Autore Padre Ariel

«Sono gay». Il coming-out di Monsignor Krzysztof Charamsa, tra l’urlo dei farisei e l’accidia clericale suicida

«SONO GAY». IL COMING-OUT DI MONSIGNOR KRZYSZTOF CHARAMSA, TRA L’URLO DEI FARISEI E L’ACCIDIA CLERICALE SUICIDA

 

Monsignor Kryzstof Charamsa, teologo che stimo e di cui conservo ottimo ricordo, se n’è andato col suo “fidanzato”, gli altri sono invece rimasti ai propri posti e presto diventeranno vescovi e cardinali nella Chiesa di Cristo svuotata di fede e da essi ridotta sempre più ad una lobby mafiosa retta su criteri pornocratici di ricatto e di omertà.

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Autore Padre Ariel

Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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Monsignor Kryzstof Olaf Charamsa, 43 anni, teologo di riconosciuto spessore, professore al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum e alla Pontificia Università Gregoriana, officiale della Congregazione per la dottrina della fede e segretario aggiunto della Commissione teologica internazionale.

Al contrario di molti altri o di gran parte delle praeficae di certi blog cattolici, penso di poter parlare di Monsignor Kryzstof Charamsa con una certa cognizione, perché l’ho conosciuto; fu infatti mio docente all’epoca in cui frequentavo i corsi di licenza specialistica in teologia dogmatica. In quegli stessi anni ebbi “l’onore” di avere come docente anche Padre Thomas Williams, che per esilarante ironia della sorte era docente di teologia morale [vedere QUI, QUI]. Dico “esilarante” perché oggi Williams — avuta la dispensa dal sacerdozio e la dimissione dallo stato clericale — è sposato con la figlia dell’ex ambasciatore americano presso la Santa Sede, dalla quale aveva già avuto in segreto due figli [cf. QUI]. E mentre questo pio Legionario di Cristo se la spassava su “diplomatici talami vaticani” [cf. QUI]; mentre i suoi figlioletti crescevano sani e belli, dalla sua cattedra presso l’integerrimo Pontificio Ateneo Regina Apostolorum ― di cui fu decano di teologia poco più che trentenne ― tuonava verso i peccati contro la morale sessuale. Williams era infatti un moralista duro e puro, pronto a lanciare fulmini e saette morali e bioetiche su un preservativo ed a minacciare i poveri giovani religiosi della Legione, obbligati in modo coattivo ad averlo come confessore, di arrostire tra le fiamme dell’Inferno; perché quella sarebbe stata la loro fine, casomai si fossero sfiorati il membro virile in preda a tempeste ormonali giovanili anche e solo in stato di semi-incoscienza durante il dormiveglia … Con alcuni sacerdoti e religiosi, ex sventurati penitenti obbligati di questo zelante ex Legionario di Cristo, ho dovuto lavorare alcuni anni in foro interno e in foro esterno, pregando e sperando che la grazia di Dio, pure per il tramite di un asino come me, sanasse le profonde ferite recate alle loro anime da questo essere scellerato, disumano e soprattutto strutturalmente ipocrita, degno ramo marcio del diabolico tronco marcito di Marcial Maciel Degollado [cf. QUI].

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il Legionario di Cristo Thomas Williams, già decano di teologia del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum e docente in teologia morale ed esperto di bioetica

Spero che di simili vicende il Prof. Roberto de Mattei ― e con lui tutti coloro che in questi giorni hanno trattato con estrema durezza Charamsa su Corrispondenza Romana e altrove ― non abbia perduto ricordo, incluse le conferenze da lui tenute assieme all’integerrimo moralista e bioeticista Thomas Williams [vedere QUI]. Dal canto mio non ho invece problema alcuno ad affermare di avere sempre giudicato Williams un mediocre inetto messo da altrettanti inetti Legionari di Cristo a insegnare teologia senza che prima avesse compreso i fondamenti del Catechismo della Chiesa Cattolica; e di avere molto stimato invece Charamsa per il teologo di valore che era e che malgrado tutto rimane. Ebbene domando: cos’ha da dirci al presente de Mattei su Williams e su Charamsa, a parte la sua invocazione per il secondo del mitico e … attuale Liber Gomorrhianus edito agli inizi dell’XI secolo [vedere QUI]?

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Monsignor Kryzstof Charamsa, alle spalle il suo compagno Eduard Planas

E se il blog Avanti Popolo alla Riscossa fa tosto eco a trombetta nello straccio di vesti [vedere QUI, QUI, QUI] io preferisco procedere con la tenerezza dell’affetto verso un confratello che ha commesso un errore reso ulteriormente grave dalla sua formazione teologica, di fronte alla quale è impossibile invocare l’ignoranza e tanto meno l’ignoranza inevitabile. E la mia tenerezza nasce da quelle pagine del Vangelo nel quale il Verbo di Dio invita il giovane ricco ad abbandonare le sue ricchezze per seguirlo [Mc 10, 17-27]. Ora, chi pensa che Cristo si riferisse ai beni materiali si sbaglia, mostrando in tal senso d’aver capito poco questo brano evangelico, perché le vere ricchezze negative che limitano la sequela Christi e delle quali dobbiamo liberarci sono quelle riassunte nei Sette peccati capitali. Di questo racconto colpisce la frase: «Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amò […]». Questa è la tenerezza: lasciarsi penetrare dallo sguardo di quel Dio che un giorno, tutti, saremo chiamati a guardare a faccia a faccia, anche per sottostare al suo giudizio, che sarà misericordioso anche se il suo verdetto fosse la nostra condanna alla dannazione eterna.

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il ritorno del figliol prodigo nella casa del padre

Questo il motivo per il quale è bene chiarire dal pulpito di quali praeficae farisee provengono gli stracci di vesti sul caso di Monsignor Charamsa. Analizzando infatti il suo gesto, il quesito doloroso e provocatorio che più avanti porrò sarà il seguente: con questo coming-out ha dato scandalo oppure ha evitato di continuare a vivere nello scandalo? Io credo che nessuno dei tanti laiconi corsi subito a sparare a raffica su ciò che di rigore mostrano puntualmente di non conoscere, sia riuscito a fare un’analisi corretta, perché oltre a non avere i necessari elementi per valutare un caso in sé e di per sé molto grave, sono privi di un altro presupposto fondamentale: l’anima sacerdotale. L’anima di un sacerdote può essere infatti compresa e, con la grazia di Dio penetrata, solo dall’anima di un altro sacerdote mosso come tale da una consapevolezza che non sfiora invece certi laiconi all’arrembaggio: Kryzstof Charamsa ha ricevuto per divino sacramento un carattere indelebile ed eterno e come tale sarà sacerdote per sempre secondo l’antico ordine di Melchisedech, a prescindere dalle sue scelte e dalla sua condotta di vita. Sono consapevole che questo mio confratello ha compiuto un gesto che profana e tradisce il Sacro Ordine Sacerdotale, ma proprio per questo non cesserò mai di pregare e di sperare nel suo ritorno, affinché il Padre possa uccidere il vitello grasso e fare grande festa. E che nessun altro fratello osi fare alcuna obiezione dinanzi alla misericordiosa accoglienza del Padre [cf. Parabola del figlio prodigo: Lc 15, 23].

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Monsignor Kryzstof Charamsa

Dire a posteriori «lo immaginavo» … potrebbe quasi avere il sapore della saccenza, ma non è così, perché del caro e stimato Kryzstof Charamsa io ricordo lo sguardo lucente ma al tempo stesso triste e non chiaro, tipico della persona che cerca di celare il disagio di quella sofferenza sulla quale ha tanto scritto e parlato nelle sue lezioni, al punto da essere indicato come teologo della sofferenza, alla quale più volte ha dedicato dotti seminari e lavori scientifici [vedere QUI]. Mi formai così l’idea che questo giovane teologo molto competente e amabile nascondeva nel mistero della sofferenza umana il proprio disagio e il segreto della sofferenza sua. Un disagio e una segreta sofferenza che istintivamente ricollegai alla sfera emotivo-affettiva, perché al contrario di questo mio confratello divenuto sacerdote ad appena 24 anni, io non ero entrato in un seminario in tenera età, ed ho avuto modo di sviluppare un certo istinto prima di divenire presbìtero in età adulta, salvo e immune da quella “falsa libertà” che pervade i seminari, dove all’apparenza si parla di tutto, ma dove lo spirito repressivo ed auto-repressivo è oggi di gran lunga peggiore sotto molti aspetti di quello che vigeva in gran parte dei seminari pre-conciliari, dai quali vuoi per repressione vuoi per oculata selezione, uscivano fuori degli uomini e non delle donnette. E se a volte, nei presbitèri diocesani, sorgeva qualche problema o scoppiava qualche scandalo, ciò era dovuto al fatto che ogni tanto qualche presbìtero fuggiva con l’amante, ma con l’amante donna. Sfido infatti chiunque a portare un solo singolo caso di un presbitero fuggito col “fidanzato” prima degli anni Settanta.

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Monsignor Kryzstof Charamsa

I moderni farisei che invocano il Liber Gomorrhianus dall’alto empireo della Vera&Pura traditio, omettono però di dare all’opinione pubblica corrette informazioni su Monsignor Charamsa, perché se lo facessero rischierebbero di darsi la zappa sui piedi. Andrebbe infatti precisato che prima del suo coming-out è stato sempre un teologo di ortodossa dottrina formatosi secondo i migliori criteri della scolastica classica, fine studioso dell’Aquinate e raffinato metafisico; non a caso una delle sue principali opere è edita dalle Edizioni Studio Domenicano [vedere QUI]. Gli studenti che ebbero modo di seguire i suoi corsi nel Pontificio Ateneo Regina Apostolorum ricordano sempre con quale precisione e serietà abbia messo in guardia nel corso degli anni i futuri teologi dalle vecchie eresie, che come dei virus si trasformano nel tempo mantenendo però integra la loro pericolosa sostanza. E ricordano altresì, i suoi ex studenti, quanto fosse preciso e deciso nella critica rivolta agli esponenti della Nouvelle Thèologie; ricordano come nelle sue lezioni ponesse l’accento sugli errori ed i pericoli insiti nel pensiero di Karl Rahner. In modo prezioso egli trasmetteva insegnamenti anti-modernisti e anti-rahneriani. Un vero modello di teologo appartenente al mondo della sana traditio catholica, non un affiliato all’area dei modernisti o dei cosiddetti “progressisti”, tutt’altro: un loro nemico giurato.

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Thomas Williams dopo la dimissione dallo stato clericale

Il direttore di Corrispondenza Romana, che pure frequenta da tanti anni il grande campus dei Legionari di Cristo nel quale si trovano il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum e l’Università Europea di Roma, non può fingere di non avere conosciuto questo teologo di sana e ortodossa dottrina, ed assieme a lui non può fingere di non avere conosciuto il moralista duro e puro Thomas Williams, anch’esso d’impostazione tradizionalista, che però se la faceva in segreto con le figlie degli ambasciatori dalle quali sfornava figli e col quale io ebbi una discussione pubblica nel 2008, quando di fronte alle sue affermazione esasperanti sulla masturbazione dissi che il suo rigore non corrispondeva affatto a quanto di ragionevole e umano era stato scritto con buon senso comune e scientifico nel Catechismo della Chiesa Cattolica [Cf. n. 2352, QUI]. Sino a destare infine il suo scandalo per questa mia testuale affermazione: «Se un adolescente che non sia San Luigi Gonzaga benedetto da Dio con particolari grazie non avesse mai fatto ricorso alla masturbazione, qualora ne fossi messo a conoscenza inviterei i genitori a portarlo quanto prima dal neurologo, perché probabilmente c’è in lui qualche cosa di veramente grave che non funziona. Se invece un giovane adulto, od un adulto, vivesse la propria sessualità attraverso la masturbazione, oltre a mettermi a sua disposizione come direttore spirituale lo inviterei a fare quattro chiacchiere con un bravo psicoterapeuta, perché ciò denoterebbe che in lui, a livello emotivo ed affettivo, ma soprattutto a livello di maturità umana, c’è qualche cosa che non funziona proprio» …

… poi, che i Legionari di Cristo, per costruire questo grande campus in zona Aurelia a Roma abbiano pagato 18 tangenti ad altrettanti funzionari pubblici corrotti, questa è tutt’altra faccenda morale, perché ciò che solo conta è di non masturbarsi e di non usare preservativi.

Padre Javier Garcia, L.C.

Considerata l’affermazione molto grave appena fatta, metto le mani avanti ed a scanso di inutili querele che si ritorcerebbero contro eventuali querelanti improvvidi, preciso che ad affermare l’avvenuto pagamento di 18 tangenti ad altrettanti funzionari pubblici corrotti fu uno dei maggiorenti di allora della Legione di Cristo, il piccolo e stolto Padre Javier Garçia, che nel 2009, dinanzi a 27 sacerdoti, durante un pranzo nella Casa Sacerdotale di Castel di Guido, rivolgendosi a me e all’altro italiano presente in quella struttura internazionale disse dinanzi ad un’intera platea di testimoni queste parole molto esaustive circa il livello diabolico a cui può giungere l’immoralità di certi moralisti: «Voi in Italia avete un sistema davvero strano. Da noi, in Messico, non è così, basta pagare una sola persona che quella provvede a sistemare tutto; mentre invece, in Italia, bisogna pagare i diversi funzionari uno per uno, perché ciascuno vuole la sua fetta di torta».

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... quegli ambiti nei quali taluni non applicano affatto il rigore della teologia morale dura e pura …

Dopo avere affermato questo, non in privato ma sulle pubbliche colonne di una rivista telematica che ha superato in appena un anno 1.500.000 di visite, sarei quasi tentato di sperare in una querela da parte di persone che da una parte corrompevano i funzionari pubblici col pagamento di tangenti, dall’altra facevano dormire gli adolescenti del loro seminario minore nei dormitori con le luci soffuse accese, le mani fuori dalle coperte ed i formatori che a turno li controllavano passeggiando per tutta la notte, onde evitare che si fossero toccati là dove moralmente risiede l’intero mistero del male, che nasce e che si sviluppa tutto quanto tra preservativi e masturbazioni, non certo attraverso la corruzione dei funzionari pubblici tramite il pagamento di 18 tangenti. Il tutto, và da sé, mentre i loro sacerdoti ingravidavano le figlie degli ambasciatori in privato e si stracciavano poi le vesti in pubblico per un rapporto sessuale pre-matrimoniale consumato da chi — pur sbagliando — non aveva comunque mai promesso solennemente di mantenersi celibe e casto. E detto questo evito di entrare nel merito dell’intenso legame avuto dai Legionari di Cristo con un altro loro beniamino: l’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, le cui vicende giudiziarie sono ben note all’opinione pubblica. Semmai, sui legami di Fazio col campus dei Legionari di Cristo potremmo provare a chiedere qualche informazione al Prof. Roberto de Mattei che in quella struttura insegna sin dalla sua fondazione e dove tutt’oggi è coordinatore del corso di laurea in Scienze Storiche, sempre ammesso che non sia troppo impegnato a promuovere sull’Agenzia Stampa Corrispondenza Romana il mitico Liber Gomorrhianus, cosa quest’ultima che potrebbe richiedere un impegno estenuante, sino a indurlo a sorvolare comprensibilmente su altre cose, forse moralmente meno rilevanti?

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S.E. Mons. Mario Oliveri, Vescovo emerito di Albenga

D’altronde stiamo parlando di cattolici da regime sovietico, paragonabili in tutto e per  tutto agli ideologi dei vecchi partiti comunisti europei, che quando i carri armati invasero nell’agosto del 1968 la città di Praga, tacquero. Come con sovietica ideologia hanno taciuto di recente gli affiliati alle “logge” dei “tradizionalisti” duri e puri dinanzi ad un altro innegabile dato di fatto: la diocesi italiana più impestata di preti omosessuali e di scandali ad essi connessi, era quella retta dal beniamino del mondo tradizionalista italiano: S.E. Mons. Mario Oliveri, i cui pontificali nella Cattedrale di Albenga erano tutti quanti un tripudio di mitrie gemmate, paramenti barocchi, latinorum e … tanti preti e seminaristi sculettanti attorno a lui come delle fanciulle languide colte dai torpori delle prime mestruazioni.

Signori, come diceva Amleto: «C’è del marcio in Danimarca!». Sottinteso: in tutta. E chi pensa che la santità e la moralità albergano solo dove c’è il rigore apparente, il latino liturgico ed il bel canto gregoriano, non ha capito proprio niente; ma c’è di peggio: non vuol proprio capire niente, perché l’ideologia che lo acceca glielo impedisce. E l’ideologia, qualunque essa sia, è da sempre la nemica peggiore della fede.

Di recente sono stato rimproverato da uno dei miei critici per avere trattato in modo “teologicamente sconclusionato” il Prof. de Mattei in uno dei miei articoli incentrato sulla famiglia ed il Sinodo dei Vescovi attualmente in corso [vedere QUI]. Peccato che anche in questo caso, a stracciarsi le vesti sul mio spirito “teologicamente sconclusionato” sia stato un soggetto che ha trascorso la sua vita a molestare le studentesse in una università pontificia; ragazze e donne tutte sane, vegete e dotate di buona memoria. Però l’inopportuno sarei invece io che, nell’esercizio delle mie funzioni sacerdotali, non ne ho mai molestata una di donne, né dentro né fuori dalle mie funzioni. E quando semmai qualcuna ha tentato di molestare me, ho risposto con garbo che se avessi voluto accettare certe gradevoli “molestie” non dovevo fare altro che restare dov’ero, senza alcun bisogno di diventare prete …

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quello che Monsignor Charamsa poteva e doveva evitare …

… ma torniamo al caso Charamsa, un confratello al quale non cesserò mai ― oggi più che mai ― di volere bene. In modo pertinente e forse ineccepibile si potrebbe dire che l’agire di Monsignor Charamsa è stato un agire dettato da Satana in persona. In qual altro modo potremmo infatti definire un teologo colto, ortodosso, competente e raffinato che rivolge accuse alla Santa Chiesa e alla Sposa di Cristo sfoggiando nella sua verve critica un frasario da fare invidia ai peggiori ideologi del gender e dell’omosessualismo? I peggiori teologi eretici, Hans Küng degna creatura di Karl Rahner, od i teologi più marxisteggianti della liberazione, non hanno mai affermato nulla di simile; ed erano e sono, teologicamente parlando, degli eretici palesi e manifesti, oltre che pericolosi; mentre Monsignor Charamsa, teologicamente e dottrinalmente parlando, non lo era e non lo è, perché il suo è un grave problema perlopiù morale. E indubbiamente immorale — oltre che lesivo alla dignità di tutti noi membri del Sacro Ordine Sacerdotale — è stato vedere in giro per le televisioni del mondo questo nostro confratello vestito da prete che palpeggiava il suo “fidanzato”, che si stringeva a lui e che reclinava il proprio capo sul suo petto come se si fosse trattato del giovane Apostolo Giovanni con il Signore Gesù.

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«La moderna incapacità a leggere i segni» – la celebre immagine del fulmine che colpisce la cupola di San Pietro dopo l’annuncio della abdicazione dal sacro soglio del Sommo Pontefice Benedetto XVI

Per la mia profonda conoscenza di certe vicende ecclesiastiche ed i complessi rapporti che come confessore e direttore spirituale ho da anni con numerosi preti, spesso anche in gravi difficoltà, usando in questo caso anche la mia modesta formazione fatta a suo tempo per l’abilitazione al ministero di esorcista, ritengo di poter dire che Monsignor Charamsa non è stato vittima diretta di Satana ma vittima indiretta dei suoi grandi accoliti. Ed i suoi grandi accoliti sono coloro che dirigono come vescovi le principali diocesi del mondo; sono molti alti prelati della curia romana e non pochi membri del Collegio Cardinalizio. Monsignor Charamsa è solo la conseguenza di ciò che in un mio libro del 2011 [E Satana si fece Trino, a breve in ristampa con altra società editrice], indicai come il dramma della omosessualizzazione della Chiesa. E urlando nei deserti come un piccolo Giovanni Battista da quattro soldi, tale sono io, ho inutilmente spiegato e ripetuto che un esercito sempre più numeroso di gay si è insediato in tutti i posti chiave della Chiesa, tenendo in mano attraverso le peggiori armi di ricatto intere diocesi; tenendo in ostaggio i loro rispettivi vescovi, ridotti spesso a dei pupazzi con la loro bella mitria in testa e il loro pastorale lucente in mano, ma non in grado di governare molte Chiese particolari ormai perdute, perché totalmente frocizzate in seguito a quello che in modo ironico ma pertinente ebbi a definire in quel mio libro come un nubifrocio universale scoppiato sulla povera Chiesa di Cristo.

 

La potente lobby gay che imperversa dentro la Chiesa ha più volte costretto Benedetto XVI a nominare vescovi dei soggetti che mai egli avrebbe nominato; ad elevare alla dignità cardinalizia taluni soggetti più simili a delle soubrette attempate che a degli uomini; gente che non ispira proprio il ricordo dei Principi della Chiesa ai quali è richiesto come primo presupposto non solo una anatomica maschilità fisica, ma soprattutto una adeguata maschilità psicologica.

La potente lobby gay lava le peggiori “fedine penali” di preti in carriera o in corsa verso l’episcopato noti per le loro condotte immorali sin da quand’erano seminaristi; fa sparire segnalazioni fatte alle autorità ecclesiastiche dai pochi sacerdoti ai quali è rimasto un barlume di coraggio, minaccia in modo coercitivo chi mostra dissenso verso le loro consorterie. La lobby gay impedisce che uomini sani e motivati siano ordinati sacerdoti, perché tutt’oggi gran parte dei seminari italiani sono impestati da imbarazzanti effeminati con le vocette stridule e le movenze esangui, in particolare nel Meridione d’Italia, dove se un gay non è bello, quindi non può volare a Roma, Bologna o Milano dove troverebbe subito un ricco cinquantenne omosessuale che lo manterrebbe di tutto punto, come alternativa ecco che entra in seminario, diventa prete e cerca di fare carriera. Non è infatti un caso che i gay che entrano nei seminari sono sempre brutti e fisicamente non gradevoli, perché altrimenti avrebbero preso altre strade e intrapreso tutt’altre carriere. In tutti i miei anni di ministero sacerdotale ed in quelli della mia pregressa formazione al sacerdozio, l’unico gay atletico e di bell’aspetto che ho conosciuto, in mezzo a un esercito sempre più numeroso di preti omosessuali, è stato solo e unicamente Monsignor Charamsa. Forse ve ne saranno altri, ma pur avendo vissuto perlopiù a Roma in ambienti ecclesiastici e sacerdotali internazionali, di omosessuali attraenti ho conosciuto solo lui.

Cristo redentore rio

«La moderna incapacità a leggere i segni» – un fulmine colpisce la mano destra del Cristo Redentore a Rio de Janeiro e ne danneggia il pollice. Per oltre un millennio, prima della introduzione del “gran segno di croce”, la benedizione era data o imponendo le mani o tracciando un segno sulla fronte col pollice destro.

Io non sono affetto da sessuocentrismo né sono uno che misura singoli e situazioni attraverso gli schemi sessuocentrici di Sigmund Freud, ma come uomo che mai ha negato d’aver vissuto nella sua vita pregressa anche una dimensione sentimentale e sessuale e d’aver conosciuto il disordine del libertinaggio e la convivenza con donne, non posso eludere l’elemento fondamentale di quella sessualità umana che fu tra l’altro uno dei principali elementi che concorse alla decadenza della società romana. Quando infatti fu perduta la virilità, a mano a mano prese campo e si diffuse l’omosessualismo ai più alti livelli sociali e politici. Infine scesero dal Nord dell’Europa i barbari che erano maschi a tutto tondo e … e per dirla in modo reale e senza pudibondi eufemismi clericali: i barbari giunsero col membro virile eretto e la spada affilata in mano cogliendo di sorpresa i “maschi” romani sprofondati nel baratro dei peggiori frocismi e che truccati da donne erano intenti a darsi alle orge coi giovani nelle alcove …

Sacco di Roma JN Sylvestre 1890

il “Sacco di Roma” per opera dei visigoti nell’anno 410

… e così i barbari misero in ginocchio ciò che rimaneva del decadente Impero Romano, col loro membro eretto e la loro spada affilata.

In questo momento sta accadendo a livello ecclesiale la stessa cosa in forma peggiore e con una sostanziale differenza: i barbari si convertirono al Cristianesimo, ed anche grazie a loro la Cristianità fu salva e si diffuse tra le stesse popolazioni barbariche. E da che cosa furono colpiti i barbari? Cosa li spinse alla conversione? Presto detto: la loro conversione è legata a figure straordinarie di vescovi, presbìteri e monaci ai quali i barbari riconobbero tempra virile, coraggio, autorevolezza, quindi autorità. Ebbene immaginiamo i barbari oggi: quali reazioni avrebbero dinanzi a figure di vescovi ibridi e androgini, che a mezza voce parlano ma non parlano, non dicono si e non dicono no, ma soprattutto sempre più circondati da preti sculettanti che parlano con voci in falsetto? Provate a immaginare la reazione dei barbari …

Gianfranco Ravasi

il Cardinale Gianfranco Ravasi

… chi sarebbe in grado oggi, come nel 452, di fermare Attila detto “il flagello di Dio“, armato solo della propria grande autorevolezza, come lo era il Santo Pontefice Leone Magno? Forse il Cardinale Gianfranco Ravasi che intima al Re degli Unni: «Caro Fratello, non ti arrabbiare, anzi, vieni mio ospite presso il Cortile dei Gentili, che ne parliamo assieme». Forse Attila, dopo una sonora risata gli risponderebbe: «Dolcezza, pensi forse di essere sul set degli studi televisivi di Canale5? Guarda che io sono reale, ma se la cosa non ti è chiara allora sappi che io ammazzo sul serio!». 

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lo psicologo Roberto Marchesini

Già anni fa parlavo della omosessualizzazione della Chiesa con tutto ciò che ne consegue, tema approfondito in seguito con lo psicologo Roberto Marchesini al quale lamentai un vero e proprio golpe omosessualista in corso [cf. QUI]. Dio solo sa quanto io soffra nel vedere certe cadute nel ridicolo, perché basta partecipare a un incontro del clero in qualsiasi diocesi per rendersi conto di quanto basso sia, se non a volte inesistente, il livello di testosterone che corre tra i presbiteri ed i vescovi, sino a giungere a vere e proprie figure grottesche di preti; o ad assemblee del clero che sembrano dei veri e propri raduni promossi dal Gay Village.

Magari fossero scatenate delle nuove persecuzioni contro la Chiesa, perché il sangue dei martiri l’ha sempre purificata e rivitalizzata, cosa questa che hanno imparato nel tempo i nostri nemici, il Demonio in testa a tutti che, fatto tesoro della lezione, se ne guarda bene dal farci un buon servizio del genere, ben altro è infatti il suo servizio: servendosi delle peggiori gesta degli uomini di Chiesa ridotti spesso a figure in bilico tra caricaturale e grottesco, sta rovesciando su di noi il ridicolo, neppure il disprezzo, ma il ridicolo.

Oggi, la Chiesa attaccata dall’interno è stata anzitutto svirilizzata; si sono create potenti cordate di mezzi uomini piazzati nei posti di maggior rilievo, resi deboli dalla loro smidollatezza congenita e gestibili attraverso la loro ricattabilità. E questi mezzi uomini selezionano a loro volta uomini più “mezzi” ancora di loro che siano come tali deboli e ricattabili, quindi intruppabili. Altro che “sangue dei martiri”!

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il tripudio pagano della festa di Sant’Agata a Catania, notoriamente gestito dalle cosche mafiose

Ci si rivolga una domanda, o meglio se la rivolgano i vescovi italiani o ciò che resta dell’episcopato italiano: perché da Napoli in giù la Dottrina Sociale della Chiesa non trova applicazione; perché non è stata sviluppata la cultura degli oratori e delle grandi aggregazioni cattoliche? E per aggregazioni cattoliche non s’intendono quei quattro mezzi esaltati disgreganti dei Neocatecumenali o dei Carismatici, ma ben altro genere di aggregazioni aggreganti. Perché tutto tende invece a limitarsi ad una fede paganeggiante fatta di tradizioni popolari, processioni e celebrazioni di Santi e Sante che ricordano in tutto i baccanali greci, i quali a suo tempo si concludevano con la grande orgia tra fiumi di vino, mentre oggi si concludono coi fuochi artificiali, quale raffigurazione simulata degli orgasmi orgiastici? Perché nessuno si cura del fatto che l’immane scandalo della festa di Sant’Agata a Catania è totalmente in mano alla potente mafia catanese [vedere QUI]? Ebbene ve lo spiego io il perché di tutto questo: perché nel Meridione d’Italia — fatte salve le singole eccezioni dei buoni preti, che sono sempre di meno e sempre più vessati da un sistema ecclesiastico corrotto e corruttore — c’è il clero moralmente più scandaloso, scadente, impiegatizio e pigro del nostro Paese. Infatti, le associazioni mafiose: Camorra, ‘Ndrangheta, Sacra Corona Unita e Cosa Nostra, non vogliono disturbi sul loro territorio. Pertanto non gradiscono la presenza e l’operato di antagonisti capaci di strappargli di mano la giovane manovalanza, educando i giovani ad una cultura non mafiosa, cosa questa che richiederebbe la tempra e la virilità di preti che siano anzitutto dei maschi decisi e capaci come tali di incutere rispetto e sacro timore. Ecco allora che le mafie hanno insinuato un sistema mafioso anche all’interno delle Chiese locali, dove molti vescovi si comportano di fatto come fossero dei capi clan, circondati spesso da preti caricaturali e ricattabili. Inevitabile quindi che certe Chiese locali siano anzitutto riempite di preti omosessuali, dentro gli armadi dei quali si trova in schifo di tutto e di più. Questo rende le Chiese particolari del Meridione d’Italia deboli e sottomesse alla criminalità organizzata, che esercita sui vescovi un grande potere di ricatto, perché qualora non stessero al loro posto come i mafiosi vogliono, questi tirerebbero fuori scandali morali e patrimoniali così gravi dinanzi ai quali si finirebbe col dover ammettere che la realtà oggettiva di certi vescovi, preti e diocesi supera davvero l’umana fantasia.

tempesta sedata

Gesù dorme nella barca di Pietro sul mare in tempesta [Mc. 4, 35-41]

Nel corso degli anni, a Roma, quante suppliche sono giunte, con tutte le più dettagliate e gravi spiegazioni del caso, circa l’urgenza di nominare come vescovi diocesani da Napoli in giù dei sacerdoti privi di qualsiasi legame di nascita, parentale e sociale con il luogo; che non si siano formati nei seminari e negli studi teologici locali? Per tutta risposta, non solo Roma si è mostrata sorda, molto peggio: alcuni dei più ricattabili preti-signorina sono stati promossi all’episcopato ed eletti vescovi di numerose di queste Chiese particolari, all’interno delle quali hanno seguitato ad incrementare e proteggere a più non posso il frocismo ecclesiastico.

La Chiesa sopravviverà com’è scritto nel deposito della nostra fede, ma questa sopravvivenza non può essere scissa dal chiaro monito: «E quando il figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?» [cf. Lc. 18,8]. Il Figlio dell’Uomo potrebbe anche trovare il guscio di una Chiesa totalmente svuotata di fede, con piccoli nuclei reietti e perseguitati al suo interno, che hanno cercato di mantenere integra a smisurato prezzo personale la fede degli Apostoli.

caduta libera

siamo in caduta libera, irreversibile e senza paracadute …

Siamo in caduta libera irreversibile, in fase di sgretolamento avanzato e con una emorragia di fedeli come mai s’era vista prima in certi continenti. E siccome come cristiano e sacerdote sono chiamato al realismo e non certo all’idealismo di matrice tedesca — posto che Cristo è morto e risorto realisticamente, non idealisticamente — di una cosa propendo a essere certo, anche se in questo caso non è opportuno parlare di “certezze”: tra non molti anni, la Chiesa come per secoli l’abbiamo concepita a livello ecclesiastico non esisterà più [cf. mio precedente articolo, QUI]. La Chiesa sopravviverà e seguiterà a vivere sino alla fine dei tempi, ma diverrà “altro”, perché sono ormai cinquant’anni che la Chiesa di Cristo si sta trasformando in “altro”; e questa non è un’opinione ma un dato di fatto che io accetto, mentre altri no, a partire dai membri del Collegio Episcopale, perché infarciti del meglio del peggio di certi devastanti teologismi novecenteschi di matrice idealista tedesca, che li rende appunto malati di quell’idealismo che li porta a non capire quel realismo tutto quanto basato sulla carne del Risorto che è salito al cielo con impressi sul suo corpo glorioso i segni indelebili della passione.

Monsignor Kryzstof Charamsa è venuto allo scoperto, ma al contrario di ciò che molti pensano, io ritengo che abbia dato uno scandalo di minore portata rispetto a coloro che hanno ridotto la Chiesa ad una sorta di gineceo per capponi castrati, pronti a distruggere in gruppo il maschio se non lo possono avere, possedere, gestire e ridurre ad un loro giocattolo. E se non possono distruggere quell’essere non facilmente controllabile che è il maschio, allora lo emarginano totalmente, affinché nel clero possano trionfare checche e checchine dive e divine assetate di fascette rosse, di posti al sole e di prebende, soggetti pronti ad essere sottomessi ai potenti come delle geishe e prepotenti oltre ogni misura con i deboli e gli indifesi. Questi sono i veri accoliti di Satana, non Monsignor Charamsa.

Monsignor Krzysztof Charamsa ed il suo compagno alla partenza per la Spagna

Monsignor Kryzstof Charamsa è venuto allo scoperto perché è un uomo giovane e di bella presenza, con un fisico da atleta e da nuotatore, degli occhi celesti belli e luminosi. Un uomo al quale la vita, nel bene e purtroppo nel male, può concedere tutto ciò che non potrebbe invece concedere al fitto esercito di preti gay sgradevoli nell’aspetto e nel corpo, dotati di diabolica furbizia ma non d’intelligenza né di cultura e per questo abili dissimulatori che, come tutte le persone molto mediocri, o come tutti i gay incattiviti, possono fare carriera solo all’interno della Chiesa in questo nostro momento di decadente implosione. Carriere che l’Autorità Ecclesiastica continua in modo scellerato a concedere loro, nominandoli alle alte cariche accademiche, facendoli vescovi, inserendoli nella Curia Romana, nel servizio diplomatico della Santa Sede e via dicendo, perché come dissi anni fa allo psicologo Roberto Marchesini: «Hanno fatto un golpe!» [vedere QUI]. E aggiungo oggi: «E la vicenda dell’abdicazione al sacro soglio di Benedetto XVI ne è il tragico epilogo». O forse qualcuno pensa che i pesanti e terribili faldoni dell’inchiesta svolta su mandato del Predecessore del Regnante Pontefice ed affidata a quattro anziani cardinali, si sia dissolta nel nulla? No, quei faldoni oggi sono più pesanti, ed al loro interno sono contenuti fatti ed episodi dinanzi ai quali Satana sarebbe capace ad ammettere che neppure lui, pur con tutto il suo odio verso il Cristo, sarebbe riuscito a sfregiare la Chiesa come invece l’hanno sfregiata certi cardinali, vescovi e preti.

spazzatura in casa

spazzatura dentro casa nostra …

Il teologo Kryzstof Charamsa era uno dei nostri elementi migliori, ed è uscito dalla porta in modo eclatante per lasciare la casa al peggio che seguita ad albergarvi dentro; un ottimo elemento al quale nessun formatore e nessun confessore — al quale chissà quante volte avrà parlato delle proprie pulsioni sessuali verso il proprio stesso sesso — ha mai detto: «Sii pure te stesso, ma ti prego, non diventare prete». Frase questa che io ho ripetuto più volte, sino a poche settimane fa, a diversi candidati ai sacri ordini, salvo vederli poi ordinare nel corso del tempo dai loro rispettivi vescovi, incuranti dei danni immani che con quelle sacre ordinazioni avrebbero recato alla Chiesa.

stanislaw dziwisz

il Cardinale Stanisław Dziwisz

Questa è la nostra irreversibile situazione: Vescovi incapaci che non possono essere rimossi perché protetti dal potente cardinalone loro ex compagno presso la conventicola dell’Almo Collegio Capranica, o perché divenuti vescovi per volontà di qualche potente che non può certo avere sbagliato nella scelta, neppure dopo morto. Vescovi incapaci che a loro volta mettono dei perfetti incapaci a dirigere i loro seminari, all’interno dei quali si formano delle aggregazioni di gay, diversi dei quali spiccano poi il volo appena preti per gli uffici della Conferenza Episcopale Italiana, i Dicasteri della Santa Sede, la Pontificia Accademia Ecclesiastica … e come le vipere seguitano a riprodursi e proteggersi tra di loro ai più alti livelli, scavando la fossa attorno a chiunque gli si opponga e li chiami col loro nome.

Monsignor Kryzstof Charamsa ha sbagliato, ha tradito le sacre promesse sacerdotali ed ha messo in imbarazzo il gruppo sempre più esiguo dei suoi confratelli sani; ma ha avuto il coraggio di dirci in faccia a tutti quanti che lui era il prodotto di questa omosessualizzazione ecclesiastica che lo ha favorito in una veloce e folgorante carriera sin dalla sua giovane età, senza che nessuno, durante i suoi anni di formazione, si rendesse conto dell’ovvio prima che fosse consacrato sacerdote.

Quanti altri gay della potente cordata di omosessuali polacchi, evidenti all’occhio ma al tempo stesso nascosti, rimangono invece in servizio presso la Santa Sede, sotto la protezione del sempre potente Cardinale Stanisław Dziwisz, noto anche come “il grande lavatore di gay”, da lui forniti spesso di garanzie tali da fare invidia al candore di Santa Maria Goretti vergine e martire?

nunzio in santo domingo

S.E. Mons. Jozef Wesolowski, già nunzio apostolico a Santo Domingo, condannato per pedofilia e possesso di materiale pedo-pornografico e dimesso dallo stato clericale

Quanti membri della cordata dei gay polacchi sono stati promossi alla dignità episcopale? Perché se non erro, il primo nunzio apostolico accusato e riconosciuto colpevole di pedofilia nell’intera storia del servizio diplomatico della Santa Sede era putacaso proprio un polacco [vedere QUI, QUI]; il quale putacaso era nelle grazie del Cardinale Stanisław Dziwisz, sempre per parlare di questa nostra povera Chiesa dove tutti conoscono responsabili, mandanti ed esecutori ma dove nessuno taglia loro le teste, al limite si promuovono a diverso alto incarico, o incuranti dei danni che possono fare si lasciano sulle cattedre episcopali o presso i propri uffici fino al sopraggiunto limite di età. Oppure: tutti sanno che quel vescovo ausiliare è un soggetto problematico? E quale problema c’è: vediamo quale diocesi è vacante e nominiamolo subito a quella sede vescovile, così potrà essere rimosso da una parte per seguitare a fare danni molto peggiori altrove.

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Monsignor Krzysztof Charamsa

Monsignor Kryzstof Charamsa ci ha dimostrato di essere il frutto e il prodotto dei veri accoliti di Satana, coloro che stanno deturpando la Santa Sposa di Cristo, celandosi dietro a ragioni sempre e di rigore superiori di buona politica pastorale e di alta diplomazia ecclesiastica; ragioni di fronte alle quali ritengono legittimo sacrificare persino Cristo e tutti i Santi. E mentre tutti costoro finiranno all’Inferno accolti in trionfo da Satana in persona, Monsignor Kryzstof Charamsa finirà invece in Purgatorio a scontare la sua meritata pena, che non sarà però la dannazione eterna. Alla dannazione eterna si sono condannati coloro che hanno trasformato la Chiesa di Cristo in una succursale della Chiesa del Demonio, ivi inclusi i rettori di seminario, i direttori spirituali e tutti quei confessori incapaci ad esercitare con sapienza e coscienza i propri ministeri, che non hanno mai letta e percepita l’indole del giovane Kryzstof Charamsa dicendo lui: «Non diventare prete, perché se lo diventerai non potrai essere libero, non potrai mai essere te stesso, quindi ti voterai ad una inutile sofferenza». E non a caso, molti anni dopo, Monsignor Charamsa era conosciuto nell’ambito teologico specialistico come un giovane maestro della teologia della sofferenza.

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Monsignor Krzysztof Charamsa

A Monsignor Kryzstof Charamsa, pure nel grave errore commesso e nel danno lacerante recato alla Chiesa, va riconosciuto un “merito”: a un certo punto non è stato più a questo gioco, ha pubblicamente tradito il sacerdozio, ha abbracciato il suo “fidanzato” in conferenza stampa ed è partito in “luna di miele” per i Paesi Baschi, mentre tutti gli altri, ben più pericolosi di lui, rimangono invece ai loro posti a profanare in modo molto peggiore il Sacro Ordine Sacerdotale, a decidere che gli uomini sani non possano diventare preti e che i preti peggiori e moralmente più scadenti seguitino ad essere promossi alla dignità episcopale per la somma tutela delle ragioni politico-pastorali e diplomatico-ecclesiastiche che si sono create all’interno dell’ormai “sistema-mafioso-chiesa-cattolica”; un sistema al quale tutto è sacrificabile, incluso il Corpo Mistico di Cristo.

Monsignor Kryzstof Charamsa se n’è andato col suo “fidanzato”, gli altri — quelli molto peggiori di lui — sono invece rimasti ai propri posti e presto diventeranno vescovi e cardinali nella Chiesa di Cristo svuotata di fede e da essi ridotta sempre più ad una lobby mafiosa retta su criteri pornocratici strutturati su dinamiche diaboliche di ricatto e di omertà.

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11 commenti
  1. Unum dice:

    L’unico merito che riconosco a mons. Charamsa è quello di avere messo sotto i riflettori la questione dei preti cattolici omosessuali, che secondo alcune stime sono il 40%, secondo me sono molti di più. Da quando la Chiesa si è istituzionalizzata è sempre stata alta la concentrazione di uomini omoaffetivi tra il clero, è così anche oggi e sempre sarà così in futuro. È necessario che la Chiesa prenda atto con serenità di questa realtà, che già conosce, ma finge di ignorare ipocritamente. Una volta accettata la realtà, con paterna e fraterna comprensione, deve altresì ribadire con forza i doveri dello stato sacerdotale ai propri chierici. Infatti per me non c’è alcuna differenza se un prete abbia un orientamento omosessuale o eterosessuale, l’importante è che, avendo scelto lo stato clericale, sia un testimone fedele della Parola di Dio e della dottrina cattolica e rimanga fedele agli obblighi sacerdotali del dono totale a Dio, del celibato, della castità, in obbedienza alle leggi della Chiesa.
    Se poi un prete ha perso la vocazione e non si riconosce più in queste promesse o non riesce più ad incarnarle nella propria vita allora è meglio che abbandoni il sacerdozio senza tanti traumi, ma con serenità. Nessuno è obbligato a diventare sacerdote cattolico, così come nessuno è obbligato a rimanere contro la propria volontà. Meglio avere pochi preti, omosessuali o eterosessuali che siano, fedeli e felici del proprio stato, piuttosto che tanti preti frustrati e dalla doppia vita come mons. Charamsa. Se la Chiesa finge di ignorare che i casi simili a mons. Charamsa sono migliaia in tutto il mondo, allora esploderanno come un vulcano, invece se intraprenderà la strada dell’accettazione il fenomeno potrà essere tenuto sotto controllo nell’interesse della comunità ecclesiale e dei singoli presbiteri.

  2. Lewis dice:

    Don Ariel,
    Certo lo sconcerto è stato molto forte, e di conseguenza anche lo sdegno, almeno per me, che non sono certo un esempio di perfezione, ma che al contempo vorrei (non nel senso del pretendere, ma nel senso dello sperare) che almeno chi occupa certe posizioni, e che ha fatto questa impegnativa scelta di vita per il Signore e per la Chiesa, sia guida e modello per tutti noi.
    Forse appartengo ancora a quella vecchia scuola che vedeva ogni consacrato come uno specchio di Colui a cui tutto dobbiamo, quindi degno della massima considerazione.
    Tuttavia, anche in virtù della sua conoscenza personale di Mons. Charamsa, lei ha restituito dignità a questa persona, pur condannandone senza tentennamenti il peccato.
    E al di là della cruda disamina sulla tragica situazione (per cui non ci resta che affidarci ancora di più a Lui), il suo articolo lo assimilo alla pagina evangelica di Gesù coi venditori del tempio e a quella dell’adultera, che chiama noi tutti direttamente in causa, e senza ipocrisie di sorta.
    Le sue parole per questa persona, pur chiare e forti come il famoso “sì-sì, no-no”, sono un perfetto esempio di misericordia cristiana. Quella vera, non quella che va di moda…

  3. Daniela Dian
    Daniela Dian dice:

    hai tutta la mia simpatia e la mia stima. Hai fatto un quadro così limpido della situazione che non è da tutti. Che Dio ti benedica. Ho lottato per anni con il mio ex vescovo accusandolo di avere riempito la diocesi di femminucce che sculettano sotto l’abito talare, ma mi sono solo fatta odiare. Di fatto ci sono scandali incancreniti nella mia diocesi che nessuno cava e chi denuncia viene fatto fuori…per la mia dignità e la mia salute ho scelto di stare fuori da tutte le dinamiche diocesane e parrocchiali perchè purtroppo ho il brutto vizio di vedere … e da sola non vado da nessuna parte.

  4. DIABOLIK dice:

    Optime! Il miglior articolo sul caso. Posso tradurlo in francese (se ne ho tempo) per pubblicarlo in qualche blog?

  5. ettore dice:

    il card. Raymond Burke dice: “La Chiesa deve essere chiara sulla sua identità. Se per fondamentalista si intende qualcuno che insiste sulle cose fondamentali, sono un fondamentalista. Quale sacerdote, non insegno me stesso e non agisco per me stesso. Appartengo a Cristo. Agisco nella Sua Persona. Insegno solo quello che Egli insegna nella Sua Chiesa, perché questo insegnamento salverà le anime”.
    Burke dice di lasciar perdere le etichette, il cui uso “è un modo per scontare una persona e per non considerare la verità di quello che egli insegna o fa. Io sono cattolico romano, spero sempre di esserlo, e, alla fine della mia vita terrena, di morire nelle braccia della Chiesa”.

    Da oggi è in libreri: Divino Amore incarnato – La santa Eucaristia sacramento di Carità (Cantagalli), il suo ultimo libro tutto dedicato al sacramento della comunione.

    Matzuzzi sul Foglio

  6. Padre Ariel
    Andrea di Bernardo dice:

    Cari Padri, un commento comune per tutti e due i vostri articoli, una costatazione e una domanda …
    Il commento: credo che per molti cattolici voi siate in questo momento un faro e una scialuppa di salvataggio.
    La costatazione: voi non state con nessuno, non state ne con i progressisti ne con i tradizionalisti, siete proprio al di sopra delle parti, perché state con la verità.
    La domanda: chi vi da il coraggio che avete?
    Tante, tante grazie!

  7. emilio dice:

    Analisi del caso approfondita, condivisibile. Due commenti anche se indipendenti dal caso specifico.
    1 – a differenza degli animali il piacere sessuale dell’uomo non è solo associato al tempo dell’estro, è un dono secondo solo all’intelligenza; e così importante per il creatore che le sensazioni arrivano al cervello per due vie nervose, spina dorsale e nervo valgo, valide anche per paralizzati. Ma le sensazioni necessitano per svilupparsi di attivazione al tempo dell’arrivo degli ormoni, come la parola va attivata in un certo tempo, altrimenti è perduta. Quindi verso i 13 anni se non parte il matrimonio – come spesso avveniva in passato – una castità assoluta fa perdere un dono. Devo criticare il libro per adolescenti di Luigi Fossati SJ dove fatti o pensieri riferiti a “impurità” erano tutti peccato mortale.
    Sulla omosessualità una informazione ignota. Per migliaia di anni l’uomo è vissuto di caccia, dovendo contenere la numerosità della tribù per ovvi motivi. Soluzione al problema, durante i 4 anni di allattamento nessun rapporto con la moglie, omosessualità inevitabile… fatto normale in tutte le tribù della foresta equatoriale americana.

  8. MatteoVeca dice:

    Dice tante cose giuste Don Ariel, ma mi spiega perché Charamsa è migliore di quelli che pur facendo le stesse cose che faceva e fa lui (nelle declinazioni più o meno sordide importa poco…), sono peggiori di Lui? Perché non hanno fatto un pubblico scandalo? Perché non hanno scritto un libro sulle loro “avventure” vaticane? Perché Lei è così intenerito da costui e lo è così poco dagli altri “fratelli” che fanno le stesse cose restando ai loro posti a spalleggiarsi l’uno con l’altro? Forse che Satana si può servire solo in vaticano e non a Barcellona? Si può servire Satana solo se si è Legionari di Cristo oppure brutti e non se si è gradevoli nell’aspetto? Lei si scaglia contro i froci in carriera, contro la “cordata gay polacca” annoverante episcopi e monsignori, ma si fa dolce con questo personaggio che proprio da quella sponda è arrivato alla notorietà. Come ha fatto carriera secondo Lei Charamsa? Come è diventato professore delle pontificie università (come quel Williams che tanto La scandalizza) ???Come è diventato lui bello e piacente a soli 43 anni segretario aggiunto alla dottrina della fede? “Cordate gay polacche”?
    Chi fa due pesi e due misure alla…

    • Ariel S. Levi di Gualdo
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      … sinceramente, a questi suoi quesiti, ma proprio a tutti, ritengo di avere risposto, in modo anche esauriente, nel mio articolo.

  9. ettore dice:

    Rev. Padre,
    Come sempre impetuoso, ancor più prorompente dopo tanto prolungato silenzio. Tanti fatti ed argomenti, bollenti, da interpretare e condividere con i suoi lettori.
    Quello proposto forse non è nemmeno il più importante, ma ci offre una chiave di lettura alquanto diversa rispetto ai media. Trave o pagliuzza?
    Ciascuno di noi si deve sempre ricordare delle parole di Gesù “et quomodo potes dicere fratri tuo frater sine eiciam festucam de oculo tuo ipse in oculo tuo trabem non videns. Hypocrita eice primum trabem de oculo tuo et tunc perspicies ut educas festucam de oculo fratris tui”.
    More solito, mediante un’opportuna, enfatica sottolineatura di situazioni antinomiche, ecco un’evidente empatia per lo “slancio di verità” del “peccatore pubblico confesso” contrapposto all’ipocrisia in cui tutti cadiamo, più o meno consapevoli. Una sorta di applicazione umana e mondana del principio del ” male minore”, dei due pesi e delle due misure.
    Poveri noi.
    Misere nobis, Domine

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