Cuando sea viejo, otro te traerá donde no quieres

Homilética de los Padres de la Isla de Patmos
QUANDO SARAI VECCHIO UN ALTRO TI PORTERÀ DOVE TU NON VUOI
Nei Vangeli sinottici Pietro, Después de ser regañado y acusado de ser como Satanás, recibe una segunda llamada, Similar al de Abraham en Gen 22, Después de eso de Gen 12: "Si alguien quiere venir detrás de mí, se negara a sí mismo, toma su cruz y sígueme.

Autor
Monje ermitaño
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Verso la fine del primo secolo qualcuno integra il Vangelo di Giovanni con l’attuale suo capitolo 21, anche se l’opera sembrava già conclusa nel precedente, quello delle apparizioni del Risorto.
Ciò viene spiegato dal fatto che i tempi stavano velocemente cambiando per la chiesa, con le avvisaglie di prime differenziazioni al suo interno e la formazione di una primitiva letteratura propriamente cristiana. en más, lascia intravedere lo scritto, era sopraggiunta la morte di due grandi apostoli: Pietro e il discepolo amato, la fonte ispiratrice di quel Vangelo. Oggi leggiamo solo una sezione del capitolo 21, ma per capirne la portata è consigliabile leggerlo tutto. aquí está la canción.
"En ese momento, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Ellos le dijeron: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Jesús les dijo:: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. ellos le respondieron: “No”. Allora egli disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Simón Pedro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: “Portate un po’ del pesce che avete preso ora”. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Jesús les dijo:: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”, perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Cuando comieron, Jesús le dijo a Simón Pedro: “simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?”. ella le respondió: “Cierto, Señor, tu lo sai che ti voglio bene”. Ella dijo: “Pasci i miei agnelli”. Lo dijo de nuevo, por segunda vez: “simone, figlio di Giovanni, nosotros somos?”. ella le respondió: “Cierto, Señor, tu lo sai che ti voglio bene”. Ella dijo: “Pascola le mie pecore”. Lo dijo por tercera vez: “simone, figlio di Giovanni, me amas?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: "¿Me amas?», él dijo: “Señor, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene” Jesús le respondió: “Pasci le mie pecore. En verdad, de verdad te lo digo: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; pero cuando seas viejo, extenderás tus manos, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. Y, dicho esto, agregó: “Seguimi”» (Juan 21,1-19).
La prima cosa che salta agli occhi approcciando il capitolo 21 del quarto Vangelo sono i tanti indizi che richiamano i primi tre Vangeli, come se la tradizione giovannea volesse interloquire con l’altra, maggioritaria, contenuta nei Vangeli sinottici. Mayo, de hecho, nel quarto Vangelo, viene detto che gli apostoli fossero pescatori o si insiste lì sulla professione della pesca, che invece è molto sottolineata dai vangeli sinottici. Un’attività che questi Vangeli concentrano in Galilea, mentre Giovanni preferisce la predicazione e l’attività di Gesù in Giudea. Ed ora questa scena è collocata presso il lago, dove secondo i sinottici pescavano i discepoli, ma chiamato di «Tiberiade» come in San Giovanni (Juan 6, 1): un chiaro rimando al luogo dove Gesù aveva sfamato la gente coi pani e i pesci. Si nota pure l’identificazione di Giacomo e Giovanni quali «figli di Zebedeo», di chiara derivazione sinottica. Di converso il brano non dimentica il «discepolo amato» dietro il quale la tradizione ha sempre visto l’apostolo Giovanni, colui che reclinò il capo sul petto di Gesù nell’ultima cena, che precedette Pietro al sepolcro e ora qui nel riconoscimento del Risorto. Ed infine Pietro che compare protagonista principale, fatto salvo il Risorto, ma non col soprannome di Cefa come viene appellato nel vangelo giovanneo e nelle lettere paoline (cf.. Juan 1,42; 1Cor 1,12;3,22), ma di Simone, secondo l’uso che troviamo molto di frequente nei sinottici (Mt 4,18; MC 1,16; Lc 4,38).
Tutte queste particolarità ci permettono di affermare senz’ombra di dubbio che questa aggiunta al Vangelo sta cercando un dialogo che sfocia in una richiesta da parte della tradizione risalente al discepolo amato, alias Giovanni, di avere lo stesso rango, di essere posta allo stesso livello di quella sinottica, la quale tradizionalmente si fa risalire alla predicazione degli altri apostoli che qui Simon Pietro riassume con la sua sola presenza. Di passaggio ricordo che un’antica notizia risalente a Papia di Gerapoli (+130 corriente continua.) lega Pietro al vangelo marciano, come pure rimarca la Prima Lettera di quell’apostolo: «Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia [Roma, ndr.]; e anche Marco, mio figlio» (1 punto 5,13). L’altra tradizione, en cambio, è qui rappresentata dalla presenza di Tommaso che riallaccia i lettori al capitolo precedente dove era protagonista con la sua bella professione di fede, dal discepolo Natanaele che compare all’inizio del Quarto Vangelo e qui si specifica che fosse di Cana dove Gesù compì il primo dei segni e dagli stessi Giacomo e Giovanni, chiamati però «figli di Zebedeo» come nei sinottici e lì ricordati in quanto pescatori e soci di Simone.
Siamo nei primi tempi della vita della Chiesa e già si delinea l’alterità, ovvero la diversità dei punti di vista sul mistero cristiano, i quali desiderano armonizzarsi e non escludersi. Vengono richiamati i sinottici con la loro insistenza sulla sequela, il «Tu seguimi» di Juan 21,22, senza tralasciare il rimanere, che contrassegna la vita profonda del Figlio di Dio e del discepolo nel Vangelo giovanneo: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?» (Juan 21,23). Una lezione che arriva alla Chiesa contemporanea da quella antica e che le fa particolarmente bene, soprattutto oggi che ha bisogno di riscoprire la comunione e la fraternità al suo interno e non la divisione. I Vangeli sono quattro, diversi fra loro e pur narrando lo stesso oggetto dipendono dall’originalità degli autori che fra loro dialogano e l’uno all’altro si richiamano, a volte dipendono, tanto da formare, secondo una fortunata espressione di Ireneo di Lione, «Il vangelo quadriforme».
Nel racconto evangelico ritornano alcuni argomenti cari a San Giovanni come il fatto che il gruppo dei discepoli quando non riconosce il Signore Risorto o la Sua presenza permane nella notte, tant’è che la pesca, in questo caso simbolo dell’attività apostolica e dell’attrazione delle persone nella Chiesa, è infruttuosa o addirittura nulla: «Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla» (Juan 21,3). Ma alla luce del giorno un Gesù non ancora identificato li invita a gettare la rete dalla parte destra della barca. Cogliamo qui il rimando alla profezia di Ezechiele che vedeva uscire dal lato destro del tempio un’acqua che man mano si ingrossava, tanto da divenire un torrente enorme: «Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare… Sulle sue rive vi saranno pescatori: da Engàddi a En-Eglàim vi sarà una distesa di reti. I pesci, secondo le loro specie, saranno abbondanti come i pesci del Mare Grande» (Esta 47, 1-10).
La medesima profezia che Giovanni vede realizzarsi sotto la croce: Gesù morto, colpito dalla lancia, diviene il tempio escatologico dal quale defluisce l’acqua dello Spirito sulla Chiesa nascente, rappresentata lì dalla Madre di Gesù e dal discepolo amato. Quién, en cambio, è la chiesa ormai pasquale che getta la rete per attrarre le persone al Cristo nella Chiesa. Molto brevemente e velocemente bisogna accennare alla differenza nel nostro brano fra il termine ictus, ἰχθύς, utilizzato da Giovanni per quel pescato, simbolo dei nuovi credenti che vengono tirati sulla barca e il termine opsarion, ὀψαρίων, che è invece il pesce del pasto, al quale Gesù invita i discepoli scesi a terra. Ricordo anche la sorgente di Eglàim a cui accennava la profezia di Ezechiele sopra ricordata. Essa è situata presso le acque salse del Mar Morto, che vengono risanate dalle quelle che il profeta vede uscire dal tempio ed ingrossare. Ora il valore numerico di Eglàim secondo il computo della Gematria — il sistema utilizzato nell’ebraismo per assegnare valori numerici alle lettere e, como consecuencia, alle parole e alle frasi — è proprio di 153, tanti quanti i grossi pesci che Pietro e gli altri pescano, es decir, a questo punto possiamo dirlo, salvano. E la rete non si spezzò dice San Giovanni utilizzando il verbo schizo, σχίζω, da cui il termine scisma, lo stesso verbo che aveva usato per la tunica inconsutile di Gesù sotto la croce, che per i padri greci fu da subito immagine dell’unità della Chiesa.
Ed infine l’apostolo Pietro. Egli impara che cosa significhi seguire davvero Gesù. Nei Vangeli sinottici Pietro, Después de ser regañado y acusado de ser como Satanás, recibe una segunda llamada, analoga a quella di Abramo in Genesi 22, Después de eso de Gen 12: "Si alguien quiere venir detrás de mí, se negara a sí mismo, toma su cruz y sígueme. Porque ¿quién querrá salvar su vida?, la perderá;; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salvará » (MC 8,34-35). Così nel Vangelo di Giovanni Pietro riceve un invito alla sequela, dopo quello che era successo nella notte della passione. Grazie all’imprescindibile testimonianza — «È il Signore!» — del discepolo amato e quindi anche alla tradizione evangelica che a lui si rifà, Pedro, inmediatamente, si getta dalla barca per andargli incontro e il Vangelo ci narra l’ennesima conversione di questo straordinario Apostolo, attraverso un gioco di verbi molto significativo. In greco il verbo filéo esprime l’amore di amicizia, tenero ma non totalizzante, mentre il verbo agapáo designa l’amore senza riserve, totale ed incondizionato. Gesù domanda a Pietro la prima volta: «Simone, ¿me amas (agapâs me)», cioè secondo questo amore totale e incondizionato (Juan 21,15)? Prima dell’esperienza del tradimento l’impulsivo Apostolo avrebbe certamente detto: «Ti amo (agapô se) incondizionatamente». Ora che ha conosciuto l’amara tristezza dell’infedeltà e della propria debolezza, con umiltà dice: "Hombre, Te quiero (filô se)», ovvero «ti amo del mio povero amore umano». Il Cristo insiste: «Simone, mi ami tu di questo amore totale?». E Pietro ripete la risposta del suo umile amore umano: «Kyrie, filô se», "Hombre, ti voglio bene come so». Ma la terza volta Gesù dice a Simone soltanto: «Fileîs me?», «mi vuoi bene?». Simone comprende che a Gesù basta il suo povero amore, l’unico di cui è capace, e tuttavia è rattristato che il Signore gli abbia dovuto dire così. Gli risponde perciò: "Hombre, lo sabes todo, tu sai che ti voglio bene (filô se)». Verrebbe da dire che Gesù si è adeguato a Pietro, invece che Pietro a Gesù.
È proprio questo adeguamento divino a dare speranza al discepolo Pietro, ma anche a noi quando abbiamo conosciuto la sofferenza dell’infedeltà. Da qui nasce la fiducia che renderà Pietro capace della sequela fino alla fine: «Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi» (Juan 21,19). Da quel giorno Pietro ha «seguito» come vero discepolo il Maestro con la precisa consapevolezza della propria fragilità; ma questa consapevolezza non l’ha scoraggiato. Egli sapeva infatti di poter contare sulla presenza accanto a sé del Risorto. Dagli ingenui entusiasmi dell’adesione iniziale, passando attraverso l’esperienza dolorosa del rinnegamento ed il pianto della conversione, Pietro è giunto ad affidarsi a quel Gesù che si è adattato alla sua povera capacità d’amore. Ed è proprio l’amore ciò che definisce e contraddistinguerà da allora in poi il suo compito e servizio nella Chiesa.
Desde la ermita, 4 Mayo 2025
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