Lo stallone arabo del Sommo Pontefice: chi desidera montare e chi desidera invece essere montato

LO STALLONE ARABO DEL SOMMO PONTEFICE: CHI DESIDERA MONTARE E CHI DESIDERA INVECE ESSERE MONTATO

Che al Romano Pontefice vengano donati animali non è affatto cosa nuova. A Leone X giunse in dono da Re Manuel I del Portogallo un elefante bianco, il celebre Hanno, che sfilò in processione per le vie di Roma, a Paolo II fu offerta una coppia di pavoni, a Pio IX portarono persino un canguro dall’Australia. Benedetto XVI occupa un posto privilegiato nel cuore di noi felini, essendo stato un pontefice gattolico. Francesco ricevette invece due asinelli: Thea e Noah, casomai non ne avesse avuti già in abbondanza nel Vaticano.

Le brevi dal cogitatorio di Ipazia

Autore Ipazia Gatta Romana

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Ipazia Gatta Romana

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Franca Giansoldati, nota vaticanista del quotidiano Il Messaggero, ha dato oggi notizia dello splendido stallone arabo donato da un fedele polacco a Sua Santità Leone XIV. Un magnifico animale che il Santo Padre — con quella sua schietta eleganza che si spera spiazzi i cortigiani — ha espresso il desiderio di montare personalmente (cfr. QUI).

Che al Romano Pontefice vengano donati animali non è affatto cosa nuova. A Leone X giunse in dono da Re Manuel I del Portogallo un elefante bianco, il celebre Hanno, che sfilò in processione per le vie di Roma, a Paolo II fu offerta una coppia di pavoni, a Pio IX portarono persino un canguro dall’Australia. Benedetto XVI occupa un posto privilegiato nel cuore di noi felini, essendo stato un pontefice gattolico. Francesco ricevette invece due asinelli: Thea e Noah, casomai non ne avesse avuti già in abbondanza nel Vaticano. Insomma, il bestiario pontificio è lungo quasi quanto gli Annales Ecclesiastici di Cesare Baronio.

Che il Santo Padre desideri montare quel nobile destriero ci riempie sinceramente di gioia. Non solo perché rivela un autentico amore per le creature del creato, ma anche perché mostra un Pontefice ancora vigoroso e pieno di energia all’alba dei suoi settant’anni appena compiuti. E Dio sa quanto, in questi tempi, la Chiesa abbia bisogno di Pastori che sappiano ancora montare a cavallo e guidare il gregge.

A preoccuparci, semmai, è tutt’altro: il numero elevatissimo di soggetti che popolano la Curia Romana, i quali — a quanto pare — sognano invece di essere montati loro da quello splendido stallone. E finché questa mandria clericale, nutrita di ambizioni e cortigianerie, non sarà rimandata alle scuderie, nessuna riforma, per quanto santa, potrà riuscire. Tutto finirà, come sempre, nel consueto galoppo verso il nulla.

dall’Isola di Patmos, 17 ottobre 2025

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