O Milagre Eucarístico ocorrido entre as cidades de Orvieto e Bolsena e a instituição da Solenidade de Corpus Domini

pai Marco

IL MIRACOLO EUCARISTICO AVVENUTO TRA LE CITTÀ DI ORVIETO E BOLSENA E l’ISTITUZIONE DELLA SOLENNITÀ DEL O CORPO DO SENHOR

Testimone del prodigio di Bolsena, o Corporal de Orvieto é a "assinatura" de Jesus vivo e verdadeiro no Pão Eucarístico, che spazza via il dubbio e ci lascia penetrare quei sacri misteri ai quali si giunge attraverso la ragione della fede: Fé e Razão (fede e ragione). O come insegna Sant’Anselmo d’Aosta: Fé buscando entendimento (fé exige o intelecto) che prende forma dal detto di Sant’Agostino Credo ut intelligam (credo per capire).

- Notícias da Igreja -

Autor
Marco Nunzi*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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La Solennità del o corpo de vede le città di Orvieto e Bolsena unite in un profondo binomio inscindibile. Porque é verdade, il segno prodigioso è avvenuto a Bolsena, ma la “culla” della Solennità da dove è stata poi istituita per tutta la Chiesa rimane ed è Orvieto. Proprio come Gerusalemme non può prescindere da Betlemme, non ci sarebbe infatti la risurrezione senza prima la natività, allo stesso modo non sarebbe stata proclamata la Festa del Corpo e del Sangue del Signore senza l’evento prodigioso che ne ha dato l’origine.

Marco Nunzi e Ariel S. Levi di Gualdo, Cappella del Sacro Corporale, Cattedrale di Orvieto

La storia dei fatti la possiamo riassumere così: nel lontano XIII secolo Pietro, sacerdote boemo, era tormentato da un dubbio. Egli non riusciva a spiegarsi come durante la Santa Messa, através do transubstanciação, il pane e il vino potessero realmente mutarsi nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Intraprese così un lungo pellegrinaggio verso Roma per pregare sulla tomba dei Santi Apostoli Pietro e Paolo nella speranza di trovare risposta al suo lacerante tormento. Giunto a Bolsena decise di celebrare il Sacrificio Eucaristico sulla tomba della martire Cristina. Durante il canone eucaristico, sulle parole della consacrazione delle sacre specie, tra le sue mani tremanti l’Ostia divenne visibilmente vera carne che, stillando copiosamente vivo sangue, imporporò il corporale e alcune pietre dell’altare.

Per un misterioso disegno della Provvidenza, in quei tempi risiedeva a Orvieto il Sommo Pontefice Urbano IV, presente nella sua residenza orvietana durante quel miracoloso avvenimento. Appena il Papa venne a conoscenza dell’evento miracoloso incaricò il Vescovo di recarsi nella vicina Bolsena per esaminare l’accaduto e portare a Orvieto i segni del prodigio. Sceso ai piedi della rupe orvietana per andare incontro al Vescovo, al vedere il sacro Corporale il Papa s’inginocchiò commosso e, preso nelle sue mani con grande venerazione questo Sacro lino, tornò processionalmente verso la Chiesa di Orvieto tra i canti del popolo in festa.

Urbano IV, molti anni prima degli eventi di Bolsena e della sua elezione a Sommo Pontefice, conobbe a Liegi, in Belgio, Giuliana di Cornillon. L’umile religiosa lo fece partecipe di alcune rivelazioni che aveva ricevuto da parte del Signore. Queste riguardavano la necessità di stabilire una nuova solennità liturgica in onore della Santa Eucarestia, Sacramento mirabile dell’Amore di Dio e della sua Presenza. Pai, memore delle confidenze di Giuliana e con gli occhi del cuore ancora fissi sul Sangue prezioso impresso nel Corporale, si decise a istituire dalla Città di Orvieto, con la Bolla Passe de outro mundo dell’11 agosto 1264 la festa del Corpus Domini estesa a tutta la Chiesa Universale.

Il Papa chiese altresì a Tommaso d’Aquino, noto teologo domenicano, anch’egli allora residente ad Orvieto, di redigere l’Ufficio Divino della nuova Solennità. Nascono così i testi dei cinque stupendi inni eucaristici: a Pange lingua che termina con il notissimo Apenas então, la lode Sacris Solemniis, a Panis angelicus, a Verbum supernum prodies e O salutaris hostia, che ancor oggi fanno parte della Liturgia della Chiesa.

In merito alla stesura degli inni, la tradizione tramanda un episodio particolare: Tomás de Aquino, prima di presentarsi al cospetto di Urbano IV per proporre l’inno Pange lingua, si recò nella chiesa del convento di Orvieto per pregare davanti al Crocifisso. Tommaso chiese al Signore di fargli conoscere il suo “parere” su quanto fosse stato scritto. Il Crocefisso rispose in semplicità: «Hai scritto bene di me o Tommaso, quale ricompensa desideri? Il grande teologo rispose: “Nient’altro che Te stesso, o Signore”».

Cosa significa per noi oggi celebrare questa grande Solennità? Il richiamo immediato è quello di tornare a ciò che Gesù ha fatto e ha detto in quell’ultima cena. Contempliamo il suo gesto: Prese del pane e ha detto “questo sono io, prendete e mangiate.”

Un segno, il pane, che rappresenta la sua vita, cosa è stata tutta la sua vita: Pane donato, vita donata, neanche una briciola di questa vita, neanche un istante del suo tempo Gesù ha trattenuto per sé, è stata tutta un dono per i fratelli. Cosa dice Gesù a noi quando dichiara “questo sono io, prendete e mangiate” cioè assimilate questa proposta di vita che è stata la mia. Mangiare quel pane vuol dire “voi accogliete me nella vostra vita e accogliendo me accogliete la logica dell’Amore che porta alla costruzione di un mondo nuovo.” Perché ogni discepolo che mangia questo Pane è disposto a essere completamente pane di vita per gli altri come Gesù è stato e continua ad essere attraverso di noi.

Testimone del prodigio di Bolsena, a Corporale di Orvieto è la “firma“ di Gesù vivo e vero nel Pane eucaristico, che spazza via il dubbio e ci lascia penetrare quei sacri misteri ai quali si giunge attraverso la ragione della fede: Fé e Razão (fede e ragione). O come insegna Santo Anselmo Aosta: Fé buscando entendimento (fé exige o intelecto) che prende forma dal detto di Santo Agostinho Credo ut intelligam (credo per capire).

a Ilha de Patmos, 11 junho 2023

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* Mons. Marco Nunzi (01.06.1964) è presbitero della Diocesi di Orvieto-Todi e canonico del Capitolo della Cattedrale di Santa Maria Assunta

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