Più che «Buonasera» e «Buon pranzo» avevamo bisogno di un leone che ci ricordasse di «Accettare Cristo senza condizioni»

PIÙ CHE «BUONASERA» E «BUON PRANZO» AVEVAMO BISOGNO DI UN LEONE CHE CI RICORDASSE DI «ACCETTARE CRISTO SENZA CONDIZIONI»

Papa Leone nella sua prima omelia ci ha già ricordato che dobbiamo accettare Cristo senza condizioni, sebbene questa verità venga ritenuta dal mondo e dai potenti una cosa assurda, essa resta l’unica maniera per camminare da cristiani e per corrispondere al ministero petrino che da Pietro giunge fino a noi oggi.

— Attualità pastorale —

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Autore
Ivano Liguori, Ofm. Cap.

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Il Sacro Collegio Cardinalizio ha dato da pochi giorni alla Chiesa un nuovo Pontefice: Leone XIV. Da cattolici e consacrati, vogliamo e speriamo che questa gravosa scelta sia stata — se non proprio guidata — almeno ispirata dallo Spirito Santo in quella maniera misteriosa con cui Dio è capace di orientare il mondo e gli eventi, anche quelli che palesemente sembrano negare la sua azione e presenza.

In un mio recente articolo (cfr. QUI) ho già avuto modo di spiegare il ruolo dello Spirito Santo dentro il grande rito del Conclave, certamente l’azione dello Spirito di Dio resta il più delle volte misteriosa all’uomo e quindi è difficile voler avere la pretesa di un controllo e scandagliare tutte le sottigliezze che lo Spirito Santo intesse nella vita di noi uomini, compresa quella permissione all’errore e finanche al peccato che per l’uomo diventa l’occasione per riscoprire la grazia divina.

Come non ricordare, a questo proposito, proprio l’apostolo Pietro nel momento del suo rinnegamento, un momento di grande tragicità e infedeltà, a fronte di tutte quelle esperienze di fede che Pietro ha avuto modo di vedere stando con Gesù nei tre anni di vita pubblica. In che modo Pietro sa ripagare il Maestro dopo aver spergiurato amore e fedeltà? Con quelle parole pesanti come il piombo: «Non lo conosco». E se Pietro tenta di disconoscere Cristo, Cristo però conosce bene Pietro e il suo cuore e per questo per lui prega e lo invita preventivamente sulla strada del ritorno:

«Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli» (Lc 22,31-32).

Di questi due versetti del Vangelo di Luca l’invito alla conversione e al ritorno dell’apostolo è fondamentale. Gesù sembra quasi dire a Pietro che il suo compito di guida nella fede e di capo del collegio apostolico e della Chiesa non può prescindere dalla capacità di una continua conversione e di un ritorno in sé stesso in cui c’è lo stesso Cristo ad attenderlo. Come non vedere in ciò quello sguardo penetrante di Cristo a Pietro dopo il suo rinnegamento. Quello sguardo pieno di misericordia che penetra nell’anima, «in interiore homine», dove Pietro riconosce finalmente la verità nella Verità. E la verità è che Pietro è tale solo quando sa essere «Kephas» che nel suo significato originale che i nostri fratelli cristiani orientali sanno dare — più di quello che noi occidentali siamo soliti interpretare — significa pietra instabile e traballante. Tu Pietro sei pietra instabile finché non trovi la stabilità in Cristo che è pietra d’angolo, finché non ti fidi del suo comando a gettare le reti quando è giorno pieno e a quello di pascere le sue pecorelle, finché non ti ricordi che Cristo ti chiede di amarlo e tu puoi solo offrirgli il tuo povero bene.

Avendo davanti agli occhi della fede la persona del Beato apostolo Pietro, possiamo lecitamente domandarci che Papa sarà Leone XIV? Personalmente non desidero altro che egli sia un annunciare di Cristo risorto e che riproponga ogni giorno al mondo la fede pasquale. Questa è la cosa più urgente oggi nella Chiesa e nel mondo. I problemi ci sono, le riforme sono necessarie, la pace è un grido da invocare sempre, il dialogo, l’accoglienza e le relazioni politiche e internazionali sono buone cose ma senza la solidità di Cristo pietra d’angolo nulla di tutto questo salva e restituisce all’uomo la speranza. In questa danza della libertà umana, dovrà scomparire l’uomo Robert Francis Prevost, per lasciare finalmente il posto al Pontefice Leone XIV, il quale con fatica e sofferenza dovrà rendersi trasparente affinché in lui Cristo si manifesti.

Da fedeli cristiani siamo chiamati ad abbandonare da subito le colorate tifoserie papolatriche del “mi piace”, “non mi piace” che equiparano il Santo Padre a un leader politico o a un influencer con le proprie ideologie e i propri entourage di potere. Tutte queste cose non possono reggere alla prova della fede dell’apostolo Pietro che confessa:

«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6,68-69).

Papa Leone nella sua prima omelia (cfr. nostro articolo QUI) ci ha già ricordato che dobbiamo accettare Cristo senza condizioni, sebbene questa verità venga ritenuta dal mondo e dai potenti una cosa assurda, essa resta l’unica maniera per camminare da cristiani e per corrispondere al ministero petrino che da Pietro giunge fino a noi oggi.

Altra cosa da evitare e da non sperare è quella di rendere Papa Leone XIV un emulo dei pontificati precedenti, lui non è un Francesco, un Benedetto, un Giovanni Paolo II: lui è Leone. Vivere di nostalgia, con la testa rivolta al passato, fino a farsi venire il torcicollo non appartiene ai cristiani. La nostalgia è il terreno fertile in cui nascono le divisive fazioni dei tradizionalisti, dei progressisti, dei sedevacantisti e di altri patologici modi di essere e di sentire che si contrappongono e soffocano la vera fede pasquale.

Assistere in questi giorni ai vari tentativi di tirare per la mozzetta il Papa per portarlo dalla propria parte — ecclesiale e politica — è uno spettacolo disdicevole e puerile. Il tempo saprà darci il polso di questo nuovo pontificato in cui lo Spirito Santo — così come quella simpatica famigliola di gabbiani che hanno fatto il nido vicino al comignolo della Sistina — starà a vigilare affinché la barca della Chiesa non venga definitivamente affondata dai marosi.

Sanluri, 12 maggio 2025

 

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