Roma. Sulle due sedicenni morte sul colpo nei pressi di Ponte Milvio l’ennesimo pianto del coccodrillo di una società civile incapace a domandarsi: dove, noi genitori, abbiamo sbagliato e poi tragicamente fallito?
Latest posts by Padre Ariel (see all)
- «Qualcosa è cambiato». Da Jack Nicholson al Cardinale Matteo Maria Zuppi laurea honoris causa all’Università di Catania - 14 Aprile 2024
- Le tifoserie di Maria co-redentrice, una grossolana contraddizione in termini teologici - 6 Febbraio 2024
- Un buon prete è tale se per lodare il proprio Vescovo attende la fine del suo mandato: Andrea Turazzi, da oggi Vescovo emerito della Diocesi di San Marino-Montefeltro - 3 Febbraio 2024
@Jack
per non piangerci addosso e basta, si potrebbe cominciare col darci da fare per l’effettiva libertà di educazione, tramite il buono-scuola a costo standard. Il “Popolo della Famiglia” ce l’ha nel suo programma politico: http://ilpopolodellafamiglia.net/programma/
Così, intanto, cominceranno a essere scuole dove i prof. potranno fare sul serio il proprio lavoro, supportati a casa dalle famiglie che vorranno che i loro figli non vadano a male, come quelli descritti in questo articolo.
Poi, da cosa nasce cosa.
Schiatteranno, o se schiatteranno! la vita è, tutto sommato, abbastanza lunga e questi personaggi sono, in larga parte, destinati al disastro. Il problema è: quante sofferenze infliggeranno nel frattempo al loro prossimo (ove per prossimo intendesi: i loro figli, tutti quelli che verranno in contatto con loro o i loro figli, la comunità stessa che si troverà ad interagire con loro ed i loro figli)? Proviamo a tenere conto che in quelle classi, bastano un paio di questi elementi per apportare danno anche a tutti gli altri.
Un grazie per esserci padre Ariel.
Stefano Baldoni, ciao ?
Federico di Siracusa
Tutto verissimo. Ma anche tutto ovvio, perché se non esiste Dio non esiste nessuna autorità. Omnis potestas fit a Deo, ma oggi ciò è declinato in Non avrò altro dio all’infuori di me.
Ho insegnato nel liceo dove, a quanto leggo, andavano le due ragazze. Quasi tutte le classi piene di ragazzotti e ragazzotte viziati, che non avevano né voglia di studiare né le basi per affrontare un liceo (erano i genitori ad averli mandati lì), ma che in ogni caso venivano promossi. In qualche classe avevano un comportamento chiaramente arrogante e maleducato, non in senso violento ma comunque facendosi gli affari propri durante la lezione (lezione per modo di dire). A me che obiettavo che in una classe di terza liceo molti ignoravano il significato di termini come artiglieria, intrinseco, fallace, la preside disse di non pormi “idealtipi troppo elevati”. Non a caso in quel liceo capitavano diversi bocciati da altre scuole. Ma non è che altrove sia meglio. Non parlo p. es. di una scuola media a Monteverde dove i ragazzini maleducati e viziati erano quasi sempre spalleggiati dai genitori, fossero distinti professionisti o ignorantoni energumeni. Taccio poi di realtà di provincia anche al Nord, dove capita di sentirsi dire che vanno a scuola per fare un favore ai professori. Evviva il Progresso!
Ok. Tutto condivisibile. (A parte le digressioni finali su Pannella, Bonino ecc. sulle quali si può discutere in un altro momento.)
Quindi cosa facciamo?
Una nuova legge sulla responsabilità penale dei genitori diseducativi?
Cosa facciamo?
Ci mettiamo a dare sberle a dritta e a manca?
Mi spiace ma siamo tutti responsabili, con la nostra indifferenza politica, e civile; responsabili di questo disastro, progettato attraverso una scuola senza risorse, una televisione lobotomizzante e un mondo di SlotMachines.
Don Ariel, la sua pedagogia mi ricorda molto quella di don Camillo con Peppone. L’unica differenza è che Peppone, poi, capiva…
Mi piacerebbe avere almeno la sua prontezza nelle risposte con i genitori di certi miei alunni che pretendono di determinare loro il voto dei figli.
Grande analisi della situazione , Padre Ariel
Vorrei dire che gia’ dalle piu’ tenere eta’ e dalle scuole elementari i genitori abdicano al loro ruolo di educatori dei figli e si mettono sempre a prendere le loro parti, anche quando francamente indifendibili. . Mi ricordo la mamma di un compagno di seconda elementare di mio figlio , lamentarsi con me dell’ insegnante come se tale insegnante fosse un mostro perche’ ’ aveva osato sospendere il figlioletto, il quale angelico pargoletto aveva “ solo” preso a calci negli stinchi la suddetta insegnante e dal banco poi le aveva lanciato un diario copertina rigida che cogliendo sulla fronte l’ insegnante le aveva procurato un taglio, che poi dovette essere suturato con tre punti . Mi ricordo che pensai : se tanto mi da’ tanto, se a otto anni prende a calci e ferisce la maestra, a sedici anni che fara’ , se i genitori lo difendono sempre, diventera’ un serial killer?
E’ fin dalla piu’ tenera eta’che il familismo immorale genera mostri.
L’anarchia del ’68, applicata con perseveranza generazione dopo generazione. C’è solo da immaginarsi cosa succederà quando questa generazione metterà al mondo e dis-educherà la successiva.
Ci sarebbe poi da scrivere un capitolo a parte sul lassismo applicato all’interno della Chiesa Cattolica, a furia di “poverini, bisogna comprenderli…” pronunciati da madri-donnette e padri-eunuchi.
Caro Padre,
vorrei chiarire, a lei e ai lettori interessati che non conoscano la scuola attuale, come sarebbero andate le cose se il collega avesse seguito la procedura indicata dal giudice, che indiscutibilmente sarebbe stata l’unica corretta. Naturalmente parlo in termini di probabilità, visto che non conosco l’istituto né il suo dirigente, ma conosco la normativa e la prassi diffusa.
Il collega avrebbe apposto un’annotazione sul registro di classe. Poi avrebbe parlato con il coordinatore e richiesto la convocazione di un consiglio di classe straordinario per motivi disciplinari. È probabile che il coordinatore gli avrebbe chiesto di consultare lui i colleghi della classe per trovare una data e un’ora che andasse bene a tutti. È anche probabile che almeno qualcuno di loro lo avrebbe considerato come un seccatore che li costringeva a sprecare tempo.
Se tutto fosse andato liscio, dopo una settimana o giù di lì, nella quale il ragazzo avrebbe continuato a venire a scuola e a guardare l’insegnante con aria provocatoria, si sarebbe tenuto il consiglio di classe.
In questo, con buone probabilità, il dirigente scolastico avrebbe richiamato il collega chiedendogli se avesse posto in atto tutte le opportune strategie volte a far comprendere all’alunno la necessità delle regole per la civile convivenza, o qualche affermazione del genere, mancante del solo Antani. Poi avrebbe richiamato la necessità di provvedimenti che siano sempre rieducativi e mai punitivi e la riunione si sarebbe conclusa, nel più probabile dei casi, comminando tre giorni di sospensione. Ma, si badi, con obbligo di frequenza, perché non si può privare un alunno delle opportunità didattiche eccetera. Quindi qualcosa come un digiuno a base di lasagne e costate fiorentine.
Con ogni probabilità, la famiglia dell’alunno si sarebbe appellata all’organo di garanzia, che avrebbe dovuto riunirsi convocando il medesimo. L’organo, quasi certamente, avrebbe confermato il provvedimento, ma nel frattempo sarebbe trascorsa – sempre nel migliore dei casi – una ventina di giorni, durante i quali l’alunno in questione avrebbe sempre mantenuto l’aria del vincitore davanti a tutta la classe. Dei tre giorni con obbligo di frequenza molti non si sarebbero neanche accorti.
Allo scrutinio finale si sarebbe posta la questione dell’eventuale riduzione del voto di condotta. Non certo un 5, che avrebbe portato alla bocciatura (pardon, non promozione) con conseguente ricorso al TAR, ma un semplice 6 o 7. Molto probabilmente avrebbe prevalso il principio di non cercare grane. Su questi voti di condotta persiste una specie di esclusione dipendente dal fatto che, alcune ere geologiche or sono, comportavano appunto la non promozione. Alla fine il ragazzo sarebbe stato promosso con il suo 8 in condotta come molti altri della classe.
Se qualcuno si stesse chiedendo: ma davvero siamo ridotti così? la risposta è: sì. Questo giustifica un gesto violento? certamente no, secondo le leggi vigenti; ma se a uno gli girano i cosiddetti, posso solo pregare per lui e per chiedere di non trovarmi mai in una situazione simile.
Caro collega,
sulla mia preghiera puoi contare. Condivido , per la mia esperienza (32 anni nella secondaria superiore statale), la tua analisi. Sono stato nei licei e nei professionali, in zone di professionisti abbienti e in periferia. Devo dire che comunque preferisco i professionali e la periferia. La spocchia di certi figli di papà mi è insopportabile assai più delle problematicità degli adolescenti di borgata. Ma l’istituzione scolastica, purtroppo, si è calate le braghe. Non so se si riuscirà più a invertire questa tendenza che sta distruggendo la nostra civile convivenza (altro che Educazione alla cittadinanza).
Grazie caro Padre, Lei ha perfettamente ragione, glielo dice un insegnante con 32 anni di esperienza nella scuola superiore statale. Che purtroppo, spesso, non riesce più neanche lei a svolgere la sua funzione educativa.
Caro Padre Ariel,
prudenzialmente metta per cortesia “lettera firmata”, perchè ho un procedimento penale sempre in corso, avendo presentato appello dopo la mia sentenza di condanna del tribunale penale di primo grado.
Sono suo coetaneo, classe 1963, docente di ruolo da oramai 18 anni.
Inizialmente, entrando nella scuola, insegnai presso varie scuole medie, poi, a partire da 5 anni dopo, sempre in licei scientifici e classici.
Sono calabrese e, devo dirle, fui molto contento, quando in seguito a concorso, dalla Calabria mi spostai al nord. La situazione era infatti per me insostenibile quando negli ultimi anni, docente in un liceo classico, ero costretto, assieme ai miei colleghi, a promuovere un considerevole numero di studenti che giungevano alla maturità classica privi totalmente delle basi. Chiarisco: non sto a parlare di lacune, o di formazione deficitaria, ma proprio di carenza di basi.
Però i genitori di questi studenti avevano deciso che facessero il classico, perché secondo loro “faceva molto fico”.
Bocciarli? certo, se però lo avessimo fatto avremmo cambiato qualche cosa? No. Niente avremmo cambiato, però avremmo ottenuta l’ira delle famiglie su di noi; un’ira che in alcuni casi, da parte di certe famiglie, può essere anche parecchio pericolosa.
Forse sono stato per anni complice di diplomi di maturità immeritatamente regalati? No. Come gli altri colleghi eravamo soli, privi di appoggi e protezioni, immessi in una situazione nella quale non potevamo fare niente, ma proprio niente.
Ammetto che al nord me la sono passata molto meglio, ho trovato studenti più gestibili, genitori più trattabili, degli ambiti scolastici nei quali non sussistevano certi timori, dove all’occorrenza si potevano dare insufficienze e anche bocciare senza correre il rischio molto serio di ritrovarsi con l’auto incendiata, o nella migliore delle ipotesi con le quattro ruote squarciate e la carrozzeria totalmente rigata, compreso cofano e tettino.
Nella zona del nord dove da anni vivo e insegno, molti dei ragazzi, e rispettive famiglie, erano all’incirca come quelli da lei descritti nel suo articolo, però in una situazione, come dire … gestibile. Ho insegnato in licei classici e scientifici di provincia, gli studenti erano perlopiù figli di famiglie di operai, impiegati o appartenenti alla piccola borghesia dei commercianti.
Tutto bene. Finché fui spostato in un liceo classico cosiddetto “storico” e cosiddetto “pretenzioso” in pieno centro metropolitano. Lì, gli studenti, provenivano da altri generi di famiglie e ceti sociali. Mai dimenticherò con quale aria di altezzosità e sufficienza, noi insegnanti, eravamo trattati da certi genitori, che erano noti avvocati, notai di fiducia di grandi aziende e industrie, grandi imprenditori e dirigenti industriali. Molti di questi genitori, a ricevimento, mandavano la loro segretaria (!?). Quando convocai uno di questi genitori, per comunicargli sia il pessimo andamento scolastico che il pessimo comportamento del figlio, egli giunse all’ora da lui decisa, obbligandomi a interrompere la lezione, perché se non lo avessi fatto, il problema che ne sarebbe seguito sarebbe stato garantito, con il coinvolgimento del preside ecc … Lui, con aria scocciata, guardò l’orologio e disse: “mi dica pure, ho 5 minuti”.
Infine il disastro … Durante la lezione, uno studente che era un adolescente viziato, ribelle, privo di rispetto e anche di educazione, seguitava a mandare messaggi con il cellulare. Lo richiamai la prima volta. Poco dopo cominciò di nuovo, e io lo richiamai la seconda volta. La terza volta andai al suo banco, gli presi il cellulare, lo deposi sulla cattedra e gli dissi … “lo potrai riprendere a fine lezione”. Un minuto dopo si alza, viene alla cattedra e, con aria di sfida, si riprende il cellulare e torna al proprio banco. Io gli intimo di rimettere il cellulare sulla cattedra per poi riprenderlo a fine lezione. Al mio secondo invito mi lancia addosso il cellulare colpendomi alla testa. Mi alzo, vado al suo banco, e gli mollo uno schiaffo.
Pochi giorni dopo fui sospeso in via cautelativa dall’insegnamento.
Fui denunciato e poi in seguito condannato in primo grado, quindi obbligato a sostenere le spese processuali. Se sarò condannato a rifondere le spese processuali ai querelanti, assistiti da un famoso e costosissimo avvocato, molto probabilmente dovrò, o vendere la casa, o contrarre un mutuo, se la banca me lo concederà. Grazie a Dio non ho famiglia e figli. Grazie a Dio si fa per dire, perché la mia fidanzata, poco prima che ci sposassimo, morì in un incidente stradale, e da allora io non mi sono più “rifatto una vita”, ma questo è altro discorso …
Il giudice, nella mia sentenza di condanna, specificò che il comportamento del minore era grave e totalmente inqualificabile, ma era altresì grave e inqualificabile che un insegnante gli avesse usata violenza fisica, anziché ricorrere ai provvedimenti disciplinari previsti, a partire dalla sospensione.
Successivamente fui mandato come insegnante in una scuola media di paese, in un ex contesto contadino, nel quale, però, permane sempre la mentalità contadina. Sinceramente sono stato ben accolto, ben voluto e stimato, sia dai ragazzini che dai loro genitori.
A tutti i lettori attenti, non è sfuggito, Reverendo Padre, che in modo delicato e sottile, tra le righe, lei indica due diverse problematicità: i problemi derivanti da famiglie chiamate una volta di basso ceto, dove regna a volte ignoranza e incoscienza, specie nella gestione dei figli, e i problemi derivanti dalle famiglie di ceto elevato, dove regna a volte una spocchia e una arroganza terrificante.
Il primo genere di famiglie, producono casi come quello della giovane Desy morta in uno stabile del quartiere romano S. Lorenzo girando nottetempo per la capitale; il secondo genere di famiglie, producono soggetti come il giovane da lei narrato che, non fosse stato per il suo intervento, avrebbe preso sicuramente a cazzotti un povero anziano.
Non so, cosa deciderà il tribunale di appello, per adesso posso dire che sono stato condannato in primo grado per avere dato uno schiaffo a un ragazzo di 17 anni che dopo essere stato ammonito due volte, nell’aula davanti a tutti, mi ha lanciato dal banco il suo telefono in testa.
Per il momento, posso dire solo questo, chiedendole una preghiera per me.
Caro Professore,
le sono grato a nome dei Padri de L’Isola di Patmos e dei Lettori per queste sue spiegazioni molto importanti, offerte da uno che da anni vive, come lei, la scuola da dentro.
Vorrei strappare, a lei e ad altri che ci leggono, un sorriso, della serie … come sono cambiati i tempi!
Avevo otto anni, quindi stiamo a parlare di 48 anni fa.
E’ bene che ogni tanto faccia questi conti – mi dico tra me – casomai tra un impegno e l’altro mi dimenticassi che sto invecchiando, cosa che reputo peraltro bellissima.
… dunque dicevo, ad otto anni che avevo, decisi, alla scuola elementare, di fare uno scherzo ad una bambina di rara antipatia. La classica bimba perfetta, dei genitori perfetti, nata dalla famiglia perfetta, destinata alla suprema perfezione e via dicendo a seguire.
Le cose andarono poi diversamente, in seguito, perché quando appena ventenne fu disintossicata dalle droghe, ad esse, la ex bimba perfetta, sostituì un turbinio di fidanzati, amanti, uomini sposati e via dicendo a seguire. O per meglio dire: a una droga, sostituì un’altra forma di droga. E, da questa vita di “perfezione”, rimase a tal punto segnata che, tre anni fa, incontrandola per caso dopo un trentennio e non riconoscendola assolutamente, potei tristemente verificare che lei sembrava mia madre, io suo figlio, sebbene tutti e due avessimo all’epoca 53 anni.
Quando mi rivolse la domanda “ma come fai, a mantenerti così in forma?”, credo che le detti la risposta veramente peggiore: “… è la perfetta castità, che mi mantiene in forma!”.
Divaga che ti divago, torniamo a 48 anni fa, quando durante la ricreazione alle ore 10 nel cortile della scuola elementare in un giorno di primavera io, all’epoca già anima candida e priva di fantasia, catturai tre grilli, rientrai in classe prima degli altri e gli misi gli animaletti dentro l’elegante astuccio delle matite, deposto in modo perfetto, su un banco perfetto e via dicendo.
Poco dopo la suora maestra ci fa fare un dettato e così, la bimba perfetta, dal suo astuccio perfetto deposto sul banco ordinato e perfetto, apre la cerniera per cavar fuori la penna. Le urla furono tante e tali, quando saltarono fuori i grilli, che accorsero le suore insegnanti dalle altre aule vicine, per verificare se per caso, uno sacerdote della antica religione degli aztechi, si fosse intrufolato nella scuola e stesse scannando una creatura per un sacrificio rituale.
Qualcuno potrebbe domandarsi come mai, su 18 bimbi e bimbe che eravamo, la suora giunge a colpo sicuro da me e, senza chiedermi nulla, mi mollò due schiaffi, mettendomi poi con le spalle al muro dietro la lavagna.
Ebbene sapete, quale fu, 48 anni fa, la mia unica e sola preoccupazione? Una ed una sola: che l’insegnante non dicesse niente ai miei genitori.
E così avvenne.
Terminate le lezioni, la suora mi disse: «Hai avuto la tua punizione e siccome voglio essere buona con te, sappi che non dirò niente ai tuoi genitori». E io la ringrazia tanto, per avermi concessa quella autentica grazia.
Solamente molti anni dopo, quando da tempo avevo già finito il liceo, seppi che le suore, tra di loro, si erano letteralmente scompisciate dalle risate e che la mia insegnante, alla madre superiora, aveva detto: «Ben gli è stato, a quella piccola e stizzosa antipatica!».
Se la suora avesse riferito il tutto ai miei genitori, loro mi avrebbero a propria volta severamente punito, salvo poi, tra di loro, farsi chissà quante risate, che io sarei venuto però a conoscere non prima di vent’anni dopo la consumazione di quel fatto.
Questo genere di mondo so bene che non esiste più e, da questo, acquisisco anche la serena consapevolezza che sono invecchiato e che mi sto avvinando verso l’anzianità, sempre più vicina. Cosa che, ripeto, mi rende molto felice.
Vorrei avere vent’anni, oggi?
Assolutamente no, perché il mio quesito sarebbe: se giungessi all’età media di oltre 80 anni, nei successivi sessant’anni di vita da vivere, che cosa dovrei vedere, in una società sprofondata in una decadenza irreversibile che da tempo ha superata la soglia del non ritorno?
Condivido e sottoscrivo in toto quanto scritto dal Padre Ariel.
Non solo, ma approvo anche quanto ha fatto il Padre Ariel con i Suoi, altamente pedagogici, interventi concreti e rischiosi di rimprovero verso i due ragazzotti che, sordi ad ogni raccomandazione, avranno continuato, sicuramente e loro malgrado, a sentirsi invincibili ed immortali.
Sono convinto che le “ramanzine” del Padre andassero fatte comunque, anche se il loro “segno” non sarà immediato nel tempo….
Grazie Padre Ariel per le Sue parole scomode e urticanti, perché nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario …
caro padre Ariel
si può dire che dietro lo sfascio delle famiglie e il fallimento educativo c è il demonio?
e le legioni di demoni?lei cosa ne pensa della demonologia?
Grazie Padre Ariel,
sempre acuto e veritiero nelle Sue parole! Ho grande stima di lei, il Signore la conservi a lungo!
Andrea Scasso
Riflessione educativa gigantesca del Padre Ariel, su questa tragedia, nel giorno della Festa della Santa Famiglia. Grazie.
Aggiungo in spirito costruttivo, per dare anche il senso politico della questione, questo contributo odierno di Agostino Nobile su Stilum Curiae, sullo storico disegno politico della demolizione della figura del padre:
https://www.marcotosatti.com/2019/12/29/nobile-perche-il-sistema-vuole-la-morte-del-padre/
e, circa la possibile soluzione politica alla questione, tramite l’acquisizione della “sovranità del popolo delle famiglie” (JPII, Lettera alle famiglie, 1994) rispetto a quella attuale dei poteri forti, e quindi il pieno restauro delle figure genitoriali, la spettacolare ipotesi di lavoro della “Società partecipativa” secondo Dottrina sociale:
https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/i-maestri-2/pier-luigi-zampetti/
Ottimo articolo don Ariel. Se posso permettermi, avrei una richiesta da farle. Ho notato che spesso nei suoi pezzi accenna al livello da marciapiede cui si è ridotta la donna moderna (paradossalmente mentre la stessa dichiara di voler combattere la presunta oggettificazione cui era sottoposta dal patriarcato). Potrebbe (ovviamente quando ne avrà tempo e voglia) approfondire la questione in uno dei prossimi articoli? Lo chiedo perché sono convinto che nell’ultimo secolo il diavolo abbia utilizzato la stessa tecnica di cui si è servito con i nostri progenitori: corrompere prima Eva e quindi, mediante lei, Adamo.