Il Sommo Pontefice da Fabio Fazio e il dilemma del giorno dopo: tra i due, chi era il Vecchio Professore e chi l’Angelo Azzurro?

— Attualità —

IL SOMMO PONTEFICE DA FABIO FAZIO E IL DILEMMA DEL GIORNO DOPO: TRA I DUE, CHI ERA IL VECCHIO PROFESSORE E CHI L’ANGELO AZZURRO?

Non voglio indugiare più di tanto sull’immagine dell’anziano professore del film L’Angelo Azzurro con la mitica Marlene Dietrich nel ruolo della ballerina Lola, lascio valutare a chiunque conosca un po’ il vecchio cinema e la trama di quel capolavoro di film drammatico, chi tra i due ieri sera era il Professore e chi l’Angelo Azzurro, io non so rispondere e non voglio neppure rispondere, anzi: non ci voglio nemmeno pensare …

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Due giorni fa ho pubblicato un articolo duro e severo per commentare l’annunciata partecipazione del Romano Pontefice a un talk show noto da sempre per essere una bandiera della peggiore Sinistra fricchettona e politicamente corretta: Che tempo che fa, condotto da Fabio Fazio, al quale da anni fa da spalla Luciana Littizzetto che ha irriso in ogni modo la Chiesa Cattolica, la dottrina, la morale e la pastorale dei Vescovi d’Italia. Questo è il contenitore ― e nessuno lo può negare ― nel quale il Sommo Pontefice ha deciso di mettere i propri contenuti. Applicando il principio giustificatorio che la persona risponde dei contenuti espressi e non certo del contenitore in cui li ha espressi, in tal caso io potrei pubblicare tranquillamente un articolo sul mistero dello Spirito Santo sulla rivista Playboy, senza che nessuno possa osare dirmi niente, perché risponderei solo di ciò che scrivo, a prescindere dai primi piani delle splendide fotomodelle nude che riempiono le pagine di quel mensile. Esattamente come il Romano Pontefice ospite a Che tempo che fa risponde dei propri contenuti, non certo di un contenitore che per anni ha sbeffeggiato la Chiesa Cattolica attraverso il braccio armato di Luciana Littizzetto, o no?

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Quella di Fabio Fazio non è la Sinistra delle rivendicazioni o delle lotte operaie, politiche e sindacali del vecchio, glorioso e anche compianto Partito Comunista Italiano, a cui tanto l’Italia deve sin dai tempi dell’Assemblea Costituente e di cui fu ultimo leader quel gran galantuomo di Enrico Berlinguer. Quella di Fabio Fazio è la Sinistra ― come ho spiegato e come torno a ribadire ― con i super-attici ai Parioli e le ville a Capalbio. Una sinistra che nulla ha da spartire con quelle che sono le istanze del Sommo Pontefice, o come severamente le ho definite: nevrosi ossessivo-compulsive su poveri e migranti. Infatti, per noi, i veri poveri che per divino mandato ricevuto dobbiamo assistere sono i poveri di Cristo, i veri migranti da accogliere o da recuperare sono i lontani dalla Chiesa, o gli emigrati dalla Chiesa. In caso contrario rischia di risuonare il severo monito di Cristo Dio: «Non fanno così anche i pagani?» [Mt 5, 47].

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A mio modesto parere la presenza del Sommo Pontefice è stata inopportuna, introdotta, come immaginavo, dai commenti di una corte di sinistri laicisti capeggiata da Roberto Saviano che, come un teatrino d’avanspettacolo prima dell’apertura del grande sipario, hanno tentato di legittimare ― riuscendoci agli occhi di molti, ahimè! ― il loro non-essere-cattolici, avversi da sempre a tutto ciò che è il cattolico sentire sul piano della dottrina, della fede e della morale. Quella che io chiamo strategia Gianluigi Nuzzi, col quale ebbi a dibattere a una diretta televisiva nel 2020, anche se comprese subito nello spazio di pochi secondi che con me non attaccava e, da persona intelligente qual è, tirò subito i remi in barca.

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Semplice quanto pericolosa e terrificante la scissione operata da queste persone tra Jorge Mario Bergoglio, la Chiesa e il Papato. Solo gli incapaci di intendere e volere, o coloro che non vogliono intendere e volere, possono stracciarsi le vesti dinanzi alle mie parole e non accorgersi in che modo questi sinistri soggetti presentino da anni Jorge Mario Bergoglio come un «grande rivoluzionario», un uomo «solo e incompreso», ma soprattutto «ostacolato». E da chi, sarebbe incompreso e ostacolato? Presto detto: dalla Chiesa, dalla cattivissima Curia Romana e da non meglio precisati conservatori che non vogliono il grande «cambiamento epocale rivoluzionario». Presto detto: attraverso questo gioco finisce per essere trasmesso alle masse, incluso l’esercito di cattolici semplici e fragili, un terribile messaggio subliminale: Bergoglio sì, Chiesa no, Bergoglio sì, Papato no … Ci manca solo la ciliegina sulla torta del pasticcere: Bergoglio sì, Cristo no.

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Esattamente la strategia Gianluigi Nuzzi che sulla Chiesa e le malefatte vere e presunte del clero scrive da oltre un decennio di tutto e di più. Dal 2013 lo fa però con una strategia che ha in sé del diabolico: scinde Jorge Mario Bergoglio dal suo sacro ufficio, lo stacca dalla Chiesa e dal clero di cui egli è supremo capo per divino mandato, lo muta in un non meglio precisato “rivoluzionario incompreso”, lo innalza come vittima e poi come tale lo difende da un sistema corrotto e corruttore, ossia la Chiesa di Cristo. Fatto questo si sente così legittimato a scaricare su di noi tutto il peggior fango del mondo. Come se Jorge Mario Bergoglio fosse null’altro che un semplice Jorge Mario Bergoglio, mentre per noi è il Successore del Beato Apostolo Pietro e il legittimo Vicario di Cristo sulla terra al quale il Verbo di Dio ha dato il potere delle chiavi [cf. Mt 13, 16-19]. E come tale tutti noi presbiteri e fedeli cattolici lo veneriamo e ubbidiamo, sempre. A prescindere da certi suoi limiti e difetti sui quali non si è tenuti a tacere, tanto più in nome del più bieco e cieco clericalismo che avrebbe persino la comica pretesa di criticare il clericalismo, come dire: può forse uno scassinatore criticare e condannare il furto con scasso?

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Può essere che i soloni della Santa Sede e i responsabili dei Media Vaticani non si siano mai accorti di questo gioco pericoloso? Sì, che se ne sono accorti, ma il problema è che il Sommo Pontefice ha rifiutato la vecchia, consolidata e tutto sommato funzionale macchina della Curia Romana, che con tutti i suoi pregi e difetti ha sempre adempiuto al suo delicato compito primario: proteggere la figura dell’Augusto Pontefice e la sua immagine pubblica. Purtroppo il problema è noto: il Santo Padre non ascolta nessuno e agisce di testa propria, dopo avere allontanato numerosi servitori fedeli e di valore per circondarsi di soggetti mediocri e di ruffiani compiacenti, con i risultati che oggi abbiamo sotto gli occhi.

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Vogliamo poi parlare delle sue palesi incoerenze? Anche il Beato Apostolo Pietro, scelto da Cristo Dio in persona, si manifestò incoerente e fragile, è scritto nei Santi Vangeli, nelle Lettere Apostoliche e negli Atti degli Apostoli. Dunque spiegatemi, o novelli clericali che in modo ridicolo vi stracciate le vesti sul clericalismo: delle limitatezze del Beato Apostolo Pietro si può parlare, predicare e scrivere, mentre su quelle dell’uomo Jorge Mario Bergoglio no? Interessante, davvero interessante questa nuova ecclesiologia autenticamente anticlericale … e mentre da anni, di discorso in discorso il Santo Padre si struggeva il cuore per i migranti, quel grande uomo di Dio e fedele servitore della Chiesa del Cardinale Carlo Caffarra moriva senza mai essere ricevuto. Non pago di questo, poco tempo dopo il Santo Padre lasciava fuori dalla porta come un cane randagio l’anziano ed eroico cardinale cinese Giuseppe Zen, giunto ultra ottantenne da Hong Kong, che per una settimana attese inutilmente di essere ricevuto. In compenso, però, riceveva quell’ateo fiero e impenitente di Eugenio Scalfari, fondatore e direttore del quotidiano La Repubblica, che sul Sommo Pontefice Giovanni Paolo II ha scritto per anni editoriali e articoli rasenti spesso la più bieca infamia anti-cattolica. Qualcuno intende forse negarlo, o peggio darmi dell’inopportuno per avere osato riportare dati di fatto storici tanto pubblici quanto documentati? Da quando nella Chiesa la verità è diventata inopportuna? O qualcuno intende forse darmi addosso dicendo che bisogna valutare la forma, o meglio valutare come la verità si dice? In tal caso rispondo subito in anticipo: leggete i Santi Vangeli, perché queste erano le ragioni degli antichi farisei.

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Il Santo Padre ha parlato del chiacchiericcio delle malelingue e del clericalismo. Peccato non abbia però spiegato che il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica potrebbe essere tranquillamente chiuso e il suo grande stabile trasformato in un ostello per Rom, perché nella bella stagione da lui inaugurata la certezza del diritto, assieme a quella di un giudizio equo e imparziale, di una assoluzione o di una giusta condanna, nei concreti fatti non esistono più in questa Chiesa visibile ammantata di una non meglio precisata e identificata misericordia. Vi sono stati ecclesiastici estromessi dalla sera alla mattina dai loro uffici dopo avere servito fedelmente la Chiesa alcuni decenni all’interno della Curia Romana, senza mai conoscerne neppure il motivo. Alle loro legittime domande rimaste senza risposta si sono sentiti replicare: «L’ordine viene dall’alto, quindi è così e  basta!». Questioni di misericordia! Per non parlare poi dei numerosi procedimenti giudiziari canonici che sono stati chiusi con una perentoria telefonata giunta dalla Domus Sanctae Marthae perché l’indagato per gravissimi delitti era un amico degli amici del «cerchio magico» del Santo Padre, come ebbe a chiamarlo il Cardinale Gerhard Ludwig Müller, grande uomo e teologo e per questo defenestrato in modo indegno dalla Congregazione per la dottrina della fede. E a fronte di tutto questo e molto altro ancora, ci siamo dovuti sorbire persino il predicozzo sulle «malelingue» il «chiacchiericcio» e il «clericalismo» pronunciato dall’infelice pulpito del salotto di Fabio Fazio. Permettetemi dunque di dire che se ciò non fosse tragico sarebbe davvero comico.

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Tutto questo a chi giova? Non riesco proprio a trovare altri interrogativi che possano giustificare meglio la comparsata del Romano Pontefice al programma televisivo di ieri sera. Sicuramente ha giovato a quel talk show, al suo conduttore, a tutta quella pletora di intellettuali ideologizzati che amano la visibilità e che potranno finalmente annoverare il Santo Padre nel loro tiaso come un semplice primus Inter pares. Ma da semplice prete mi faccio una domanda: l’intervento di ieri sera gioverà ai fedeli cattolici, ai sacri pastori, ai sacerdoti, al popolo santo di Dio sempre più disorientato e bisognoso di certezze? Temo di no, perché a molti la serata di ieri sera ha lasciato un senso di vuoto che si concluderà con un interrogativo destinato a rimanere senza risposta: ce n’era proprio bisogno? No, non ce n’era certamente bisogno perché non abbiamo inteso cose diverse ― nella modalità e nella sostanza ― di quelle trite e ritrite pronunciate in modo ossessivo-compulsivo in nove anni di pontificato: migranti, migranti, ancora migranti, ecologismo, clericalismo, rigidità e misericordismo. Nulla che non si senta già abbondantemente a ogni benedizione Urbi et Orbi nei giorni di Natale o di Pasqua e che ha già stancato pure i più devoti cattolici papisti.

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Non poteva essere altrimenti, vista la linea editoriale del programma di Fabio Fazio che per bocca di Saviano investe il Sommo Pontefice del titolo di «ultimo socialista», cosa che farà sicuramente impazzire di gioia l’anima benedetta del Sommo Pontefice Leone XIII, di felice memoria, che nella parte prima della sua memorabile e profetica Enciclica Rerum novarum definì il Socialismo come «falso rimedio». Un Papa socialista che strappa un sorriso dicendo che da bambino voleva fare il macellaio e che davanti ai teleschermi non riesce ad argomentare un tema semplice di teodicea che tocca il mistero del dolore innocente e che ha in Cristo crocifisso il suo modello e nei Santi Innocenti martiri un cammino di santità reale che quotidianamente si ripete in milioni di aborti considerati come conquiste sociali dagli amici del fazioso Fazio, la cui frequentazione alla Comunità Nuovi Orizzonti dovrebbe perlomeno permettere qualche salutare crisi di coscienza, tra un Saviano e un altro. Mistero del dolore innocente e dei piccoli che il Santo Pontefice Giovanni Paolo II argomentò magistralmente nella sua Lettera Apostolica Salvifici doloris e che si lega inscindibilmente al misterium iniquitatis del peccato in cui il perdono non è certamente un «diritto» ― come ha affermato e ripetuto il Santo Padre facendo stramazzare a terra i teologi sotto lo schermo televisivo ― ma una grazia che Cristo ci ha offerto nel suo sangue e che a ogni confessione si rinnova.

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L’ospitata c’è stata, per qualche giorno ancora si parlerà di questo evento che poi cadrà nel dimenticatoio così come si è soliti fare il lunedì dopo una partita domenicale tra dilettanti. Tutto questo non lascerà nulla, non un desiderio di conversione, né una volontà di scoprire Cristo, neanche il desiderio di amare di più la Chiesa. Anzi i nostri nemici diranno più che mai «Bergoglio è dei nostri!», quindi prendiamo il Santo Padre e usiamolo come clava per bastonare la Chiesa di Cristo non rivoluzionaria, gli avversari politici e coloro che sposano le idee anti-sovraniste. Per questo sono preoccupato, più che per quello che non si è detto ieri sera e per quello che con abile senso manipolatorio si farà dire al Sommo Pontefice nei giorni a seguire di ciò che non ha mai detto.

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Dopo ieri sera il Papato è stato colpito e dissacrato, forse l’unico capo religioso ammantato di ineffabile dignità resta la Regina Elisabetta II d’Inghilterra, che come capo della Comunità Anglicana non si sognerebbe mai di andare da un Fazio qualunque a farsi intervistare, perché si sa: davanti al Re si aspetta di essere chiamati, si tiene la testa bassa e si risponde solo ed esclusivamente se lui ti rivolge parola e se ti pone delle domande. È il Re che interroga e che domanda, nessuno può interrogare e rivolgere domande al Re. Per questo dico che abbiamo assistito a un traumatico capovolgimento, a un terribile stravolgimento dei ruoli, uno dei quali, quello del Romano Pontefice, è un ruolo sacro per istituzione e mandato divino. E sinceramente non voglio indugiare più di tanto sull’immagine dell’Anziano Professore del film L’Angelo Azzurro con la mitica Marlene Dietrich nel ruolo della ballerina Lola, lascio valutare a chiunque conosca un po’ il vecchio cinema e la trama di quel capolavoro di film drammatico, chi tra i due ieri sera era il Professore e chi l’Angelo Azzurro, io non so rispondere e non voglio neppure rispondere, anzi: non ci voglio nemmeno pensare …

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dall’Isola di Patmos, 7 febbraio 2022

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1 commento
  1. Antonello
    Antonello dice:

    Condivido in toto eccetto un particolare: quella che Lei definisce la ciliegina sulla torta che mancherebbe ancora, e cioè «Bergoglio sì, Cristo no», è invece a mio parere il piedistallo su cui questa torta si poggia.

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