Gabriele Giordano M. Scardocci
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

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Padre Gabriele

Il primo incontro di Gesù Cristo e di Giovanni Battista nel ventre delle loro madri

—  omiletica —

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

IL PRIMO INCONTRO DI GESÙ CRISTO E DI GIOVANNI BATTISTA NEL VENTRE DELLE LORO MADRI

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«Se fossi un filosofo, dovrei scrivere una filosofia dei giocattoli, per dimostrare che il giorno di Natale in compagnia dei bambini è una delle poche occasioni in cui gli uomini diventano completamente vivi!»

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Cari lettori dell’Isola di Patmos,

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immaginate l’attesa di una madre che deve partorire il suo bambino, ma anche quella di suo padre che ha accompagnato e protetto la gestante. Poi c’è anche l’attesa di tutti gli altri parenti. I giorni del parto sono giorni spasmodici. In questi casi, alberga in tutti un sentimento di gioia, ma anche di curiosità, come conoscere il nuovo nascituro, prenderlo in braccio. C’è gioia e curiosità di un incontro intimo. Questi sentimenti sono anch’essi frutto della fede che è l’incontro intimo col Signore.

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Lo sapevano bene sia Elisabetta sia Maria. Nelle letture di oggi ci insegnano la bellezza della fede in Gesù Cristo, il Verbo Incarnato, bambino piccolo pronto ad abbracciare la nostra umanità e fragilità. In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Il brano della visitazione di oggi ci mostra Maria che di fretta si muove verso la casa di Elisabetta. Perché questa fretta? Perché c’è una certa ansia di incontrare chi si ama, quando si è effusi dall’amore di Dio. Era proprio il caso di Maria, che aveva ricevuto poco tempo prima l’annuncio dell’Angelo ed era ormai incinta di Gesù. Maria dunque, colmata dell’amore di Gesù, corre incontro a sua cugina. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.

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Il Battista, quando è piccolissimo embrione nella pancia di sua madre, si rende conto che quello è un momento speciale. I due bambini si incontrano mediante le loro mamme: è il momento in cui c’è il passaggio definitivo tra l’Antico e il Nuovo Testamento. Fra il Battista, ultimo annunciatore e precursore di Gesù, e il Cristo stesso. L’incontro con Cristo, che fa sempre esultare di gioia, genera sussulto nel piccolissimo Giovanni.

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Questo interroga la nostra fede e la nostra vita di credenti. Possiamo provare a ricordare il momento in cui anche noi abbiamo incontrato per la prima volta Gesù. Per tutti è stato un momento felice, unico e sacro. Portati anche noi dai nostri parenti e da nostra madre per eccellenza, la Chiesa. Proviamo, in questi pochi giorni prima del Natale, a fare memoria e ricordare la nostra prima comunione o un momento bello di preghiera intima di incontro con Gesù.

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Andando oltre, non appena Elisabetta sente suo figlio sussultare è colmata di Spirito Santo. Ecco che allora la gioia viene trasmessa da Giovanni a lei. A quel punto può esclamare la sua professione di fede:

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«Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”».

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Elisabetta pone una domanda a Maria. Perché sei venuta qui, madre del Signore? Subito dopo riconosce la beatitudine, ancora una volta la gioia e soddisfazione di chi ha avuto una fede autentica. Elisabetta non fa un interrogatorio, ma contempla in modo intelligente il grande mistero della fede cha davanti: la salvezza di Dio, che si fa presente davanti a lei in Maria. Elisabetta testimonia che dunque la fede in Dio non è teoria, ma vicinanza concreta. Questa sana curiosità è una virtù cristiana che possiamo sviluppare tutti noi: è un interrogarsi sulla fede, per provare a comprenderla e dopo poter vivere meglio quello che professiamo nel Credo. La fede in Gesù che viene in questo Natale 2021 dunque non è pura passività ma esercizio armonico della nostra volontà, del nostro affetto e anche della nostra intelligenza. Diceva lo scrittore irlandese Robert Wilson Lynd:

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«Se fossi un filosofo, dovrei scrivere una filosofia dei giocattoli, per dimostrare che il giorno di Natale in compagnia dei bambini è una delle poche occasioni in cui gli uomini diventano completamente vivi!».

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Chiediamo al Signore la grazia di tornare ad avere la gioia e la curiosità di un bambino, per accogliere ogni giorno della nostra vita con la semplicità della fede.

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Roma, 19 dicembre 2021

 

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