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Il sito di questa Rivista e le Edizioni prendono nome dall’isola dell’Egeo nella quale il Beato Apostolo Giovanni scrisse il Libro dell’Apocalisse, isola anche nota come «il luogo dell’ultima rivelazione»
«ALTIUS CÆTERIS DEI PATEFECIT ARCANA»
(in modo più alto degli altri, Giovanni ha trasmesso alla Chiesa, gli arcani misteri di Dio)
La lunetta usata come copertina della nostra home-page è un affresco del Correggio del XVI sec. conservato nella Chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma
Creatrice e curatrice del sito di questa rivista:
MANUELA LUZZARDI
Qualcuno può chiarirmi alcuni dubbi?
Quando Gesù dice che “chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”, ritengo voglia affermare che l’adulterio è un peccato soggettivo: perché allora si insiste tanto nel voler assimilare l’adulterio all’oggettività del rapporto sessuale?
Non è forse l’adulterio il venir meno ad un patto assunto di fronte a Dio?
Ma se allora la fedeltà incondizionata del patto di Dio con l’uomo è chiamata, nellAT, Misericordia, come può appellarsi alla Misericordia chi non mantiene un patto con un proprio simile? (Mt 18.23-35)
Confutazione dell’articolo con le parole dei quattro cardinali
“la questione dell’ammissione ai sacramenti riguarda il giudizio della situazione di vita oggettiva della persona e non il giudizio che questa persona si trova in stato di peccato mortale. Infatti soggettivamente POTREBBE NON ESSERE PIENAMENTE IMPUTABILE** , o NON ESSERLO PER NULLA.”
E
“La questione 3 dei “dubia” vorrebbe così chiarire se, anche dopo “Amoris laetitia”, è ancora possibile dire che le persone che abitualmente vivono in contraddizione al comandamento della legge di Dio vivono in oggettiva situazione di grave peccato abituale, anche se, per qualche ragione, NON È CERTO CHE ESSI SIANO SOGGETTIVAMENTE IMPUTABILI per la loro abituale trasgressione”.
È evidente che non vi sia coincidenza tra questo e quanto sostenuto dall’articolista.
L’articolo da cui ho preso le parole dei cardinali è questo http://www.scuolaecclesiamater.org/2016/11/la-mancata-risposta-ai-dubia-sullamoris.html?m=1 e contraddice in toto la tesi dell’articolista secondo la quale quelle persone non possono che essere in peccato mortale e prive della Grazia di Dio.
A dire il vero anche i cardinali dei Dubia hann affermato che i divorziati risposati possano non essere soggettivamente imputabili e quindi in Grazia di Dio nonostante il loro peccato abituale.
Da qui http://www.scuolaecclesiamater.org/2016/11/la-mancata-risposta-ai-dubia-sullamoris.html
“Così, per la Dichiarazione, la questione dell’ammissione ai sacramenti riguarda il giudizio della situazione di vita oggettiva della persona e non il giudizio che questa persona si trova in stato di peccato mortale. Infatti soggettivamente POTREBBE NON ESSERE PIENAMENTE IMPUTABILE** , o NON ESSERLO PER NULLA.“
E
“La questione 3 dei “dubia” vorrebbe così chiarire se, anche dopo “Amoris laetitia”, è ancora possibile dire che le persone che abitualmente vivono in contraddizione al comandamento della legge di Dio vivono in oggettiva situazione di grave peccato abituale, anche se, per qualche ragione, NON È CERTO CHE ESSI SIANO SOGGETTIVAMENTE IMPUTABILI per la loro abituale trasgressione”.
Avranno sbagliato tutto anche loro, allora.
Premesso che il Santo Padre, per il potere delle chiavi, può stabilire chi accede e chi no all’Eucarestia (Gesù ha forse negato il “Suo Corpo” a Giuda?), credo che il problema di AL sia quello di assimilare taluni precetti negativi ai precetti positivi e di applicare poi ad entrambi le norme valide per i precetti positivi;
un esempio:
– in AL 301 si legge che “Un soggetto, pur conoscendo bene la norma, può avere grande difficoltà nel comprendere «valori insiti nella norma morale”,
– tuttavia la FC (33) specifica che tali considerazioni si applicano a norme che indicano una strada da seguire, quali “la legge divina del trasmettere la vita e quella di favorire l’autentico amore coniugale”, e non certamente alla norna che vieta, senza se e senza ma, l’adulterio.
Io credo che una simile “operazione” sia favorita anche dal n°62 di AL, dove si legge che “L’indissolubilità del matrimonio (Mt 19,6), non è innanzitutto da intendere come “giogo” imposto agli uomini, bensì come un “dono” fatto alle persone unite in matrimonio”: fosse stato scritto che il Suo “giogo infatti è dolce”, certe derive moderniste troverebbero terreno meno fertile.
Grazie, gentile prof. Kerže!…
E’ tutto chiaro, lo capisce anche un bambino:
“…potremmo dire: la divorziata riposata che commette adulterio per paura di essere lasciata commette peccato mortale in quanto in lei sta operando la potenza attiva della ragion pratica, esigendo e rendendole immediatamente possibile la conoscenza del divieto di adulterio ed ― essendo un precetto negativo ― dell’applicazione di esso al suo caso individuale”.
Elementare, Doctor Angelicus… la d.r. nell’esempio citato, in quanto maggiorenne e vaccinata, deve decidere tra il compromesso ora, o la dubbia salvezza della sua anima, nel Giorno del Giudizio. Porgerle questa dura ma ineluttabile realtà, ora, è Misericordia, crearle alibi erronei è falso misericordismo.
E vien anche da dire, di che si sta parlando?… Anni di defatiganti discussioni sul filo del rasoio filosofico, per negare quella che appare una realtà manifesta?… La colpa di tutto questo tempo perso (mentre ci sarebbe tanto lavoro vero da fare), in realtà, è dell’ambiguo estensore di Amoris laetitia, e dei suoi fiancheggiatori, come il bizantino prof. Buttiglione…