«Chiesa Aperta» (VI puntata) — Il Beato Patriarca Giuseppe, silenzioso uomo eroico, modello di paternità e umana virilità

— i Padri de L’Isola di Patmos vicini ai fedeli in questa quarantena —

«CHIESA APERTA» (VI puntata) — IL BEATO PATRIARCA GIUSEPPE, SILENZIOSO UOMO EROICO, MODELLO DI PATERNITÀ E UMANA VIRILITÀ 

Offriamo ai nostri Lettori questo terzo prezioso video del nostro stimato confratello Giovanni Zanchi, presbitero della Diocesi di Arezzo, affinché possa fungere anche da efficace e sapiente antidoto a tutti coloro che purtroppo, in questo momento di straordinaria crisi ed emergenza, non hanno trovato di meglio da fare che polemizzare, spesso anche in toni duri e aggressivi, contro le decisioni prese dai nostri vescovi per motivi di sicurezza a tutela della salute pubblica: sospendere le sacre celebrazioni e in molti casi chiudere le chiese. Ricordiamo che la Chiesa, nei momenti di crisi ed emergenza, non è mai stata salvata dalle polemiche di coloro che si ergono in tutti i tempi ai più fedeli tra i fedeli o ai più puri tra i puri, ma dall’unità. Qualcuno ha scritto in questi giorni che «i vescovi stanno suicidando la Chiesa italiana». Purtroppo non ha capito niente dell’essenza della fede cattolica: la Chiesa “si suicida” attaccando i vescovi, anziché seguirli e sostenerli in un momento di così grave prova. 

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RIPRESE VIDEO E MONTAGGIO A CURA DELLA EMITTENTE TELESANDOMENICO (AREZZO)

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TESTO DEL VIDEO

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I testi del Padre Giovanni Zanchi, direttore del Centro Pastorale Culto Divino della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, non sono stati pensati come articoli ma come testi audio-narrativi. Abbiamo provveduto a trascrivere il testo audio per i nostri Lettori.

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Giovanni Zanchi

Benvenuti alla VI puntata di Chiesa Aperta!

In questi difficili giorni, l’Arcivescovo di Milano, S.E. Mons. Mario Delpini, ha dichiarato: «Abbiamo sospeso le celebrazioni e tutto quello che poteva facilitare il contatto tra le persone. Ma abbiamo sempre detto che le chiese sono aperte» (La Stampa, 17 marzo 2020).

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Molte chiese anche in Italia sono dedicate a san Giuseppe, il castissimo Sposo della beata Vergine Maria, del quale oggi ricorre la solennità annuale. San Giovanni Paolo II, il 15 agosto 1989, dedicò al grande Patriarca una sua Esortazione apostolica, intitolata Redemptoris custos (Il custode del Redentore). Nelle piccole “chiese domestiche” che sono le nostre famiglie (Lumen gentium 11), in questi giorni di forzata clausura sarebbe ottima cosa leggere e meditare quel testo.

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San Giovanni Paolo II ci ricorda che san Giuseppe ha molte cose da insegnarci, particolarmente in questo tempo di tribolazione. Ricordo il principale di tali insegnamenti. In questi giorni ci giunge da più parti l’invito a «rimanere a casa» e impiegare creativamente il nostro tempo trascorso fra le pareti domestiche; per i cristiani ciò significa dedicarsi maggiormente alla preghiera, alla lettura della Bibbia e del Catechismo. Ebbene proprio San Giuseppe è il modello di tutti coloro che coltivano la vita interiore:

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«I Vangeli parlano esclusivamente di ciò che Giuseppe “fece”; tuttavia, consentono di scoprire nelle sue “azioni”, avvolte dal silenzio, un clima di profonda contemplazione. Giuseppe era in quotidiano contatto col mistero “nascosto da secoli”, che “prese dimora” sotto il tetto di casa sua» (Redemptoris custos, 25). «Il sacrificio totale, che Giuseppe fece di tutta la sua esistenza alle esigenze della venuta del Messia nella propria casa, trova la ragione adeguata nella “sua insondabile vita interiore, dalla quale vengono a lui ordini e conforti singolarissimi e derivano a lui la logica e la forza, propria delle anime semplici e limpide, delle grandi decisioni, come quella di mettere subito a disposizione dei disegni divini la sua libertà, la sua legittima vocazione umana, la sua felicità coniugale, accettando della famiglia la condizione, la responsabilità ed il peso e rinunciando per un incomparabile virgineo amore al naturale amore coniugale che la costituisce e la alimenta” (Insegnamenti di Paolo VI, VII [1969] 1268)» (Redemptoris custos, 26).

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San Giuseppe incarna dunque alla perfezione il modello del vero devoto, poiché la devozione non è altro che la sottomissione a Dio, la prontezza di volontà nel dedicarsi alle cose che riguardano il servizio di Dio (cf san Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, II-II, q. 82, a. 3, ad 2). Nella presente difficile situazione giova ricordare che san Giuseppe è il Patrono della Chiesa Cattolica, dichiarato tale dal beato Pio IX (Quemadmodum Deus, 8 dicembre 1870). Leone XIII a tal proposito dichiarò: «Giuseppe fu a suo tempo legittimo e naturale custode, capo e difensore della divina Famiglia … È dunque cosa conveniente e sommamente degna del beato Giuseppe, che, a quel modo che egli un tempo soleva tutelare santamente in ogni evento la famiglia di Nazareth, così ora copra e difenda col suo celeste patrocinio la Chiesa di Cristo» (Quamquam pluries, 15 agosto 1889).

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Santa Teresa di Gesù ci testimonia quanto san Giuseppe sia potente nel soccorrere chi lo invoca:

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«Ad altri Santi sembra che Dio abbia concesso di soccorrerci in questa o in quell’altra necessità, mentre ho sperimentato che il glorioso san Giuseppe estende il suo patrocinio su tutte. Con ciò il Signore vuol farci intendere che a quel modo che era a lui soggetto in terra, dove egli come padre putativo gli poteva comandare, così anche in cielo fa tutto quello che gli chiede. Ciò han riconosciuto per esperienza anche altre persone che dietro mio consiglio si sono raccomandate al suo patrocinio» (Vita, 6).

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Dello speciale patrocinio di san Giuseppe la Chiesa Santa ha più che mai bisogno oggi per affrontare ora con zelo e creatività pastorale l’emergenza della pandemia e poi per rimanere accanto e tra la gente in modo rinnovato ed efficace, quando l’emergenza sarà finalmente terminata. San Giuseppe è anche lo speciale patrono dei moribondi, perché spirò fra le braccia di Gesù e di Maria santissima; nessuna morte fu più “buona” della sua. In questo tempo nel quale ci vogliono ingannare facendoci credere che la “eutanasia” cioè la “buona morte” sia il suicidio assistito, è urgente più che mai guardare invece all’esempio di san Giuseppe morente e, per sua intercessione, chiedere a Dio la grazia di una santa morte. Alla protezione di san Giuseppe vanno affidati adesso i moribondi a causa della pandemia, i quali affrontano il momento decisivo della loro esistenza soli e privi della possibilità di ricevere i Sacramenti.

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Infine ricordiamo che san Giuseppe è soprattutto il castissimo Sposo della beata Vergine Maria. È dal matrimonio con la Madonna che sono derivati a Giuseppe la sua singolare dignità e i suoi diritti su Gesù: 

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«Poiché il connubio è la massima società e amicizia … ne deriva che, se Dio ha dato come sposo Giuseppe alla Vergine, glielo ha dato non solo a compagno della vita, testimone della verginità e tutore dell’onestà, ma anche perché partecipasse, per mezzo del patto coniugale, all’eccelsa grandezza di lei» (Leone XIII, Quamquam pluries).

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San Giuseppe è dunque anche il modello per tutti gli sposi e le spose cristiani, molti dei quali in questi giorni hanno la possibilità di trascorrere più tempo assieme, pregando e approfondendo la propria comunione di vita. A questo proposito, concludo segnalando un avvenimento che merita di essere conosciuto. Ci si può sposare anche in questo tempo di pandemia, anche in presenza delle norme governative che vietano gli assembramenti e le cerimonie religiose. È quanto hanno fatto Pietro e Ilaria alcuni giorni fa, alla presenza del solo sacerdote e dei testimoni. I novelli sposi hanno dichiarato:

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«In una circostanza del genere quello che maggiormente emergeva è che stavamo rispondendo ad una chiamata e quello che più ci interessava quindi era poter dire il nostro sì di fronte a Cristo … Per noi ha significato andare all’essenziale della nostra vocazione … Gli amici … ci hanno aiutato a tenere fisso lo sguardo su ciò che importa davvero … e a non focalizzarci sui nostri progetti e pensieri andati miseramente in fumo, seppur giusti e belli. Siamo grati di ciò che è accaduto perché ci ha permesso di fare un grande passo di autocoscienza rispetto al nostro rapporto personale con Cristo in un inizio per noi così importante» (Il Sussidiario Net, 11 marzo 2020).

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Grazie, Pietro e Ilaria, novelli sposi! Ci avete mostrato con i fatti che anche in questi difficili giorni la Chiesa è “aperta”, sia quella di pietra e di mattoni, sia quella domestica. Auguri per la vostra vita matrimoniale! Dio benedica la vostra famiglia e san Giuseppe, il castissimo Sposo della Vergine Maria vi protegga, assieme a tutta la Chiesa e a tutte le famiglie cristiane!

A risentirci domani per una nuova puntata di Chiesa Aperta.

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Sansepolcro (Arezzo), 19 marzo 2020

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«INNO POPOLARE: GIUSEPPE E NOME SANTO»

1. Giuseppe, nome santo
è nome al cuor giocondo,
la speme egli è del mondo,
che allieta nel Signor. Rit.

Il nome tuo Giuseppe,
dolcezza suona ed amor,
felice chi lo seppe,
scolpir nell’alma e in cor!
Felice chi lo seppe,
scolpir nell’alma e in cor!

2. L’esaltino i suoi figli,
perché d’un padre è il nome
e amando veggan come,
s’ottenga il suo favor.

Rit. Il nome tuo Giuseppe…

3. È come eccelso e grande,
di forza e di possanza,
ma il suo potere avanza,
l’amabil sua bontade.

Rit. Il nome tuo Giuseppe…

4. Il tuo celeste nome,
sia in vita la mia speme
e alfin dell’ore estreme,
sia balsamo al dolor.

Rit Il nome tuo Giuseppe…

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