Il Corpus Domini. Una festa da riscoprire in un tempo in cui il culto eucaristico sembra “passato di moda” nelle strade disertate dai pastori e occupate dalle “sacre processioni” del “politicamente corretto”

IL CORPUS DOMINI. UNA FESTA DA RISCOPRIRE IN UN TEMPO IN CUI IL CULTO EUCARISTICO SEMBRA “PASSATO DI MODA” NELLE STRADE DISERTATE DAI PASTORI E OCCUPATE DALLE “SACRE PROCESSIONI” DEL “POLITICAMENTE CORRETTO”

Dispiace constatare – come attestano numerosi messaggi di sacerdoti arrivati alla nostra Isola di Patmos nei giorni passati – che in molte delle nostre città ormai la processione del Corpus Domini è diventata un ricordo. Perfino la Diocesi di Roma quest’anno non ha avuto la sua processione: in compenso la vigilia del Corpus Domini è stata però impiegata per lo svolgimento del meeting mondiale sulla Fraternità umana dal titolo Not Alone, che prevedeva anche la presenza del Santo Padre, non concretizzatasi a causa dell’ultimo intervento chirurgico.

— Pastorale liturgica —

Autore
Simone Pifizzi

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In questi ultimi tempi abbiamo visto veramente più o meno di tutto. Sante Messe celebrate su materassini gonfiabili [cfr. QUI, QUI, QUI], su motociclette o quant’altro utilizzati per altari; con ministri sacri in costume da bagno o con vesti che giudicare inopportune per il Santo Sacrificio Eucaristico sarebbe un mero eufemismo. Altari della reposizione del Giovedì Santo che, da luoghi che dovrebbero esprimere amore e preghiera verso il tesoro più prezioso lasciatoci da Nostro Signore Gesù Cristo, che si sono trasformati in luogo di sfogo delle più stravaganti paturnie presbiterali [cfr. QUI].

Corpus Domini giugno 2020, benedizione eucaristica dal sagrato della cattedrale impartita dal Cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo Metropolita di Firenze

Giunge allora come rugiada sul vello nel deserto la solennità del Corpo e Sangue di Cristo, comunemente detta Corpus Domini, che la Chiesa celebra il primo giovedì dopo la festa della Santissima Trinità, o la domenica successiva. È stato scritto:

«Come la Santissima Eucaristia rappresenta il centro e il culmine di tutta la nostra vita religiosa, nonché il fulcro della Liturgia, il momento più alto della vita cristiana e il più santo dei Sacramenti, così la festività del Corpus Domini, a parte la Pasqua e il Natale, è la più radiosa dell’anno liturgico, perché segna il trionfo del Re eucaristico, e la sua istituzione è la più eloquente espressione della vita religiosa ed ecclesiale del Medioevo» (Bernhard Ridder, Manuale di storia ecclesiastica, Paoline, p. 368).

L’origine di questa festa la si fa risalire storicamente nell’anno 1247 nella diocesi di Liegi, dove il vescovo introdusse questa celebrazione in reazione alle tesi di Berengario di Tours (998-1088), secondo il quale la presenza di Cristo nell’Eucaristia non era reale ma solo simbolica. Il Vescovo fu ispirato dalla Santa mistica Giuliana di Cornillon (1192-1258), monaca agostiniana del convento di Mount Cornillon, che da giovane ebbe la visione della Chiesa, apparsale sotto le sembianze di una luna piena, solcata da una macchia scura, ad indicare la mancanza di una festività. In seguito ebbe la visione di Cristo stesso che le affidò il compito di adoperarsi affinché fosse istituita la festa del Santissimo Sacramento, per ravvivare la fede dei cristiani nella presenza reale nell’Eucaristia e per espiare i peccati commessi contro il Sacramento Eucaristico. Divenuta nel 1222 priora del suo convento chiese consiglio ai maggiori teologi del suo tempo (tra cui Jaques Pantaléon, futuro Papa Urbano IV) per chiedere l’istituzione della festa. Questo portò il vescovo di Liegi, Roberto di Thourotte (+1246) ad indire nel 1246 un sinodo locale ― perché all’epoca i sinodi si occupavano di cose serie … ― il quale stabilì che dall’anno successivo venisse celebrata la festa del Corpus Domini nella Diocesi di Liegi. Per inciso: all’epoca i vescovi avevano la facoltà di istituire feste liturgiche all’interno della propria diocesi.

Nel 1264 il Papa Urbano IV che già aveva contribuito e appoggiato la festa del Corpus Domini a Liegi, in seguito anche al riconoscimento del Miracolo Eucaristico di Orvieto-Bolsena del 1263, con la Bolla Transiturus de hoc mundo, istituì la solennità del Corpus Domini per tutta la Chiesa universale, elevandola a festa di precetto e fissandone la celebrazione per il giovedì dopo l’Ottava di Pentecoste. Sul miracolo eucaristico di Bolsena-Orvieto lasciamo però la parola al nostro confratello orvietano Marco Nunzi, che ne è esperto conoscitore [cfr. QUI]. A me interessa sottolineare alcune particolarità liturgiche di questa festa:

Liturgia eucaristica. I testi delle letture delle tre Messe corrispondenti ai cicli liturgici festivi A, B e C, presentano anzitutto le figure simboliche dell’Antico Testamento riguardanti l’Eucaristia come la manna data in cibo ad Israele nel deserto, gli olocausti e i sacrifici di comunione per il Signore, il sangue dell’alleanza, il pane e il vino offerti da Melchisedech ad Abramo. Nella seconda lettura delle stesse tre Messe, l’Apostolo Paolo afferma che la comunione con il Corpo di Cristo è un segno eloquente di unità, di intima amicizia e di “incorporazione” in Cristo, oltre che di fede e di completa donazione a lui. Il testo della Lettera agli Ebrei (B) presenta Gesù che offre s e stesso per purificare la nostra coscienza dalle opere di morte al fine di servire il Dio vivente. Nei brani evangelici viene parte del Discorso del Pane di vita tenuto da Gesù a Cafarnao (cfr. Gv 6), l’ultima cena di Gesù e l’istituzione dell’Eucaristia (cfr. Mc 14, 12-6. 22-26) e la moltiplicazione dei pani (cfr. Lc 9, 11-17). In particolare poi va sottolineata la stupenda sequenza Lauda Sion che canta il Cristo vero Pane di Vita che “ci nutre, ci difende e ci porta ai beni eterni nella terra dei viventi”.

Liturgia delle ore. Oltre gli inni del Pange lingua, del Sacris sollemniis e del Verbum supernum prodiens, insuperabili per contenuto e melodia musicale, i salmi dell’Ufficio delle Letture, delle Lodi e dei Vespri riassumono tutti i sentimenti che un’anima credente e amante può esprimere al Signore, che nell’Eucaristia ci dà il segno eloquente del suo amore infinito per noi. Le due letture presentano l’Eucaristia come centro di tutta la storia della salvezza, che ha la sua preparazione nell’Antico Testamento e la sua piena attuazione nel Nuovo Testamento. San Tommaso d’Aquino, nella seconda lettura, non esita a dire

«l’Unigenito Figlio di Dio, volendo farci partecipi della sua divinità […] si fece uomo per elevarci alle altezze di Dio […] offrì infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull’altare della croce per la nostra riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro perché, redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificati da tutti i peccati. Perché, infine, rimanesse in noi un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo Corpo in cibo e il suo Sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino. Oh, meraviglioso convito! Che cosa vi può essere di più prezioso? Nessun sacramento è più salutare di questo. L’Eucaristia è il memoriale della passione di Cristo, è la più grande di tutte le meraviglie da lui operate, è il mirabile documento del suo immenso amore per gli uomini» (Opusc. 57, nella festa del Corpo del Signore, lect. 1-4).

Processione eucaristica. Come abbiamo già detto, Al fine di favorire la devozione al Santissimo Sacramento, il Papa Urbano IV estese la festa del Corpus Domini a tutta la Chiesa. Pur non facendo alcuna menzione nella Bolla ad una processione eucaristica, si prese subito l’abitudine di mostrare ai fedeli le Specie Eucaristiche nel corso di una solenne processione con il Santissimo Sacramento, che evidentemente si è sempre distinta per speciale importanza e per significato nella vita pastorale delle comunità cristiane. Conviene pertanto che, là dove le circostanze attuali lo permettono e la processione può essere davvero un segno di fede e di adorazione, essa venga conservata. In tal caso è bene che la processione con il Santissimo Sacramento si faccia immediatamente dopo la Messa, nella quale viene consacrata l’Ostia da portarsi poi in processione. I canti e le preghiere che si fanno lungo il tragitto, portino tutti a manifestare la loro fede in Cristo, unicamente intenti alla luce del Signore (cfr. Rito della Comunione fuori della Messa e Culto Eucaristico, nn. 102 – 104).

Dispiace constatare – come attestano numerosi messaggi di sacerdoti arrivati alla nostra Isola di Patmos nei giorni passati – che in molte delle nostre città ormai la processione del Corpus Domini è diventata un ricordo. Perfino la Diocesi di Roma quest’anno non ha avuto la sua processione: in compenso la vigilia del Corpus Domini è stata però impiegata per lo svolgimento del meeting mondiale sulla Fraternità umana dal titolo Not Alone, che prevedeva anche la presenza del Santo Padre, non concretizzatasi a causa dell’ultimo intervento chirurgico.

Quello di Roma è solo un esempio di eleganti “scuse” episcopali ― con tanto di spallucce a chi invece fa notare l’importanza di un tale gesto ― per lasciare ad altri e ad altro le nostre vie e le nostre piazze, trasformate il più delle volte in grandi trattorie a cielo aperto, basterebbe fare in tal senso un giro in piazza del Duomo a Firenze per rendersene conto …

Forse su questa moda di buttare alle ortiche tutte le nostre tradizioni per essere “politicamente corretti” converrebbe fare una serena ma urgente riflessione, anche se il disagio e la sofferenza che in forma sempre maggiore stanno vivendo i preti e di riflesso i fedeli, sembrerebbe interessare poco o niente.

Firenze, 11 giugno 2023

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1 commento
  1. Antonello
    Antonello dice:

    Sarebbe da rivedere tutta la riforma liturgica, non solo riflettere sul buttare alle ortiche le tradizioni. E lo dico non da nostalgico del VO, ma di sempre più consapevole dell’insufficienza del NO.

I commenti sono chiusi.