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Il sito di questa Rivista e le Edizioni prendono nome dall’isola dell’Egeo nella quale il Beato Apostolo Giovanni scrisse il Libro dell’Apocalisse, isola anche nota come «il luogo dell’ultima rivelazione»
«ALTIUS CÆTERIS DEI PATEFECIT ARCANA»
(in modo più alto degli altri, Giovanni ha trasmesso alla Chiesa, gli arcani misteri di Dio)
La lunetta usata come copertina della nostra home-page è un affresco del Correggio del XVI sec. conservato nella Chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma
Creatrice e curatrice del sito di questa rivista:
MANUELA LUZZARDI
Cari amici che respingete le parole crude e volgari, la vostra sensibilità è rispettabile e meritoria, e nessuno ha il diritto di trascurarla o disprezzarla, tuttavia in padre Ariel anche più che in altri contemporanei difensori della fede “facit indignatio versum”(Giovenale). E giustamente egli elenca una piccolissima epitome degli errori e degli orrori da cui veniamo alluvionati.
E per restare solo nel limitato campo del linguaggio, le parole più aspre, più volgari, più cariche di menzogna, di disprezzo e di odio, oggi sono diffuse planetariamente, dai demolitori, dagli stravolgitori, dai signori del linguaggio agenti per delega e per ispirazione del padre della menzogna.
Per cui il vescovo Bartolomeo de la Casas che ci narra dei cani di combattimento dei conquistadores che davano la caccia agli indios (c’è anche un libro di 250 pagine che ne parla) a cui davano i bambini da mangiare sarebbe un grossolano falsario.
Se lo dice Lei!
A proposito degli Aztechi
Vuol dire che il genocidio indiano (che ho studiato all’Università con interviste anche agli ultimi esponenti dedi nativi del nord america) è un’invenzione degli anticlericali. Gli abitanti del nuovo mondo (manco creature di Dio) sono quindi morti di freddo.
Se la’vessi saputo non avtrei perso tempo a studiare
Buono a sapersi. però cominciatre a scrostare dell’oro rapinato il soffitto di Santa Maria maggiore e quindi a restituirlo. Non è roba vostra, Viene dallo sfruttamento dell’encomienda non credo che la “mamma celeste” o “mammina” secondo san Pio lo gradisca molto.
Altrove mi chiamano kikognostico e come tale mi firmo
kikognostico
Ci sono autori italiani che narrano che i nostri soldati, negli anni Trenta del Novecento, durante la campagna coloniale africana di Vittorio Emanuele III e di Benito Mussolini, si sono dati a gesta di questo genere:
1. strappavano i neonati dalle braccia delle madri e gli schiacciavano la testa sotto gli stivali;
2. lanciavano i neonati in aria e giocavano al tiro al bersaglio coi fucili;
3. sventravano con i coltelli le donne incinte e si divertivano a tiragli fuori i bambini;
4. ecc … ecc …
E tutte questo cose sono scritte su certi libri e presentate come testimonianze e verità storiche.
Mentre tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta, le sinistre bisognose di sempiterno antifascismo, diffondevano queste notizie rigorosamente storiche, gli africani ormai anziani delle ex colonie italiane, smentivano dichiarando che mai, i soldati italiani, avevano fatto cose del genere e che anzi, erano da tutti ricordati per la loro premura verso donne, bambini e anziani.
Allora?
Anche tutto questo è scritto il libri e pubblicazioni, ed all’epoca a cui mi riferisco, era insegnato dagli storici e dai socio-politologi dalle cattedre delle università.
Lei riesce a immaginare il peggiore dei soldati italiani degli anni Trenta che fa cose di questo genere?
P.S.
Ci sono storici, cattedratici e libri che affermano tutt’oggi che la Santa Inquisizione, nel Medioevo, avrebbe ucciso circa trenta milioni di donne.
Gli idioti che credono a queste panzane, dovrebbero porsi semplicemente una domanda: a quanto ammontava, nel XIII/XIV secolo l’intera popolazione europea?
E anche questo è scritto sui libri e insegnato nelle università.
è efficace nel catturare l’interesse del lettore navigante
Non solo: fa venire anche alla luce certi ipocriti.
Anch’io trovo ripugnanti le parole volgari e le immagini a volte inopportune con le quali condite i vostri articoli.
mio caro, io trovo ripugnanti, per esempio, le eresie cristologiche e pneumatologiche che da anni, Enzo Bianchi, va seminando in giro per le cattedrali di tutta Italia, invitato a pontificare dai Vescovi, che come maestri e custodi della dottrina dovrebbero preservare il Popolo di Dio dall’errore, non certo invitare eretici a parlare al Popolo di Dio.
Però, il Bianchi, non farebbe mai riferimento, in un articolo di un certo taglio – e ripeto di un certo taglio – a termini come ad esempio paraculi e mignotte.
Pertanto va’ tutto bene, o meglio: si possono dire eresie dal pulpito di una cattedrale, di fronte alle quali, se un prete replica «il Bianchi ci ha proprio rotto i coglioni», il risultato è che il Bianchi è bene accetto, il prete è invece un improvvido volgare.
… e io che speravo che saremmo stati salvati dalla sapienza del Popolo di Dio, che illuso, che ero …
Caro Gio,
faccio il prete, non il difensore d’ufficio, ciò premesso desidero dirle alcune cose riguardo il padre Ariel che conosco da anni.
Padre Ariel è veramente un gentiluomo, e neppure sa dove alberghi la volgarità.
Il suo modo di porgersi, esprimersi e rapportarsi, le assicuro, ricorda più quello dell’aristocratico, per niente lo scaricatore di porto.
Esistono espressioni letterarie di “impatto” o di effetto” necessarie, a volte, a scuotere e a far riflettere, le usava Gesù steso, come padre Ariel ricorda a un’altra scandalizzata che ha commentato, certa Alda.
Se pertanto vuole annoverare pure me tra i volgari, posso dirle, per esempio, che, di recente, parlando con il mio vescovo, ho affermato: “Sono più volgari certe donne che nelle nostre chiese recitano l’Avemaria di certe puttane che battono il marciapiede”.
Ciò riferito al fatto che mentre una prostituta, di recente, partorì e dette subito in adozione una bimba lasciandola in ospedale, e non a cuor leggero, la capitana della recita dei rosari, donna con una lingua da vipera velenosa, di recente portò lei personalmente la nipote di anni 17 a fare un aborto clandestino da una mammana, perché non poteva abortire in ospedale per il buon nome “cattolico” della famiglia, giacché Dio, alla mammana, evidentemente non la vedeva.
Il famoso discorso della pagliuzza e della trave che narra il Vangelo.
Mi dispiace che lei, in modo così lapidario, non tenga, tra l’altro, in minima considerazione il fatto che, padre Ariel è, tra le varie cose, un letterato di alto livello, con una padronanza espressiva della lingua italiana che pochi, oggi, possono dire di avere. E, liquidarlo così, con due righe, non è giusto, e non è, soprattutto, realistico.
Come prete e ex assistente di varie comunità di consacrate, vorrei rispondere a Alda cosa è, e quanta è, la profonda volgarità da me riscontrata negli ambiti delle consacrate, ma ci sono momenti, situazioni e realtà, sulle quali è bene calare non un velo pietoso, ma un macigno, per questo non le rispondo, perché non posso e non voglio, però la invito a interrogarsi su che cosa circola, di profondamente volgare, nel mondo delle consacrate, dinanzi alle quali noi preti, che bene non siamo messi e che bene moralmente non ce la passiamo, siamo, a confronto, dei veri principianti …
Reverendo Padre Alessio,
Lei sta prendendo lucciole per lanterne. Non mi sono mai sognato di
mettere in dubbio le qualita’ morali, teologiche e letterarie di Padre Ariel, i cui articoli leggo sempre molto volenteri.
Sin da bambino i miei genitori mi hanno insegnato, a parole e con l’esempio, a usare un linguaggio puro, cosa che da adulto sto cercando di inculcare nei miei figli.
Sara’ forse perche’ ho una fede puerile, non al passo coi tempi, sara’ forse perche’ anche per la Chiesa vale la regola linguistica delle aree periferiche, ma qui nell’opuscoletto di preparazione alla confessione sotto il 6 comandamento si legge, tra l’altro, “Have I been pure in thoughts, words and actions?”
Ora se un misero peccatore come me si inginocchia d’inanzi a un sacerdote per implorare il perdono di questi peccati, non dovrebbe il sacerdote dare per prima il buon esempio?
Che bisogno c’era di condire l’articolo apparso su questo sito tempo fa con le immagini a luci rosse degli affreschi di Pompei?
Certo, oggi e’ facile tacciare qualcuno di ipocrisia e se poi si tira in ballo la trave e la pagliuzza, non mi resta che chiedere umilmente perdono e di implorare la sua benedizione…
Se mi hanno informato bene, anche San Bernardino da Siena nelle sue prediche non usava esattamente un linguaggio da educanda….
… altro che educanda!
Basta leggerne solo alcune, per esempio quando se la prende con la reliquia di un certo latte miracoloso della Beata Vergine Maria e via dicendo a seguire, pare di leggere un precursore della novella di Frate Cipolla di Giovanni Boccaccio.
Grazie padre Ariel.
È sempre un piacere leggerla. In questa Chiesa stravolta e irriconoscibile il suo lavoro mi conforta sempre.
Mi permetto di dire ad Alda: scandalizza di più il linguaggio romanesco del sacerdote Ariel o l’operato criminale del cardenal elettrico dei giorni scorsi in favore del centro sociale anarcocomunista col placet del Papa?
Ps. Bella la citazione dei domenicani del sedicesimo secolo. Meriterebbe un trattato a parte l’operato (eroico e poco conosciuto da tanti cattolici) di Montesinos, Las Casas e De Vitoria (quest’ultimo fondatore del diritto internazionale).
Caro Confratello,
non sono solito commentare sui siti elettronici, ma stavolta il tuo breve saggio, linguisticamente scritto con “l’odore delle pecore” per giunta borgatare, mi ha alquanto intrigato e divertito.
Approvo il tuo approccio: è efficace nel catturare l’interesse del lettore navigante nel mare magnum della rete elettronica; ci aiuta a non cedere allo scoraggiamento e alla tetraggine nel considerare lo sbandamento generale della navicella di san Pietro e a reagirvi con spirito toscano, alla san Filippo Neri; è un preclaro esempio di applicazione dell’aurea massima: «Non prendeteli sul serio, prendeteli per il culo» [N.d.R. vedere QUI] che anch’io ormai pratico nel mio piccolo (cercando nel contempo di respingere la tentazione dell’autocompiacimento).
A proposito di “odore delle pecore”: mi pare nient’altro che una delle tante parole d’ordine, inconsistenti e “fantasiose” (nel senso sessantottino del termine), mediante le quali siamo afflitti e sviati in questa sciagurata epoca ecclesiale. Non conosco alcuna base biblica e patristica per una pseudoteologia “cacosmetica” (κακὴ ὀσμή = puzza); anche Gesù Cristo, nel capitolo 10 del Vangelo secondo Giovanni, non si sogna neppure lontanamente di avventurarsi in tale linguaggio, considerato che le pecore – quando sono racchiuse negli ovili – non emanano propriamente un gradevole odore; ma evidentemente certi “pastori” odierni hanno visto solo le pecorelle inodori di qualche presepe natalizio. Al contrario, il beato apostolo Paolo scrive: “Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si perdono; per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita” (2Cor 2, 15 – 16). Di questo passo, certi “fantasiosi” episcopi faranno gli “aggiornati” confezionando il sacro Crisma non con un gradevole balsamo (secondo la tradizione), ma con “Eau de mouton – brebis galeuse = profumo di montone – pecora nera”, per avere nuovi vescovi, nuovi preti e cresimati sempre più “caproni”.
Piuttosto che concionar di “odore delle pecore”, dovrebbero preoccuparsi per molti olezzanti pretini, i quali sprecano fior di quattrini in profumi per il proprio azzimato personalino sempre costosamente vestito alla moda secolare e lasciano al loro passaggio un forte odor di paraculo (nel senso originario del termine), con quale edificazione spirituale del gregge cattolico si può immaginare.
Riguardo al proselitismo, a modo di grido di allarme, abbozzo un’osservazione che meriterebbe di essere maggiormente circostanziata. Mi pare che proprio il beato apostolo Paolo sia una delle principali vittime del modernismo imperante. La mera lettura degli Atti degli Apostoli illustra il fatto che egli si dedicava nient’altro che a “ammaestrare”, “insegnare”, “predicare” che Gesù è il Cristo e l’unico Salvatore di tutti, secondo la missione affidata dal Risorto alla sua Chiesa (cf Mt 28, 19 – 20; 16, 15. 20; Lc 24 46 – 48). Entrato in una Città, non impiantava nessuna mensa o ospedale, non attendeva silenzioso che una sua filantropica attività suscitasse domande negli altri per poi presentarsi come cristiano, ma sùbito predicava nelle Sinagoghe e nelle piazze, chiamando esplicitamente alla fede e pagando di persona per le persecuzioni che i Giudei gli scatenavano contro. Oggi i vertici ecclesiastici lo censurerebbero, accusandolo di deprecabile proselitismo e di azione divisiva! Ma questo come si concilia con il dogma della apostolicità della Santa Chiesa?
Del resto, tra le innumerabili scempiaggini eretiche fin qui udite, ultimamente abbiamo dovuto pure annoverarne la seguente (sbandierata senza vergogna sulle rive torinesi del Po, con la complicità dell’arcivescovo metropolita competente): se avesse conosciuto coppie omo-affettive (?!), san Paolo non avrebbe scritto Rm 1, 24 – 32; il che equivale a negare che l’Apostolo sia un Dottore ispirato dallo Spirito Santo, ma bensì un povero sprovveduto non aggiornato! Stiano attenti da quelle parti, perché l’Apostolo delle Genti ha come attributo iconografico una spada in mano; visto il caratterino che lo contraddistingueva, se si decidesse ad usarla, qualche testa bacata episcopal-presbiterale cadrà …
Reverendo,
complimenti, complimenti, complimenti !
E fortunati coloro che possono avere a che fare con un sacerdote come lei.
La sua è una vera e proprio lectio magistralis.
Quando sento, e quando leggo, le parole di certi confratelli, ne sono profondamente rincuorato e edificato, e mi dico: siamo messi male, indubbiamente, ma ancora non è tutto completamente perduto.
Quando qualcuno cita la “Evangelii Nuntiandi” a supporto delle sue tesi contro il proselitismo, o non capisce quello che legge o è in mala fede.
Mi scusi padre Ariel ma io da un consacrata un simile linguaggio proprio non lo sopporto! ?
…allora eviti di leggere certe pagine dei Santi Vangeli, perché se lei li legge, in tal caso non le è chiara – o forse non le è mai stata spiegata – la portata gravemente offensiva e insultante che comportava rivolgere ad alti notabili e membri della casta sacerdotale parole tipo queste:
«Pubblicani e prostitute vi passano avanti nel regno dei cieli» [cf Mt 21, 23-27] che tradotto significa: le puttane e gli strozzini sono meglio di voi.
«Razza di vipere» [cf. Mt 23, 23-39], che potrebbe essere tranquillamente tradotto con l’espressione li’ mortacci vostri, perché definire vipere una intera razza, posto per di più che il serpente era il simbolo iconografico del peccato originale, vuol dire offendere tutti gli antenati di quei soggetti, ossia l’intera loro stirpe. Mentre definire, sempre dei sacerdoti e degli alti notabili come dei sepolcri che «all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume» [cf. Mt supra] equivale a definirli come autentici sacchi di merda.
Ecc … ecc…
Vede, mia cara consacrata: la Chiesa è ridotta com’è ridotta anche a causa di persone come lei, che hanno mutato Cristo in un santino da iconografia, tutto quanto bello bianco, lavato e con l’occhio nitido, languido e androgino affisso alla croce.
Ebbene le comunico, senza paura di scandalizzarla, che sulla croce Cristo è stato anzitutto affisso completamente nudo; sulla croce ha prima perduto le orine, o come sul dirsi pisciandosi addosso tutto il contenuto orinario che aveva racchiuso nell’apparato uro-genitale, poi, con la contrazione, ha avuto la “caduta” e quindi il collasso degli intestini, perdendo tutte le feci. Sulla croce il suo volto non era quello del santino diafano, perché sbavava e sputava sangue per i traumi causati dalle percorre ricevute in precedenza e da tutte le alterazioni cardiologiche e neurologiche della crocifissione.
Evito di spiegarle, a livello clinico fisiologico, un altro tipo di reazione dovuta alla prima contrazione conseguente la crocifissione, perché altrimenti la farei gridare “allo scandalo”, “al sacrilegio” e “alla blasfemia”, sappia però che Cristo era vero uomo ed era Dio incarnato nel corpo di un uomo. In ogni caso può farsi spiegare da un urologo che cosa accade, ad un corpo maschile, se viene inchiodato e contratto su un palo, glielo domandi che glielo spiegherà lui.
Lei si è creata un Gesù uomo che non esiste, ecco perché non sopporta qualsiasi genere di richiamo al Gesù vero.
Che non era un santino da iconografia.
Lei è greve, ed è grave per un consacrato.