Forse neppure la Vergine Maria elaborò il lutto per la morte del figlio, può esserci riuscita la madre di Carlo Acutis?

FORSE NEPPURE LA VERGINE MARIA ELABORÒ IL LUTTO PER LA MORTE DEL FIGLIO, PUÒ ESSERCI RIUSCITA LA MAMMA DI CARLO ACUTIS?

La mamma di Carlo Acutis se ne va girando a fare conferenze sul figlio santo morto a 15 anni nel 2006 per una leucemia fulminante. Siamo alla tragicommedia? Certo che no, siamo solo alla comprensibile tragedia di una madre che ha scelto un modo insolito per cercare di elaborare il lutto del figlio.

—Attualità ecclesiale—

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Debbo eterna riconoscenza ai miei due principali formatori: Peter Gumpel S.J. (Hannover 1923 – †Roma, 2022) e Paolo Molinari, S.J (Torino 1924 – †Roma 2014) che per mezzo secolo diressero la postulazione generale della Compagnia di Gesù e che mi istruirono anche alla postulazione delle cause dei Santi. Non parliamo di tempi remoti, ma di un’epoca in cui non andavano ancóra di moda le cosiddette “postulatrici-vamp” laureate utriusque iuris alla Pontificia Università Lateranense, che cambiano compagni alla stessa maniera in cui cambiano i vestiti griffati e che assieme ai “manager postulatori”, anch’essi laici, sono capaci a spillare cifre da capogiro alle suorine di qualche congregazione in agonia, ma dotata di cospicuo patrimonio, che ignare di essere ormai alla porta d’ingresso del centro di cremazione, che affiderà in breve le loro ceneri alla storia, a tutti i costi vogliono beata o santa la fondatrice.

il teologo e storico del dogma Peter Gumpel, S.J. (1923 – 2022)

Mi trovavo all’indimenticabile terzo piano della curia generalizia della Compagnia di Gesù, al civico 4 di Borgo Santo Spirito, dove credo d’aver preso alcune delle decisioni più fondamentali della mia vita, a partire dalla più importante: diventare prete. Correva il mese di settembre dell’anno 2011, stavo aiutando Padre Peter Gumpel in alcuni lavori legati a certi documenti della causa di beatificazione di Pio XII, quando durante una pausa mi narrò che grandi furono le riserve da parte di diversi esperti per la beatificazione, poi a seguire per la canonizzazione di Maria Goretti, perché erano sempre in vita familiari diretti: fratelli e sorelle, ma soprattutto la madre Assunta. A tal guisa Padre Peter mi narrò:

«Benché la cosa non sia nota, prima di procedere alla beatificazione, avvenuta 45 anni dopo la morte della martire — non sei anni dopo come oggi si usa fare con i Romani Pontefici —, fu richiesta alla madre, ai fratelli e alle sorelle la promessa che avrebbero condotto una vita riservata e non avrebbero mai fatto racconti e rese pubbliche testimonianze sulla figlia e la sorella, perché quanto c’era da dire aveva provveduto a dirlo la Chiesa e se qualcosa fosse stato necessario aggiungere o integrare, avrebbe provveduto sempre la Chiesa stessa».

Mamma Assunta, coi fratelli e le sorelle della famiglia Goretti, si attennero a quanto richiesto dall’Autorità Ecclesiastica e nessuno: giornalista, scrittore, studioso o semplice curioso ha mai carpito loro una parola oltre quanto narrato dalla Chiesa sulla vicenda della martire adolescente.

La mamma di Carlo Acutis se ne va girando a fare conferenze sul figlio santo morto a 15 anni nel 2006 per una leucemia fulminante, senza che nessuna Autorità Ecclesiastica l’abbia invitata alla massima discrezione, tutt’altro, la stimolano in tal senso! Siamo alla tragicommedia? Certo che no, siamo solo alla comprensibile tragedia di una madre che ha scelto un modo insolito per cercare di elaborare il lutto del figlio; un lutto che non potrà mai essere elaborato, soprattutto da parte di una madre, tanto innaturale è la perdita di un figlio per i genitori.

La prova di quanto testé affermato si trova impressa nel vocabolario: un figlio che perde i genitori è un orfano, una moglie che perde un marito è una vedova, un marito che perde la moglie è un vedovo. Un genitore che invece perde un figlio, che cos’è, con quale termine è definito? Sul vocabolario non esiste neppure un termine per definire un genitore che perde un figlio, con buona pace delle correnti di certa psicologia selvaggia che parlano della elaborazione del lutto per la morte del figlio.

Chissà, forse neppure la Beata Vergine Maria elaborò il lutto per la morte del figlio. Comprese i piani divini, acquisì la consapevolezza — non sappiamo quando e attraverso quale processo graduale nel corso del tempo — che il figlio da lei messo al mondo era il Verbo di Dio incarnato «generato non creato della stessa sostanza del Padre», che si offrì come agnello immolato per lavare i peccati del mondo.

L’elaborazione del lutto del figlio è però altra cosa, persino per la Beata Vergine Maria, che pur essendo madre del Dio incarnato morto e risorto, per quanto nata senza peccato originale e assunta in cielo dopo essersi assopita, era comunque una creatura creata, era umana, non divina. Così come creatura creata è la mamma di San Carlo Acutis, che non è l’Immacolata Concezione.  

 

dall’Isola di Patmos, 7 dicembre 2024

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