Il Natale è la festa della tenerezza di Dio fatto uomo venuto ad abitare in mezzo a noi

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

—  omiletica —

IL NATALE È LA FESTA DELLA TENEREZZA DI DIO FATTO UOMO VENUTO AD ABITARE IN MEZZO A NOI

Il Natale è la festa dell’Incarnazione, della gloria di ciascuno di noi nel Signore. Noi siamo quel sogno che Gesù bambino sta facendo dormiente fra le braccia di Maria. Proviamo a crederci con fede certa e coroniamo il sogno trinitario su ciascuno di noi: il Verbo si è fatto carne, realmente, venendo ad abitare in mezzo a noi, veramente, in carne e ossa, con il suo spirito e la sua divinità. 

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Cari fratelli e sorelle,

Salvador Dalì: Natività, la Beata Vergine Maria di Guadalupe

Buon Natale a tutti! E che il Signore scaldi il nostro cuore col suo calore e la sua gioia di bambino. La Liturgia della Parola di questa Santa Notte ci offre un brano profetico, una Lettera dell’Apostolo Paolo ed una pagina del Vangelo lucano che narra la nascita del Verbo di Dio fatto uomo, il redentore [testi della Liturgia della Parola: QUI].

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Tutti nella vita abbiamo aspettato e assistito alla nascita di un nipote, di un cugino, di un figlio. Ecco allora che il Natale ci è per questo festa familiare: la festa della tenerezza di Dio che si è fatto uomo. C’è però qualcosa di più, come scriveva Jean Paul Sartre a proposito dell’amore:

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«L’innamorato vuole essere “tutto il mondo” per l’innamorato vuol dire che si pone a lato del mondo».

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Il piccolo bambino della mangiatoia è tutto il nostro mondo dunque: colui che dà senso e orientamento alle nostre notti. Vediamo perché, leggendo anzitutto le parole profetiche di Isaia:

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«Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando /e ogni mantello intriso di sangue /saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. / Perché un bambino è nato per noi, /ci è stato dato un figlio. / Sulle sue spalle è il potere».

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Si nota un contrasto evidente costruito da Isaia fra il soldato che ha potere e difesa nel rimbombo, nella violenza, nel sangue, nel fuoco, ed il bambino annunciato che è indifeso, vulnerabile, tenero e privo di forza. L’annunciato è Gesù, che ha il potere dell’amore agapico. Il bambino dunque si mostrerà nudo, così com’è veramente: cioè mostrerà all’uomo chi è davvero l’uomo. Cioè l’essere vivente creato a immagine di Dio, nella sua corporeità e fragilità e che attende la grazia di Dio per essere santo. Il bambino annunciato da Isaia è Gesù che ci mostra che noi viviamo fra il tormento della vulnerabilità e la grazia divina.  Questo è anche annunciato da San Paolo nella sua Lettera a Tito:

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«Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà».

Il racconto della nascita di Gesù stringe davvero il cuore e ci offre un altro grande annuncio. Per capirlo meglio dividiamo il testo in tre momenti. A partire dal primo momento nel quale San Luca ci narra:

«In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città».

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L’Evangelista Luca mostra che Dio entra nel mondo in Gesù, in un dato momento storico, perché Dio, che è nella Storia, si è reso visibile in una sua missione storica e visibile, riscontrabile oggettivamente e testimoniabile a tutti. Dio dunque non agisce in teoria: non rimane nei cieli, ma si fa vicino, concreto accanto a noi. Questi ci introduce al secondo momento:

«Mentre [Giuseppe e Maria] si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio». 

Davvero struggente. Mi domando come sia possibile non trovare un luogo per permettere il parto di una mamma, non so come sia stato possibile per gli uomini del tempo. Maria E Giuseppe però non si scoraggiano, ed alla fine Gesù nasce, avvolto dalle fasce umane di Maria, avvolto dall’amore di Giuseppe.  Dio si lascia avvolgere dalle nostre fasce. Da questo passiamo al terzo momento:

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«Un angelo del Signore si presentò a [dei pastori] la gloria del Signore li avvolse di luce. [..] l’angelo disse loro: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”».

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Ecco che a questo punto viene un meraviglioso scambio: Dio si era lasciato avvolgere dall’amore umano; e qui, i pastori, si lasciano avvolgere dalla luce dell’amore divino trasmesso dall’Angelo. Dunque l’uomo è spogliato dalle sue divisioni interne, dalle sue fragilità, dalle sue divisioni, dai suoi nuclei di peccato ed effuso di un amore più grande. Ognuno di noi a Natale è avvolto dalla luce di quest’Angelo. Ogni uomo di buona volontà, la Notte di Natale rientra in questo meraviglioso scambio e diviene il capolavoro di Dio. Crediamoci tutti stanotte: il Natale è la festa dell’Incarnazione, della gloria di ciascuno di noi nel Signore. Noi siamo quel sogno che Gesù bambino sta facendo dormiente fra le braccia di Maria. Proviamo a crederci con fede certa e coroniamo il sogno trinitario su ciascuno di noi: il Verbo si è fatto carne, realmente, venendo ad abitare in mezzo a noi, veramente, in carne e ossa, con il suo spirito e la sua divinità.

Così sia!

Roma, 24 dicembre 2019

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1 commento
  1. Davide Maria
    Davide Maria dice:

    “La Tenerezza di Dio”
    Che bello!
    Io credo che Gesù sia voluto nascere in una grotta per guadagnarci a noi la possibilità di nascere nuovamente nei nostri cuori di fredda pietra.

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