La Iglesia como barca en la tempestad es una actualidad y una realidad ya representada por el mismo Cristo que nos dio la solución de la fe

Homilética de los Padres de la Isla de Patmos

LA CHIESA COME BARCA SULLA TEMPESTA È UNA ATTUALITÀ E REALTÀ GIÀ RAFFIGURATA DA CRISTO STESSO CHE CI FORNÌ LA SOLUZIONE DELLA FEDE

Gesù aveva già tentato di prendere una barca per andare in un posto e lì isolarsi, tras conocer el violento final del Bautista, ma il tentativo venne frustrato dall’accorrere della gente per la quale provò compassione

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Esistono fin dai tempi antichi molte rappresentazioni artistiche della barca come immagine della Chiesa, di cui si narra nella pagina evangelica di questa domenica. Ma non esistono, almeno a me non constano, raffigurazioni di Gesù che si ritira da solo a pregare. Salvo il caso del Getsemani, preludio della sua passione. Forse perché è più difficile rendere visibile artisticamente un’esperienza interiore, spirituale e privata. Eppure nel Vangelo i due momenti stanno insieme, chi ha composto questa pagina ha voluto che l’uno non si reggesse senza l’altro. Eccola:

«Dopo che la folla ebbe mangiato, subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, al margen, a pregare. Llegó la noche, egli se ne stava lassù, él solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, Los discípulos se sorprendieron y dijeron: “È un fantasma!” e gridarono dalla paura. Pero en seguida Jesús les habló, diciendo: “Coraggio, soy yo, No tengas miedo!". Pietro allora gli rispose: "Hombre, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque”. Ed egli disse: “Vieni!". Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Si embargo,, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, él gritó: "Hombre, Sálvame!". E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?"». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, diciendo: “Davvero tu sei Figlio di Dio!"» [Mt 14, 22-33].

Rembrandt Harmenszoon van Rijn, Cristo nella tempesta sul mare di Galilea

Gesù aveva già tentato di prendere una barca per andare in un posto e lì isolarsi, tras conocer el violento final del Bautista [Mt 14,12], ma il tentativo venne frustrato dall’accorrere della gente per la quale provò compassione. No solo, davanti alla fame delle persone e all’impotenza dei discepoli[1] compì il gesto della moltiplicazione dei pani. Un atto che fu frainteso, stante anche la tradizione giovannea che dice:

"Jesús, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo [...] “In verità, de verdad te digo: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”» [Juan 6, 15-26].

Questo preambolo probabilmente spiega il rigo iniziale: «E subito costrinse i discepoli a salire su una barca». Non conosciamo le intenzioni nascoste di Gesù e possiamo fare solo ipotesi. Forse l’azione frettolosa unita alla costrizione dei discepoli a salire sulla barca aveva lo scopo di sottrarre lui e il gruppo che lo seguiva dallo snaturamento del significato teologico del gesto che aveva compiuto sui pani e, come attesta Giovanni, al fraintendimento del tipo di messianismo che Gesù intendeva e nel quale i discepoli potevano crogiolarsi. O forse perché effettivamente sentì l’urgenza di stare solo, su un luogo elevato a pregare. Per l’evangelista Matteo il monte è un luogo significativo. Grazie a lui il discorso delle beatitudini prende il nome di Discorso della Montagna. Su un monte Gesù si trasfigurò e su un’altura ormai risorto consegnò ai discepoli il mandato missionario [cf.. Mt 28, 16-20]. In questo caso è il luogo della solitudine e della preghiera. Gesù, nel capitolo sei di Matteo, aveva messo in guardia dalla preghiera ipocrita di chi vuol farsi vedere, preferendo quella nascosta, nel segreto della stanza [cf.. Mt 6, 5-6] e che soprattutto fosse rivolta a Dio chiamandolo nella forma intima e personale di “Padre”. Poco più avanti insegnò la preghiera comunitaria del Nuestro Padre che tutti conosciamo. Ciò che possiamo dire è che Gesù cercava questo rapporto personale, da solo a solo, con Dios, non uno qualsiasi, ma con il Padre suo. Nella preghiera sappiamo che Gesù, anche grazie ad altre tradizioni evangeliche, percepisse vivissima la sua coscienza filiale.

Pero hay más. Matteo dice che Gesù rimase staccato dai discepoli, invisibile dai suoi mentre intanto scendeva la sera e il buio. La barca coi discepoli a bordo aveva già guadagnato miglia da terra e il vento contrario la sballottava, rendendo la situazione precaria e pericolosa. È evidentemente una descrizione della situazione della Chiesa nel periodo post pasquale. L’episodio che ora si svolge ― Il cammino di Gesù sulle acque [Mt 14,24-33] ― riveste infatti una dimensione simbolica: il testo è metafora del cammino della Chiesa nella storia, nel tempo tra la Pasqua e la parusia. Gesù è in alto, en la montaña, a pregare [cf.. Mt 14,23]: es decir, è il Risorto che sta alla destra di Dio nei cieli e intercede per i suoi che sono nel mondo. Proprio questo importante rivestimento teologico e simbolico ha fatto dire anche a studiosi moderati[2] che l’episodio avesse poco o nullo valore storico. La qual cosa non toglie significato a un’esperienza che travalica il tempo e giunge fino a noi. Ovvero quella di una Chiesa che si muove su un elemento non stabile, con l’oscurità che impedisce di vedere i contorni, il vento che designa le contrarietà insite in ogni epoca, le onde che provocano turbamenti e nausea. Infine Pietro che se in altre circostanze ha espresso una fede forte e matura, qui manifesta una fiducia titubante e debole. E soprattutto in tutti l’incapacità di vedere il Signore che provoca sconvolgimento interiore e paura.

Matteo descrive la scena collocandola sul più ampio fondale del racconto dell’Esodo e della traversata del Mar Rosso, per significare che quello che i discepoli stanno facendo è un approdo verso la salvezza. Come già nell’esodo dall’Egitto, anche ora i protagonisti sono in grave difficoltà e preda della paura. La presenza di Gesù che cammina sulle acque è evidente richiamo al Dio che ha salvato il suo popolo e che ha dominato le acque del mare:

«Sul mare la tua via [odio], i tuoi sentieri sulle grandi acque, ma le tue orme non furono riconosciute» [Sal 77,20]; «Così dice il Signore che aprì una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti» [Es 43,16].

En particular, il nostro testo contiene rimandi al capitolo quattordicesimo dell’Esodo in cui si narra il passaggio del mare. Se Gesù avanza verso i discepoli alla «quarta veglia della notte» ― ετάρτῃ δὲ φυλακῇ τῆς νυκτὸς [Mt 14,25], il momento della salvezza per i figli d’Israele, quando Dio mette in rotta gli inseguitori egiziani, scocca «alla veglia del mattino» [Es 14,24]. Per i figli d’Israele, il passaggio non è solo geografico, ma è anche passaggio liberatorio dalla paura [Es 14,10-13] al timore del Signore [Es 14,31]; è passaggio dal «vedere» l’avvicinarsi degli inseguitori [Es 14,10] al vedere la mano potente con cui il Signore li aveva salvati [Es 14,31]. La presenza del vento forte accomuna ancora i due racconti [Es 14,21; Mt 14,24]. Gesù si presenta ai discepoli dicendo «Sono io» [Mt 14,27], con un’espressione che corrisponde al Nome di Dio rivelato nell’Esodo: «Io sono». En conclusión, siamo di fronte al cammino della Chiesa, cammino pasquale, cammino di salvezza, ma di una salvezza che non è così facilmente discernibile perché frammista a situazioni di contraddizione e sofferenza.

Por ello sarebbe forte la tentazione di applicare questa narrazione alle vicende attuali della Chiesa. Ma chi conosce un po’ la storia sa benissimo che non è mai esistito un periodo tranquillo e pacifico per essa e che oggi non è più difficile che in altri momenti. Né che Pietro è più o meno fedele oggi che in altre epoche storiche, de lo contrario. Il Concilio ha maturato una visione della Chiesa che la definisce così:

«(Que) es, en Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano»[3].

Quindi una realtà umana che conserva tutte le sue fragilità a cui è stata accordata la grazia della chiamata e della missione. Y entonces, se la Chiesa incontrerà sempre difficoltà, se onde e venti ne sballotteranno per tre veglie notturne la barca, qual è il dramma vero nel quale essa potrà incappare e dal quale sarà difficile uscirne se non attraverso una chiave particolare? È il dramma di ritenere Gesù, el señor, un fantasma! «E sconvolti dissero: “es un fantasma!” e gridarono dalla paura».

Per questo scrivevo all’inizio che le due scene che compongono l’odierna pagina evangelica vanno a designare un unico quadro e sono inscindibili. Come giustamente notò Origene[4] Gesù quasi obbliga i discepoli a traversare il mare della storia, con tutte le difficoltà e le vicissitudini che questo comporta, quasi separandosi da loro, ritornando al Padre. Possiamo immaginare le difficoltà che essi ebbero dopo la morte di Gesù, al sentire che era Risorto, nel riconoscerlo vivo e vincitore della morte. Matteo lo segnala nell’ultimo capitolo prima del congedo: «Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono» [Mt 28, 17]. Però è a questi discepoli di poca fede che assicurerà una presenza costante, di natura diversa che la precedente, ma ugualmente efficace: "Y he aquí, Yo estoy con vosotros todos los días, hasta el fin del mundo " [Mt 28, 20].

Él, así pues, non si è separato da noi, come temevano quei discepoli sulla barca tremolante e lo stesso Pietro che disse: «se sei tu»; ma il necessario ritorno al Padre, simboleggiato dal suo salire sul monte da solo a pregarlo, è avvenuto perché Dio potesse essere “tutto in tutti” e l’amore di Lui e la sua salvezza, potessero essere riconosciuti nella Chiesa che diventa da ora in poi sacramento di unione col Signore e di unità degli esseri umani come diceva il Concilio.

Così giungiamo all’ultimo atto, a quella chiave o, dado el contexto, quella vela che permette di percorrere la traghettata senza paura, cioè la fede. Ce lo insegna l’episodio di Pietro che voleva camminare sulle acque come Gesù, ma sprovvisto di fede piena. Una tentazione pericolosa che può cogliere ogni stagione della vita della Chiesa, forse anche l’attuale. Quella di svuotare Cristo, di renderlo un fantasma o un ectoplasma ― Phanstasma estin, Φάντασμά ἐστιν ― mentre la Chiesa è intenta in altre cose, affaccendata in chissà quale opera preziosa o in qualche sistemazione delle sue strutture. El Evangelio, come giustamente nota Origene, non dice che Pietro non avesse fede, ma che ne aveva poca[5]. Anche Elia, narra il primo libro dei Re nella prima lettura di questa domenica, condivide con Pietro una situazione di pericolo di vita. Dio gli passa accanto, ma non sarà presente nelle realtà rumorose ed eclatanti, come nel massacro dei profeti di Baal, bensì in una “sottile voce silenziosa” (Qol demamah daqqah דַקָּֽה דְּמָמָ֥ה ק֖וֹל)[6].

Il rimprovero di Gesù a Pietro, il suo stendere la mano e afferrarlo sono tutte azioni sacramentali che diverranno esemplari per la Chiesa. Gesù, de hecho, non rimprovera Pietro affinché resti semi affogato nell’inadeguatezza, pero ¿por qué, attraverso questo momento veritativo, divenga consapevole della situazione in cui si trova e la mano di Gesù che lo afferra è un gesto di salvezza, guarigione e cambiamento, parabola di ciò che la Chiesa fa coi sacramenti che moltiplicano nel tempo l’amore e la grazia del Signore.

La presenza di Gesù, colta attraverso la fede, sottile voce silenziosa, è fondamentale perché la barca che è la Chiesa ritrovi la sua tranquillità e i discepoli finalmente riconoscono la pienezza della forma divina del Signore, non più visto come un fantasma: «Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, diciendo: “Davvero tu sei Figlio di Dio!"».

Chiudo con una frase di un famoso libro di Dietrich Bonhoeffer:

«Il sì e l’amen sono il terreno sicuro sul quale poggiamo. Perdiamo continuamente di vista in questo tempo sconvolto la ragione per la quale merita vivere. Ci è consentito vivere continuamente vicino a Dio e in sua presenza e allora non c’è più niente di impossibile per noi non essendoci niente di impossibile per Dio. Nessuna potenza terrena può toccarci senza il volere di Dio e la miseria e il pericolo ci portano più vicino a Dio»[7].

Feliz Domingo a todos!

de la ermita, 13 Agosto 2023

 

NOTAS

[1] «Ma Gesù disse loro: “Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare”. ellos le respondieron: “Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!”. Ed egli disse: “Portatemeli qui”» (Mt 14, 16-18).

[2] John Paul Meier, Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico, Volume 2, Mentore, messaggio e miracoli, 2002

[3] Lumen Gentium 1.

[4] «Può dunque darsi, ritornando al testo, che i discepoli sentendosi a disagio lontani da Gesù, non possano separarsi da lui neppure per caso, perché vogliono rimanere con lui; a mi lado, giudicando che debbano avere la prova dei flutti e del vento contrario, che non ci sarebbe stato se fossero stati con Gesù, impone loro l’obbligo di staccarsi da lui e di salire sulla barca” (Orígenes, Eommento al Vangelo di Matteo, Citta Nuova, 1998, pág.. 215.

[5] en. CIT. Pg 218.

[6] 1Re 19, 12. La Bibbia Cei traduce: «il sussurro di una brezza leggera». Il testo masoretico ha: «Una voce sottile silenziosa».

[7] Dietrich Bonhoeffer, Resistencia y rendición, San Pablo, 2015.

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San Giovanni all'Orfento. Abruzos, Montaña Maiella, fue una ermita habitada por Pietro da Morrone, Llamada entrante 1294 a la Cátedra de Pedro a la que ascendió con el nombre de Celestino V (29 Agosto – 13 diciembre 1294).

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Los Padres de la Isla de Patmos

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Contra el viento del mundo, huyendo de la incredulidad que nos ahoga

Homilética de los Padres de La Isla de Patmos

CONTRA EL VIENTO DEL MUNDO, HUYENDO DE LA INCREDULIDAD QUE NOS AHOGA

De hecho, la fe «es un acto personal: es la respuesta libre del hombre a la iniciativa de Dios que se revela". Por lo tanto es una respuesta que le damos a Dios y que unos días pueden ser más ciertos y otros más inseguros..

 

Autor:
Gabriele Giordano M.. Scardocci, o.p.

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Estimados lectores de la Isla de Patmos,

Cada persona que se convierte en nuestro amigo siempre es conocida mirando su cara., viendo su mirada. Luego escuchando sus palabras, Surge en nosotros una simpatía inicial que se puede confirmar a través de los gestos que nos expresa., haciéndonos así amigos. Para bien o para mal, Quiénes somos y quién es nuestro prójimo siempre lo demuestran nuestros gestos y palabras.. Esto también sucede en el evangelio de hoy., en el que Jesús se hace reconocer en la filiación divina a partir de sus acciones.

En las ultimas semanas Hemos escuchado varios discursos en parábolas del Señor.. En este XIX Domingo del tiempo ordinario Nos encontramos con un episodio que sucedió en medio del mar.. Aquí está el pasaje: Del discurso a la acción de Jesús.. Porque Dios siempre acompaña cada Su Palabra hacia nosotros con un gesto y un signo concreto.

En este pasaje del Evangelio Jesús pide a los Apóstoles que se suban a su barca, quien poco después se encuentra en medio de una tormenta y obligada a navegar contra el viento. Podemos entender un poco esta situación vivida por los Apóstoles’ acércalo a nosotros hoy. Tradicionalmente, al barco, los Padres de la Iglesia siempre lo han interpretado como el símbolo de la Iglesia, el barco de Cristo que nos hace navegar las aguas del mundo. También hoy la Iglesia está en la tormenta y el viento sopla en contra., inmersos en una sociedad contemporánea contraria a cualquier invitación o a cualquier valor de nuestra fe. La Iglesia, compuesto por todos los que lo forman, clero, religiosos y laicos, se mueve en aguas tormentosas contra el viento de las modas materialistas.

Nosotros también como creyentes Nos encontramos en esta condición en las situaciones más concretas.: en familia, en el trabajo, con los amigos. Anclemonos en la fuerza y ​​la gracia de Jesús que realmente pueden ayudarnos a ser testigos creíbles y creyentes.. El mismo Señor da una señal a sus Apóstoles, para animarles a avanzar y perseverar incluso cuando navegan en tormentas y contra el viento. Quiere dar una señal para testificar que es el Hijo de Dios. Por eso empieza a caminar sobre el agua., mostrando que las aguas que se oponen al barco están subordinadas a él. Quiere mostrar a los Apóstoles que, encomendándose verdaderamente a Él con fe profunda, podrán calmar esa tormenta. Esta es la reacción de los apóstoles.:

«Verlo caminar sobre el mar, Los discípulos se sorprendieron y dijeron: “es un fantasma!” y gritaron de miedo. Pero en seguida Jesús les habló, diciendo: “alegrar, soy yo, No tengas miedo!”»[Mt 14,22-33].

Peter decide caminar sobre el agua., pero se hunde, corre el riesgo de ahogarse. Entonces Jesús, rápidamente, lo alcanza y le muestra su incredulidad que lo empujó a no confiar en Él. Ella lo toma de la mano y no deja que se ahogue.. Luego regresa al barco con Peter y, finalmente, la tormenta se detiene. Sólo en este momento los Apóstoles lo reconocen como Hijo de Dios.

Las de Jesús son palabras dirigidas a todos nosotros, a menudo incrédulo y árido, incapaz de confiar en él. Los creyentes también podemos vivir estos momentos de aridez, allí también vivieron muchos santos y místicos, basta pensar en la "noche oscura del espíritu" vivida durante cuarenta años por San Juan de la Cruz.

Muchas veces queremos hacerlo solos. independientemente de la gracia, o sin gracia, como dice el Santo Padre, arriesgándonos así a caer en el pelagianismo, Esa herejía del siglo V que afirmaba que el hombre podía salvarse a sí mismo y hacer cosas buenas sólo con sus propias fuerzas.. Al contrario, con palabras que siento dulces y comprensivas, Jesús nos dice, como pedro, tener una fe sencilla y confiarnos a Él. Empleamos nuestra responsabilidad, nuestra virtud, demos a Jesús la verdadera fe y Él podrá transformar cada momento de nuestra vida en una obra maestra., donde bloquearemos todas las tormentas espirituales y existenciales.

Hoy Jesús nos insta a tomar conciencia de nuestra incredulidad, dar el paso de salir de esto, para escapar de esta poca fe y nosotros también decimos "Verdaderamente eres el Hijo de Dios y eres Señor de mi vida".

Pidamos al Señor la gracia de la fe viva y activa en el amor., poder mirar el mundo entero con ojos contemplativos llenos de sabiduría, para que el mundo nos devuelva el proyecto y la mirada de amor que Dios tiene para todos nosotros.

Que así sea.

Santa María Novella en Florencia, 13 Agosto 2023

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