Entre Prozan y Prozac. Aquellos sacerdotes que Deragliano y Santa María de equilibrio
TRA PROZAN E PROZAC. QUEI PRETI CHE DERAGLIANO E SANTA MARIA DELL’EQUILIBRIO
Stiamo assistendo da giorni al caso di alcuni sacerdoti che hanno abbandonano il loro ministero, reputando che la causa sia anche dovuta a una questione di disequilibrio di quella virtù umana della temperanza e della fede. Questo porta sostanzialmente all’attuazione di due possibili scenari: c’è chi spinge sull’acceleratore della tradizione e del romantico passato retrò con la speranza di trovare una panacea ai mali della Chiesa e chi si tuffa sul progressismo spinto che sfiora pericolosamente l’eresia e lo scisma manifesto e conclamato.
– Los escritos de los Padres de la Isla de Patmos –

Autor
Redacción de la Isla de Patmos
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Tra le tante devozioni mariane — vere o presunte — che affollano la orbe Catholica ne esiste una molto simpatica che a nostro modo di vedere è decisamente originale e significativa. Stiamo parlando della Alma Aequilibri Mater che è stata ribattezzata col nome di Santa Maria dell’Equilibrio, della cui festa non esiste data, perché da mane a sera, va invocata. Chi avrà piacere di conoscere di più la storia di questa devozione mariana potrà facilmente trovare varie notizie sul web e in altre fonti, per noi invece è occasione di spunto per alcune riflessioni sparse.
Nella vita di tutti giorni c’è bisogno di equilibrio che è quella qualità umana che attiene alla virtù della temperanza. L’equilibrio tempera l’intelligenza e la rafforza, rendendola più arguta ed efficace. Nella stessa vita spirituale l’equilibrio è ugualmente fondamentale perché una fede senza equilibrio, ossia disequilibrata, è una fede caotica capace di ogni tipo di aberrazione e di esagerazione.
L’intelligenza della fede ragionevole non può fare a meno dell’equilibrio così come un ministro di Dio non può che desiderare nell’esercizio del suo ufficio di essere equilibrato nella dottrina e nella pratica pastorale fuggendo gli antipodi della focosa emotività e dell’arido razionalismo.
Perché diciamo questo? Perché stiamo assistendo da giorni al caso di alcuni sacerdoti che hanno abbandonano il loro ministero, reputando che la causa sia anche dovuta a una questione di disequilibrio di quella virtù umana della temperanza e della fede. Questo porta sostanzialmente all’attuazione di due possibili scenari diversi nei fatti ma comuni nell’errore: c’è chi spinge sull’acceleratore della tradizione e del romantico passato retrò con la speranza di trovare una panacea ai mali della Chiesa e chi si tuffa sul progressismo spinto che sfiora pericolosamente l’eresia e lo scisma manifesto e conclamato.
Reputiamo che accertare che un uomo sia privo di equilibrio non sia materia per una querela, così come prendere atto e all’occorrenza segnalare che un ministro sagrado sia incorso nella pratica e nella forma in posizioni eterodosse e di separazione dal corpo ecclesiale della Chiesa non costituisca materia da Codice di diritto penale, semmai canonica e di materia che attiene al foro interno.
Questa metodologia è ahinoi tristemente nota nelle variopinte lobby arcobalenate dove il processo alle intenzioni e ai pensieri equivale a una violenta repressione di chi “non la pensa come me”. Di chi vuole pavoneggiarsi in tolleranza, sapienza e acume intellettuale o teologico ma di fatto è irretito dall’ideologia e dalla superbia del sé che è la negazione stessa di ogni sano equilibrio e della capacità di andare dentro le cose.
Come Padri dell’Isola di Patmos reputiamo e riaffermiamo la libertà di utilizzare del libero arbitrio come meglio si reputa — sapendo che il Creatore stesso è il primo a lasciare libere le sue creature — anche a costo di rinnegare la fede e la Chiesa e cadere nell’errore e nel peccato. Siamo però ugualmente convinti che in virtù di questa libertà e assunzione di responsabilità nelle proprie posizioni — teologiche o non — ognuno debba lasciare agli altri la libertà della critica e del dissenso, non certo mandando messaggi intimidatori, o paventando improbabili querele seguendo il consolidato stile di certe lobby arcobalenate ormai specializzate a chiedere la condanna all’ergastolo e alla carcerazione dura del 41bis per coloro che osano esercitare la libertà di pensiero e di opinione. Tema questo al quale, i nostri padri Ariel S. Levi di Gualdo e Ivano Liguori dedicarono un libro che non ha perso attualità, anzi l’ha acquistata col passar del tempo: De Prozan a Prozac.
Desde la isla de Patmos, 9 Septiembre 2025
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