Gabriele Giordano M. Scardocci
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

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Padre Gabriele

il 15 agosto non si festeggia “San Ferragosto”, ma la solennità dell’assunzione al cielo di Maria Santissima in anima e corpo

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

IL 15 AGOSTO NON SI FESTEGGIA “SAN FERRAGOSTO”, MA LA SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE AL CIELO DI MARIA SANTISSIMA IN ANIMA E CORPO 

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Maria di Nazareth fu una donna con una vocazione speciale: essere madre di Dio. Al tempo stesso perciò ricevette due doni speciali: la perpetua verginità e l’essere immacolata, cioè esente dal peccato originale. Maria dunque ha una chiamata ad elevarsi presso Dio. Seppe cioè rispondere si al progetto del Signore di essere testimone fedele del suo messaggio.

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Salvador Dalì, Assunzione al cielo di Maria, 1956

Cari fratelli e sorelle,

la Santa Chiesa il 15 agosto non festeggia affatto un non meglio precisato “San Ferragosto“, ma l’Assunzione al cielo in anima e corpo della Beata Vergine Maria [cf Liturgia della Parola, QUI]. Per entrare in questo mistero, proviamo adesso a pensare a un grattacielo statunitense. Per esempio, la Freedom Tower di New York famosa per aver sostituito le Torri Gemelle dopo gli attentati del 2001. Come ogni struttura architettonica mastodontica, essa svetta verso il cielo. Al tempo stesso ha delle fondamenta solide e inamovibili che resistono a tutti gli urti portati dal vento, i fulmini e anche all’usura del tempo.

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Ecco che questa struttura richiama degli elementi importanti: lo slancio verso il cielo e verso Dio e la solidità della propria chiamata alla vita eterna.

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È in sintesi anche ciò che celebriamo oggi: la solennità dell’Assunzione di Maria. Questo è uno dei quattro dogmi che riguardano la persona di Maria Santissima: sappiamo per fede che lei è Madre di Dio, sempre Vergine, Immacolata Concezione e appunto, Assunta. Il dogma è una verità di fede proclamata dal Papa e dalla Chiesa intera che noi crediamo come vera, anche se non immediatamente evidente. Il dogma venne proclamato da Papa Pio XII, il 1 novembre 1950, con la bolla Munificentissimus Deus.

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Cosa insegna questo dogma? Maria di Nazareth fu una donna con una vocazione speciale: essere madre di Dio. Al tempo stesso perciò ricevette due doni speciali: la perpetua verginità e l’essere immacolata, cioè esente dal peccato originale. Maria dunque ha una chiamata ad elevarsi presso Dio. Seppe cioè rispondere si al progetto del Signore di essere testimone fedele del suo messaggio. Lo fu innanzitutto perché essendo Madre Vergine Immacolata si fece Arca di Dio. Come leggiamo nella prima lettura:  [1 Cr 15:  «I figli dei leviti sollevarono l’arca di Dio sulle loro spalle»]. In questo testo, si parla dell’Arca: cioè un luogo in cui gli ebrei potevano incontrare Dio per pregarlo, glorificarlo ed essere insieme a Lui. Anche Maria, accogliendo dentro di sé Gesù, si fece arca di Dio e permise a tutti gli uomini di poter incontrare Gesù più da vicino. Ancora oggi, quando noi diciamo il rosario, insieme alle Ave Maria ricordiamo i misteri di Cristo: di nuovo Maria si porge come luogo dove incontrare Dio.

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Questo mistero riguarda non solo Maria ma anche noi: anche noi siamo chiamati ad elevarci, in un cammino di santità verso il Signore. Con la nostra testimonianza di fede, possiamo noi stessi essere arca e luogo di incontro con Dio. E la solidità di questa chiamata viene offerta in due momenti. Come scrive Luca: «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano». Maria ascoltò assiduamente Dio in almeno tre momenti; all’annuncio dell’Angelo, alla crocifissione quando fu affidata a Giovanni, e al mandato di Gesù Risorto di annunciare la gioia grande della Pasqua. Ascoltò e mise in pratica: proprio per questo venne Assunta in cielo e in anima corpo. Cioè si addormentò e, immediatamente, fu inviata al cospetto dell’Eternità di Dio. Tuttora è nell’Eternità di Dio e prega per noi.

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Questo deve essere per noi un invito all’ascolto e alla osservanza del messaggio di Gesù che prosegue nella Chiesa. Proprio questa fedeltà e obbedienza, come fu Maria fedele a Gesù, ci porterà ad essere anche noi nell’Eternità di Dio cioè in Paradiso. Scriveva Johan Wolfgang Goethe:

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«La fedeltà è lo sforzo di un’anima nobile per eguagliarsi a un’altra anima più grande di lei». 

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Il Signore ci doni il coraggio della perseveranza di Maria l’Assunta, e il suo amore materno sia anche segno di speranza di trovarci un giorno tutti insieme davanti a Dio.

Così sia.

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Roma, 14 agosto 2019

Nella Vigilia della solennità dell’Assunta

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