História e Evangelho. Quem não acredita em Deus e zomba dele acaba sempre acreditando em tudo

Homilética dos Padres da ilha de Patmos

STORIA E VANGELO. CHI NON CREDE IN DIO E LO IRRIDE FINISCE SEMPRE COL CREDERE IN TUTTO

Quante volte noi sacerdoti e teologi, specie dopo l’avvento dei vari Codici da Vinci, ma soprattutto dei mídia social sui quali chiunque può avere un podio per dissertare e diffondere le più grandi assurdità, ci siamo sentiti dire: «Voi non la raccontante giusta su Gesù Cristo e la Madonna, posto che costei ebbe altri figli, tanto che il Vangelo stesso parla chiaramente di fratelli e sorelle?».

 

 

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Em poucos dias sarà ricordata con tutta la retorica del caso la caduta della Bastiglia (14 julho 1789). Quando certi eventi storici sono mutati in leggende il fantastico si sostituisce al reale, dimenticando in che modo la Rivoluzione Francese segnò il bagno di sangue più grande e violento della modernità. Se però la leggenda si sostituisce alla storia ecco sorgere l’immagine bucolica di un popolo che al grido di libertà, igualdade, fraternità dà vita alla grande Èra dei Lumi.

Quale legame corre tra la pagina del Santo Vangelo di questa XIV Domenica del Tempo Ordinario e certe pagine di storia? Leggiamo anzitutto la pericope di questo Vangelo:

"Naquela época, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: “Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?”. Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”. E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando» (MC 6, 1-6).

L’incarnazione del Verbo di Dio e l’annuncio del Vangelo si calano nella storia dell’umanità, di cui sono parte. Senza prospettiva e conoscenza storica non è possibile comprendere l’evento cristologico di Gesù vero Dio e vero uomo, quindi i grandi misteri della fede, né sarà possibile distinguere il vero dal falso e comprendere perché presero vita certe falsità sotto forma di cosiddette leggende nere.

La Rivoluzione non fu fatta dal popolo, che fu strumentalizzato, usato e abusato in quella come altre occasioni storiche; a farla furono la nobiltà, soprattutto le classi della nuova borghesia. Assim, dopo avere tagliato la testa a un Re che per bene o per male proveniva da una dinastia antica di mille anni, gli eventi costrinsero i francesi a mettere la corona imperiale sulla testa a un caporale della Corsica nato in una famiglia d’origine italiana; che peraltro sulla testa se la mise da solo, dopo averla tolta dalle mani al Sommo Pontefice Pio VII, costretto, per motivi politici e per il ben della pace a prestarsi come comparsa a quella egocentrica sceneggiata nella cattedrale di Notrê Dame il 2 dezembro 1804, prima di finire catturato a Roma nel 1809 e trasferito in esilio a Fontainebleau fino al 1815. Già in precedenza Napoleone aveva fatto catturare il Sommo Pontefice Pio VI, deportato a Valence-sur-Rhône nel 1798, dove morì nel 1799.

Nell’arco di soli dieci anni, a cavallo tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, due Sommi Pontefici furono catturati e deportati in esilio. Sono pagine della nostra storia moderna, Mas ainda, se scambiamo quattro parole col grande pubblico, scopriremo che certi eventi sono ignoti alle masse, compresi i nostri fedeli cattolici. Cosa più che comprensibile, se consideriamo che proprio in questi giorni si sono conclusi gli esami di maturità con la promozione di studenti che hanno affermato che la Divina Commedia era stata scritta da Giuseppe Garibaldi e che Roma fu fondata da Cristoforo Colombo.

Antes, durante e dopo la Rivoluzione fu scatenata una furia distruttiva verso tutto ciò che era cristiano e sacro. La religiosità fu relegata a un insieme di riti superstiziosi irrazionali usati dai preti sui loro tavoli da giochi di prestigio per tenere il popolo in soggezione. Intere strutture religiose furono saccheggiate e uno straordinario patrimonio d’arte e cultura andò irreparabilmente perduto a suon di teste mozzate sotto la furia rivoluzionaria giacobina.

I risultati di tutto esta non tardarono a farsi sentire e negli anni immediatamente successivi a quell’evento vi fu in Francia un grande aumento di analfabeti, di superstizioni e pratiche esoteriche come mai si era visto prima. Quando infatti l’uomo cessa di credere in Dio e lo rigetta, talvolta in modo irridente, altre persino violento, finisce poi col credere in tutto. Cosa di cui la Rivoluzione è stata eloquente e tragico paradigma nella nostra modernità.

Nel periodo rivoluzionario, a seguire in quello napoleonico, al fine di estirpare la religiosità e il sentimento religioso dalle popolazioni, un esercito di pseudo-studiosi si mise a fare studi critici sulle Sacre Scritture, coi noti risultati che possono produrre gli ignoranti arroganti: fraintendere per mancanza parziale o spesso totale di conoscenza. A quegli anni risale la messa in circolo di molte leggende nere anti-cristiane e anti-cattoliche con le quali s’intendeva smascherare le falsità dei preti e della Chiesa. Se quindi da una parte c’erano sedicenti studiosi che incuranti dell’esistenza di dettagliate fonti storiche giudaiche e romane affermavano che Gesù Cristo non era mai esistito e che la sua era una figura inventata, per altro verso c’era chi tentava di usare gli stessi Vangeli per diffondere clamorose falsità, una di queste fu ch’egli ebbe fratelli e sorelle, altro che l’immacolata concezione di Maria! Il tutto — affermavano in toni trionfali — era testimoniato dai Vangeli stessi, benché la canaglia clericale lavorasse da sempre per tenere la gente nel buio dell’ignoranza e nascondere queste scomode verità, prima che le ghigliottine in funzione ventiquattr’ore al giorno portassero finalmente i lumi della ragione, perché a chi non ragionava secondo la luce di certi lumi si tagliava la testa in piazza.

Quante volte noi sacerdoti e teologi, specie dopo l’avvento dei vari Codici da Vinci, ma soprattutto dei mídia social sui quali chiunque può avere un podio per dissertare e diffondere le più grandi assurdità, ci siamo sentiti dire:

«Voi non la raccontante giusta su Gesù Cristo e la Madonna, posto che costei ebbe altri figli, tanto che il Vangelo stesso parla chiaramente di fratelli e sorelle».

Chi conosce la lingua ebraica e la cultura dell’antica Giudea, in seno alla quale Gesù ebbe i propri natali, sa che in quel mondo il concetto di appartenenza a una famiglia o a una tribù era così forte che chiunque ne facesse parte: cugino, zio, nipote, cognato … era considerato come unfratello/sorelladi tutti gli altri membri e come tale indicato. Nella cultura e nella lingua dell’epoca non esistevano termini per indicare i cugini dei vari gradi. Portanto, João Batista, figlio di Zaccaria ed Elisabetta, che di Gesù era cugino materno, può essere indicato come fratello.

Dinanzi a questa spiegazione qualcuno ebbe a obbiettare che Elisabetta è indicata come cugina di Maria. sim, ma nella tradizione e nella Pietas popularis, non nelle cronache storiche dei Santi Vangeli che affidano il racconto della «visitazione» al Beato Evangelista Luca (LC 1,39-56). Dire quindi che Gesù aveva fratelli e sorelle, non indica affatto una prole venuta al mondo dalla stessa madre, con buona pace dei vari blogghettari che assicurano di svelare quelle terribili verità tenute nascoste dalla Chiesa per 2000 anos, ossia che il figlio di Maria aveva altri fratelli e sorelle. Tutto questo a riprova che quando l’uomo cessa di credere in Dio e lo rigetta, talvolta in modo irridente, altre persino violento, finisce poi per credere a tutto e a tutti, dagli autori dei fantomatici Codici sino all’ultimo dei blogghettari anonimi che pubblica raffiche di assurdità su Internet.

Non sono mancati neppure sedicenti studiosi e manco a dirsi scopritori e diffusori di verità tenute nascoste dai preti e dalla Chiesa, che hanno puntualizzato che Gesù era indicato anche come “Primogenito”, a prova e riprova che sarebbe stato il primo ma non l’unico figlio. Neste caso, oltre alla cultura giudaica, ci viene incontro anche l’archeologia egizia: in una antica tomba fu scoperta l’iscrizione commemorativa di una defunta che era «morta durante il parto dando alla luce il proprio figlio primogenito». Se era morta dando alla luce il primogenito, è evidente che non poté dare alla luce nessun altro secondogenito. Si trattava forse di una iscrizione con una precisazione assurda e senza senso? Não, la precisazione era sensata e la primogenitura era indicata perché il primo nato beneficiava di diritti e altrettanti doveri, inclusa l’autorità che avrebbe poi ereditata dai genitori. È al primo nato che spettava il titolo e l’autorità a lui trasmessa dal genitore.

Oltre alle persone che rifiutando Dio finiscono poi per credere in tutto, sino a cadere nella superstizione e nell’occultismo, questa pagina del Santo Vangelo ci raffigura anche coloro che credono solo a quanto di superficiale vedono i loro occhi, senza la capacità di andare oltre per vedere più a fondo con gli occhi dell’anima. Il tutto è riassunto in queste frasi:

«“Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?”. Ed era per loro motivo di scandalo» (MC 6, 1-6).

Sono le domande tipiche di coloro che chiudono ogni possibilità di dialogo e incontro col nuovo che da sempre Dio ci riserva con la frase: «Si è sempre fatto così!». Questo importa alle piccole menti meschine di ieri e di oggi, non importa il “fare bene” ma il «Si è sempre fatto così». Questo atteggiamento impedisce di afferrare e calarsi nella dimensione dello straordinario, del trascendente e del metafisico nascosta nell’apparenza dell’ordinario. Per questo «lì non poteva compiere nessun prodigio», perché alla base di ognuno dei suoi segni c’è il miracolo della fede dell’uomo che li realizza mediante il libero esercizio della propria volontà, che è dono supremo di Dio. Não Aleatório, compiuti dei miracoli, Gesù licenziò le persone da lui sanate con la frase: "Ir, a tua fé te salvou ". Perché quello è stato il vero miracolo: il miracolo della fede che nasce dall’apertura al Cristo e che ci guarisce dalla lebbra e dalla cecità di quel peccato che ci rende storpi, se não pior: morti viventi.

La frase «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria» è un paradigma che valica la dimensione geografica di Nazareth, luogo natio di Gesù, la cui patria è il mondo intero, di cui egli è luce. Si tratta dello stesso mondo che non lo riconobbe e non lo accolse, come narra il Prologo al Vangelo del Beato Evangelista Giovanni:

Egli era nel mondo,

e il mondo fu fatto per mezzo di lui,

eppure il mondo non lo riconobbe.

Venne fra la sua gente,

ma i suoi non l’hanno accolto.

A quanti però l’hanno accolto,

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

i quali non da sangue,

né da volere di carne,

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

E a Palavra se fez carne

e ele habitou entre nós;

e noi vedemmo la sua gloria,

gloria come di unigenito dal Padre,

pieno di grazia e di verità (GV 1, 10-14).

Da questo si dovrebbe capire che il Santo Vangelo è un testo armonico dal quale non è possibile estrapolare mezze frasi per poi manipolarle facendogli dire quel che la Sacra Scrittura non dice. Il Santo Vangelo non è lettera morta ma Parola di Dio viva inserita nella storia dell’uomo nella quale nacque a questo mondo il Verbo di Dio fatto uomo. E Gesù Cristo è stato un fenomeno storico così straordinario che oggi il calendario suddivide gli anni delle epoche storiche indicandoli come: avanti Cristo e dopo Cristo. È molto pericoloso non conoscere o eliminare l’elemento storico dalla bimillenaria esperienza cristiana, spalancando in tal modo le porte all’ignoranza e correndo il serio rischio di non fare alcuna esperienza di fede, cadendo, se tudo correr bem, nel più squallido fideismo.

Nel XIV secolo avevamo un gigante come San Bernardino da Siena che non esitò a lanciare tuoni e fulmini contro i creduloni che veneravano la reliquia dell’ampolla contenente il latte della Beata Vergine Maria:

"É que você quer, Eu digo que você não gosta destas coisas a Deus estes. Como leite da Virgem Maria. Ou mulheres, onde você está? E da mesma forma que você, homens capazes, vedesene mai? Você sabe que deveria estar mostrando relíquias: v'aviate não fé [...] Talvez ela era uma vaca da Virgem Maria, ela teve seu lassato leite, como solta as feras, você lassano mugnare? Eu tenho essa opinião: isto é, que ela tinha tanto leite, nem mais nem menos, o suficiente para que Bochina Jesu Cristo abençoado " (San Bernardino de Siena Devoções hipócritas, dentro: Baldi. Romances e exemplos morais de S. Bernardino de Siena, Florença, 1916).

Oggi abbiamo invece una sedicente Gospa che da quarant’anni dice banalità a un gruppetto di scaltri imprenditori che giocano a fare i veggenti. E, mentre il tutto avviene, nel nostro circo equestre non abbiamo più neppure l’ombra di un San Bernardino da Siena pronto a lanciare tuoni e fulmini verso i semplici ingenui, ma soprattutto contro coloro che si sentono autorizzati a ingannarli. E se un San Bernardino da Siena capace a urlare la verità esistesse tra di noi, nella migliore delle ipotesi lo accuseremmo di essere aggressivo e divisivo, perché in fondo … «si è sempre fatto così!». Proprio come se Cristo fosse venuto a questo mondo per piacere e per piacergli, anziché per combatterlo:

«Não penseis que vim trazer a paz na terra; não vim trazer paz, mas a espada " (MT 10, 34).

La pericope del Santo Vangelo di questa domenica racchiude molto più di quanto si possa immaginare, sulle righe e dietro le righe. Por causa disso, al termine della lettura, Digamos: «Parola di Dio», ed a Dio rendiamo grazie!

 

Da ilha de Patmos, 6 julho 2024

 

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