"Magnificat", O grande “Hard Rock” da abençoada Virgem Maria na solenidade da suposição

Homilética dos Padres da ilha de Patmos
"Magnificat", O GRANDE HARD ROCK DELLA BEATA VERGINE MARIA NELLA SOLENNITÀ DELL’ASSUNTA
Persino l’eresiarca Martin Lutero, que a virgem abençoada sempre foi muito dedicada - que a maioria dos fiéis católicos, Mas também muitos estudiosos ignoram -, No 1521 compose un intenso libretto intitolato Il Magnificat tradotto in tedesco e commentato.
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Nel giorno di Natale del 1886 il giovane scrittore e poeta, all’epoca agnostico, Paul Claudel, attraversa il portale di Notre Dame de Paris e gli arriva all’orecchio il canto del Magnificat, testo evangelico della liturgia dei Vespri.
A seguire confesserà di essere uscito da quell’esperienza trasformato, destinato a diventare ormai il cantore della fede cristiana a tutti noto; molti conoscono il suo dramma: Annonce fait à Marie. anos mais tarde, No 1913, narrerà:
«In quel giorno credetti con una tale forza di adesione, con una tale elevazione di tutto il mio essere, con una convinzione così forte, con una tale certezza, con una tale assenza di dubbi che in seguito né i libri, né i ragionamenti, né le sorti di una vita agitata hanno potuto scuotere la mia fede».
O 15 agosto di ogni anno, il calendario ricorda la solennità dell’assunzione al cielo della Beata Vergina Maria, la madre del Signore, nonostante la diffusa denominazione secolarizzata di «Ferragosto». Nós vamos, che si acceda in una cattedrale solenne come Notre Dame o in una piccola cappella sperduta fra i monti, ognuno, in questo giorno, sentirà proclamare quel canto del Magnificat che contraddistingue la Santa Messa di questa Solennità. Ecco il brano riportato dall’evangelista Luca.
«In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, em uma cidade de Judá. Entrada na casa de Zaccarìa, cumprimentou Elizabeth. Assim que Isabel ouviu a saudação de Maria, o bebê pulou em seu ventre. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A que devo a mãe do meu Senhor vir a mim? Aqui, assim que sua saudação chegou aos meus ouvidos, o bebê pulou de alegria no meu ventre. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. Mary disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, para todo sempre”. Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua» (LC 1,39-56).
Maria, incinta di Gesù, mentre è in visita alla parente Elisabetta, incinta a sua volta di Giovanni Battista, intona questo inno straordinariamente lungo che Luca riferisce. È l’unica volta che le parole della Madre di Cristo si dilatano fino a comprendere ben 102 parole nel greco, compresi articoli, pronomi e particelle. Le altre volte, in tutto solo cinque, le frasi di Maria che i Vangeli riportano sono brevi e quasi stentate, come a Cana durante le nozze a cui partecipa anche suo Figlio: «Non hanno più vino» e «Qualsiasi cosa vi dica, faça isso" (GV 2, 3.5). Seguiamo, Naquela hora, il flusso poetico di questa salmodia mariana intessuta su un palinsesto di allusioni bibliche.
Idealmente il canto è per solista e coro. Il primo movimento è intonato dall’«io» di Maria: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato all’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente» (LC 1,46-49). Si chiede Origene (III° sec.):
«Che cosa aveva, la madre del Signore, di umile e di basso, ella che portava nel seno il Figlio di Dio? Dizendo: “Ha guardato l’umiltà della sua ancella”, è come se dicesse: ha guardato la giustizia della sua ancella, ha guardato la sua temperanza, ha guardato la sua fortezza e la sua sapienza» (Orígenes, Omelie su Luca).
Nel secondo movimento dell’inno entra la voce di un coro nella quale si innesta quella di Maria, proprio come una soprano che fa emergere il suo canto. È il coro dei cristiani, eredi di quei «poveri» dell’Antico Testamento, a ענבים (‘anawîm), coloro che sono curvi, non solo sotto l’oppressione del potente, ma anche nell’umiltà dell’adorazione nei confronti di Dio, vincendo così la superbia dell’orgoglioso. Esses, poveri socialmente, ma soprattutto fedeli e giusti, celebrano, unendosi idealmente alla voce di Maria, le particolari scelte divine che si differenziano dalle logiche mondane, privilegiando non il forte o il potente, ma l’ultimo e l’emarginato; ribaltando cosi le gerarchie storiche. O Evangelista Luca, utilizzando il tempo greco aoristo chiamato «gnomico», perché fa riferimento a esperienze acquisite al di là del loro carattere temporale, descrive attraverso dei verbi in numero di sette, un numero che sta ad indicare la pienezza, le singolari scelte divine:
«Ha spiegato la potenza del suo braccio, / ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, / ha rovesciato i potenti dai troni, / ha innalzato gli umili, / ha ricolmato di beni gli affamati, / ha rimandato i ricchi a mani vuote, / ha soccorso Israele suo servo» (LC 1,51-54).
È una logica costante di Dio che ritroviamo anche sulle labbra di Gesù: «Così gli ultimi saranno primi e i primi, durar" (MT 20,16) e «Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (LC 14, 11).
Il fascino delle parole di Maria, No Magnificat, si è impresso da allora nella spiritualità cristiana, informando la vita di molti santi e ha fatto scaturire una miriade di commenti di ogni genere e tantissime opere d’arte sia pittorica, che musicale. Persino l’eresiarca Martin Lutero, que a virgem abençoada sempre foi muito dedicada - que a maioria dos fiéis católicos, Mas também muitos estudiosos ignoram -, No 1521 compose un intenso libretto intitolato Il Magnificat tradotto in tedesco e commentato.
Questo bellissimo canto del Magnificat è dalla Liturgia collocato come castone della Solennità della Assunzione di Maria che ovunque si celebra, in Oriente, come nell’Occidente cristiano. Poiché la Dormizione-Assunzione di Maria è un segno delle realtà ultime, di ciò che deve accadere in un futuro non tanto cronologico quanto di senso, un segno della pienezza cui i nostri limiti anelano: in lei intuiamo la glorificazione che attende il cosmo intero alla fine dei tempi, quando «Dio sarà tutto in tutti» (1CR 15,28) e in tutto. Ela, o Vergine Maria, è la porzione di umanità già redenta, figura di quella terra promessa cui siamo chiamati, lembo di terra trapiantato in cielo. Un inno della Chiesa ortodossa serba canta Maria come «terra del cielo», terra ormai in Dio per sempre, anticipazione del nostro comune destino.
Vorrei concludere con le parole di una famosa preghiera con le quali San Francesco saluta Maria oggi ricordata Assunta in cielo:
«Ave Signora, santa regina, santa genitrice di Dio, Maria, che sei vergine fatta Chiesa / ed eletta dal santissimo Padre celeste, che ti ha consacrata insieme con il santissimo suo Figlio diletto e con lo Spirito Santo Paraclito; / tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene. / Avenida, suo palazzo, ave, suo tabernacolo, ave, sua casa. / Avenida, suo vestimento, ave, sua ancella, ave, sua Madre. / E saluto voi tutte, sante virtù, che per grazia e illuminazione dello Spirito Santo venite infuse nei cuori dei fedeli, perché da infedeli / fedeli a Dio li rendiate» (FF 259-260).
Da ilha de Patmos, 15 agosto 2025
Solennità dell’Assunta
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