Esa Palabra de Dios que libera al hombre de la ansiedad mundana de la charla estéril y de la búsqueda frenética del éxito

Homilética de los Padres de la Isla de Patmos

QUELLA PAROLA DI DIO CHE SOTTRAE L’UOMO ALL’ANSIA MONDANA DELLE STERILI CHIACCHIERE E DELLA SPASMODICA RICERCA DEL SUCCESSO

Il disegno di Dio si compie sempre, mucho más allá de nuestras predicciones y nuestra impaciencia, como ya lo había dicho por medio del profeta: «La Parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata»

 

 

 

 

 

 

 

 

.

PDF artículo para imprimir

 

.

En el santo evangelio di questa XI domenica del tempo ordinario (año B) Gesù pronuncia un lungo discorso in parabole che rivolge sia ai discepoli che alle folle richiamate dalla sua predicazione sul Regno veniente:

"En ese momento, Gesù diceva [alla folla]: “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Como, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, entonces la oreja, luego el grano lleno en la espiga; y cuando el fruto está maduro, enseguida manda la guadaña, perché è arrivata la mietitura”. Él dijo: “A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, cuando se siembra en el suelo, es la más pequeña de todas las semillas que hay en la tierra; sino, cuando se siembra, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra”. Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, en privado, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa» (MC 4,26-34).

All’apparenza enigmatico, il linguaggio metaforico delle parabole adoperato da Gesù è il suo modo privilegiato di rivolgersi a tutti, di seminare quel seme della Parola (MC 4, 14) che può diventare «mistero» per alcuni, coloro che lo seguono più da vicino, che usufruiscono delle sue spiegazioni. Ma altri, che pure «potevano intendere», sono destinati a rimanerne fuori (cf.. «exo», en MC 3,31-32; 4,11), perfino i parenti più stretti di Gesù: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole».

Gesù parla in parabole perché gli ascoltatori modifichino il loro modo di pensare e diventino capaci di accogliere il nuovo che Egli sta annunciando, in termini di cambiamento del modo di vivere, di sentire, giudicare e operare. Lo fa cogliendo esempi alla portata di tutti o insospettabili paragoni, manifestando una non comune capacità di osservazione del reale e una conoscenza dell’uditorio che solo a tratti si meraviglia della incredulità o incapacità di cogliere l’aspetto nascosto del suo predicare. Nella pericope evangelica di questa domenica, dopo aver pronunciato la parabola del seminatore, spiegata in seguito ai soli discepoli come semina della Parola di Dio (MC 4,1-20), e i due brevi detti, uno sulla lampada «che viene» per essere vista e l’altro sulla misura dell’ascolto (MC 4,21-25), Gesù narra due ultime parabole che vogliono attestare l’efficacia della Parola seminata. El primero, presente solo in Marco, afferma che:

«Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Como, egli stesso non lo sa».

Gesù parla nuovamente del seme, un elemento che lo intrigava e sul quale aveva molto meditato. Il seme è sempre qualcosa che rimane dal raccolto precedente: è il frutto di una pianta che, recogido, secca e sembra morto. Ma se viene piantato, allora nella terra marcisce, si disfa e scompare; en realtà, sin embargo, genera vita, che diventa un germoglio, poi una pianta, e alla fine apparirà nei suoi frutti abbondanti, addirittura come una moltiplicazione e una trasformazione dell’originario singolo seme. Per questo motivo la vicenda del seme, nelle parole di Gesù, è adatta ad esprimere il mistero del Regno.

La venuta del regno di Dio, il suo apparire, è infatti paragonata da Gesù al processo agricolo che ogni contadino conosce bene e che vive con attenzione e premura: semina, nascita del grano, crecimiento, formazione della spiga e maturazione. Di fronte a tale sviluppo, occorre meravigliarsi, rimirando la virtualità celata in quel piccolo seme seccato, che appare addirittura morto. Così è il regno di Dio: piccola realtà, con in sé una potenza misteriosa, silencio, irresistibile ed efficace, che si dilata senza che noi facciamo nulla. Seminato il seme il contadino non ne ha un controllo speciale, sia che dorma o vegli per andare a controllare ciò che accade, la crescita non dipende più da lui. De lo Contrario, se il contadino volesse misurare la crescita e andasse a verificare cosa accade al seme sotto terra, minaccerebbe fortemente la nascita e la vita del germoglio.

Ecco allora l’insegnamento: occorre meravigliarsi del Regno che si dilata sempre di più, anche quando noi non ce ne accorgiamo e di conseguenza occorre avere fiducia in esso e nella sua forza. E il seme è la Parola che, seminata dall’annunciatore, darà frutto anche se lui non se ne accorge, né può verificare il processo: di questo deve essere certo. Nessuna ansia, ma solo sollecitudine e attesa; nessuna angoscia di essere sterili nel predicare: se il seme è buono, se la parola predicata è Parola di Dio essa darà frutto in modo insospettato.

Di seguito Gesù propone un’altra parabola, ancora su un seme, ma questa volta di senape:

“Es como un grano de mostaza que, cuando se siembra en el suelo, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno».

Il Regno è una realtà piccolissima, così come piccolissima era la presenza di Dio tra gli uomini in quell’uomo che era Gesù, da quel minuscolo villaggio di Nazareth Egli percorre le strade di una porzione terra, con un limitato gruppo di discepoli. Eppure questo piccolo seme donato alla nostra umanità diventa un albero grandissimo. Tutto questo in un modo misterioso che chiede semplicemente di accogliere il seme, di custodirlo in un cuore che attende. Non a caso Gesù parla in questa sua parabola solo della semina, mentre tace su tutto il lavoro che viene dopo per far crescere il seme. Tralascia tutto questo non perché non sia importante, ma vuole offrirci la lezione precisa sul fatto che il Regno cresce comunque e non sono gli uomini a dare forza alla sua Parola, né possono fermare la vita che porta in sé. Di nuovo richiama i discepoli a lasciare ogni ansietà per abbandonarsi a questo dono:

«…Viene seminato, crece y se hace más grande que todas las plantas del jardín y hace ramas tan grandes que las aves del cielo pueden hacer sus nidos a su sombra”.

Così l’idea efficace di Gesù che paragona il Regno al seme, la quale aveva già le sue radici bibliche in quell’albero intravisto da Daniele, simbolo del regno universale di Dio (cf.. dn 4,6-9.17-19), permane nell’immaginario dei futuri missionari della primissima generazione cristiana. Paolo ricorda che la Parola di Dio può sembrare piccola cosa, rivestita com’è di parola umana, fragile e debole, messa in bocca a uomini e donne semplici, non intellettuali, non saggi secondo il mondo (cf.. 1Cor 1,26). Eppure essa è: «Potenza di Dio» (Rm 1,16). Ma di un’efficacia non mondana, non misurabile in termini quantitativi, perché la Parola del Signore è: «Parola della croce» (1Cor 1,18).

L’Apostolo Pietro sottolinea nel suo scritto che quella stessa Parola diventa un seme di vita immortale e fonte di amore:

«Amatevi intensamente, desde el corazón, gli uni gli altri, rigenerati non da un seme corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna» (1punto 1,23).

La rivelazione dell’efficacia della Parola di Dio è decisiva per cristiani, perché li sottrae alle ansie mondane del risultato e del successo. Il disegno di Dio si compie sempre, mucho más allá de nuestras predicciones y nuestra impaciencia, como ya lo había dicho por medio del profeta:

«La Parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata» (Es 55,11).

 

Desde la ermita, 15 Junio 2024

 

.

Cueva de Sant'Angelo en Maduro (Civitella del Tronto)

 

.

Visita la página de nuestra librería AQUI y sostened nuestras ediciones comprando y distribuyendo nuestros libros.

.

______________________

Estimados lectores:,
Esta revista requiere costes de gestión que siempre hemos abordado solo con vuestras ofertas gratuitas. Quienes deseen apoyar nuestra labor apostólica pueden enviarnos su aporte por la vía cómoda y segura Paypal haciendo clic a continuación:

O si lo prefieren, pueden utilizar nuestra
cuenta bancaria a nombre de:
Ediciones La isla de Patmos

N. de Agencia. 59 de Roma
Código IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Para las transferencias bancarias internacionales:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

Si realizáis una transferencia bancaria, enviad un mensaje de aviso por correo electrónico a la redacción, el banco no nos proporciona vuestro correo electrónico y por ello nosotros no podemos enviar un mensaje de agradecimiento:
isoladipatmos@gmail.com

Os damos las gracias por el apoyo que ofréis a nuestro servicio apostólico..

Los Padres de la Isla de Patmos

.

.

.

.

.

0 comentarios

Dejar un comentario

¿Quieres unirte a la conversación?
Siéntete libre de contribuir!

Deja un comentario

Este sitio utiliza para reducir el spam Akismet. Obtén información sobre cómo se procesan los datos de tus comentarios.