Lo scontro della Chiesa con l’Islam è sul punto di cessare od i contrasti dureranno sino alla fine del mondo?

LO SCONTRO DELLA CHIESA CON L’ISLAM È SUL PUNTO DI CESSARE OD I CONTRASTI DURERANNO SINO ALLA FINE DEL MONDO?

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Le Crociate, nulla avevano a che fare con i metodi violenti con i quali i musulmani imponevano la loro fede, ma servivano semplicemente a difendere i pellegrini della Terra Santa dalle aggressioni islamiche. Come è noto, le Crociate cessarono nel XVI secolo con l’avvento del tollerante Impero Ottomano. Ma, come è ben noto dalla storia, i Turchi ripresero il tentativo di invadere militarmente l’Europa. Se allora l’Islam tentò l’invasione con gli eserciti, oggi la tenta con l’immigrazione, nella speranza che la loro presenza possa talmente rafforzarsi, fino ad influire sulla politica dei paesi dove sono insediati. Il che ovviamente non vuol dire che non dobbiamo accogliere i bisognosi. Ma bisogna avere discernimento, perché i musulmani  sanno molto bene fingere.

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Autore Giovanni Cavalcoli OP

Autore
Giovanni Cavalcoli, OP

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«Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato».

Apocalisse di San Giovanni Apostolo, 12,4

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Giovanni da Modena Maometto all Inferno

Giovanni da Modena, Concattedrale di San Petronio in Bologna. Raffigurazione dell’Inferno dantesco. In alto a sinistra: Maometto condannato alla pena eterna con i falsi profeti

Lo scontro che dura da XIV secoli dell’Islam [1] con la Chiesa è sul punto di cessare, od i contrasti dottrinali dureranno fino alla fine del mondo? I casi sono due: se l’Islam cessa la sua ostilità e fa la pace con la Chiesa, avremo un precorrimento della resurrezione finale; se invece si ostinerà fino alla fine, si aspetti il verificarsi delle parole dell’Apocalisse: «Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero d’assedio l’accampamento dei santi e la città diletta. Ma un fuoco scese dal cielo e li divorò. E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli» [Ap 20, 9-10].

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Da quattordici secoli l’Islamismo combatte la Chiesa e vuol distruggerla e sostituirla nel condurre l’umanità alla salvezza. Il motivo fondamentale per il quale il Corano si oppone al cristianesimo è la nostra fede nella divinità di Gesù Cristo Figlio di Dio unico salvatore del mondo. In questo senso il Corano è in continuità con la religione ebraica pre-cristiana.

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Il Corano, come sappiamo, si presenta come vero messaggio divino di salvezza per tutta l’umanità, in contrapposizione a quello cristiano, in quanto ritiene che sia impossibile che Dio possa generare un figlio divino. Per il Corano è empietà ed idolatria la pretesa di associare a Dio, che è uno solo, considerato come “Padre”, un altro dio considerato come Figlio, oltre al fatto che è blasfemo pensare che un uomo possa essere Dio. Il Corano mostra stima per Gesù “figlio di Maria vergine”, lo considera un grande profeta, modello di santità, che comparirà alla fine dei tempi nella linea dei profeti e dei patriarchi biblici, a cominciare da Noè ed Abramo, discendente da Adamo.

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Gesù, secondo il Corano, ha riconosciuto il Dio unico, creatore, sapiente, provvidente, onnipotente, giusto e misericordioso ed ha insegnato buoni costumi morali. Ma è stato incoerente e presuntuoso per essersi fatto Dio, ingannando i suoi discepoli che tale lo considerano. Ma come se ciò non bastasse, ha introdotto una terza divinità, oltre a se stesso (“Figlio”) e il “Padre”, ed è lo “Spirito Santo”. Sicché i cristiani, nonostante la loro dichiarazione di essere monoteisti, in realtà sono dei politeisti, perché adorano tre dèi. Ma a bestemmia si aggiunge bestemmia: i cristiani considerano se stessi “figli di Dio”, condividendo la presunzione del loro maestro.

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Il Corano ritiene dunque di accogliere quanto di buono c’è nell’insegnamento di Gesù, correggendo gli errori, soprattutto l’idea di un Dio unico in tre persone. Per il Corano questa è un’assurdità e una bestemmia: Dio è una natura ed è una persona. Tre persone farebbero tre dèi. Così pure per la fede coranica è impossibile che un uomo abbia due nature: una umana e una divina.

L’uomo ha una natura umana e Dio una natura divina. Altrimenti, per il musulmano, verrebbero mescolate le nature in una sola persona umana e Dio verrebbe profanato abbassandolo a livello dell’umano. Ritenersi Dio o “figlio di Dio” è un’insopportabile superbia. I credenti sono “fratelli” non perché tutti figli di Dio, ma fratelli in senso lato nella comune condizione di credenti.

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Come per noi cristiani, anche per i musulmani, “fratelli” nel senso religioso sono solo i correligionari. In questo senso un cristiano non può essere “fratello” di un musulmano, così come egli non ci considera affatto suo fratello. Però per entrambe le religioni, dato il loro carattere universalistico, tutti gli uomini, se vogliono salvarsi, sono chiamati ad essere fratelli nell’accettazione dell’unica fede, la quale per noi è il Vangelo, per i musulmani, il Corano.

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Certamente la distinzione fra natura e persona è sottile. Richiede un’intelligenza metafisica che pochi possono raggiungere. Eppure la fede trinitaria e nell’Incarnazione sono i pilastri della nostra fede e ci accorgiamo come da duemila anni anche i fanciulli possono raggiungerla. Il rischio del triteismo o del modalismo [2] è reale e forse molti sono triteisti senza accorgersene; eppure l’esperienza cristiana di sempre ci dice che Dio in ciò illumina la mente anche del fanciullo obbediente, aperto alla verità e fiducioso nei suoi educatori. Sinite parvulos venire ad Me.

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Comunque non c’è dubbio che il monoteismo islamico sembra più ragionevole di quello cristiano trinitario. Ciò spiega il fatto che da XIV secoli folle sterminate di persone abbiano preferito il primo al secondo. O per amore o per forza, dato il metodo impositivo e quasi terroristico col quale l’Islam ha sempre diffuso la sua fede tra le masse.

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Il principale quesito è: chi ci comunica la Parola di Dio, Cristo o Maometto? Ciò non vuol dire che la teologia coranica, che risente della Bibbia veterotestamentaria, non abbia un suo fascino, una sua razionalità e una sua credibilità, tale da attirare spontaneamente l’interesse e l’ammirazione di molti eletti ingegni filosofici, religiosi e mistici nel corso di questi quattordici secoli fino ad oggi [3].

Non possiamo dimenticare che, come è noto agli storici, l’ingresso di Aristotele nella cultura europea del XIII secolo è dovuto al fatto che lo studio dello Stagirita era coltivato dai saggi musulmani, che lo utilizzavano per commentare il Corano. Ai Domenicani Sant’Alberto Magno e San Tommaso d’Aquino dobbiamo l’idea di utilizzare Aristotele per l’interpretazione della rivelazione cristiana.

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L’opposizione del Corano a Cristo non è un rifiuto totale di Cristo, al contrario, gli vengono riconosciuti meriti e qualità; eppure è il rifiuto dell’elemento essenziale principale della sua missione: quella di essere la somma e definitiva guida dell’umanità all’eterna salvezza. Dio rivela a Maometto nel Corano che è Maometto il profeta escatologico, ossia quello che porta a compimento tutta l’opera dei profeti precedenti, Cristo compreso. Per salvarsi, quindi, non basta il Vangelo, anzi esso è fuorviante, in quanto insegna la Trinità e l’Incarnazione.

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Maometto si presenta come inviato da Dio per svolgere questo compito, in quanto nel Corano Dio figura essere Colui Che istruisce Maometto informandolo su tutto ciò che deve comunicare all’umanità per la sua salvezza. Il fedele, quindi, leggendo il Corano, viene ad apprendere da Dio stesso che Si rivolge a Maometto, tutte le verità e tutti i precetti della sua fede.

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Da qui vediamo che la missione di Cristo, da come risulta dal Vangelo, e quella di Maometto, come risulta dal Corano, sono incompatibili e si escludono a vicenda. Se una è vera, l’altra è falsa. Da chi dipende la salvezza dell’uomo? Dal Vangelo o dal Corano? Da qui discende che la Chiesa e l’Islam sono incompatibili.

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È evidente che una rivelazione divina va accolta col massimo rispetto e “sottomissione” (islàm”). Essa è sorgente di assoluta certezza e fonda una condotta morale assolutamente sicura ed onesta. È Parola salvifica. È verità universale, assoluta e immutabile, che non va né abbandonata né cambiata per nessun motivo.  Può essere, all’occorrenza, solo interpretata, commentata e spiegata. Se ne possono ricavare conclusioni teoriche e pratiche. Ma essa va trasmessa di generazione in generazione così com’è, va “ripetuta” (“Corano” viene dal sostantivo kuràn, che vuol dire “ripetizione”).

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Una domanda però sorge in noi spontaneamente: come Maometto si accertò che il messaggio ricevuto era veramente Parola di Dio? Come e in base a che cosa o a quali prove o segni ne divenne sicuro? E come ha fatto a persuadere i discepoli di ciò? Tanto più che questa supposta “rivelazione” pretendeva di soppiantare quella di Cristo, che da sei secoli era all’origine della civiltà cristiana. Si potrebbe dire che forse Maometto non conosceva bene il Vangelo e la Chiesa. Tuttavia, quello che meraviglia è come mai i suoi discepoli lungo i secoli, che hanno avuto tutto l’agio di informarsi e di confrontare il Corano col Vangelo, non si sono accertati dell’inattendibilità del Corano? Come è stato possibile e come è tuttora possibile un partito preso del genere? Questa non è fede, ma fanatismo e fideismo. È  un grande mistero. Per invalidare la rivelazione coranica basterebbe appunto confrontarla con quella di Cristo, di ben più alta sapienza e fondata su ben altre prove. Ma la cosa paradossale oggi, nel clima di relativismo intellettuale e morale che sta vivendo l’Europa, è che mentre molti cristiani, che avrebbero a disposizione un’autentica rivelazione divina, certificata da un’infinità di prove, hanno una fede fiacca, pavida, sterile, incerta e dubbiosa, per cui abbassano il Vangelo al livello di un’opinione tra le altre; per converso i musulmani, che, al contrario, avrebbero tutti i motivi per dubitare, mostrano un’arrogante sicumera, sorgente di violenza e di persecuzioni. 

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È comunque cosa consolante, confortante ed importantissima che Cristianesimo ed Islam abbiano in comune molte verità di religione naturale, a cominciare dagli attributi divini. Questa cosa è stata riconosciuta dalla Chiesa cattolica nel Concilio Vaticano II per la prima volta dopo la nascita dell’Islam nel VII secolo. È un segno di grande speranza ai fini della conversione dei musulmani a Cristo e della retrocessione dell’espansione islamica.

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Può esistere una convivenza pacifica tra cristiani e musulmani? Assistiamo in questi XIV secoli ad alterne vicende con situazioni differenti a seconda dei paesi e dei regimi. Consolante è la convivenza da otto secoli in Terrasanta dei Francescani coi musulmani. La Santa Sede e numerose iniziative cattoliche, a seguito delle disposizioni conciliari, curano il dialogo con l’Islam sul piano della cultura, delle strutture educative e sociali e della collaborazione in opere umanitarie.

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Sappiamo della vita difficile dei cristiani nei paesi islamici. E sappiamo come in Medio Oriente l’arroganza islamica costringa molti cristiani a fuggire, mentre avvengono persecuzioni e a volte anche massacri. Non possiamo neanche negare che le potenze occidentali cerchino di opprimere e sfruttare il mondo islamico per la conquista e lo sfruttamento delle fonti di energia.

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È innegabile in questi XIV secoli lo sforzo costante dell’Islam di diffondersi nel mondo coltivando il sogno di invadere l’Europa, terra civilizzata dal cristianesimo, dove c’è Roma, sede del papato. Sottomettere Roma, per l’Islam, sarebbe la vittoria sul cristianesimo. In questi decenni milioni di musulmani si sono insediati in Europa e pochissimi  si sono convertiti al cristianesimo. Quali sono le loro intenzioni? Sperano di conquistare l’Europa in questo modo? Usando la democrazia? I recenti atti di terrorismo vogliono probabilmente essere un avvertimento all’Europa della capacità rivoluzionaria delle frange estremiste, che però non sembrano sufficientemente condannate dagli ambienti ufficiali. Il mondo cristiano europeo è fiacco, debole e scettico. Esistono tendenze teologiche, come per esempio quella di Schillebeeckx, con la sua cristologia del “profeta escatologico”, che sembrano fatte apposta per cedere al fondamentalismo islamico. È un organismo senza anticorpi e questo gli islamici lo hanno capito bene. L’Europa, tuttavia non solo si è scristianizzata, ma è diventata anche irreligiosa, per cui si stenta ad immaginare un’islamizzazione dell’Europa agnostica, relativista ed illuminista, a meno che non sia lo stesso Islam a far rinascere il senso religioso, come capitò quarant’anni fa con la conversione all’islamismo del filosofo marxista Roger Garaudy o cinquant’anni fa all’esoterista René Guénon. Nel panteismo eternalista di Emanuele Severino c’è qualcosa del fatalismo islamico.

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L’Europa appare sempre più al bivio, se dunque non ci sarà una ripresa del cristianesimo, come già avvertiva il Cardinale Giacomo Biffi nel 2000 [4], l’Europa rischia di essere islamizzata, non nelle forme minute degli usi e delle pratiche cultuali dell’Islam, ma nell’assolutismo intellettuale che caratterizza il suo fanatismo. L’uomo ha bisogno di certezze e l’invertebrato europeo o, come preferisce dire Biffi, il nichilista europeo, potrebbe trovare un sostituto della certezza nella tracotanza maomettana, dove, al posto dell’arcangelo Gabriele, subentra la coscienza trascendentale. D’altra parte, la Chiesa deve poter tornare in quei territori, che nel passato le furono sottratti con la forza dall’invasione islamica. I musulmani, non contenti di aver invaso e scristianizzato con la forza questi immensi territori, ora sognano, come fanno da secoli, di conquistare l’Europa fino ad arrivare a Roma, come fecero nel XV secolo distruggendo l’Impero cristiano di Oriente con la conquista di Costantinopoli.

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Lo scontro vero e proprio è sulla questione della rivelazione divina. L’Arcangelo Gabriele che ha rivelato a Maometto che Gesù non è Figlio di Dio, ma semplice profeta, può essere lo stesso che ha rivelato a Maria la sua maternità divina? Evidentemente o è falsa la rivelazione evangelica o è falsa quella coranica. Quando è questione di vero o di falso, non si può invocare il rispetto del “diverso” o il valore del pluralismo religioso. Bisogna capire e scegliere da che parte sta la verità.

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Quello che oggi più di un tempo meraviglia noi cristiani è come il fedele islamico, dopo tanti secoli di progresso dei costumi e delle scienze, e nel campo della critica letteraria e dell’esegesi dei testi sacri, non riesca a distinguere nel Corano quelle parti che indubbiamente esprimono un’alta sapienza teologica e morale da altre parti evidentemente segnate dal tempo o, peggio, infette da veri e propri errori teologici e morali, in particolare il rifiuto irragionevole dei dogmi cristiani della Trinità e dell’Incarnazione.

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Bisogna che i musulmani prendano il coraggio a quattro mani e, proprio in nome di Dio, dopo XIV secoli di guerre e polemiche inutili, anzi, dannose per noi e per loro, si decidano una buona volta, alla luce della moderna esegesi, di una sana filosofia e teologia, e tenendo conto degli onesti costumi morali della modernità, a purgare il Corano dai suoi errori e dalle sue vedute superate. In particolare occorre che tolgano l’insensata opposizione ai dogmi cristiani, proprio per il rispetto di quelle parti di alta scienza teologica, religiosa e morale, che sono precisamente in linea con quegli stessi dogmi, quelle parti valide che la stessa Chiesa del Vaticano II riconosce al Corano.

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La vera sfida e quindi nell’apologetica. La Chiesa ha riconosciuto i valori contenuti nel Corano. Ora l’Islam riconosca il valore del Vangelo. In ogni forma di rapporto umano corretto deve valere la legge della reciprocità, come ebbe a dire il Cardinale Giacomo Biffi nel suo già citato discorso del 2000 proprio a proposito dei rapporti della Chiesa con l’Islam. L’apologetica cristiana e quella islamica non reggono al confronto. Un confronto oggettivo, libero, informato e spassionato degli argomenti e dei segni di credibilità fra le due religioni, induce qualunque animo onesto, amante della verità, della virtù e  di Dio, attento al valore delle testimonianze storiche, ad accorgersi della assai maggiore credibilità del cristianesimo nei confronti dell’islamismo.

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È sufficiente confrontare la personalità morale e spirituale di Maometto con quella di Cristo; la storia della santità cristiana con quella islamica; la migliore produzione filosofica e teologica cristiana rispetto a quella islamica; la maggior saggezza dei costumi cristiani; la molto più ricca ed avanzata produzione tecnico-scientifica della civiltà cristiana; il maggior rispetto della persona umana (uomo e donna); la maggior sapienza delle istituzioni giuridiche e politiche; una maggior ricchezza e varietà di istituzioni culturali, sociali, caritative ed assistenziali; i migliori metodi della diffusione del messaggio religioso, improntati al rispetto della persona e alla sua libertà di scelta, senza forzature o minacce di pene temporali.

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Come emerge soprattutto dagli insegnamenti del Concilio Vaticano II, il cristianesimo è liberale,  comprensivo e tollerante nei confronti delle altre religioni, rispettoso della libertà d’opinione, apprezza i loro valori senza tacere sui loro difetti. Invece l’islam, come è noto, è autoritario, oppressivo, e discriminante, tanto da meritarsi il titolo di integrista e fondamentalista. Non respinge il metodo della persuasione, per cui certamente molti, fuori degli Stati islamici, si fanno islamici liberamente; ma, dove ha il potere politico, preferisce l’imposizione, come è testimoniato da questa dichiarazione del filosofo Al-Gazali dell’XI-XII secolo: «Certo non è bene che si eserciti una pressione in materia religiosa; ma bisogna riconoscere che la spada o la frusta sono talvolta più utili della filosofia o della convinzione. E se la prima generazione non aderisce all’islam che con la lingua, la seconda aderirà anche col cuore e la terza si considererà musulmana per sempre»[5].

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Il Magistero postconciliare della Chiesa ci chiarisce che la pluralità delle religioni, al di fuori di quella cristiana, soprattutto le altre religioni monoteistiche ebraica ed islamica, non è affatto senza importanza nella questione della salvezza dell’umanità.

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Se Cristo è l’unico e sommo Salvatore [6], e se la sua religione è l’unica religione divina, essendo fondata da un Dio, e quindi tra tutte eccelle, ciò non vuol dire che anche le religioni non-cristiane non diano un loro contributo, seppur parziale e anche difettoso alla salvezza dell’umanità.

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Anche se non sono state fondate da Cristo, ma da semplici uomini peccatori, per quanto grandi, ciò non vuol dire che in qualche modo o misura, in quanto hanno di buono, non derivino da Lui e non tendano a Lui, che, come Dio, sta all’origine di ogni via verso Dio. Tutti coloro che si salvano, a qualunque religione appartengano, si salvano dunque grazie a Cristo, anche se non lo sanno e se ciò avviene per la mediazione del fondatore della religione alla quale appartengono.

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La Chiesa ha fatto la sua parte. Adesso tocca all’Islam. Il Concilio Vaticano II ha opportunamente messo in luce i valori comuni a cristianesimo ed islamismo, che si riassumono nel monoteismo e in un comune riferimento all’Antico Testamento. Ma non ha pensato a indicare ai cristiani come possono condurre gli islamici a Cristo e come questi possono incontrare Cristo. Inoltre il Concilio ha trascurato di ricordare gli errori e i pericoli che vengono dal Corano. Il mondo islamico allora sembrava relativamente pacifico e non era ancora sorta la ripresa espansionistica islamica avviata da Khomeini in Persia nel 1979, con la sua caratteristica aggressività anti-cristiana, che a tutt’oggi è divenuta molto pericolosa per il suo accanimento, ricorrendo anche al terrorismo, e punta sull’Europa, la patria del cristianesimo o, come dicono i musulmani, la patria dei “crociati”. È dunque più che mai necessario non perdersi d’animo e non cedere alla tentazione di ripagare male col male.

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Occorre certo una difesa armata contro l’aggressione armata [7], occorre distruggere i centri del terrorismo, occorre difendere ed accogliere tra noi i cristiani perseguitati, ma soprattutto, partendo dall’insegnamento del Concilio, andando oltre nel senso che ho detto, occorre pregare per la conversione degli islamici e bisogna che la Chiesa (in un nuovo Concilio?) organizzi un’azione intelligente ed efficace per l’evangelizzazione dei musulmani, giacchè anche loro sono chiamati alla salvezza in Cristo.

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Se gli islamici vogliono convertirci a Maometto, noi dobbiamo rispondere loro cavallerescamente e francamente che vogliamo convertirli a Cristo. Chi è il vero Salvatore? Questa è la sfida per il mondo d’oggi. I Domenicani e i Francescani sin dal loro primo sorgere concepirono il disegno di convertire i musulmani. E noi oggi che cosa stiamo facendo? Tergiversiamo tra la rabbia, la frustrazione e un “dialogo” ipocrita?

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Occorre dunque mettere Maometto al suo posto: l’abbassarlo sotto Cristo sarà il suo vero onore, la sua vera gloria, forse quello che inconsciamente desiderava. Quindi non al di sopra di Cristo, ma al di sotto. Non oltre Cristo, ma via verso Cristo. Non lui deve correggere Cristo, ma Cristo corregge lui. Maometto non ha nulla da perdere, ma tutto da guadagnare. E mentre sale in dignità, è liberato dagli errori del peccatore. Anch’egli è salvato da Cristo. Non sarà lui a sollevare Cristo a sé, ma al contrario è Cristo che solleva lui e con lui tutti i suoi fedeli, da quattordici secoli, perchè anche a loro, magari inconsciamente, è stato dato di conoscere Cristo, perchè come tutti gli uomini, devono render conto a Cristo.

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Nella basilica di San Petronio a Bologna, c’è un affresco del XV secolo che rappresenta Maometto all’inferno. Da una dozzina d’anni la chiesa è sorvegliata dalle forze dell’ordine, poiché si teme una reazione di qualche musulmano sdegnato per l’offesa al Profeta. Ma sappiamo come si sarà trovato Maometto davanti a Cristo? Uno scontro o un incontro?

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Varazze, 5 agosto 2016

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NOTE

[1] Non sono d’accordo con Magdi Cristiano Allam nel negare l’esistenza di un Islam moderato,  per cui secondo lui, l’Islam sarebbe estremista e violento per essenza [cf Il Corano spiegato da Magdi Cristiano Allam, Editrice Elledici, Torino-Leumann 2008]. È un giudizio troppo sbrigativo, che abbisogna di precisazioni, quelle che ha cercato di dare sull’Isola di Patmos Ariel S. Levi di Gualdo in alcuni suoi articoli nei quali ha trattato anche il problema di una “insita violenza”. Nell’Islam ci sono moderati e ci sono estremisti. Allo stesso modo, è un giudizio sbrigativo e quindi ingiusto quello di chi dice che è una «religione di pace. C’è un fine di pace: la salvezza proposta a tutti, ma i mezzi sono violenti. A parte il fatto che l’essere moderato o immoderato sono più qualità morali delle persone, che delle dottrine, anche se è vero che esistono dottrine fautrici di pace e dottrine generatrici di violenza. Teniamo conto infine del fatto che gli estremisti e i pacifici esistono tanto nell’islam quanto nel cristianesimo. L’aspirazione alla pace è insita nell’uomo, ma solo il sacrificio di Cristo riconcilia l’uomo con Dio e gli uomini fra di loro. Visione bellicosa è invece lo gnosticismo ciclico, che inizia col mito della Dèa Sciva, per giungere fino a Nietzsche attraverso Hegel.

[2] Eresia dei primi secoli, secondo la quale le tre persone sono tre modi diversi di essere dell’unico Dio. È  ricomparsa oggi con Rahner, il quale sostiene che le tre persone sono tre modi diversi di sussistenza dell’unico Dio. No, le tre persone sono tre sussistenze distinte dell’unico Dio.

[3] Questa fioritura di grandi personalità filosofiche islamiche si riscontra soprattutto nei secoli XI-XIII, con Averroè, Alfarabi, Alkindi, Avicenna, Avempace, Algazzali, ecc.. Rimando, per approfondimenti, agli studi di André Guénon, di Olivier Lacombe, di Louis Gardet e dei miei confratelli, l’egiziano Georges Anawati e Padre Pier Paolo Ruffinengo, che ebbi come insegnante di metafisica nel lontano 1972.

[4] Intervento al seminario della Fondazione Migrantes del 30 settembre 2000.

[5] Cit. da Giovanni Sale, Isis Islam e cristiani d’Oriente, Jaca Book 2016.,p.138.

[6] Cf la Dichiarazione Dominus Iesus della Congregazione per la Dottrina della Fede del 6 agosto 2000.

[7] Del resto le Crociate, almeno nello scopo inteso dal papato e dai santi di quel tempo, per esempio San Bernardo, San Luigi IX e Santa Caterina da Siena, nulla avevano a che fare con i metodi violenti con i quali i musulmani imponevano la loro fede, ma servivano semplicemente a difendere i pellegrini della Terra Santa dalle aggressioni islamiche. Come è noto, le Crociate cessarono nel XVI secolo con l’avvento del tollerante Impero Ottomano. Ma, come è ben noto dalla storia, i Turchi ripresero il tentativo di invadere militarmente l’Europa. Se allora l’Islam tentò l’invasione con gli eserciti, oggi la tenta con l’immigrazione, nella speranza che la loro presenza possa talmente rafforzarsi, fino ad influire sulla politica dei paesi dove sono insediati. Il che ovviamente non vuol dire che non dobbiamo accogliere i bisognosi. Ma bisogna avere discernimento, perché i musulmani  sanno molto bene fingere.

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Cari Lettori.

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2 commenti
  1. ettore dice:

    Leggenda Maggiore di san Bonaventura da Bagnoregio:
    Quel principe cominciò a indagare da chi,a quale scopo,a quale titolo erano stati inviati e in che modo erano giunti fin là.
    Francesco, il servo di Dio, con cuore intrepido rispose che era stato inviato non da uomini, ma da Dio Altissimo, per mostrare a lui e al suo popolo la via della salvezza e annunciare il Vangelo della verità.
    E predicò al Soldano il Dio uno e trino e il Salvatore di tutti, Gesù Cristo, con tanto coraggio, con tanta forza e tanto fervore di spirito, da far vedere luminosamente che si stava realizzando con piena verità la promessa del Vangelo: «Io vi darò un linguaggio e una sapienza a cui nessuno dei vostri avversari potrà resistere o contraddire» (Lc 21,15).
    “Se tu col tuo popolo vuoi convertirti a Cristo…
    Il Soldano rispose: “Non credo che qualcuno dei miei sacerdoti abbia voglia di esporsi al fuoco o di affrontare la tortura per difendere la sua fede”
    “”Entrerò solo in quel fuoco. Se la potenza divina mi farà uscire sano e salvo, riconoscerete Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio, come il vero Dio e Signore, Salvatore di tutti»
    Il Soldano non accettò la sfida..

  2. Padre Ariel
    Eugenio Brambrilla dice:

    Rev. Padre Giovanni, nel ringraziarla per questo suo illuminante scritto, vorrei segnalare a lei e ai lettori dell’Isola questo articolo.
    Premetto che io abito a 2 km di distanza dal quartiere S. Siro di Milano cui si riferisce questo articolo pubblicato su Il Foglio.
    Non solo le cose stanno a questo modo, ma nella realtà stanno peggio di quanto scrive il giornalista, che sicuramente si è contenuto …

    http://www.ilfoglio.it/cronache/2016/08/03/milano-islam-molembeek-estremismo___1-v-145409-rubriche_c142.htm

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