Dai sopravvissuti della cinematografia catastrofica al Regno di Cristo che non avrà fine

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

—  omiletica —

DAI SOPRAVVISSUTI DELLA CINEMATOGRAFIA CATASTROFICA AL REGNO DI CRISTO CHE NON AVRÀ FINE 

non ci agitiamo, né facciamoci prendere da ansie varie, noi non siamo Preppers o Survivalisti, siamo Christi fideles. Viviamo quindi con serenità il nostro lavoro e la nostra quotidianità, fermi e perseveranti nella fede, e davvero anche le difficoltà più grandi sapremo affrontarle certi della presenza di Gesù. 

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Cari fratelli e sorelle,

I sopravvissuti (Survivors) serie televisiva britannica di ambientazione post apocalittica prodotta dalla BBC nel 1975. La trama si basa su uno scenario in cui il mondo intero è stato colpito da un’epidemia causata da un virus letale, al quale è scampato solo l’1% dell’intera popolazione mondiale.

nel secolo scorso si è affermato negli Stati uniti il movimento dei Preppers o Survivalisti. Questo movimento riunisce persone fermamente convinti di un’imminente catastrofe irreversibile di natura economica, bellica o ambientale: perciò si dicono pronte a sopravvivere alle peggiori condizioni esistenziali; si preparano alla “fine del mondo” conosciuto, ad esempio costruendo rifugi anti atomici in casa, facendo una raccolta perpetua di derrate alimentari o imponendosi un regime di frugalità. I preppers si preparano al peggio, ad un tempo della fine secondo una mentalità umana.

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Dobbiamo prepararci tutti a un momento in cui questo tempo avrà fine: ma dobbiamo farlo con la gioia dell’inizio. Dobbiamo prepararci all’incontro finale con Gesù, sapendo che lui è l’inizio di questo incontro.

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Le letture di questa XXXIII domenica del tempo ordinario [vedere Liturgia della Parola, QUI] di oggi ci offrono questa prospettiva, a partire dal Libro di Malachia nel quale leggiamo:

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«Sta per venire il giorno rovente come un forno. Tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà fino a non lasciar loro né radice né germoglio.  Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia».

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Il profeta Malachia distingue superbi e arroganti dai timorati di Dio, coloro cioè che vivono con una fede devota e vera. Per i primi, quando verrà il giorno del Signore, non ci sarà più possibilità di conversione e di ritorno indietro. Questo per Malachia è un richiamo agli ingiusti alla revisione della propria vita. Dio prende sul serio la nostra condotta: se ci allontaniamo da Lui peccando, non obbliga nessuno a pentirsi; liberamente invece ci aiuta a tornare in amicizia con Lui. Proviamo allora a pensare a quali sono quei peccati che spesso ripetiamo, e che sono diventati talmente abitudinari che neanche ci accorgiamo di compiere.

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Per giungere dunque con una fede viva e vera, è necessaria questa attenzione. Infatti verranno momenti di prova della nostra fede e della nostra vita. Nel Vangelo di oggi leggiamo:

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«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, […] a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere».

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La coerenza fino alla fine della fede cattolica prevede, per lo stesso insegnamento di Gesù, persecuzioni e calunnie. Ma il Signore non ci lascia soli, tutt’altro: ci offrirà una parola ― stoma ― cioè un linguaggio in grado di rispondere alle false accuse. Allo stesso tempo ci offrirà il dono della sapienza, con il quale sapremo cogliere dov’è l’errore che viene proposto come verità assoluta dai nostri persecutori. Così con parola e sapienza di Gesù, potremo giungere all’Incontro con Lui con grande forza e personalità.

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San Paolo ci offre un ultimo consiglio su come vivere questo tempo di attesa:

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«Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità».

Dunque non ci agitiamo, né facciamoci prendere da ansie varie, noi non siamo Preppers o Survivalisti, siamo Christi fideles. Viviamo quindi con serenità il nostro lavoro e la nostra quotidianità, fermi e perseveranti nella fede, e davvero anche le difficoltà più grandi sapremo affrontarle certi della presenza di Gesù.

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Scriveva W. Goethe:

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«Come raggiungere un traguardo? Senza fretta ma senza sosta».

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Il Signore ci doni la tenacia di camminare senza sosta verso il traguardo definitivo e così, insieme a chi amiamo ritrovarci in Paradiso, per vivere la domenica senza tramonto nell’abbraccio trinitario.

Così sia.

Roma, 17 novembre 2019

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4 commenti
  1. Pax
    Pax dice:

    Padre Gabriele grazie!
    Ho letto con interesse la riflessione proposta sulla Parola dell’ultima domenica.
    Mi ha dato una grande consolazione e una via: la semplicità, la serenità nell’andare avanti fiduciosi in Dio. La serietà con cui prendere la propria vita, guardando a quei peccati che commettiamo più di frequente e ai quali non facciamo neanche più caso.
    Il tutto con moderazione e nessuna forzatura.
    Mi è tornato alla mente un passo del Profeta a me molto caro:

    Isaia 30, 15
    Poiché così dice il Signore Dio, il Santo d’Israele:
    «Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza,
    nell’abbandono confidente sta la vostra forza».
    Lei ha donato un esempio meraviglioso di come fare l’omelia per aiutare i fedeli che arrivano assetati e desiderosi di arrivare ben disposti all’incontro eucaristico con il loro Re e Signore Cristo Gesù Amore.

    Pax

  2. Paolo
    Paolo dice:

    D’accordo con Lei. Devo fare il mio dovere. Nulla di più e nulla di meno. Non è mio dovere avere fede, è mio dovere fare ciò che la mia coscienza mi dice esser mio dovere fare. Non so se ci sarà qualcosa. La mia vita un giorno, vicino o lontano, si concluderà. Nessuna ansia, nessuna agitazione; massima tranquillità, come suggerisce Paolo; lavorare (cioè fare ciò che devo fare), senza fretta ma senza sosta.
    Concluso il mio percorso, ci sarà un Dio che mi giudica? non lo so; in ogni caso ci sarà la mia coscienza che mi giudica.

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