Sommo Pontefice Clemente XIII ebbe soppressa la Compagnia di Gesù nel 1773 e incarcerato a Castel Sant’Angelo il Preposito Generale Lorenzo Ricci, alla sua morte avvenuta nel 1775 il Maestro dell’Ordine dei Predicatori commentò: «Cristo è morto crocifisso tra due ladroni, questo è un ladrone morto tra due crocifissi».
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In attesa della vostra prossima e spero vicina soppressione definitiva, ti porgo un fraterno saluto.
dall’Isola di Patmos, 17 giugno 2022
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