Solennità del Corpus Domini — Il Mistero Eucaristico è segno e presenza reale di Gesù, nutrimento di gioia per il cristiano

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

IL MISTERO EUCARISTICO È SEGNO E PRESENZA REALE DI GESÙ, NUTRIMENTO DI GIOIA PER IL CRISTIANO

 

Ricevere Pane e Vino Eucaristici ci aiuta a diventare “piccoli” Gesù e vivere ogni giorno con gioia e spontaneità. Dunque, dall’intimità con Lui Eucaristico, sorge la Carità, che lo stesso Gesù descrive nel Vangelo.

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Cari Lettori de L’Isola di Patmos,

tre cantori domenicani di Santa Maria Sopra Minerva eseguono l’inno eucaristico composto da San Tommaso d’Aquino

La solennità del Corpus Domini ci mostra che Gesù nell’ultima Cena ci ha donato il Sacramento della sua Presenza e Intimità più profonda: l’Eucarestia.

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Immaginiamo una delle ultime cene che abbiamo fatto insieme agli amici: le loro battute, i loro scherzi, anche i loro numerosi racconti che spesso ci hanno donato gioia e serenità. Ecco allora che il Signore, nella sua Ultima Cena, ci dona tutta la sua persona, tutta la sua gioia, serenità e grazia. Questa ultima cena ci è presentata da San Paolo, nel più antico racconto dell’istituzione dell’Eucarestia:

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«Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria— di me”».

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Di quella Santa Cena noi sappiamo, dalle cronache evangeliche e dalle Lettere apostoliche che Gesù e gli apostoli sono radunati in un convivio per condividere il cibo. Questo momento importante si intreccia nel loro percorso di fede con il Signore. Stanno officiando una cena ebraica, quella della Pasqua, nota tutt’oggi come סדר (séder), in cui Gesù inserisce due elementi nuovi: il pane e il vino. Elementi dei campi e del frutto del lavoro umano. Il Signore benedice questo pane e questo vino che ha preso con sé.

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Gesù benedice Dio per i doni dei frutti della terra. Al contrario, Adamo ed Eva avevano rubato il frutto, istigati dal serpente: avevano preso quel cibo senza benedire Dio e anzi quasi maledicendolo. In questo modo, Adamo ed Eva hanno generato divisione fra loro e Dio. Gesù, al contrario, benedice quel cibo nuovo, capovolgendo l’ottica del peccato: pane e vino divengono elementi di Comunione fra gli uomini e Dio.

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Per questo il Signore offre immediatamente il pane e il vino agli apostoli, mutandone la sostanza materiale e visibile nel Suo Santissimo Corpo e nel Suo Santissimo Sangue. Ad essere onesto non so quanto nell’immediato gli stessi apostoli avessero capito cosa stesse accadendo. Alla fine della cena hanno cantato l’inno, il salmo 135 in cui si dice «Rendete grazie al Signore perché buono, perché eterna è la sua misericordia». Dopo aver consumato Gesù Pane e Gesù Vino, gli apostoli hanno un cuore nuovo: perciò solo alla fine intuiscono il grande miracolo che è accaduto nell’Ultima Cena.

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Questo miracolo viene presentato di nuovo ogni volta anche a noi quando partecipiamo alla Messa. Ogni volta che riceviamo l’Eucarestia noi assimiliamo Lui, che al tempo stesso assimila noi a Lui. Ci rende pieni di una forza nuova, prorompente, divina, con la quale nessun impedimento ci può ostacolare. Ricevere Pane e Vino Eucaristici ci aiuta a diventare “piccoli” Gesù e vivere ogni giorno con gioia e spontaneità. Dunque, dall’intimità con Lui Eucaristico, sorge la Carità, che lo stesso Gesù descrive nel Vangelo.

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Chiediamo al Signore la grazia di oggi di fare una santa Comunione e di camminare nei sentieri sempiterni dell’amore di Carità e infiammare tutto il mondo con la sua grazia.

Così sia.

Roma, 18 giugno 2022

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